E’ diventato un’emergenza il monumento più visitato e ricco d’Italia IL PARADOSSO DEL CENTURIONE Colosseo chiuso per assemblea

Accanto al paradosso di Zenone sulla tartaruga più veloce di Achille, da ieri è entrato nella storia della filosofia anche il paradosso del Colosseo dove “la chiusura non è chiusura, ma apertura ritardata”. Questa perifrasi in sindacalese da bacheca, questo trucco retorico tra litote ed eufemismo non è solo la spia della vergogna che impedisce ormai agli stessi sindacati di chiamare sciopero lo sciopero e chiusura la chiusura. E’ la prova definitiva che in Italia c’è un’emergenza Colosseo. Ed ecco il paradosso: il Colosseo è un’emergenza perché va troppo bene, soffre di abbondanza, al punto che quest’anno sfonderà il record dei sei milioni di visitatori, con un ricavo di circa cinquanta milioni di euro. Insomma, il monumento più visitato e più lucroso d’Italia, uno dei più ricchi del mondo, è anche il più vulnerabile ai capricci delle corporazioni sindacali, all’accanimento progettistico della demagogia e del kitsch, all’accattonaggio urbano, al degrado della ristorazione ambulante.
Ieri mattina, paradosso nel paradosso, solo i finti centurioni, quelli con la scopa in testa, svolgevano una forma surrogata di servizio pubblico. Bisognava vedere con quanta passione rassicuravano i turisti, li distraevano, ne contenevano la rabbia, spiegavano i perché e i percome dell’ennesima assemblea sindacale che dalle 8.30 alle 11 ha lasciato chiuso il Colosseo con l’inaudita e inedita benevolenza della Soprintendenza di Roma – architetto Prosperetti – che ha subito dichiarato “legittima protesta” quell’autentica diserzione. Ed è bene ricordare che la Sovrintendenza di Roma è, come quella di Pompei, autonoma. Il che vuol dire che, eccezionalmente, il danaro del Colosseo non va all’Erario.
E ieri è stato un centurione a lanciare il passaparola dell’errore d’inglese che ha poi fatto il giro dei siti di tutto il mondo. La ‘Notice’ del sindacato annunziava infatti che The Colosseum sarebbe rimasto con i cancelli sbarrati “from 8.30 am to 11 pm”. No, no, gridava il centurione ai turisti confusi “ qui pm is am” così sancendo che nel paradosso del Colosseo non solo “la chiusura è apertura” ma “la sera è mattina”.Ecco dunque che ieri i centurioni lavoravano mentre i lavoratori centurioneggiavano, un po’ come nella Napoli più napoletana dove ci sono i disoccupati organizzati e gli occupati disorganizzati.
Eppure tutti sapevano che Matteo Renzi, in pieno accordo con il ministro Franceschini, stava aspettando proprio questo ennesimo abuso sindacale per approvare in consiglio dei ministri il decreto legge che adesso equipara i beni culturali ai servizi pubblici essenziali, alle ferrovie, agli ospedali, al trasporto aereo: ”Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia. Oggi decreto legge #colosseo #lavoltabuona” era stato il twettt di guerra del presidente del Consiglio nel pomeriggio di ieri.
I sindacati, che una volta furono intelligenza collettiva, sembrano purtroppo ridotti a parodia. E uno sciopero generale per difendere le assemblee che in questi anni troppe volte hanno bloccato il Colosseo finirebbe con l’alimentare non il Jobs Act e il riformismo laburista del mercato del lavoro, ma il più odioso e coriaceo populismo. Quello che il 24 luglio scorso reagì con “dovrebbero cacciarli tutti a calci nel sedere” quando, per la quinta volta in meno di un anno, Pompei si fermò e il sovrintendente Osanna, al contrario di Prosperetti , andò personalmente ad aprire i lucchetti per fare entrare duemila visitatori che Fp Cisl, Filp e Uns avevano lasciato a cuocere sotto il sole.
