Il disastro dei Beni Culturali / IL PROFESSORE PONZIO ORNAGHI

Al ministero chiamano Lorenzo Ornaghi “professore Ponzio” e non solo perché ha governato, almeno sino ad oggi lavandosene le mani, la più scandalosa delle emergenze, i Beni Culturali, immenso e immensamente malandato patrimonio dell´identità italiana. Ma anche perché «siamo ai piedi di Pilato» è la realistica e simpatica espressione popolare ed evangelica che egli stesso usò con i colleghi della Cattolica quando seppe che non gli avrebbero dato la Pubblica Istruzione.
Vi entrò dunque da «tecnico serio, ma senza competenza» mi dice una imprenditrice veneta del restauro. E infatti «non so cosa significa Beni Culturali» confessò il giorno del giuramento al Quirinale. Lo sfogo fu preso come scaramanzia e come viatico, un cuscinetto di ironia tra se e sé, e uno spazio di libertà tra sé e quel difficile mondo sottosopra. Professore di Scienza della Politica e Rettore magnifico di lunga esperienza, Ornaghi era infatti molto bene attrezzato a studiare, capire e affrontare, e con nuovi codici magari, i Beni Culturali senza la sgangherata inefficienza di Bondi, che negava i crolli di Pompei e maltrattava la cultura viva e la cultura morta, e senza le polemiche sopra le righe della meteora Galan.
Ornaghi sembrava persino finalmente libero dalla politica politicante, come fu soltanto il rimpianto Alberto Ronchey tanti anni fa. E dunque sembrava perfetto per una legge quadro sull´architettura, per una nuova normativa sul cinema, per una ristrutturazione della lirica, per mettere a punto un piano di guerra che, come quello di Befera contro gli evasori, scovi e insegua uno per uno i tombaroli che da Cerveteri ad Aidone, da Palestrina ad Aquileia rovinano le nostre rovine e derubano gli italiani. «Forza Ornaghi!» pensammo dunque quando lo nominarono. E invece: chi l´ha visto?
Brianzolo, 64 anni, cattolicissimo e scapolo, cappotto nero da prete, poco meno di due pacchetti di “Camel light” al giorno, una voluta somiglianza con il suo maestro di morale don Giussani, sempre compiaciuto della parola “Padania” in onore dell´altro suo maestro Gianfranco Miglio, il ministro ha esordito presentando un pio libro di Maurizio Lupi, riceve tutti i giorni Buttiglione e Quagliariello e insieme fanno combaciare asole e bottoni di una nuova ipotetica Dc, combatte «la dittatura relativista della cultura laicista»… È insomma molto attivo nella militanza ciellina, ma non ha preparato piani di riscossa per Pompei dove continuano quei minicrolli che sono la rivolta delle pietre contro l´incuria che viene certo da lontano ma costò al povero Bondi l´eccessiva fama mondiale di killer of Pompei´s ruins. Il progetto Pompei coinvolge almeno tre ministri (anche gli Interni, in funzione anticamorra) perché l´Europa ci chiede garanzie per il finanziamento già stanziato e mai erogato di 105 milioni. Ma Pompei è come lo spread, è un impegno che il nostro ministro deve prendere con il mondo, simbolicamente lì è l´Italia intera che rischia il default. Per un ministro dei Beni Culturali che ama il suo Paese, Pompei è il Luogo Comune nel senso del più comune dei luoghi, vestigia e simbolo della civiltà occidentale, valore identitario e tuttavia senza nazionalità, il capolinea di tutte le strade del mondo: salvarlo significa salvare il mondo. Da sola Pompei vale un ministero, una carriera, una vita. E invece Ornaghi si comporta come un Bondi con molta più cultura che però, in questo caso, diventa un´aggravante. Ha scritto autorevoli saggi sulle élite pubblicati dal Mulino, parla correntemente inglese, francese e tedesco, è un cultore di musica classica, appassionato di storia di Milano e di società milanese, e non solo in senso alto: la sua prima lettura al mattino sono le pagine dei necrologi.
