Silvio Berlusconi e i di-battiti del cuore QUEL GRADASSO DIVENTATO FRAGILE Non ha eredi e il suo romanzo non è ancora storia

Non ha eredi quel fragile gradasso che più di venti anni fa inaspettatamente entrò in scena cantando My Way. Non ha eredi l’onnipotente indistruttibile signore d’Italia che solo ora, in ospedale, è diventato di cristallo: delicato, sangue e viscere, una lampada fioca com’è lo spirito della vita “ lo quale dimora nella secretissima camera de lo cuore” dice Dante Alighieri.
Solo ora il suo corpo è tenuto nascosto. Per venti anni il corpo del capo è stato il centro della politica e della società italiane. Ci fu un tempo in cui questo Paese discuteva di calvizie e di tigna, trapianti di capelli, la blefaroplastica, i tacchi nascosti dentro le scarpe, il collagene e le rughe. E con lui ci divenne familiare il più bizzarro dei farmaci: il cavergec, che si inietta nei tessuti cavernosi.
E ancora: la visita quotidiana alla procace igienista dentale, e poi le pillole del dottor Scapagnini, buonanima, che fu il suo Rasputin e di lui disse: “E’ tecnicamente immortale”. Sembra sia passato un secolo dalla prima volta che fu operato e agli amici raccontò: “Non ho nulla, mi hanno operato senza che ce ne fosse bisogno, ma li capisco: il mio corpo gli serve per farsi pubblicità”. Ebbene, ora quel corpo è diventato tabù. Ora il di-battito del cuore è bandito: “non ha niente, sta benissimo, domani lo dimettono …”. La vergogna di ammalarsi, che lui non ha mai avuto, è infatti l’ultima cortigianeria dei fedelissimi reduci, ma è anche la prova della delicatezza dello spavaldo, la fine dell’estetica da Sanbittér, la trasformazione del bunga bunga da ritmo sgarzolino in cupa aritmia, un tracciato che lascia il fiato sospeso agli amori e agli odi perché il romanzo non è ancora storia. Ma per oggi, solo per oggi, è tenerezza nazionale. Tutti sappiamo infatti che mai ci sarà un Berlusconi dopo Berlusconi, che nulla di politico è stato ricoverato insieme a lui, e che di quel ventennio già adesso non rimane niente se non qualche pozzo avvelenato, macerie, un trono già vuoto che nessuno potrà mai occupare, un letto d’ospedale, il partito dell’amore guastato, e Zarathustra che premia soltanto “il folgorante destino di chi tramonta”. Auguri, vecchio irripetibile nemico.

13 thoughts on “Silvio Berlusconi e i di-battiti del cuore QUEL GRADASSO DIVENTATO FRAGILE Non ha eredi e il suo romanzo non è ancora storia

  1. Nicola

    Nulla tenente di cervello “LEI”INVIDIA CREPA e PENSI AL SUO PADRONE LADRO”e ORA RACCOMANDATO ASSUNTO COME AFFIANCATORE DI VERDELLI?ALLA RAI E PAGO IL CANONE PER FARLA VIVERE.
    73 PROCESSI LEI NON LASCERA’ NESSUNA IMPORONTA NEL GIORNALISMO.Mi auguro che vada un DOMANI alla CARITAS.

  2. Nicola

    ANCHE SUO PIANGE? Alitalia aveva promesso voli a 99 euro per i giovani che devono rientrare dall’estero per votare domenica, ma i biglietti sono ormai introvabili, e Francesco Merlo, prima firma di Repubblica non avvezzo alla seconda classe, scrive sul proprio quotidiano, sdoganando un conflitto di interessi per un servizio pubblico, un’articolessa contro «Quella bugia sui biglietti agli studenti/ che scippa a mio figlio il primo voto». Esauriti i ticket a prezzo elettorale, il costo del biglietto Alitalia per il figlio studente a Londra è di 571 euro (ce n’è anche uno a 296, ma l’aeroporto di Stansted, da cui parte il volo Ryanair, scrive papà Merlo, «è fuori mano», povero Merlo figlio).