Eppure è ormai patrimonio comune l’idea che i beni culturali siano l’ immensa risorsa del nostro Paese, sino ad oggi la grande occasione mancata. Ecco perché è istintivo essere d’accordo con l’esclamazione di Franceschini ieri mattina sul solito twitter: “la misura è colma”. Anche se in Italia è facile cedere allo spasmo plebeo della contumelia quando dal lavoro si astengono gli altri, i tassisti, gli infermieri, i giornalisti, i professori… che sono sempre “braccia rubate all’agricoltura”, e “ se dipendesse da me ci metterei una bomba”, e “in galera vi mando”. E, come al solito, nella demagogia del decisionismo di pancia, c’è sempre l’ombra di Mussolini, dei trentaseimila ferrovieri licenziati in un giorno solo perché “basta con lo Stato postino e ferroviere”.
Adesso tocca a loro, ai lavoratori dei beni culturali, è tempo del “dalli al custode”, che ovviamente ci mette pochissimo a passare dalla parte del torto anche quando occasionalmente ha ragione. I sindacati, infatti, con queste loro assemblee in orari da irresponsabili, hanno completamente cancellato la legittimità delle proteste per gli straordinari non pagati, per i contratti scaduti, per i turni e i tagli, rivendicazioni quasi sempre giuste sinché vengono tenute nel buon senso della concertazione, dei tavoli, della trattativa, sino allo sciopero ovviamente, purché non danneggi selvaggiamente i visitatori, purché non fermi quel mondo di memoria universale dove tutti devono potere entrare in punta di piedi, anche mentre, da qualche parte, si discute di salari e di qualifiche.
Le proteste diventano infatti odiose reazioni corporative quando antepongono i loro pur legittimi ma piccoli interessi a quelli enormi dei turisti e dei visitatori d’arte che nessun sindacato organizza e difende. Dice la Camussso: “E’ uno strano Paese quello in cui un’assemblea sindacale non si può fare”. Ebbene, come fa la segretaria della Cgil a non capire che chiudere per assemblea sindacale il Colosseo o Pompei significa chiudere l’Italia al mondo?
Ma davvero sarebbe come paralizzare un ospedale, come fermare i treni e gli aerei? No. Una differenza, nonostante tutto, c’è tra i mosaici di Ravenna e il Pronto soccorso del San Giovanni, tra la reggia di Caserta e la metropolitana di Milano, tra chiudere al pubblico l’Ultima Cena e bloccare Fiumicino. Inoltre, più aumenta l’elenco delle cose necessarie più la necessità perde di significato. Nel giugno scorso il governo minacciò di precettare anche gli insegnanti italiani, trattandoli come tranvieri e netturbini e oltraggiando inutilmente il mondo della scuola. Nella cultura oggi ha molte più ragioni. Nei musei si è infatti rifugiato come in una tana quel corporativismo che è l’eterna tentazione italiana che dalle Gilde medievali passò per il sindacalismo delle leghe operaie, artigiane e contadine rosse e bianche, socialiste e cattoliche prima, per quello fascista dopo, e infine comunista. Ebbene oggi nei musei non è più tollerabile l’assemblea della corporazione che blocca i cancelli, anche se è la coperta di Linus della sinistra, il rifugio da “vecchia guardia” della Cgil della Camusso e degli autonomi che spacciano il privilegio per diritto.
Ecco perché il Colosseo è diventato da ieri un’emergenza nazionale. E meno male che è uno dei ruderi più solidi al mondo. Il Colosseo, che ha resistito a tutto, sopporterà anche d’essere teatro dello scontro tra governo e sindacato. La battaglia nella sua arena, che è bella perché è sboncocellata, non sarò solo sull’apertura dei musei e sulle regole dell’industria culturale. Ieri è cominciata, nel posto più adatto, la resa dei conti tra le due sinistre. E’ l’inizio dei ‘munera sine missione’

