————“A pranzo con…” ———- SYDNEY SIBILIA Il regista di SMETTO QUANDO VOGLIO, il film-sorpresa che rilancia la commedia all’italiana

DAL MENSILE GQ
“Sono corso sul lungomare di Salerno con il cuore che mi batteva forte forte: ci sarei rimasto malissimo se, quando il film era ancora nelle sale, non avessi trovato una copia-pirata di ‘Smetto quando voglio’ tra i dvd -tarocchi messi in vendita dagli immigrati di colore”. Essere piratato vale più dei Donatello? “ Il David spesso certifica una menzogna , mentre il falso del marocchino dice sempre la verità “. E’ un regista di strada, un sapiente senza scuole, uno zazzeruto naïf ma in grazia di Dio la rivelazione del cinema italiano, Sydney Sibilia: “Pensa: a due mesi dall’uscita del film ero già stato contraffatto come una banconota, come una maglietta Ralph Lauren”. Simpatico autodidatta, Sydney è ancora un sorridente ‘fuori posto ’che si sente anonimo, teme i premi e gli elogi di nicchia, ma, come John Fante, ‘chiede alla polvere’: “L’ambulante non voleva credere che fossi proprio io il regista del film. Ma quando gli ho fatto vedere il nome sul dvd e poi gli ho mostrato il mio documento eravamo entrambi orgogliosi : me l’ha venduto a due euro e mezzo invece che a tre. E la qualità era ottima”.
Giovane trentaduenne bighellone e ciondolone Sydney si racconta così: “niente accademia di cinematografia”, “un anno perso in Giurisprudenza”, “maturità allo scientifico Francesco Severi perché era il più vicino a casa”, lettura preferita “il Magellano di Stephen Zweig perché è un libro da urlo”. Impegnato? “Per carità”. Satira sociale? “Non ci ho mai pensato”. Allievo di Germi, Monicelli e Risi? “I miei referenti sono ‘Ritorno al futuro’, ‘Karate Kid’, ‘Robocop’”.
Eppure ‘Smetto quando voglio’, quasi quattro milioni al botteghino, è stato giustamente paragonato a ‘Divorzio all’italiana’,‘Il Sorpasso’ e ‘I soliti ignoti’. “Lo so, mi lusinga e mi imbarazza”. Il film è piaciuto ai professori che vi hanno visto un’allegra ma sapiente corbellatura dell’università più corrotta d’Europa. E ha fatto ridere gli intellettuali la fine parodia dell’eloquio d’accademia, non più latinorum ma latinissimum: “Mi sono divertito, ma non sapevo di fare satira, non sapevo di raccontare l’Italia, pensavo di realizzare un piccolo film tra amici. Per esempio, quando nasceva un problema linguistico, Pietro Sermonti, il figlio di Vittorio, raffinatissimo italianista, mandava un sms a papà: ‘Si dice solo ‘diatrìba’ o si può dire anche ‘diàtriba?’.”
Nel film la parola diatriba costa un posto di lavoro all’ aiuto sfasciacarrozze : “Hai detto “aspra diatriba”: tu sei laureato. Sei il terzo questa settimana, ma io non assumo laureati. Non siete affidabili”.
Come si vede, la storia di Sydney somiglia a quella di Peter Cattaneo, l’autore di Full Monty: “I was only 32. I didn’t know, not really, if I was making a musical or some kind of gritty, Ken Loach piece of social realism “. Dice Sibilia: “Certo, speravo di far ridere, ma pensavo di divertire solo i giovanissimi, il mondo pasticcato delle discoteche di Roma”. Non sembri un tipo da pasticca. “Sicuramente non lo sono”. Qualche spinello? “No, no,… ma non lo scrivere”. Perché? “ Mi prendono per bacchettone”. Sydney va molto in giro, e non solo per l’Italia: “La mia agente mi obbliga ad un calendario impossibile .”. In realtà si nasconde, teme che i giornalisti gli rubino qualcosa e, con allegria e gentilezza , riesce a parlare poco di sé: “Mio padre è morto quando ero piccolo”. Mi spiace, gli dico. E lui: “Per favore, non lo scrivere …”. Perché? “Sai,… voglio tenere fuori la vita privata”. Persino quando gli scappa che “la mia città è ormai diventata Roma” se ne pente perché “ a Salerno potrebbero prenderla male”. Si espone: “Sono fiero di avere fatto ridere senza volgarità”. Ma vuole subito attenuare, correggere: “Se rivendichi le parolacce ti dicono che sei volgare, se al contrario le condanni ti danno del bacchettone”.
