Il vecchio e il giovane opposti e solidali LA FESTA MALINCONICA DELLA NUOVA ITALIA

Messo da parte il solito cinismo, l’aria è di festa malinconica e nella sala stampa del Quirinale sembra un Natale, ma di magro. In piazza una bella signora si difende dai raggi del sole usando la copertina dell’ Espresso che raffigura Renzi come un Napoleone a cavallo, e persino i giornalisti vengono presi d’assalto come se avessero già la luce di quel Graal:” Si sa già qualcosa”? Ieri non era solo la Roma dei poteri ad aspettare Godot ,ma c’era dappertutto la sensazione del fatto nuovo, e tutti volevano capire cosa stessero facendo lì dentro il più vecchio e il più giovane degli italiani, se litigavano, e perché non uscivano da quel conclave ,e chi erano i ministri: “E’ vero che anche Berlusconi è contento?”
Il vecchio e il giovane sono stati dentro per due ore e trentasei minuti e non è stata battaglia, “il mio braccio – ha detto Napolitano – non è stato sottoposto a prove di ferro”, ma è stata certamente una schermaglia, una specie di danza estenuante tra l’indugio e la fretta che forse li ha spossati entrambi . La coppia Napolitano-Renzi ha infatti prodotto l’ultima novità del laboratorio Italia: la lotta, solidale in coraggio, tra il giovane Matteo che scompone e il vecchio Giorgio che ricompone, la tenzone salva-Italia tra il magnanimo capo indiano che pretende di domare, e il focoso guerriero indiano che vuole straripare.
E poiché nella danza c’è sempre uno che conduce, Napolitano che, secondo il giudizio di Curzio Malaparte, “non perde mai la calma neppure dinanzi all’Apocalisse “, ha imposto a Renzi il suo passo. E dunque per prima cosa ha cercato di rimettere agli Esteri la Bonino, che Renzi ha fermamente escluso dalle sue ninfe egerie non tanto per necessità di bilancino ma soprattutto perché Emma ha sperperato in un solo giro di giostra gran parte del tesoro radicale che in passato l’aveva resa unica e dunque mai sostituibile.
E quando è uscito con il sorriso vincente, Matteo Renzi si rigirava la fede al dito mentre spiegava che “mai l’Italia ha avuto un governo con la parità di genere”. E non era solo un tributo alle quote rosa, perché quelle di Renzi sono le donne normali di un paese normale: “spero che le italiane capiscano che la politica non è quella roba inutile” per soli uomini. Mogherini, Boschi, Madia, Guidi, Lanzetta e Pinotti non sono le rose del ventennio, né le lupe di Silvio e neppure le amazzoni di Bossi. Sono invece la dolcezza della gens nova, non affamate ma pronte a perdersi nella politica e al tempo stesso rassicuranti e pacificanti custodi dell’ irruenza del capo: “Finalmente otto donne, e senza volere fare paragoni e competizioni credo che ci sia stato solo un ‘De Gasperi tre’ con meno di sedici ministri”.
Ma poiché nella danza non c’è solo chi conduce, ma anche chi seduce, Renzi, che alla Leopolda non sopportava interventi di più 4 minuti perché “è quella la soglia massima dell’attenzione”, ha imposto al passo lento di Napolitano il suo peso di libertà a volte baldanzosa e a volte birichina. “Ci sono molte novità che hanno il segno del presidente del Consiglio” ha detto il capo dello Stato e probabilmente nulla sapeva di quel tweet di maleducazione delle 18, 46, dopo due ore e venti di colloquio: “arrivo arrivo, è la volta buona”. Quello è stato uno sbuffare di Renzi, un mettere la minigonna al protocollo, come l’impazienza di un papà che dalla sala parto prima ancora di abbracciare il neonato manda un messaggino ai parenti, una goliardia che fa il paio con quell’altra cattiva maniera che ieri mattina lo aveva spinto ad annunziare a tutti, tranne al Quirinale, che alle 16 sarebbe andato al Quirinale.
Napolitano è il solo capo dello Stato che sin dal primo giorno si è mosso a suo agio nell’immenso palazzo fastoso e costoso che ha messo soggezione a tutti gli altri, da Pertini a Scalfaro a Cossiga e a Ciampi. Renzi invece ieri rivendicava di esserci venuto “pochissime volte” e dunque avanzava impetuoso tra affreschi e cerimoniale temendo sempre di inciampare in un corazziere sull’attenti perché qui, dove forse nasce l’eccesso d’enfasi della vita pubblica italiana, tutti diventano corazzieri, anche il portavoce, l’elegante Maurizio Caprara che gli italiani in questi giorni di consultazioni hanno imparato a riconoscere ben vivo e tuttavia immobile sullo sfondo, come il motore di Aristotele.
Renzi legge la lista dei ministri e si capisce subito che non è il nitrito del cavallo riottoso ma che questo è il suo governo, “il governo Renzi”: non più governi del presidente, non più tecnici prestati alla politica, professori che fingono, professori che piangono, professori che mentono e basta con la demagogia della giustizia che non è politica, Nicola Gratteri è un simbolo della lotta alla ‘ndragheta ma sarebbe stato l’ennesima supplenza di un magistrato: “Voglio che l’Italia si riconcili con la politica”.
E ancora: “voglio vivere con sano entusiasmo e baldanza” dice l’uomo che si sente investito dalla veemenza dell’indignazione generale. “Sono un ragazzo” ripete tante volte, e forse è il ritornello del suo cantante di riferimento, Jovanotti: “Sono un ragazzo fortunato / perché mi hanno regalato un sogno”. Di sicuro ieri la sua gioia era genuina, tanto che gli veniva difficile indossare un viso serio, di circostanza. E infatti non riusciva più a trattenere le battute ai giornalisti: “non vorrei farvi perdere Sanremo”, “questa volta non ho sbagliato abito”, “non è la Settimana enigmistica”, “non posso più chiamarvi per nome, mi è stato caldamente sconsigliato”, “le mie pause stanno diventando celentaniane”. Ebbene, questa è l’ allegria del rilassamento, l’evviva del dopopartita, la felicità della vittoria. Un presidente del consiglio così raggiante è una novità per l’Italia. Finalmente Renzi non parla di fatica, di servizio al paese, di pesante dovere. Per la prima volta il governo non è il calice amaro che da Aldo Moro a Mario Monti tutti hanno bevuto nascondendo il piacere, dissimulando, accigliati e severi, la legittima soddisfazione.
Anche per questo è sicuro che Napolitano a un certo punto s’era impuntato. Se Renzi infatti si è sentito soffocare dall’avvilimento dei vertici di maggioranza e dal mercato delle poltrone che ha ceduto ai marines di Alfano senza neppure discutere, Napolitano è stato il regista delle buone ragioni dell’Europa e della banca centrale, ha posto il veto alla filosofia pop, quella dei botti mediatici, a un governo da isola dei famosi. E si capisce che solo grazie alla prudenza di Napolitano che lo ho ha dosato e sorvegliato, Renzi è rimasto l’attor giovane con il bellissimo torto di prendersi il futuro.
Per Napolitano è una liberazione non avere più l’obbligo di tutela; la sua parentesi presidenzialista si è conclusa, ora lo accompagnerà nel varo delle riforme senza rubargli il ruolo di “decisore”. Il vecchio e il giovane , appaiando la spada che ferisce e separa con la spada che cuce e ripara ieri hanno tenuto a battesimo la nuova classe dirigente, anche se nelle ricomparse, meno vistose delle novità, c’è il cedimento, la diplomazia, con la rottamazione che entrata a palazzo accenna passi di restaurazione. Ecco perché quando escono, uno dopo l’altro, qui nell’anticamera riservata ai giornalisti sorridono sia l’uomo della politica sia quello dell’antipolitica, il principe Ippolito e il garibaldino Lando, e speriamo che non abbia ragione Pirandello che li raccontò tutti sconfitti, i vecchi e i giovani della nuova Italia.

