LA DEA BIANCA

Giuseppina Pesce di Rosarno è la ‘dea bianca’ che, per strappare i figli al destino, ha spedito in galera il padre, lo zio, il fratello, il marito, i suoceri, i cognati… In ogni famiglia mafiosa c’è una donna che trasmette i valori (maligni), una moglie che accudisce la casa (il covo), una madre che assicura la discendenza (alla cosca), una matriarca che prega per i delitti commessi: <i peccati necessari> li chiama la moglie di Michael Corleone, alla fine del libro di Puzo.  Nel film invece la moglie (Diane Keaton) del padrino (Al Pacino) proprio per sottrarre i figli ai <peccati necessari> abortisce e va via a schiaffoni.

Nella realtà la ‘ndrangheta non prevede il divorzio e non si accontenta di schiaffi perché la cosca è una famiglia dalla quale nessuno può uscire e meno che mai è permesso portar via un figlio maschio. E infatti il marito di Giuseppina ha fatto di tutto per tenere con sé almeno il bambino. Hanno anche due femmine e ovviamente su questi  tre figli si sono avvolti come una ragnatela i pregiudizi del paese. Del resto è per negare la  discendenza a Giasone che la Medea di Euripide uccise i figli (Mermo e Fere) che aveva avuto con lui.

Ma oggi non c’è teatro e non c’è cinema che riesca a raccontare le famiglie calabresi, le fratrie, roba da sciiti, con un spettacolarizzazione della ferocia in mezzo alla quale lo stereotipo della puttana infame e pazza si ossigena e si rigenera nel sangue e nel sugo di pomodoro. Pregiudizi arcaici dunque, ma anche attrezzature militari sofisticatissime, e modernissime capacità finanziare che da Gioia Tauro arrivano a Francoforte e Tokio. Così la storia di Giuseppina diventa l’ospizio di tutti gli eccessi non solo criminali, ma anche sentimentali e persino poetici, in un turbinio di uomini mascherati e mitra, minacce, rapimenti, botte, soldi, pentimenti e sullo sfondo un altro uomo, la delicatezza dei magistrati (donne), tribunali e carceri, la lotta contro il familismo,  <il futuro dei miei bambini e l’amore per un uomo che mi ama per quello che sono e non per il cognome che porto>.

Il coraggio di Giuseppina ha fatto saltare in aria il destino dell’intera Rosarno, 15 mila abitanti, almeno 250 affiliati accertati, 7 nuovi a settimana. <Se a questi – ha spiegato il procuratore Giuseppe Pignatone – aggiungiamo parenti, amici o conoscenti, significa che la ‘ndrangheta controlla la vita dei cittadini… perché ha la maggioranza>. Insomma l’intero Paese è famiglia, alla quale può essere sacrificato anche il legame naturale. E infatti ci sono madri che consegnano  i figli ‘traditori’ ai loro carnefici. Se si ribellano finiscono come Maria Concetta Cacciola, costretta al suicidio, e come Lea Garofalo torturata e sciolta nell’acido.

  Nel sud, sosteneva Sciascia, vige un matriarcato un po’speciale. Nel senso che in tutto il Mediterraneo, nel mondo del burqa come  in quello della mafia, al centro di ogni cosa c’è la donna. E ci vuole sempre una Franca Viola o una Giuseppina Pesce per ridisegnare il futuro nel sud del  mondo dove Dio è femmina.

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