Per uno studio di satrapia comparata ANCHE TRUMP SUL LETTONE DI PUTIN

Ora sì che sono uguali, ora che in scena c’è il lettone di Putin. Dunque la (post)verità delle notti di Donald con le escort che oltraggiano la Scienza della Politica, rilancia gli studi di Satrapia Comparata  e Donald Trump “diventa” Silvio Berlusconi.

Sinora li univano i miliardi, l’edilizia, l’uso politico della televisione, i capelli posticci, il familismo postmoderno, la moglie-trofeo, la figlia imprenditrice, il kitsch, il populismo, la passione per la bugia vanagloriosa, l’amicizia per il divertito Briatore. Ma solo ora, con il lettone di  Putin, davvero la maschera italiana si sovrappone a quella americana.

Dunque sul lettone benedetto si celebra la postdemocrazia, con un’ ideale staffetta. Il Tycoon italiano, fragile e addolcito gradasso che più di venti anni fa inaspettatamente entrò in scena cantando My Way, passa infatti al torvo Tycoon americano il simbolo di un’epoca senza verità, quella della satrapia populista al potere, con Berlusconi nel ruolo di maestro, un po’ come Mussolini lo fu di Hitler.

Qui però i satrapi sono tre, con tre culture e tre gusti. Quello di Berlusconi fu il sanbittér nella tavernetta sorridente di provincia padana; sul lettone degli altri due cupamente si consumeranno invece i destini del mondo.

Berlusconi lo esibiva alle ragazze a Palazzo Grazioli: “questo è il lettone di Putin”. Ed era “lettone”  non solo per la dismisura di Putin, autocrate orientale e macho,che torna adesso come spione di Trump, ma anche come amico e direttore del vizio. In Russia scrisse Gogol “tutto ama presentarsi in grandi proporzioni, tutto quello che c’è: montagne e foreste, e steppe, e visi, e labbra e piedi”. Bolshoi, il celebre teatro, significa “grande”. E va precisato che il lettone, come quello di Trump al Ritz-Carlton di Mosca, tradizionalmente  in Russia non è per il riposo, ma per il suo contrario. Per dormire è meglio il divano, dice Karamazov. Per dormire e per morire. Su un divano morì  Dostoevskij. E  anche Stalin, secondo Molotov, è morto sul divano.

E tuttavia la storia sporcacciona di Trump a Mosca, con i suoi eccessi di sesso pittoresco sul lettone, suona poco credibile: “fake news” ha detto Trump, spazzatura si diceva una volta. Credibile è invece l’uso delle cineprese nascoste in cerca di materiale sensibile per l’archivio di Putin. Mussolini  accumulava veline sui nemici e soprattutto sugli amici che tanto più gli erano fedeli quanto più erano ricattabili. Il metodo, molto russo, è sicuramente putiniano. Fu con una telecamera nascosta e due prostitute che Putin liberò Yeltsin dalle inchieste scomode del procuratore Yuri Skuratov. Stalin a Yalta mise le cimici nelle stanze degli altri due scoprendo che Churchill  sapeva di essere spiato e che Roosevelt non solo non aveva perversioni sessuali, ma non diceva in privato nulla di diverso da quel che diceva in pubblico.

E invece non c’è dubbio che Trump sia bugiardo e sporcaccione. In campagna elettorale decine di donne raccontarono che  da patron di Miss Mondo le aveva molestate. E poi c’è la frase registrata su quello che gli uomini ricchi e famosi si possono permettere con le donne: “ di tutto, grab them by the pussy”. Berlusconi, più imprenditoriale, diceva “la patonza deve girare”, come fosse denaro, ricchezza sociale: le patonze erano le sue buche keynesiane.

Alla fine è sempre il contesto che rende credibile l’incredibile. Non c’è post verità possibile senza sintonia tra chi mente e chi vuol credere: bugiardi e creduloni si ingravidano a vicenda. Del resto è Trump che ha vinto le elezioni con le fake news, con la post verità appunto che renderà per sempre questa storia più vera del vero, come nell’ Uomo che uccise Liberty Valance: “Quando la leggenda diventa realtà, noi nel West stampiamo la leggenda”.

Chi, del resto, all’inizio, credette al bunga bunga, alla statuetta di Priapo e alle olgettine travestite da infermiera e da procuratrice della Repubblica? Sempre, il sesso disordinato, quando è raccontato, appare grottesco. E grotteschi sono i riferimenti. Più puliti quelli di Berlusconi che riecheggiava i travestimenti di Drive in. Più devianti quelli di Trump, che, secondo il documento diffuso da ”Buzzfeed”, prima ha fatto ballare le escort e poi le ha invitate a “liberarsi”  nella camera del Ritz proprio sul lettone dove aveva dormito Obama: per disprezzo del nemico (Bokassa, più tribale, se lo mangiava), per allegra profanazione,  ma anche per quel gusto del disgusto che rimanda a Las Vegas, dove l’albergone di Trump svetta lucente d’oro giallo paglierino, golden shower appunto. A Berlusconi farebbe schifo, lui che ingoia e fa ingoiare mentine.

One thought on “Per uno studio di satrapia comparata ANCHE TRUMP SUL LETTONE DI PUTIN

  1. Angelo Libranti

    Anche Merlo si associa al tiro al piccione, non avendo ancora digerito la sconfitta della Cinton.
    Vuoi vedere che Trump sarà un grande Presidente?

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