Forse c’è del bello nel suo spavento di artista, vi intravedo un pudore salingeriano. Di sicuro è orgoglioso di un film dove, finalmente, i caratteri non sono macchiette, la risata è sapida ma è intelligente, il sesso è spiritoso ma non scurrile: “Nel club per omosessuali, per esempio, temevo di avere esagerato e invece tutti mi dicono che la scena è leggera. Poi c’è la scena dell’innamorato che spiega alla escort slava il suo sogno di paternità. E lei, che percepisce il suo tormento, prova ad aiutarlo: ‘tu vuoi pompino?’”. Dopo anni di escalation dell’ oralità esibita, il pompino diventa buffo candore. “Eppure ti confesso che quasi la tagliavo.”
La sindrome di Sydney in inglese si chiama “one hit wonder”, ‘la meraviglia di una volta sola’. C’è in lui lo zelo di chi non pensa di avercela ancora fatta, perché la seconda prova, come accadde a Cattaneo, può diventare una chimera: “Per ora sto girando spot di pubblicità.”. Sydney, che ha fatto l’animatore turistico a Palinuro e il barista a Londra, ha già lavorato con la pubblicità: “Allora stavo nella Just People di Milano e organizzavo i tour promozionali”. Poi ha girato due corti, “che sono stati premiati”. E infine l’opera prima “che è nata quando ho letto su repubblica che alcuni netturbini di Roma non solo erano laureati, ma avevano preso pure il master. Abbiamo dunque immaginato un gruppo di amici superlaureati ma senza lavoro che, per disperazione, sintetizzano di notte nei laboratori della facoltà di chimica della Sapienza a Roma una droga che è terribile ma non è illegale solo perché non fa parte dall’elenco diffuso dal ministero della Sanità. La banda dei laureati spacciatori, dei ricercatori ricercati si muove a Roma ma la tecnica è quella del film d’azione americano”. “Geniale!” ha twittato Veltroni. “Geniale” gli ha fatto eco Radio 24. “Occhio a ‘smetto quando voglio’” ha scritto repubblica. E il Corriere: “Segnatevi questo titolo che segna la riscossa della commedia all’italiana”. L’ Unità: “ I nomi magari non vi dicono molto, ma dopo aver visto ‘Smetto quando voglio’ andrete a cercare i loro prossimi film”.
A pranzo da Roscioli, a Roma, Sydney mangia i ravioli e mentre si diverte, come fossimo dentro il suo film, con il burro alla vaniglia sulle alici mi racconta che si chiama Sydney “ in onore della sorella della nonna che era emigrata in Australia. I miei le avevano promesso che sarebbero andati a trovarla in viaggio di nozze ma cambiarono idea. Perciò l’hanno risarcita dandomi il nome della città dove non erano andati. Ma mi chiamo pure Antonio”. E’ cresciuto con le canzoni di Jovanotti “ma la mia passione è De Andrè”. Film preferito? “’L’ uomo in più’ di Sorrentino”. E’ il suo primo. “Ha la magia dei film imperfetti”. Sei di sinistra? “Da sempre”. Leggi i giornali? “Troppo spreco di carta. Ricordo che leggevo repubblica in treno e con la coda dell’occhio vidi sul twitter che avevano arrestato Scajola. Mollai il giornale e mi dedicai al tweet”.
Devi molto al tweet? “E’ passato da lì il successo del film, prima di essere santificato dal marocchino”. Nelle sale di Salerno il film ha faticato più che altrove e il sindaco, il famoso sceriffo rosso Vincenzo De Luca, ha dovuto chiedergli scusa perché aveva elogiato il cantante Rocco Hunt vincitore di ‘Sanremo Giovani’ ma aveva dimenticato Sydney . De Luca somiglia a Salerno più di te? “Lì il cinema è pop corn e cinepanettone, la risata è Checco Zalone e le emozioni sono quelle dei supereroi americani” Dunque il sindaco misurava il talento su Sanremo e non nei sussurri e nelle raffinatezze, nei piccoli tweet sparsi, nei trafiletti di dieci righe, nelle stelline, negli smile, nel tam tam radiofonico. Ex boy scout della parrocchia del Volto Santo, quando tornava a Pàstena, nella periferia popolare di Salerno, Sydney non dice “faccio il regista”. Perché? “La parola ‘regista’ da quelle parti non sempre evoca un mestiere rispettabile”. Cosa dici? “Lavoro nel cinema”. E cosa ti rispondono? “In quale? E cominciano a elencare le sale: l’Apollo, The space… Pensano che io faccia ‘la maschera’”.

One thought on “————“A pranzo con…” ———- SYDNEY SIBILIA Il regista di SMETTO QUANDO VOGLIO, il film-sorpresa che rilancia la commedia all’italiana

  1. Manuela Schiesaro

    Sydney ironico e spumeggiante! !! È così alla mano quando è tra la gente “normale ” da essere disarmante. ….Un pochino autodidatta e molti neuroni usati nel modo giusto,si rischia,guardando i suoi film che lottano le droghe….di diventare dipendenti di opere meravigliose…..

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