Così finisce sottosopra la storia d’Italia IL PARADOSSO DI ARCORE E LE TROPPE PAROLE ANDATE A MALE Scrofa ferita, killer, accozzaglia: nel mondo rovesciato del referendum stanno insieme fascisti e partigiani, preti e peccatori… e Berlusconi attacca Mediaset e Confalonieri, vale a dire l’altro se stesso

Il Sottosopra è Berlusconi contro Confalonieri, ed è come dire Berlusconi contro Berlusconi, mentre infuriano le male parole, parole andate a male, e nessuna fa ridere.
In “scrofa ferita”, per esempio, non c’è la sapidità di Marinetti che dava a D’Annunzio del “cretino con lampi di imbecillità”. E non c’è neppure lo sberleffo di Totò: “lei è un cretino, si informi”. Scrofa ferita è l’insulto terminale, ben oltre il “Ma-fai schifo” di Flaiano al pittore Mario Mafai. E’ il vaffa che straborda e fa schiuma, è il gergo sugoso della cloaca plautina.
Certo, il catalogo degli insulti in politica è antico, ne hanno fatto uso Guareschi e Fortebraccio, ma anche Togliatti e tanti altri, sino a Cossiga (“zombi con i baffi”) a Berlusconi (erano “coglioni” gli elettori di sinistra) e sino appunto a Renzi con “accozzaglia” che non è l’Armata Brancaleone con il suo retrogusto di affetto, ma è un’indicazione di deformità. Accozzaglia rimanda infatti a un’ incompletezza, alla congrega degli storpi e dei ciechi di Bruegel, che sono i quadri usati da Pasolini nel Decamerone, Boccaccio al cinema, il volgare come lingua appena nata, dunque popolaresca e non ancora nazionalpopolare come fu invece “il cinghialone” che della scrofa ferita è sicuramente il genitore legittimo.
Cinghialone era Craxi, che fu il mandante del licenziamento di Grillo dalla tv di allora. Cinghialone però non fu mai un insulto diretto, ma sempre e solo un soprannome, una sorta di codice di salvaguardia dei codardi che non osavano criticare il capo e dunque lo ingiuriavano. In Italia i soprannomi sbeffeggiano ma proteggono la leadership, la riconoscono irridendola: dal Mascellone Mussolini a Belzebù Andreotti, dal Mortadella Prodi al Caimano Berlusconi il dileggio della denominazione ha segnato la dominazione.
Cinghialone era dunque una trasfigurazione, che può essere antipatizzante come nel caso del “puzzone” Mussolini, ma anche simpatizzante come nel caso del “baffone” Stalin. Di sicuro è molto diversa dall’insulto, dall’uso che ha fatto ora Grillo della parola “killer”, pendant di “infame, da uccidere” che De Luca ha vomitato su Rosy Bindi.
Insulti e iperboli ce ne sono state tante ed è vero che ci stiamo assuefacendo a tutto. Non facciamo in tempo ad abituarci a un peggio che subito arriva un pessimo. Ma la volgarità del vaffa, della rottamazione, dell’Enrico stai sereno che sino a ieri ci sembrava il limite estremo della prepotenza politica, non attentava agli assi portanti della democrazia, perché la volgarità è ancora dentro il rispetto dell’integrità dell’avversario.
Il referendum invece ha fatto impazzire non solo il linguaggio ma addirittura la logica dello scontro, come neanche nella guerra di Spagna, al punto che Berlusconi se la prende con Mediaset che, vigliaccamente “vota sì perché teme ritorsioni”. Ed è il mondo rovesciato. E’ lo stesso sottosopra che sta mettendo accanto fascisti e partigiani, preti e peccatori, e sta capovolgendo il senso profondo della storia del Paese.
Berlusconi, infatti, ha rinnegato le mogli, ha mangiato gli eredi politici e ha infranto ogni protocollo. Mai però aveva attaccato Mediaset e Confalonieri che sono la sua vera metà, l’altro se stesso. Lui allude e non precisa ma si intuisce che le ritorsioni di cui parla sono legate alle concessioni, alle antenne, alle frequenze, alla terra sotto i piedi che nessuno gli ha mai tolto, né Prodi, né D’Alema…, e neppure i magistrati.
Paure da guerra civile, dunque, che gli insulti terminali mettono a nudo: scrofa ferita, killer, infame da uccidere, come anche “accozzaglia” che sa di strame e di fango, degradano il nemico, gli negano il valore di persona, sono un fragoroso lessico invasato – “aberrante” lo ha definito Napolitano – un codice che non viene più combattuto dai galantuomini che di sicuro stanno equamente divisi nel Sì e nel No, un parlare tragico che non si adatta alla Costituzione italiana, il ghigno compiaciuto delle iene che ridono sul corpo ferito dell’Italia.