15 thoughts on “E’ diventato un’emergenza il monumento più visitato e ricco d’Italia IL PARADOSSO DEL CENTURIONE Colosseo chiuso per assemblea

  1. paolo facchinetti

    Riporto un commento che la invito a leggere: Una mossa a sommo studio , liberticida, quella del governo e attesa da tempo e preparata con cura…..l’assemblea era perfettamente regolare….sono i lavoratori che sono ostaggio di un governo che non rinnova da sette(7)anni i contratti di lavoro, non paga da mesi il 25/30% del salario accessorio, ha bloccato il turn over da anni ecc. E sarebbe questo governo ostaggio dei lavoratori? ha tirato fuori 50 miliardi dal cilindro per fini elettorali in un batter d’occhio e qualche giorno fa piagnucolando in parlamento, non aveva pochi miliardi necessari a riconoscere ai pensionati quanto loro dovuto dopo la sentenza della consulta e li ha liquidati con una elemosina da rapina……pensano solo agli industriali e a confindustria, li baciano, li abbracciano, li coccolano nei convegni e vanno addosso ai sindacati che rappresentano 11 milioni di iscritti, vanno addosso al lavoro levando diritti.

  2. paolo facchinetti

    Leggo adesso l’articolo integrale. Vedo che nella seconda parte dell’articolo fa un po’ marcia indietro tentando di equilibrare i toni. In effetti la risposta “di pancia” senza conoscere bene i termini della questione è quella di Franceschini, ma se la risposta di pancia è legittima per il cittadino che viene colpito da un fatto o da come quel fatto viene descritto, è un po’ meno legittima per un giornalista e assolutamente non legittima per un politico causa principale della situazione di cui si lamenta.

  3. Giandomenico Cossu

    “il rifugio da “vecchia guardia” della Cgil della Camusso e degli autonomi che spacciano il privilegio per diritto”
    Eccoli i privilegi dei custodi: lavoro a tempo pieno retribuito 1000 euro netti (che per bontà di Renzi il Magnifico è lievitato di 80…), turni lavorativi 6 giorni su 7, tutti i fine settimana compresi; per vederci riconosciuto e retribuito l’indennizzo domenicale spettante per contratto abbiamo dovuto lottare un anno (con, ebbene sì, anche maledettissime e illegalissime assemblee sindacali); per il pagamento dei festivi siamo dovuti ricorrere addirittura alla vertenza legale; ovviamente siamo tutti lavoratori esternalizzati a cooperativa, così ogni 4 anni ci sorbiamo cambi di appalto, riduzioni di ore lavorative da capitolato, clausole di reintegro disattese ecc….In ultimo, il tempo pieno di cui parlavo inizialmente rappresenta il 10 per cento della forza lavoro, il resto sono tempi parziali con conseguente retribuzione ancora più bassa. Ci sono laureati nelle più svariate discipline, lavoratori e lavoratrici di più lungo corso che portano a casa stipendi al di sotto della soglia di povertà. Questi sono i privilegi della corporazione museale. Come primo dovere della sua professione credo ci sia quello di informarsi, ancor prima di quello di informare. Si vergogni, dal più profondo del cuore.

  4. anna giuseppina schettini

    Dovrenbbe essere chiaro che si trattava di una regolare assemblea sindacale sui luoghi di lavoro prevista, fino a norma e regola, dalla prima versione della legge 300/1970 e in particolare dall’art. 20, quello che all’epoca fu definita una grande conquista di civiltà. Invece ritengo incivile che non venga pagato il dovuto a chi ha lavorato, da mesi e mesi. Quei lavoratori, riuniti in una legittima assemblea, denunciavano che gli straordinari e le indennità previste dai contratti integrativi, per le prestazioni festive o serali, a loro spettanti non veenivano pagate. Questo è lo scandalo. Vogliamo tornare indietro sui Diritti conquistati. Quei lavoratori Lei li dovrebbe ascoltare, perchè le condizioni di lavoro che essi stessi hanno denuciato sono una realtà seria. Mi aspettavo una maggiore cura sulle informazioni da prendere prima di lanciare l’anatema e ordire la gogna per questi lavoratori. La seguo sempre, ma questo articolo è davvero partito malissimo dalla sua penna. Parla di abuso, quello che è un sacrosanto diritto.

    Le riporto un commento che una lavoratrice del Colosseo ha scritto accoratamente al Sindaco su FB, così si orienta…
    “”Signor Sindaco da lavoratrice di buona volontà come gli altri 21 del Colosseo la invito a entrare al Colosseo non in occasione dell’ inaugurazione di una mostra a cancelli ormai chiusi (dopo 12 ore),neppure durante una delle 4 romantiche serate a settimana con percorso ridotto e visite guidate. Venga ogni santo giorno. anzi, venga una domenica gratuita e rimanga con noi per 12 ore. Entri nei bagni pubblici, ma anche nei nostri, sia sempre gentile e disponibile, chiami con noi i carabinieri per gli atti vandalici. Aspetti le autoambulanze rassicurando i tanti che si sentono male, dia informazioni mentre scrive relazioni,lettere, disposizioni, mentre sbriga pratiche amministrative tutte urgenti , fa la rassegna stampa,risponde alle mail ,manda fax al suo Gabinetto per le comunicazioni di accesso dei mezzi alla piazza (la sua,intorno a noi). Si faccia un giro per i tanti cantieri che mettono le toppe a una manutenzione ordinaria a cui ogni anno vengono dati meno soldi,controlli cartelli e la segnaletica predisposti dal concessionario,parli con ambasciate,studiosi,citradini di tutto il mondo.controlli,registri fotografi e mappi tutti i frammenti che ogni tanto cadono.apra e chiuda i cancelli,accenda e spenga le luci,insomma lavori un giorno insieme a tutti noi 21 di buona volontà che tengono aperto questo patrimonio ogni 363 giorni l’anno.moltiplichi la sua giornata con noi per 363 e forse,dico forse,le due ore e mezza di chiusura per un’assemblea regolarmente chiesta e comunicata per chiedere alla propria amministrazione quanto dovuto da un anno e mezzo (le sante 363 mattine,i santi 363 pomeriggi,le festività.le domeniche,i primi maggio……) le sembreranno una goccia nell’oceano. E tutta questa polemica un atto di sfregio a noi,21 di buona volontà per i più di 6 milioni di turisti o se vuole per i circa 250000 della domenica gratuita. A onor del vero noi ogni giorno non siamo mica 21…siamo 21 su sette santi giorni ,vale a dire che siamo ogni santo giorno solo 7/9,cioè assicuriamo solo il numero minimo per aprire, mi ero scordata di dirglielo……..cordiali saluti”

