La strampalata lettera del moralista peccatore e il catalogo dei mattoidi MARINO PRESENTA LE DIMISSIONI ANNUNZIANDO CHE LE RITIRERA’ // Se ne va per sfinimento, cacciato dagli osti di Roma

Unico nella storia d’Italia, Ignazio Marino è stato dimesso dai camerieri delle trattorie che a Roma sono i ciambellani del potere, “quelli co’ li piedi rossi de’ foco” diceva Aldo Fabrizi, non portaborse ma portapiatti, il vero termometro dell’autorevolezza, servitori silenziosi e complici di tutti i padroni, ma pettegoli e spietati con i perdenti. Dunque ieri non ci sono state le dimissioni d’amor proprio: “sapete che vi dico? non mi meritate”; e neppure le dimissioni da capro espiatorio: “me ne vado per il bene comune”. Marino se ne è andato per sfinimento. E certo sarà ricordato anche per la lettera strampalatissima che annuncia il ritiro delle dimissioni mentre le rassegna. Il sindaco entra così nel catalogo dei mattoidi italiani, indomabili campioni di bizzarria come quel Francesco Becherucci per esempio, fisiologo fiorentino, molto stimato all’estero come Marino, che inventò un apparecchio per mangiare le uova quando si trovano ancora dentro la gallina.
Certo, l’Italia è ricca di ‘dimissioni mai’, ‘reincarico’, ‘sfiducia’, dimettersi per immettersi, e siamo pieni di Menenio Agrippa, Coriolano ed Enrico Toti, ma non si era ancora visto un “ecco le dimissioni che ritirerò”. Nel suo stile puro e sudicio, Marino infatti non si rassegna agli Aldo Fabrizi che lo hanno sgamato, smentito e sbertucciato, ai 10 assessori che l’hanno abbandonato, all’Italia intera che lo ha beccato a rubacchiare sulla spesa.
A bocca aperta, l’ Italia, che all’inizio aveva visto in lui il signor Kunt, il marziano di Flaiano, con la sua bicicletta-astronave circondata dalla Roma di ”a stronzo, do’ stai? do’ vai?”, lo ha infatti scoperto ‘smisurato’ nella sua disonestà, perché si è fuori misura non solo ingrandendosi sino all’arraffo dell’ impresa e del malaffare keynesiano, sino all’enormità di Buzzi e der Cecato di Mafia-Capitale, ma si è fuori misura anche riducendosi, immiserendosi in uno scontrino di 8 euro e 50, cene a sbafo, bottiglie di vino a scrocco, ma senza la simpatia del vero morto di fame, del Totò che dice: “A proposito di politica… ci sarebbe qualche coserellina da mangiare?”.
Mangiare a scrocco è una delle istituzioni dei paesi mediterranei dove lo sbafo è perdonato al ‘nobile in miseria’ e ai ‘poveri ma belli’, mai ai falsi onesti. E la truffa degli scontrini va bene per il Rugantino, che è il lazzarone per eccellenza, ma non per il sindaco della vanagloria. “Cosa diranno di lei tra vent’anni?”, gli chiesi una volta. “ Diranno che Marino ha liberato la politica dalla disonestà e dall’intreccio perverso con gli affari”.
Ci credeva davvero? I romani hanno fatto leggenda del ‘se magna!’ di tutti i potenti, anche dei cardinali che, come raccontava il Belli, sanno benissimo dire: “Miserere mei Deo sicunnum‘maggna’” E aggiungeva che “oggi sur ‘maggna’ ce sò stati un’ora”. Insomma, tutto sopportano i romani, anche la crapula vaticana e il laidume alla vaccinara, ma non la favola sleale dell’estraneità di Marino che davvero somiglia al Jim di Bertolt Brecht e Kurt Weil, al quale tutto viene perdonato dalla città corrotta di Mahagonny, ma non “lo scrocco onesto” di due bottiglie di Whisky, non la frode spacciata per virtù. Marino è il moralista peccatore, con lo sguardo tutto puntato sui peccati degli altri. Sembra inventato da Verdone in uno dei suoi film sugli italiani che praticano di nascosto i vizi che odiosamente denunziano nel prossimo. E il finto moralismo lo ha portato sino alla spavalderia di esibire egli stesso gli scontrini che lo inchiodano, ma un momento prima che lo facesse l’opposizione dei grillini e della lista Marchini:”E’ per decisone mia che tutte le spese sono consultabili”. Ecco il metodo Marino: la verità al servizio della bugia.
Sepolti in 492 pagine, gli scontrini bugiardi devono essergli sembrati a prova di verifica. E forse è questo il famoso libro caraibico che Marino si era messo a scrivere “con la luce accesa / dall’altra parte del mare blu”, mentre a Roma veniva semicommissariato dal prefetto Gabrielli.