Perché l´innamorato di Milano non dice una parola sulla sciagurata paralisi della Grande Brera, commissariata e dimenticata? E tace pure sul Palazzo del cinema di Venezia dove al primo scavo, trenta milioni di euro per 3,10 metri di profondità, hanno trovato, sotto una pineta, quel demonio dell´amianto e non c´è esorcista che possa andare avanti né tornare indietro su una superficie di 10mila metri quadrati, mentre l´impresa (la Sacaim) è finita in amministrazione controllata, e c´è ancora in carica un commissario, come del resto all´Aquila, in realtà un sub commissario, un vice di Bertolaso. E i collaudatori erano quelli della cricca, e forse si farà solo un auditorium, ma un po´ più in là … Questo sì è cinema! In quel buco di Venezia c´è la fantasia della scuola napoletana, è il buco dei magliari d´Italia. Vuole parlarne, signor ministro?
Ornaghi dirige il traffico e controlla gli affari delegando al solito capo di gabinetto Salvo Nastasi, amico più di Letta che di Bisignani, genero di Gianni Minoli, e commissario ovunque e per tutte le stagioni: dal San Carlo di Napoli al Maggio Fiorentino… Sin dai tempi di Urbani, Nastasi è l´avvolgente potenza invisibile dei Beni Culturali, come l´imam occulto degli sciiti. E infatti Ornaghi, via Nastasi-Letta, costretto dalle reazioni dell´intera città di Venezia, ha confermato Paolo Baratta alla presidenza della Biennale. E però poi gli ha mandato, come guastatore nel consiglio di amministrazione, il presidente della Fondazione Roma Emmanuele Emanuele, vecchio notabile del parastato e del Circolo della caccia, gran protettore di Vittorio Sgarbi, premio letterario Mondello per le poesie raccolte in “Le molte terre” e “Un Lungo cammino”, già premiato a Tor di Nona. Pittoresco e manovriero, ha esordito annunziando che è lui l´unico a rappresentare sia il ministero sia l´albo d´oro della nobiltà, e tra Baratta e Ornaghi è cominciata un´agra corrispondenza… Perché?
A Nastasi si contrappone il sottosegretario Roberto Cecchi, più cauto ma non meno avido di supplenza. Già funzionario del ministero, a lui si devono il pasticcio del Colosseo affidato a Della Valle e il famoso malaffare del crocifisso erroneamente attribuito a Michelangelo: tre milioni che un rinvio a giudizio della Corte dei conti ha censurato; sarebbero bastati trecentomila mila euro. Ebbene, il ministro non ha né difeso né cacciato il suo sottosegretario: “professore Ponzio”, appunto.
E non dice nulla sul Centro del libro, una struttura agile ma costosa che non ha mai cominciato a lavorare: forse non sarebbe inutile, ma così sicuramente lo è. E ancora: dopo la tragedia della Concordia al Giglio tutti si aspettavano una parola di Ornaghi per bloccare il passaggio delle grandi navi da crociera a Venezia: entrano dalla bocca di porto di Malamocco e poi si inoltrano nella laguna raggiungendo Riva degli Schiavoni che costeggiano sino a imboccare il bacino di San Marco, davanti al Palazzo Ducale, per poi giungere alla stazione marittima attraversando il canale della Giudecca. Neanche Marinetti, il quale nella sua devastazione, voleva asfaltare Venezia, era arrivato a immaginare le navi della follia. Dice Dante: Ed ecco verso noi venir per nave/ un vecchio, bianco per antico pelo/ gridando: ‘Guai a voi anime prave! Gli ignavi, appunto.