10 thoughts on “Così finisce sottosopra la storia d’Italia IL PARADOSSO DI ARCORE E LE TROPPE PAROLE ANDATE A MALE Scrofa ferita, killer, accozzaglia: nel mondo rovesciato del referendum stanno insieme fascisti e partigiani, preti e peccatori… e Berlusconi attacca Mediaset e Confalonieri, vale a dire l’altro se stesso

  1. Paperino

    Carissimo signor Merlo,
    la seguo con passione da tempo. Però non condivido questa volta le sue parole emi viene da fare 2 ordini di considerazioni:
    1) non si può mettere sullo stesso piano “scrofa ferita” e “accozzaglia”. Per me sono cose diverse e non valgono solo le parole per quello che vado a dire ma anche come sono dette. Per me nel primo caso c’è un livore, una rabbia pronunciatoria, che era espressa chiaramente anche nel video di Grillo che definiva Renzi “un serial killer dei nostri figli”. La volontà precisa di rimbalzare nei media, mandarla in caciara, aizzare gli animi e lo scontro, ottundere la ragione. Odio puro.
    Il concetto di “Accozzaglia” di Renzi, in seguito definito ironicamente da lui stesso “coalizione coesa” non è lontano da quello di cui si stupisce anche Lei in questo articolo. E’ quello di cui mi sono stupito anche io ieri vedendo nello speciale TG1 sul referendum Fassina gomito a gomito con Salvini. Ma addirittura Berlusconi e Magistratura Democratica che forse fa ancora più scalpore di Berlusconi contro Confalonieri.
    Sicuramente criticabile la parola, ma almeno dietro quest’espressione c’è un’evidenza, c’è un ragionamento, mi sembra abbastanza lontano dalla rabbia e dall’odio.
    2) I media, compreso i giornali, compreso il suo giornale, altri giornali lo fanno molto di più del suo, mettono sempre in evidenza i punti di scontro rispetto a tutto quello che succede. In questa maniera hanno capito che vendono di più, e cercano sempre un qualcosa che faccia più scalpore rispetto a quello che è stato detto il giorno prima. Anche i politici hanno capito che più la sparano grossa e più sono sui media e la campagna referendaria amplifica questi meccanismi.
    Però poi non si può denunciare “Non facciamo in tempo ad abituarci a un peggio che subito arriva un pessimo” oppure “del ghigno compiaciuto delle iene che ridono sul corpo ferito dell’Italia” perché di questo ghigno i media e anche il suo giornale sono pienamente responsabili.

  2. nerone 50

    Questa volta concordo appieno con il commento di paperino.
    l’espressione usata da Renzi e’ poesia rispetto a quella di Grillo e compagnia bella.
    Per il resto si sa , i media ci inzuppano il pane con le parole forti , massacra.. umilia.. spappola..
    distrugge..
    Pare che faccia vendere .
    un saluto

  3. Salvo Siciliano

    Gentile Merlo,
    ma come Le è potuto venire in mente di sconciare una parola della lingua italiana ricca di colore, che può “anche” assumere un’accezione degradante, ma solo se congiunta ad aggettivi e sostantivi (un’accozzaglia bestiale, un’accozzaglia di delinquenti).
    Francesco Merlo: “accozzaglia … è un’indicazione di deformità. Accozzaglia rimanda infatti a un’incompletezza, alla congrega degli storpi e dei ciechi di Bruegel”; “accozzaglia che sa di strame e di fango, degradano il nemico, gli negano il valore di persona”.
    Ma quando mai?
    Tommaseo-Bellini: “Accozzaglia. Un tutto di più oggetti male accozzati. Un’accozzaglia di gente senza credenze e consuetudini comuni non costituisce una città. (Pare più proprio a persona che a cosa.)”
    Salvo Siciliano

    1. Francesco Merlo

      Caro Salvo Siciliano, non c’è dubbio che scrofa e killer non sono accozzaglia, e mi scuso se non l’ho sottolineato abbastanza. Ma contesto e tono davano alla parola accozzaglia il suo significato peggiore. E io ho puntato più sul comune campo semantico di Si e No che sulla differenze dei significati letterali. Grazie davvero per il suo contributo. E grazie anche a Paperino e a Nerone (nomi molti diversi, anche per simpatia, ma che stanno dentro un campo comune: l’anonimato).

  4. Angelo Libranti

    Qui, l’Italia va a vacca e si perde tempo a disquisire sulle “sfumature” degli insulti e poi lo pseudonimo deve valere per sempre e non rilevarsi a un cenno di consenso dell’autore, per dire: mi chiamo così, sono stato bravo? maddai…….

  5. Carlo Lauletta

    “sottosopra la storia”, “il paradosso”, “il mondo rovesciato”. Chiedo scusa dottor Merlo, ma queste formule mi sono venute in mente ascoltando proprio Lei allorché, nel programma televisivo “In mezz’ora” dell’8 gennaio 2017, volendo fare un esempio di opinione falsa la cui falsità si rivela presto e incontrovertibilmente, rievoca i fatti dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. L’avvio del discorso è giusto, ma poi Lei appunto rovescia i fatti, mette la storia sottosopra. . . A Suo dire, infatti, la fandonia sarebbe quella secondo cui le due torri furono fatte crollare dalla CIA ; secondo me, al contrario, fandonia è l’intera versione ufficiale dei fatti ; ma, non potendosi qui scrivere un libro (pervero, basterebbero poche pagine), preferisco estrarre, da tale versione, tre affermazioni la cui falsità non deve neppure “rivelarsi” giacché è di evidenza immediata. 1) Il Pentagono viene sfondato da un aeroplano che però, nella ripresa cinematografica effettuata dalle telecamere lì impiantate e diffusa dalle autorità, è immortalato come un missile.
    2) Un altro aeroplano, cadendo su un campo della Virginia, scava una buca e vi si inabissa scomparendo. 3) A conclusione della giornata, una terza torre collassa senza essere stata colpita da alcunché (“per motivi che non interessa accertare”). (Si dice che in questa terza torre avesse sede proprio la CIA ; ma la cosa non mi risulta personalmente e perciò non utilizzo questo argomento.)

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>