E’ la maledizione dello scontrino che già inguaiò i grillini i quali, più furbi di Marino, li perdevano: “Mi hanno rubato il portafoglio con gli scontrini delle spese, aiutatemi, che faccio?” scrisse su Facebook Roberta Lombardi. Gli scontrini infatti sono coriandoli di cartuzze nei taschini e nei portafogli, segnalibri pericolosi perché hanno una data, sono più intimi di un diario, e magari attestano pasti e pernottamenti truffaldini, e non hanno mai la delicata malinconia dei petali rinsecchiti, dei non-ti-scordar-di-me. Gli scontrini hanno infangato interi consigli regionali, il Lazio, la Sicilia, il Piemonte …. Cota comprava mutande verdi. E poi c’è la grottesca propaganda renziana di Pina Picerno: “80 euro, ecco la mia spesa per due settimane” .Solo con Marino diventa per sempre un sospetto di infedeltà, un certificato di slealtà, un’ idea d’ Italia come grande meridione, Paese di amministratori infidi e carte false.
Il lettore, che è ormai multimediale, capirebbe meglio questo articolo se ascoltasse in sottofondo la colonna sonora ( “…e se uno dà calci son io / e se uno li piglia sei tu”) del capolavoro brechtiano che, per accidente storico, da martedì scorso va in scena al Teatro dell’Opera , “Ascesa e caduta della città di Mahagonny” che è appunto la città della corruzione, una profezia della Roma di oggi dove Marino ha fatto lo straniero. “Io – mi disse – ho anticipato Pignatone, ho cacciato Panzironi dall’Ama, ho chiuso la discarica, ho reciso i contratti di favore, ho imposto di approvare un bilancio…”. Tutto vero, ma solo in Sicilia finora si era visto il disonesto che lotta per l’onestà. Non siamo ancora al mafioso antimafia, ma il cerchio dannato è lo stesso, un po’ come in quei funerali dei romanzi gialli dove la più appariscente corona di fiori è dell’ assassino, il bacio più rumoroso è del mandante, con il risultato finale che fiori e baci sono tutti e sempre sospetti. La città di Mahagonny ha digerito Sbardella e Andreotti, e ha pure avuto con Alemanno il suo Ciancimino. Pensava di aver capito anche la goffaggine dell’onestà di Marino, non il delitto da perseguire ma la maldestrezza da deridere, la comicità da barzelletta che portò il sindaco a convocare un vertice sulla sua Panda Rossa multata 9 volte dal sistema che registra gli ingressi delle auto nel centro. Anche allora Marino denunziò il sistema informatico del Comune che avrebbe fatto meglio a chiudere un occhio (elettronico): “Mi hanno teso una trappola”. Sempre denunzia i poteri forti e il complotto politico. Mancano solo la Spectre e il Bilderberg.
Eppure prima degli scontrini, a molti di noi veniva voglia di dargli una mano anche quando faceva l’ americano di Filadelfia nella città del “maccarone, tu m’hai provocato e io me te magno”. E forse per sfortuna o per coincidenze freudiane Marino divenne l’uomo che non c’era, il sindaco sempre assente, perché sempre era in America: “Abroad mi applaudono, ma a Roma fatico”.
Davvero prima di scoprire la frode, l’Italia gli perdonava le gaffes e la goffaggine. “Non impicchiamo il sindaco ai dettagli “ dicevamo di lui anche quando vedevamo i pizzardoni con la panza arrancare in bicicletta dietro la sua bici, fisicamente co-stretti nel ruolo ancillare di ciclomoschettieri per la foto sui giornali. E anche quando, imbrogliandosi con i curriculum, Marino scelse un capo dei vigili urbani che aveva tre lauree ma che fu bocciato dall’Avvocatura dello Stato “per mancanza di esperienza nel comando”. Persino quando scoppiò Mafia-Capitale pensammo che Marino non si era accorto di quei loschi collaboratori che gli giravano intorno e che avevano la sua fiducia perché questo sindaco per noi era davvero un onesto tontolone, il colpevole al quale non si poteva rimproverare nulla o l’innocente al quale si poteva rimproverare tutto.
Mentiva già allora? Gli credemmo quando disse che non aveva mai incontrato Buzzi, e pensammo che davvero avesse dimenticato quelle foto che lo smentivano. Ebbene, ieri è stato terribile ascoltare su Radio Padania un dibattito (si fa per dire) così intitolato: “Perché Marino deve dimettersi per aver mangiato con la moglie se non si dimise per aver mangiato con Buzzi?”.
Pensammo pure che il Papa della misericordia avesse voluto esageratamente punire il tontolone imbucato a Filadelfia. Ora sappiamo che lo Spirito Santo gli aveva mostrati gli scontrini. In fondo prima dei camerieri romani è stata Sua Santità a licenziare Marino, a smascherare la sporcizia del suo candore.