  3. Nicola

    Merlo junior possa beneficiare di un biglietto pagato da Merlo senior, un modesto editorialista da 10-15mila euro netti al mese più benefit (almeno da quanto si capisce dal pezzo) è escluso

  4. Nicola

    Chi di gogna colpisce di gogna perisce
    Maria Novella Oppo (Unità) e Francesco Merlo (Repubblica) sono finiti nel mirino dei grillini. Ma noi giornalisti non dobbiamo lagnarci troppo

  5. Nicola

    Per Francesco Merlo vale il medesimo discorso. Ho letto ieri il suo amaro articolo: ho capito che le pugnalate da lui ricevute stentano a rimarginarsi. La prosa, meno brillante del consueto, è una specie di cartella clinica dello stato d’animo dell’autore. A nulla sono serviti gli sforzi per mascherare il dolore che viene comunque fuori da ogni frase.

  6. Nicola

    GRILLO:Per Francesco Merlo vale il medesimo discorso. Ho letto ieri il suo amaro articolo: ho capito che le pugnalate da lui ricevute stentano a rimarginarsi. La prosa, meno brillante del consueto, è una specie di cartella clinica dello stato d’animo dell’autore. A nulla sono serviti gli sforzi per mascherare il dolore che viene comunque fuori da ogni frase.

  7. Nicola

    FELTRI:Conobbi Francesco a metà degli anni Ottanta, quando esordì in redazione al Corriere. Era timido e garbato. Stava seduto al mitico tavolone albertiniano, una copia di quello del Times: ripiano inclinato e lampade verdi che illuminavano le Olivetti. Come tutti, anche lui per alcuni anni sgobbò (si fa per dire) a raddrizzare i pezzi dei redattori con diritto di firma, regolarmente invidiati dai passacarte anonimi.

    Merlo non tradiva malumori. Semplicemente non parlava. Per mesi non udii la sua voce. Biondo, perbenino, educato, la sua presenza era inavvertibile. Un giorno lo mandarono, causa assenza degli inviati di ruolo, su un servizio. L’indomani lessi il reportage e lo trovai eccellente, per quanto potesse valere il mio giudizio: molto curato, bene impostato, completo, addirittura divertente. Pensai: questo qui, se sarà messo in condizione di farsi notare, andrà lontano.

    L’uomo mi aveva talmente incuriosito da indurmi a interrogarlo. Parlava volentieri, con un lieve accento catanese; era un buon conversatore, acuto e arguto. Anni più tardi, quando ormai me n’ero andato da via Solferino, vidi sulla prima pagina del Corriere – direttore Paolo Mieli – un suo fondo. Lo bevvi avidamente e sorrisi soddisfatto. Avevo visto giusto: era bravo. Non so perché, a un certo punto Merlo passò alla Repubblica, e constatai che i suoi articoli erano cambiati: sempre ben scritti, sempre puntuali, rivelavano però una punta di acidità che non sospettavo potesse fuoriuscire dalla sua penna aggraziata.
    DOTTOR JEKIL & MR.HYDE

    1. Tarantintino

      Bonus di acidità?
      In molti erano in cerca di un mondo migliore (oltre che di una paga migliore), e taluni se lo proiettavano da soli.
      Il Corriere però non era meglio. Mentre nel Repubblicone accidavano, nel Pompierone annacquavano.

  8. Laura Chiffon

    Ciao !mi sono incuriosita di leggere il tuo articolo sul Presidente dopo aver letto di critiche apologetiche..Ora che ti ho (e)letto..lo posso dire per certo..i vari che hanno criticato questo tuo articolo sul Presidente non hanno il dono di saper leggere con il terzo occhio della mente..se Il Presidente ha saputo vivere bene (anche) i piaceri del corpo …tu..da quando scrivi..e da quando io ti leggo..scrivi con la carne..ogni parola e’ un battito cardiaco..anche ogni punto e e ogni virgola mi fanno quasi muovere involontariamente la mandibola.. Perché solo quando ti leggo mi sento quasi una bambola
    Ciao !
    Laura

  9. redattoresottocapo

    Ultime della sera: un tale Nicola – al momento non si sa altro- che inquina con la sua prolissa prosa ogni angolo del web è stato trovato morto col corpo straziato ai margini della linea ferroviaria. Si pensa ad un incidente, senza scartare l’ipotesi del suicidio. Quest’ultima, però è la più probabile, alla luce delle indagini svolte dai carabinieri sul caso.
    Una prece, riposi in pace.

    1. Tarantintino

      Eh?
      Un tentativo di censura?
      Una spiritosaggine?
      Una minaccia?
      Un’istigazione ….?

      La “carica” di Nicola di sopra non piace neanche a me, ma a invocare la sua morte …. !! ??
      Ma c’avete l’anima sotto salamoia?

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