    E Renzi con un tweet, può decidere di calpestare conquiste di anni, e fare leggi sul lavoro indegne. Chapeau!

    Cordiali saluti a Lei, che apprezzo per certi articoli, ma questo no. Lo trovo pregiudiziale e ingiusto, in molte delle sue parti.

    1. Francesco Merlo Post author

      Cara signora Schettini, forse lei non sa quanto guadagnano oggi gli infermieri o quanto vengono pagati gli avvocati che lavorano come dipendenti negli Studi più affermati, o quanto poco costano agli editori gli articoli dei giovani giornalisti…Forse, lo dico senza spocchia, i custodi le stanno più a cuore degli edicolanti in fallimento, dei vigili urbani, degli operai metalmeccanici, dei professori di liceo, dei maestri di scuola, dei bidelli… Si figuri se non solidarizzo con chi in Italia lotta per avere finalmente gli arretrati che gli spettano e, più in generale, per migliorare le proprie condizioni di vita! Ma se tutti ragionassero come i 27 (ventisette) dipendenti del Colosseo che hanno tenuto fuori per un’assemblea migliaia (migliaia) di visitatori, i cui interessi non sono tutelati da nessuna organizzazione; se tutti avessero la testa “mossa” come gli indignati che qui mi invitano a provare vergogna perché chiamo abuso l’abuso…; ecco, se tutti ragionassero come i 27 custodi del Colosseo, allora l’Italia intera chiuderebbe. Grazie al cielo non è così e si va avanti, con il buon senso e senza mettere i propri legittimi interessi davanti a tutto e a tutti. Si ricorda dei vigili urbani che si diedero tutti malati? Pensa che non avessero buone ragioni per protestare? E’ facile a chi ha ragione mettersi dalla parte del torto. Io non credo, e l’ ho scritto, che i beni culturali siano servizi pubblici come gli ospedali e le ferrovie, penso però che il comportamento irresponsabile dei sindacati giustifichi purtroppo quelle reazioni. Ovviamente potrei anche raccontarle dei 66 (sessantasei!) custodi del museo di Pirandello (zero visitatori) o del custode di Pompei che adescò una ragazza in una Domus ma non risulta licenziato…. Sui custodi c’è una ricca aneddotica corporativa. Ma cerco anche io di non fare, come si dice, di tutta l’erba un fascio, capisco le differenze. Di sicuro i diritti si difendono meglio con l’autogoverno che con la violenza sui diritti degli altri, specie se sono così più evidenti e numerosi e importanti ma anche più indifesi dei tuoi. Sul punto poi dell’autorizzazione, chieda ai custodi che giustamente scrivono lettere di protesta quale lotta sorda c’è tra la Soprintendenza e il ministero… Cara signora Schettini, la ringrazio davvero e ammetto pure che qualche aggettivo avrei potuto attenuarlo, ma il senso complessivo no, quello lo difendo con forza. Ps.:il tweet di Renzi va rimproverato a Renzi, non a me. Capisco che oggi ci sono in giro professionisti della calunnia che lavorano cambiando i connotati al prossimo per aggiustare meglio le proprie polemiche, ma io non sono mai stato renziano e quando scrivo non ho interessi politici, non ne ho mai avuti e non me curo proprio. Sbaglio da solo. Grazie davvero. Francesco Merlo

      1. Giandomenico Cossu

        Anche sui giornalisti c’è una ricca aneddotica corporativa. Vorrei raccontarle di quel giornalista che una volta, qui alla Reggia di Venaria, oltre alla immancabile gratuità per se stesso, pretendeva lo stesso trattamento anche per entrambi i genitori e la compagna. Oppure dell’altro collega che, una volta venuto a conoscenza del fatto che il consorzio aveva modificato il regolamento e introdotto restrizioni al ricorso indiscriminato alle gratuità da parte dei giornalisti, non volle pagare l’entrata e se ne andò. Oppure…..Ma non farò di tutta l’erba un fascio.