14 thoughts on “Il disastro dei Beni Culturali / IL PROFESSORE PONZIO ORNAGHI

  1. marcella

    Gentile Francesco,
    mi ha fatto molto piacere leggere il suo articolo sul ministro dei Beni Culturali e lo condivido pienamente. Non lavoro ai Beni Culturali ma sono molto informata da chi ci lavora di tutto quello che accade all’interno di questa struttura che tutto fa tranne che curare il nostro patrimonio.
    Quello che mi dispiace è che ci sono funzionari, che si sono dedicati, per pochi euro al mese, con grande passione al loro lavoro.
    Credo che Lei potrà trovare molto materiale per il Suo lavoro se vorrà indagare, non solo sull’operato del ministro, ma anche su quello di alcuni dirigenti.
    Grazie e complimenti

  2. Fabio Sigismondi

    Caro Sig. Francesco, Lei è un grande. Finalmente, in un momento di disossato spompatissimo piattume, ascolto dissonaze, oltretutto sane. Era ora, già mi preparavo al codice a barre sulla nuca …….
    Allora, giacchè ha il fegato, perché non spende DUE RIGHE per la classe di lavoratori cui indegnamente appartengo, cioè I RESTAURATORI? Sig. Francesco, quello che stanno tentando di farci è peggio del V girone dantesco, peggio di “Farhenheit 451″, peggio di un clistere all’acido muriatico (perdoni l’ardire, ma questo mi evoca). E nessuno dice nulla, nessuno alza un dito, e quel che è peggio, nessuno lo sa; in questo paese contano più le fregnacce del Mago Othelma della sorte di circa 12.000 lavoratori del settore.
    La prego, almeno dica qualcosa; Le assicuro che saremo in molti ad esserLe grati … ma che dico? Gratissimi.

    Fabio Sigismondi

  3. Maria

    Grazie mille per questo articolo! Grazie mille per aver portato la questione sulla prima pagina del maggior quotidiano nazionale.
    Perché in un governo di tecnici, l’unico settore a non meritarsi un tecnico è stato quello dei beni culturali?
    C’è bisogno che qualcuno ponga questa domanda al Presidente Monti.
    Saluti

  4. raffaele

    Da Bondi a Galan a Ponzio (Pilato) !
    Poveri Beni Culturali , questi sì il nostro grande vero “tesoretto” !
    E quali beni paesaggistici devastati lasceremo ai nostri figli ?

  5. Vincenzo Dello Iacovo

    Tanto per la precisione: l’incontro con gli ignavi si conclude al verso 69, mentre al 70°

    E poi ch’a riguardar oltre mi diedi,
    vidi genti a la riva d’un gran fiume;
    per ch’io dissi: «Maestro, or mi concedi
    ch’i’ sappia quali sono, e qual costume
    le fa di trapassar parer sì pronte,
    com’io discerno per lo fioco lume».
    Ed elli a me: «Le cose ti fier conte
    quando noi fermerem li nostri passi
    su la trista riviera d’Acheronte».
    Allor con li occhi vergognosi e bassi,
    temendo no ’l mio dir li fosse grave,
    infino al fiume del parlar mi trassi.

    A questo punto appare Caronte che apostrofa le “anime prave” in attesa di essere traghettate: si tratta dei dannati veri e propri, e non della

    … setta d’i cattivi,
    a Dio spiacenti e a’ nemici sui.

    Saluti.

    1. alberto casini

      Sono il vicesindaco di Vinci(si,quella di Leonardo),sono anche assessore alla cultura,con quello che comporta per un Comune come il mio ,che ha dato i natali al Genio,e essendo del PD sono sempre impegnato per difendere l’operato di questo Governo.Ma mi chiedo:si può continuare a gestire così la Cultura nel nostro paese?Alla faccia dei costi della politica,quelli come me per 900 euro al mese tengono in vita un pur vacillante rapporto tra cultura e società civile e poi al Ministero si comportano così?Grazie di tutto,ma purtroppo i giornalisti non bastano,oggi ci vuole davvero una Politica che riconsegni la cultura Italiana alla sua gente.

  6. Luca Caburlotto

    Grazie Francesco Merlo per quanto scrive. Le segnalo se vorrà approfondirla (è una vicenda paradossale, grottesca e tragicomica) la questione dei colibrì di Miramare, che mi vede impegnato da un anno e mezzo quale soprintendente del Friuli Venezia Giulia con sede a Trieste in una battaglia che, a dispetto dei minuscoli volatili, appare gigantesca e ha mosso il presidente del consiglio, ministri, capi di gabinetto, ambasciatori, direttori generali, magistratura, università, prefetture e quant’altro. Un assaggio nel breve ma ben centrato articolo di Tomaso Montanari su “Il fatto quotidiano” di alcuni giorni fa di cui copio il link http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/02/qualcuno-lucr-sul-nido-del-colibr/195019/ e in quello più ampio di Edek Osser su Il giornale dell’arte di dicembre scorso http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2011/12/111196.html (entrambi senza smentite ministeriali). Riservatamente le posso fare avere ulteriore amplissima documentazione. Saluto Lei e i Suoi lettori, Luca Caburlotto