18 thoughts on “La strampalata lettera del moralista peccatore e il catalogo dei mattoidi MARINO PRESENTA LE DIMISSIONI ANNUNZIANDO CHE LE RITIRERA’ // Se ne va per sfinimento, cacciato dagli osti di Roma

  1. santi lo monaco

    Egregio sig. Merlo,
    articolo geniale, come al solito. Le invidio, da morire, la capacità tradurre il pensiero in parola scritta: feroce, tagliente, netta, documentata, colta, eppure mai pomposa o pleonastica.
    Santi Lo Monaco

  2. Enzo Semroda

    UNA QUESTIONE CELESTE O UNA CONTRO-STORIA DI MORSELLI? ▌
    Giuseppe Amadei [ in “I Mattoidi Scienziati”, Bullettino Medico Cremonese, fascicolo 6, dicembre 1889 e fascicolo 1, gennaio-febbraio 1890] divideva i mattoidi scienziati in due categorie, i “cercatori che non trovano” e i “trovatori, che non cercano”. I primi non s’inducono mai a spogliarsi della loro fatale idea, per constatare di fatto come sono le cose; i secondi partono da un’idea e si illudono di attuarla, perche mentalmente sopprimono delle condizioni reali. Non ci è dato sapere se , tra i vari Bendandi, Bertossi, Blavier, Borredon, Achille Casanova, Ferrero, Giordano, Giraud, Gorini, Guerra, Kuhne, Motta, Salaghi, Tordelli, Turcotti, ci sia stato un cosiddetto mattoide scienziato delegato all’amministrazione di un borgo, piccolo o grande che fosse. Giraud e Giordano stavano tra cosmologia e astronomia, Ferrero era studioso di fisica, l’essere fisico che non differisce dall’essere morale, e giacché pubblicò da Foa e Savoiardo a Torino ne sapeva qualcosa del topos sabaudo dove il sindaco Marino, partendo da un’idea, ha pensato di poterla attuare, sopprimendo in effetti le condizioni reali: al Tre Galli il Gattinara Tre Vigne, se vai a vedere, a 32 euro non è nemmeno molto caro, ammesso che fosse dell’annata giusta. Corrispondenza tra fisico e morale di Ferrero in effetti calza a pennello col nostro conferenziere di Filadelfia(pagato; vallo a dire ai giovani studiosi italiani, quando vengono invitati ai Convegni sulla loro materia di culto se vedono una lira, e una bottiglia di vino, figuriamoci l’alloggio e il viaggio!) di pari passo con lo spostamento del Papa:”Roma senza Papa” vs “Roma senza Sindaco”. D’accordo, Morselli chissà se, in questo caso, ne avrebbe fatto il supporto per un’altra sua ineffabile contro-storia o, se, piuttosto, avrebbe contato fino a dieci, anche quella mattina del 31 luglio 1973, si sarebbe fatto una bella risata e avrebbe sparato ai ghiri che aveva sul tetto, quelli che un noto romanziere affiliato all’industria culturale scrisse che fu per essi che Guido Morselli si sparò! Aurelio Turcotti era nel secolo XIX ex canonico, regio provveditore agli studi del solo anno scolastico 1848-49 e deputato al parlamento nazionale subalpino, elaborò la scienza nuovissima del multiplo naturale: ad esempio, sosteneva che il prodotto non è il produttore, il fine non è il principio, né il mezzo, qui un sindaco capitale cosa potrebbe fare, quale sarebbe il suo fine che non è il principio, e perché allora la verità non sta nel mezzo? Ma il multiplo naturale, se ben guardiamo, è nella logica amministrativa degli scontrini e delle testimonianze dei camerieri. Tordelli, quello era un ragioniere. E quando gli venne in mente la nuova teoria, sapete dove avvenne e in che condizioni? “In una sera, dopo aver mangiato in una trattoria della mia città nativa, fra una boccata di fumo e un’altra, forse (pensando e ripensando), per associazioni d’idee, nel vedere che il fumo saliva giunsi a concepire che, come venivano mossi, dalla forza del calore, il fumo, le faville del fuoco che ardeva in un camino vicino, e un piccolo pezzettino di carta velina(che non era uno scontrino, questo è certo) avvicinato alle estremità di un lume a petrolio, così quella stessa forza, ossia il calore, che faceva muovere corpi piccini, avrebbe dovuto far muovere corpi anche grandissimi, come sono i pianeti e i corpi celesti”. La trattoria e il multiplo naturale, per via dello scontrino, la cosa si fa grandissima, non c’è scampo, l’importante, poi, è aver curare di mandar giù un noto digestivo di Torino!