      2. alberto

        cosa c’entra chi si mise in malattia con una assemblea approvata una settimana prima?!? ma si rende conto di cosa sta scrivendo?

  5. Giandomenico Cossu

    L’assemblea sindacale era stata indetta con una settimana in anticipo e, non essendo uno sciopero (come ho erroneamente letto all’inizio del suo articolo), la Soprintendenza avrebbe potuto provvedere all’apertura del monumento sostituendo i lavoratori; oppure,se ciò fosse stato impossibile, comunicare tempestivamente tramite tutti i canali comunicativi adeguati che ci sarebbero potuti essere dei disagi. Non stiamo né discutendo della teoria delle stringhe né interpretando una tavoletta sumera del periodo Ur-III, ma semplicemente osservando i più banali meccanismi di rappresentanza democratica sui posti di lavoro, ed è sconfortante notare come non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire. Una direzione museale ha il compito di gestire un’assemblea sindacale (nonché, a monte, quello di rispettare i contratti dei propri lavoratori). Questo non è stato fatto. In cattiva o buona fede? Per malizia o per incompetenza? Ognuno si dia la risposta che più lo rassicura, ma la realtà oggettiva è che, se si vuole considerare una colpa la chiusura del Colosseo per 2 ore e mezza circa, il colpevole è solo uno: la Soprintendenza. Ma quando si parla di Direzioni, è sempre una felix culpa.

  6. stefano

    caro sig. Merlo, ho letto il suo indignatissimo articolo , del tutto simile ad altri indignatissimi articoli sui principali giornali italiani…tutti senso unico . Siamo tutti d’accordo sul disagio e sul danno d’immagine causato al Paese , ma perché non lo si denuncia anche quando scioperano i piloti della Lufthansa per settimane intere nella civilissima Germania ? Lungi da me difendere questi sindacati…ma per motivi opposti ai suoi e a quelli di Renzi : Cgil Cisl e Uil purtroppo hanno ampiamente contribuito allo smantellamento dei diritti del lavoratori da decenni ormai ! Ma tornando al Colosseo , Lei ritiene davvero credibile un Governo italiano che a chiacchiere dice di considerare il turismo e la cultura servizi essenziali quando poi scopriamo che il monumento più ‘ visitato d’Italia e’ gestito da 27 -ben ventisette- addetti ??? cui non pagano neanche gli straordinari …

  7. Lorenzo

    Sig. Merlo, due parole sole: si vergogni!
    Già il fatto che un giornale come Repubblica, che una volta era serio, sia ridotto ad essere la grancassa del padrone è veramente sconfortante, ma che un giornalista si presti, da autentico pennivendolo, a spalare letame su dei lavoratori che non prendono gli straordinari da un anno (e vorrei vedere cosa farebbe lei, nelle loro condizioni, lei e i suoi illuminati colleghi, che scendete in scioper assai più spesso dei 27 del Colosseo, privando la Nazione di un servizio ben più importante che non la visita al Colosseo) e che si sono mossi perfettamente all’interno delle leggi contrattuali, fa veramente schifo.
    Glielo ripeto: vergogna, vergogna, vergogna!

    1. Giandomenico Cossu

      Evidentemente il Dott. Merlo non ha di questi problemi. Lui d’altronde spesso ha modo di entrare gratuitamente ai musei, magari alle inaugurazioni delle mostre insieme a sindaci, consiglieri ecc. È un bel risparmio, indubbiamente. Però giustamente i privilegi dei custodi gridano vendetta al cielo e distruggono la reputazione dell’Italia. In effetti il mondo è ancora sgomento dai 70 giorni di agitazione sindacale alla National Gallery, che hanno irrimediabilmente sfregiato l’immagine del Regno Unito. Già.

  8. paolo facchinetti

    A questo punto il Sig. o Dott. Merlo può anche andare a nascondersi o porgere le sue scuse ai lavoratori del Colosseo a mezzo stampa… magari su Repubblica.

  9. Angelo Libranti

    Quando lavoravo per lo Stato era prassi comune ricevere gli straordinari e gli accessori dopo mesi, se non dopo qualche anno; nessuno protestava e si accettava la consuetudine di uno Stato pigro ed elefantiaco.
    Si trattava di migliaia di statali e non di poche decine di comunali.
    Ora, ma anche prima, i sindacati la fanno da padrone e sobillano là dove ci sono servizi sensibili a contatto col pubblico.
    Sarebbe ora di limitare il loro potere anche perchè hanno perso la faccia, oltre un numero impressionante di iscritti.

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