  7. carlo cetteo cipriani

    Un tale articolo mi lascia esterrrefatto. Ma che s’aspettavano: un mago che con la bacchetta magica risolvesse tutto ? Se anche fosse uno supertecnico che sa tutto cosa potrebbe fare a Venezia ? o a Pompei ? o altrove. La questione è di fondo, dello Stato divenuto burocratico con il diritto che portato agli estremi sfascia tutto, non permette di fare.
    Di uno Stato dove i tecnici sono stati messi in terzo/quarto piano dagli amministrativi e dai contabili, dal Ministero delle Finanze/Tesoro e dalla Corte dei Conti che controllano occhiutamente tutte le formalità senza pensare alla sostanza. Dove un dirigente – a vari livelli- non può scegliere a chi far fare un lavoro in base alle capacità, ma deve fare una gara che vince chi chiede meno (cioè in genere chi fa il lavoro peggio), se non ci sono ricorsi infiniti che bloccano tutto per anni.
    Se non si torna al predominio dei tecnici ed alle carriere fatte per le capacità dimostrate invece che per le laure/diplomi/master ecc., non se ne esce, manco con Mandrake !

    1. andrea

      Riguardo alla possibilità che il sig.Carlo invoca, di poter assegnare i lavori in modo discrezionale sono assolutamente contrario; chi mi garantisce che il tal dirigente sia in grado di valutare le capacità delle imprese o che ancor peggio non abbia interesse privato nell’assegnazione? Tutto a parer mio deve essere assegnato tramite gara, pubblica e trasparente, dando a tutte le ditte interessate in possesso dei requisiti richiesti, le stesse possibilità di aggiudicazione. Sono i criteri delle gare che vanno riformati eliminando per esempio il massimo ribasso su capitolati già ridotti all’osso. Conosco questa realtà e posso tranquillamente affermare senza tema di smentita che l’aggiudicazione discrezionale porta solo a creare circolichiusi, regalie e negazione della concorrenza.

  8. Pier

    La situazione descritta da questo articolo è quella denunicata dalla trasmissione Presa diretta condotta da Riccardo Iacona che è andata in onda su Rai Tre domenica 26 febbraio con la puntata “Cultura a fondo”.
    Tra le altre cose abbiamo visto un impietoso confronto con la Francia per quanto riguarda la situazione dei finanziamenti pubblici per la cultura. Abbiamo potuto ascoltare un’intervista con il ministro della cultura francese Frédéric Mitterand. Ma quanto a Ornaghi, lui non si è lasciato intervistare.

  9. Elisa

    Gentile Francesco, mi ricollego al primo commento.

    Anche io ho un po’ di esperienza del MiBAC, e ho viste, sentite e vissute, di tutti i colori, prima dal di fuori (ho collaborato per tanti anni con diverse Soprintendenze), e ora dal di dentro (sono dipendente del MiBAC).
    Confermo ciò che ha detto Marcella: la tutela del partrimonio è ormai l’ultima delle preoccupazioni di questo Ministero.
    Sono a disposizione se vuole materiale per il Suo lavoro.

  10. Gabriele Lunati

    Caro Merlo,
    approfondisca anche come vengono effettuati sprechi inammissibili nella situazione attuale.
    La trasmissione di Iacona ne ha citati tra gli altri uno che mi colpisce particolarmente e riguarda Cultura Italia, un portale dalle misere frequentazioni (ca 50.000 al mese mentre Gallica l’omologo francese ne ha 30.000 AL GIORNO!) e che costa al Ministero 1.6 milioni di euro l’anno.
    Per cosa?
    Provi a farci una ricerca e se lo capisce me lo faccia sapere.
    Tenga conto inoltre che (cosa ignorata dal servizio di Iacona) già esiste una altro portale culturale dello stesso ministero Internet Culturale che non quanto costi e quanto sia costato ma sarebbe interessante saperlo.
    Grazie in ogni caso del suo bell’intervento e auguri di buon lavoro.
    Gabriele Lunati

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>