////// TRUMP E IL MITO DEL BIANCO AMERICANO: E’ IL TRIONFO DELLA SCORRETTEZZA DOPO GLI ECCESSI DEL POLITICAMENTE CORRETTO ////// Ma ora il suo linguaggio è già cambiato. E’ il destino della politica del vaffa: la vittoria frega i vincitori

Non illudiamoci di avere insegnato agli americani – con le corna di Berlusconi, il vaffa di Grillo e la ruspa di Salvini… – quel politicamente scorretto che Trump ha ora portato al trionfo. E’ vero che la presidenza degli Stati Uniti è stata consegnata al naufragio delle buone maniere e delle regole della democrazia, ma Trump non è solo la maleducazione da cortile, il turpiloquio da twitter, la voglia di sparare agli immigrati, l’ammiccamento omofobo, la battuta salace e sessista. Dietro di lui ci sono John Wayne e il saloon, magari nella versione dell’ultimo Tarantino, quello di Hateful Eight. E Trump è anche il remake di Buffalo Bill che uccideva i bufali per sterminare gli indiani. Il suo politicamente scorretto è la presunta autenticità dell’uomo bianco americano, la tradizione razzista rivendicata come la verità dell’America, le maniere spicce del generale Custer contro la vernice ipocrita dell’accoglienza. Ed è anche il giustiziere della notte, Charles Bronson e Clint Eastwood, la giustizia dell’individuo che precede l’intervento dello Stato e salta la burocrazia, le leggi e i tribunali che imbrigliano la verità. Trump è dunque l’amabile cazzotto, la carogna per bene, il gangster Pat Garrett al servizio della legge.
Dietro il politicamente scorretto italiano c’è invece Masaniello, il pescivendolo che pensava di farsi re. Nella rabbia grillina ci sono gli scamiciati e il sottoproletariato rancoroso, i forconi e i boia chi molla; nell’elogio italiano del mascalzone c’è Alberto Sordi; nell’ammirazione per il calciatore che in campo morde l’avversario c’è il Franti del libro Cuore. E nella pernacchia, nello sberleffo, nell’insulto e nella gogna ci sono la goliardia, il futurismo di Marinetti, la provocazione dannunziana, lo Strapaese e lo squadrismo allegramente violento di Maccari e Longanesi.
E’ vero che il politicamente corretto eccede quando prova a coniugare le regole con l’istinto, la legge con gli umori, la curva sud con il diritto, il bar sport con la tolleranza. Ed è vero che il turpiloquio come sfogo e le parolacce come valvola liberatrice, durante uno scontro sul campo di gioco o sulla strada o persino in Parlamento, possono fare muro alle botte, disarmare gli schiaffoni, impedire le violenze: a volte sono l’unico modo di darsele di santa ragione senza farsi male.
Ma insistere troppo con il politicamente scorretto è molto pericoloso. Ora sappiamo infatti che si arriva a Trump, al dottor Stranamore, a consegnare la politica mondiale alla scorrettezza. Con il rischio ormai evidente di un contagio in tutti i Paesi di democrazia, dall’Italia alla Francia alla Germania, dovunque cioè le regole e le buone maniere, vale a dire il politicamente corretto, reprimono e governano le pulsioni oscure che tutti abbiamo. Come il farsi giustizia da soli, per esempio, che è uno dei miti americani “scorretti” recuperati da Trump con il rimando alle origini della frontiera, dell’isolazionismo, dell’aggressività dell’individuo vestita di libertà. Il bisogno di politicamente scorretto ha permesso a Trump di sottrarre all’epopea il mito del cowboy, che era diventato un espediente letterario, un meccanismo affabulatore e ora torna invece con i capelli a larghe falde al posto del cappello. Gli umori arcaici contro l’ipocrisia che copre e nasconde ma non elimina gli ‘innati furori’: Trump esibisce l’arcaicità dei sentimenti per sottrarre la paura del diverso alla tolleranza e alla curiosità e restituirla al razzismo. Ecco cosa pretende di essere il politicamente scorretto: la verità contro il simulacro; il sangue e il suolo contro lo Spirito, contro il Geist.
Di chi è la colpa? Non c’è dubbio che l’epoca del politicamente corretto ha avuto i suoi eccessi, e tutti siamo stati tentati, per esempio, dal vaffa all’accoglienza che diventa ‘retorica equosolidale’. Ed è difficile non reagire di stomaco alla smania di coniugare a tutti i costi la lingua al femminile: sindaca, direttora, presidenta. Ci sono cose che non si fanno: maltrattare gli animali, per dire. Ma è ridicolo sottrarre i cani alla loro dignità di animali per farne ‘essere senzienti’ che le sentenze di separazione coniugale ora paragonano ai figli, con tanto di fine settimana assegnati dal giudice. E c’è l’identità di genere portata sin dentro i bagni pubblici. E il laicismo che arriva a proibire il presepe? E l’abuso delle quota rosa? E sono politicamente troppo corretti i miti psicotici che portano nell’alimentazione la retorica – ha tante volte spiegato divertito Marino Niola – “del mangiare, tutta la vita, da malato per morire da sano”. Anche la devianza mentale del complottismo è figlia del politicamente corretto: trame, microchip … E quando l’ecologia diventa più dogmatica della religione? E l’agnosticismo dell’Unesco che ha sottratto il muro del pianto agli ebrei? E la legittima difesa criminalizzata? E l’etica della manette? Sono gli eccessi del politicamente corretto che in tutto il mondo stanno alimentando i vaffa che – Grillo ha ragione – Trump ha portato in cima al mondo spezzando, forse per sempre, l’equilibrio tra le tre punte del berretto a sonagli: la corda seria, la corda civile e la corda pazza. Troppa corda civile ha risvegliato la corda pazza: più fai l’esorcismo e più alimenti il demone.
Ps. E però ieri nel trionfo di Trump si intuiva già una vena di smarrimento. Adesso infatti deve amministrare e dunque adeguarsi al ruolo e accettare quel politicamente corretto che per vincere aveva inabissato. E’ il destino della politica del vaffa: la vittoria frega i vincitori. Chi vince è perduto.

4 thoughts on “////// TRUMP E IL MITO DEL BIANCO AMERICANO: E’ IL TRIONFO DELLA SCORRETTEZZA DOPO GLI ECCESSI DEL POLITICAMENTE CORRETTO ////// Ma ora il suo linguaggio è già cambiato. E’ il destino della politica del vaffa: la vittoria frega i vincitori

  1. Fulvio Petiti

    Complimenti, uno degli articoli più belli da Lei scritti, in particolare la parte che riguarda gli eccessi del politicamente corretto.

  2. giuliana

    un articolo superbo! il talento di francesco merlo si rinnova di testo in testo, non ci si stanca mai di leggere i suoi scritti .

  3. Angelo Libranti

    Era ora che qualcuno facesse la pernacchia al “politically correct”. Non se ne può più e stiamo assistendo a un’inversione della tendenza.

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