  3. fiorenzo

    Sei vecchio hai 64 anni vattene in pensione stai rimbambendo. Vedi nemici ovunque,ed ovunque om chiunque vedi un obbiettivo da attaccare con perfida ed astiosa cattiveria si tratti diprovince si tratti di Totti si tratti di Marino si tratti di quello che fu il tuo sud ituoi compaesani hanno promosso raccolta firme per farti bannare dall’ordine dei giornalisti.
    Articoli sputanti fiele di persona repressa sono i tuoi. Curati

  4. turi u guastaturi

    Quelli che scrivono dentro nei siti internet perché ci hanno dei figli da mantenere… eh Merlo, e anche oggi la pagnotta te la sei guadagnata! Però la dignità, Merlo, la dignità la stai trascurando. Non va bene, Merlo.

  5. Gli spari sopra

    Ma lei crede che i suoi lettori siano una massa di decerebrati? Ma crede davvero che bastino un paio di citazioni e 4 metafore per far attecchire tutte queste menzogne nella testa della gente?

  6. Enzo Semroda

    Ah, e il principio di O’Brien, la teoria delle 750 lire? Com’era? Possibile che, essendo di casa in quel di Pittsburgh e Filadelfia, non lo conoscesse, visto che “Murphy’s Law “è del 1977? “Note-spese il cui totale è divisibile per 1000 sono sempre guardate con sospetto”…

  7. Ignazio Montani

    Su Marino si può infierire. Facile facile e poco rischio. Ci sono altri goffi e mascalzoni che meriterebbero altrettanto ingegno. Ma se ne sta alla larghina. Ti pizzico un po simpaticamente ma senza ingegno e poca mira.

  8. Andrea Castagnini

    Caro Merlo,
    Marino avrebbe fatto meglio a continuare a fare il suo lavoro di chirurgo. Ma, lo saprà fare? Spero proprio di si’. Sicuramente ha dato l’impressione di essere fuori luogo, ma penso che sia “sommariamente onesto”. È sprovveduto.
    Non è cosi per gli altri che lo stanno mettendo in croce. A quando un suo scoppiettante editoriale sugli scontrini mancati di Renzi, 600 mila di pasti a carico dei contribuenti, ci si nutrivano tutti i bambini in Africa! Più le trasferte in USA. La Corte dei Conti sta indagando, lo sa vero?
    Ma di che stiamo a parlare?

  9. Gianni Lami

    Ma quant impegno! Uno sforzo letterario smisurato per irridere su un uomo maldestro ma onesto. Dimissionato dai ristoratori con una memoria di ferro. Ha ragione. Ora la immagino impegnato a mettere insieme una raffica di battute per casi meno umani.

  10. Angelo Libranti

    Fa tenerezza, infatti, l’implume uccelletto da me definito, in altra occasione, l’oco giulivo.
    Intanto continua a ridere, ridere, non rendendosi conto che dovrebbe governare la capitale d’Italia e non una oscura borgata di provincia.
    La sua lista civica sarà formata da “sfigati ridens” e apparterranno sempre più alla categoria dei “purciari”, quelli che fanno la cresta sulla spesa, trovano scuse per non non pagare le multe e carpiscono cene alla comunità.

  11. Stca

    ora che è provata l’assoluta infondatezza e pretestuosità della polemica sugli scontrini, ora che neanche orfini e il pd parlano più degli scontrini come motivi del contendere, alludendo piuttosto a presunte “incompatibilità” politiche, come la mettiamo?
    A casa mia, cioè per qualsiasi comune mortale costretto a rendere conto davanti alla legge (e senza trattamenti di favore e salvacondotti di casta) dei propri comportamenti e delle proprie parole, questo suo goffo pippone si configurerebbe come “diffamazione a mezzo stampa”…
    Se la legge fosse davvero uguale per tutti,. uno che come lei ha impunemente e ferocemente insultato e calunniato in questi termini, certamente sarebbe costretto a renderne conto in tribunale.
    Ma lei è un intellettuale, un giornalista giusto?
    Le sue non sono calunnie! Non siamo davanti a un reato, ma bensì a una “libera espressione di pensiero”, a un sacrosanto esercizio del diritto di critica!
    Se la caverà anche stavolta, vogliamo scommettere?
    Lei è un poveretto, vigliacco oltre che fisicamente deforme (si addrizzi quell’occhio, sembra polifemo).

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