X FACTOR, UMANO POCO UMANO

     (Velvet) Nel secolo scorso studiosi e letterati andarono a caccia del ‘fattore umano’ che nella storia fa la differenza. Poteva essere una capacità economica, come il salario elevato degli operai di Ford . O l’irruzione della bellezza con il naso di Cleopatra. O un disturbo della personalità, come l’idiozia che, secondo Sartre, fece di Flaubert un genio della letteratura. E se Stalin fosse stato un capo equilibrato, sereno e generoso, la storia del comunismo sarebbe cambiata? Newton, il padre della legge di gravità, si perdeva in ricerche infantili di alchimia e astrologia, cercava la pietra filosofale, ma compose in latino a Cambridge <il più grande libro scientifico – disse Einstein – che  mai sia stato scritto> sotto una febbre creatrice che gli impediva persino di mangiare: quale fu il suo ‘fattore ’? E cosa rese geniali i bislacchi Picasso e Churchill, Zola e Einstein?  E’ sicuramente fattore umano il colpo di sonno del macchinista che fa deragliare il treno.

   Il fattore umano, che è il titolo di un romanzo di Graham Greene  del 1978, era la bella idea che un’epoca si esprime negli individui e attraverso gli individui, ma che gli individui hanno comunque qualcosa di irriducibile anche alla loro epoca. E’ fattore umano il carisma dei capi democratici come De Gaulle e Kennedy, e dei dittatori come Hitler e Mussolini . La scienza politica ha studiato moltissimo il carisma, ma non è riuscita a definirlo con esattezza.

   Ebbene oggi quel quid misterioso ha cambiato natura, è fatto di luci e telecamere, va cercato nel dosaggio tra falsità e verità, nel mondo delle apparenze, della disinvoltura, del trucco e della telegenia, nell’illusorio non completamente bugiardo. C’è insomma un fattore X che non è più il vecchio carisma, non è più il fattore umano.

     La ricerca di questo fattore X è il motivo del successo planetario di una trasmissione televisiva che dall’Australia all’ Italia, dall’India all’Inghilterra, dagli Stati Unti agli Emirati Arabi  è diventata un vera scuola di formazione di talenti, una fabbrica di pop star. Inventato quarant’anni fa dall’ inglese Simon Cowell, il programma coinvolge milioni e milioni di spettatori, ed è una gara, uno spettacolo nel quale l’X factor  lotta eroicamente per esprimersi. Non è  il Grande Fratello che espone il peggio delle persone. E’ la caccia, la creazione, la costruzione dell’X factor.

   Del resto è un X factor che ha permesso  ad Obama di essere un grande candidato ma non un grande presidente. Un X factor  convinse i francesi, anche di sinistra, che Sarkozy sarebbe stato un grande leader: oggi lo considerano ridicolo. E gli studiosi, gli storici, i politologi si interrogheranno a lungo sul dominio che Berlusconi ha esercitato sull’Italia per ben diciotto anni. Ora tutti si chiedono che cosa è cambiato. Eppure basta guardarlo. Nessuno sa dire esattamente cosa  e come e perché …  ma tutti vedono, tutti sentono che Berlusconi ha perso l’X factor.

One thought on “X FACTOR, UMANO POCO UMANO

  1. lorenzo

    La betise …naturaliter..ma mi verrebbe da dire oramai..inutiliter….
    per B Il fattore x o i fattore C? come corruzione,come culo,colpo di coda?!;
    Sartre non comprese,forse anche per limiti personali, la raffinata analisi introspettiva di Fluabert.
    C’è una betise che porta alla santità ed un altra che spinge sino alle tenebre…ma forse come sempre è solo una questione di linguaggio impregnato di clichè.
    Rebus sic stantibus….si può migliorare..dal momento che una “frase non è mai finita”.

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