4 thoughts on “Il vecchio e il giovane opposti e solidali LA FESTA MALINCONICA DELLA NUOVA ITALIA

  1. Emanuele Antonuzzo

    Sconfitti non sono Napolitano e Renzi, sconfitti siamo noi italiani (onesti). Il vecchio sta bloccando la democrazia, il giovane è un mediocre che la televisione e i giornali hanno fatto diventare bravo. In questo senso, purtroppo, anche la Repubblica sta facendo la sua parte. Non voglio essere troppo critico – la speranza è l’ulima a morire – ma alcune considerazioni vanno fatte. Se Renzi e, soprattutto, Napolitano fossero politicamente seri avrebbero dovuto dire chiaro e tondo che il governo si doveva fare a tempo. Stabilire la durata e presentare il programma formato da poche ed essenziali riforme: modello di Stato centrale e periferico; modifica dei sussidi al reddito (con l’introduzione del reddito minimo di cittadinanza); semplificazione normativa; avviare un piano degli investimenti materiali e immateriali; legge elettorale che rispetti la democrazia (e non quella super porcata pensata da Verdini e concordata col delinquente di Arcore). Durata massima del governo diciotto mesi, elezioni a giugno 2015. Solo così avrebbe avuto senso che il segretario del maggior partito presente in parlamento guidasse il governo. Invece, un governo che a prima vista non sembra di qualità migliore di quello guidato da Letta, obiettivi da realizzare in quattro mesi che ovviamente saranno portati avanti soltanto in televisione, garanzia per i soliti noti, cavoli amari per tutti noi. Caro Merlo, ritorni a pensare e scrivere come sa fare. Renzi è una patacca, questo lo sa pure lei, facciamo in modo che la politica sia una cosa seria.

  2. francesco dal pane

    San Francesco Merlo che parlava a tutti gli uccelli, non solo ai merli, torna a scrivere un pezzo epocale, purtroppo non miglio del suo sacco ma di quello di Padron Scalfari. L’ARTICOLESSA ricorda due celebri canzoni degli anni 70 il vecchio e il bambino di Guccini dove i vecchi subiscon l’ingiuria degli anni non sanno distinguere il vero dai sogni..e in ginocchio da te di gianni morandi dove il grande giornalista si sdraia supino di fronte a re Giorgio e al nipotino Renzi. Grande prova di carattere del merlo. Chiedo ufficialmente il lecca lecca d’oro premio alla retorica aulica delle camicie nere-rosse

  3. angelo libranti

    Dopo appena 7 gioni Merlo si è riposizionato mandando a vacca gli entusiasmi, con relativi ringraziamenti, delle Emanuele, dei Capurro e degli Stefani ed anche della Lampugnani.
    Scalfari si metta l’animo in pace; non sarà mai nominato senatore a vita.

  4. NN

    Salve.
    Debbo segnalare un commento gravemente lesivo nei miei confronti.
    Come posso contattarla in privato?
    Ho lasciato la mia mail prima di postare il commento.

    Grazie per l’attenzione

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