La mamma nelle canzoni di Bob Dylan MAMA, MOM, MOMMA, MA’ : E’ L ‘INTERCALARE D’AMORE, POESIA DELLA FUNZIONE CREATRICE

Dlui- la repubblica.
Sfiorando la retorica dell’italiano, che è mammone, mammola e mammasantissima, anche Bob Dylan mette la mamma al posto d’onore. E la mamma può essere di ferro, Tough Mama, con “la carne che ti balla sulle ossa”, oppure Mama può essere la moglie dello sceriffo Baker che, con lo sguardo di pietra rigato di lacrime, corre dal marito che, colpito dalla banda del Kid, si trascina morente sulla riva del fiume per bussare alle porte del paradiso: Mama, take this badge off of me, mamma, toglimi il distintivo, Mama, put that gun to the ground, mamma, metti questa pistola per terra.
Che sia madre o moglie o amante o amica, Bob Dylan la chiama comunque mamma per devozione alla funzione creatrice, in sintonia con la tradizione dell’Italia che è il Paese delle mamme, dello Stabat Mater di Jacopone, Pergolesi e Rossini, il Paese dove la Vergine Madre è l’altra faccia della Croce, della Santa ‘Madre’ Chiesa, la natalità/maternità appunto che prevale sul martirio. Ebbene, anche per Dylan la donna è la matrice che dà forma a tutto, è l’artista naturale, origine del mondo e destino dell’uomo. Mamma dunque è l’amore, anche quello birichino lamentato nel blues dal povero ragazzo (Poor Boy Blues): “Raccontami, mamma / dove hai dormito ieri notte?, / non lo senti il mio lamento?”. E ci sono madri che piangono i figli (Ballad for a friend), ma ci sono orfani di madre “marchiati da tempo e amore with its claws con i suoi artigli”.
Ce n’è così tanta di mamma che mama o mom o momma o ma’ diventa per Bob Dylan quasi un intercalare d’amore, un’alternativa intensa e profonda al banalissimo baby. Ecco dunque Tell Me, Momma “cosa c’è stavolta che non va?”. Ed ecco pure la pretty mama che, non rassegnandosi, si perde nelle meschinerie: “mettitelo in testa, l’uomo buono che avevi, l’hai perduto”. Al contrario, Mama, You Been On My Mind (Mamma, ti ho pensato) è la donna del desiderio smarrito, mentre la mamma di All over you è la donna del desiderio ritrovato: “dormo alla tua porta / così non arriverò tardi, / and momma, ora sto seduto sul gradino”.
E forse mama o mom o momma o ma’ è la sola parola che Dylan pronunzia senza le famose storpiature stridule e singhiozzanti della voce sporca e roca e magari proprio perché questa parola, naturale e onomatopeica, è già una storpiatura dylaniana se è vero, come dicono i dizionari, che è la prima sillaba che il neonato pronunzia: “ma”. E poi, inseguendo chissà quale suono o quale ombra, il neonato ripete e allunga, deforma e raddoppia: “ma-ma-ma-ma-mma, mamma”. “Prendete una parola di una sillaba e fatela durare un quarto d’ora” ha detto Bob Dylan, nel novembre dello scorso anno, per replicare ai “critici musicali che mi stanno sempre addosso, fin dal primo giorno: alcuni sostengono che non so cantare, che gracchio come una rana”.
Certo, questa sua Mama non è mai la Madonna col bambino, ma davvero somiglia alla mamma italiana, alla mamma-mammella, alla mamma che è impossibile rassicurare: Va tutto bene, mamma. Sto solo sanguinando (It’s all right, Ma’. I’m only bleeding).
E può darsi che ci sia di mezzo la religione: è matrilineare la trasmissione dell’ ebraicità. Lasciando agli esegeti la questione, mi limito a ricordare quel che Dylan ha detto: “Non mi riconosco in rabbini, predicatori, evangelisti. Ho imparato molto di più dalle canzoni. Io credo nelle canzoni”. Aggiungo che non solo l’ebraismo, che è il più antico dei monoteismi, è la religione delle madri. “Dio è madre” disse per primo Papa Luciani. Dopo di lui l’ha ripetuto Woityla, davanti al quale Dylan cantò prima Knockin’ on heaven’s door dove, come abbiamo visto, la moglie è Mama, e poi A hard rain’s gonna fall dove ogni strofa comincia con la più materna delle domande: “Dove sei stato figlio mio diletto? Dove sei stato figlio mio adorato?” (Al termine dell’ultima strofa Dylan s’interruppe, salì i gradini che lo separavano dal Papa, inciampò, si tolse il cappello e strinse la mano a Giovanni Paolo II. E’ bella la foto che li ritrae di profilo).
Noi italiani – e mamma è parola latina – siamo affezionati alla mamma che non esce mai di scena, quella della sacra famiglia, sino alla madre di Cecilia che durante la peste “portava essa in collo una bambina di forse nov’anni, morta; ma tutta ben accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio”. Dylan invece crede che persino le mamme debbano togliersi di mezzo (please get out…) quando The Times They are A-Changin’.

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