L’ITALIA DEGLI INSULTI ECCELLENTI

Un damerino che scaracchia è come uno scaricatore che sferruzza all’uncinetto. E’, insomma, così delicata e diafana l’apparenza del ricchissismo Jaki Elkann che la volgarità che è uscita dalla sua bocca contro il marchio Tod’s – “va male, rispetto ai concorrenti è un nano”, ha detto di Della Valle – è un capovolgimento, un fuori luogo molto più tenue e tuttavia ben più deflagrante del “vaffanculo” di Grillo, del “sei una merda” della De Girolamo e del “vada a farsi fottere” di Massimo D’Alema.
Più attrezzato e dunque meno sorprendente è Diego Della Valle che ha risposto ad Elkann :”Sei un poveretto e un imbecille”. La febbre lessicale di Elkann è inaudita come il riso di Bergson, nel senso che è comica perché è un sottosopra strabiliante. La mala lingua per Della Valle è invece una vecchia uniforme, un codice abituale, è il suo ‘verso’, come l’urlo stridulo, il pàupulo del pavone. Insomma, questo importante imprenditore si era già guadagnato un posto stabile nella commedia all’italiana (cinepanettone, ovviamente) e basta qui ricordare – una per tutte – che, per replicare a Roberto D’Agostino, affittò un aereo che girava l’Italia esibendo lo striscione “Dagostrunz”.
L’Italia delle buone maniere non esiste più, il turpiloquio di un deputato grillino, che mai per altro si era distinto, come tutti ricordiamo ha trascinato le migliori firme del paese dentro un orribile dibattito finto colto sull’oralità, non nel senso della tradizione omerica. E Di Vittorio e Berlinguer si coprirebbero gli occhi per non vedere la rissa che è scoppiata tra i compagni della Cgil, gli uomini che governarono le plebi e stanarono le brigate rosse ridotti a garzoni di macellai, il sindacato regredito a tifoseria da curva sud con i fans della Camusso e quelli di Cremaschi-Landini che si prendono a schiaffi, spintoni e calci.
I conflitti italiani sono un minestrone di ira, grida, sputi e insulti .Anche i due più grandi allenatori di calcio, i più vincenti, Conte e Capello ieri si sono insultati con le gote accese su quale delle loro squadre “puzza” di più, come già avevano fatto nelle riunioni del Pd Renzi&Cuperlo, e Fassina&Renzi. Lo scontro politico che una volta era libro contro libro adesso è duello rusticano. Berlusconi ha dato dell’utile idiota al suo ex delfino che ha risposto con il massimo dell’insolenza consentita ad un gregario che, sebbene imbizzarrito, è uso ad obbedir tacendo: “Berlusconi è irriconoscibile”. Non gli aveva mai visto “la rabbia e il rancore”. E poi la stoccata: “Si è circondato di troppi ‘inutili’ idioti”.
Solo adesso che è stato insultato da Berlusconi, Alfano ha scoperto che sono inutili e idioti i suoi ex compagni, con i quali sino ieri ha diviso tutto: è stato il loro leader, il loro amico, il loro complice. Ora li insulta per non insultare il capo. E i gregari sono ben contenti di prendere le botte destinate al capo: ogni botta è un onore. E però a questo siamo ridotti, a benedire la soggezione di Alfano che almeno ha frenato la malalingua un attimo prima del turpiloquio.
E infatti del turpiloquio in politica, identitario nel Movimento 5 Stelle nato in un radioso ‘vaffa –day’, sono pieni gli archivi dei giornali. E così nello spettacolo, nella satira, nel twitter e nei social network, nei titoli di molti quotidiani e persino nella tv delle ore protette, quella per famiglie. Questo è un paese corrotto anche nel parlare. Proprio noi che siamo la patria del dolce stil nuovo, della lingua senza abusi, dell’utilissimo distacco formale, dei cari dimenticati salamelecchi come protezione dello stile e delle relazioni civili.
Il turpiloquio è la scorciatoia per non pensare. Fingendo di essere tutti grandi artisti provocatori , gli italiani coprono il vuoto d’epoca con le male parole che sono parole andate a male. Dietro gli insulti volgari tra Elkann e Della Valle c’è la sventura che agita questo Paese, irrita e trasforma tutti, anche i più generosi: un propedeutico alla violenza, un allenamento. Ed è una volgarità che andrebbe affrontata come emergenza nazionale, come i terremoti e le alluvioni perché il degrado della lingua anticipa la macelleria di strada. Che cos’è stata la violenza brutale di quel commando di vigliacchi incappucciati che a Genova hanno sprangato due coppie di clochard mentre dormivano per strada? Che altro era se non la fase terminale di una “rottamazione”?

2 thoughts on “L’ITALIA DEGLI INSULTI ECCELLENTI

  1. vuesse gaudio

    ▐ C’è la Legge di Potter, tra le leggi di Murphy, che dice che la virulenza delle polemiche su un argomento è inversamente proporzionale alla reale importanza dell’argomento stesso. Mettiamoci sopra la società dello spettacolo del buon situazionista che fu Guy Debord e un po’ di parodia della psicoanalisi epiteto versus epiteto e abbiamo la negazione totale della Legge di Ross: “Non annunciate mai l’importanza di una dichiarazione prima di averla fatta”. L’effetto è quasi magico: si parte da un’affermazione a cazzo(la prego, pensi un po’ a come lo cantava Giorgio Gaber in “Quando è moda è moda”), a cui si risponde direttamente senza passare dall’identità di pensiero, tipo l’ho sempre detto io che quello sparava cazzate, subentra un altro che non la tira per le lunghe e sembra che non sappia che, a spararle così grosse, c’è sempre il buon codice penale in vigore dal 1931, ma ciò che davvero conta non sono i fatti in sé o le persone, ciò che davvero conta è il nome che si riesce a dare non ai fatti ma alle cazzate sparate dall’altro, io non lo so se è colpa della Legge di Fitz-Gibbon, quella della creatività che è inversamente proporzionale al numero di cuochi che stanno facendo il brodo, ma, in definitiva, ci sono due tipi di persone che sparano cazzate e fanno il brodo: quelli che dicono la cretinata d’avvio e quelli che la ripetono; poi ci sono quattro tipi di persone che non sanno stare zitti, quelli che non sanno stare zitti e non fanno niente, quelli che parlano per far star zitti chi non potrà parlare mai e non fanno niente, quelli che parlano e fanno qualcosa, e quelli che parlano di quello che non fa quello che ha parlato prima. Ma Mia Nonna dello Zen, che sapeva stare zitta, un giorno mi sorprese consegnandomi una sua legge di Aragon(1) capovolta: “Funzione propria del cretino è fornire cretinate ai cretini in tempo reale”. Il padrone, poi, da che mondo è mondo, passa all’incasso per il diritto d’autore. ▐
    (1) La Legge di Aragon effettiva: “Funzione propria del genio è fornire idee ai cretini vent’anni dopo”.

  2. angelo libranti

    Questo è il risultato di quasi 70 anni di pseudo”democrazia”, aggravato dalle gesta di gentaglia che nel 1968 dettero la svolta negativa ad una società debole, succube su tutta la linea dei violenti e degli anarchici.

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