C’E’ UN FIUME SOTTO IL COLOSSEO, MA DAL TWITTER DI FRANCESCHINI NON SI VEDE / La direttrice:”Quando piove esonda, e farebbe saltare la copertura come un tappo”

Dalla balconata del suo twitter il ministro Franceschini non l’ha vista, ma “ nel Colosseo sotto il Colosseo c’è l’acqua, il fosso di san Clemente si chiama: un fiume che ,quando piove, esonda, e in pochi minuti riempie tutto e dunque farebbe saltare l’eventuale copertura come un tappo” dice la direttrice Rossella Rea. E mi spiega che vale per il Colosseo, nell’architettura, quel che Mark Twain diceva del classico nella letteratura: “Tutti lo conoscono, ma nessuno l’ha letto”.
La direttrice Rea è un’ archeologa napoletana che lavora per questo monumento dal 1985, e dunque, se non fosse una raffinata signora, sarebbe per il Colosseo quel che Quasimodo era per Notre-Dame, custode e campanara, e forse pure fata con la bacchetta risolutrice : “Oggi coprire l’arena e ripristinare il suo aspetto originario sarebbe un lavoro raffinatissimo di filologia, di ingegneria e anche di idraulica perché bisognerebbe imbrigliare quell’acqua intervenendo chissà dove”. Perciò non basterebbe un poco di coraggio come ha scritto il ministro nel suo tweet? “No, ci vorrebbe moltissima scienza e moltissimo danaro”.
Sposata con un archeologo che si occupa del Foro Traiano, Rossella Rea ha un figlio che si chiama Michelangelo, ma non è una talebana della conservazione, del ‘non si tocca’, non ha paura degli spettacoli e dell’intrattenimento, in una parola del riuso, “purché sia di livello”, purché non sia come il Grazie Roma di Venditti girato sotto gli archi nel 1983 con quel pianoforte bianco …
Quanto danaro ci vorrebbe per coprire l’arena? “Non so dire, certamente molto, ma molto di più dei 25 milioni che l’imprenditore Diego Della Valle sta spendendo per i restauri”. Si possono trovare i soldi con qualche donazione privata? Rossella Rea apre le braccia: “Lei che dice?”. Dunque non se ne farà nulla? “Ovviamente costerebbe molto meno una copertura provvisoria, come nel 1950, per il Giubileo”. E mi mostra la foto di quella coperta di legno “che era diciamo così arrangiata, prevedeva pure un calpestio” .A che servirebbe? “ A ridare la forma in certe occasioni speciali. Si potrebbe qualche volta montare, ma non certo per eventi molto affollati”.
E racconta divertita di Paul McCartney che “percorse una passerella longitudinale fumando una sigaretta e alla fine ci fu qualcuno che si precipitò a raccogliere la cicca e ancora la conserva”. McCarteny cantò pure: “The Magical Mystery Tour vuole portarvi via … Venite, venite, satisfaction guaranteed”. Poi “abbiamo avuto le tragedie greche e, due anni fa, il concerto di beneficienza di Biagio Antonacci. E voglio dire che i monumenti non sono templi, che il riuso non è sempre profanazione”, e nonostante questo sia, dal punto di vista della Chiesa, un luogo di martirio, una Basilica.
E mi fa vedere che l’arena, anche se parzialmente, è comunque già coperta, come ai tempi dei gladiatori: “E’ stato un lavoro interdisciplinare bellissimo che abbiamo fatto nel 1998”. La parte coperta è un terzo dell’intera superficie. Il legno è stato rivestito di malta “per dare la parvenza della sabbia”. Mi mostra i piloni che non poggiano mai direttamente sulla struttura romana e hanno dei basamenti di cemento volutamente non occultati:” Qui è stato più facile coprire l’arena perché le rovine erano molto rovinate, e dunque c’era spazio. Più difficile sarebbe coprire il resto”.
Ora con lei mi perdo e mi ritrovo nelle interiora dell’anfiteatro. Il tufo, il travertino, quel serpente d’acqua cheta che viene da lontano, entra da via Labicana ed esce verso l’Arco d Costantino, e poi i buchi per i binari del ‘red carpet’ con i dodici corridoi laterali, i forni, gli alloggiamenti delle scenografie per i trionfi civili e religiosi degli imperatori, Ecco : circondato dai turisti che mi guardano dall’alto, a poco poco capisco che questo basso mondo è molto più di un sotterraneo scoperchiato: “E’ un monumento nel monumento”. Interrogo allora questi turisti, che dentro il Colosseo non sono tutti ‘infradito e cono gelato’. Spiego loro, con entusiasmo sincero, l’idea dell’ archeologo Daniele Manacorda che è piaciuta al ministro e, a prima botta, pure a me. Dico dunque che è una bella tentazione coprire l’arena per ricomporre la forma, l’ellissi perfetta che senza il pavimento non si percepisce più perché il fondo ruba la scena con i suoi corridoi, i suoi ruderi sbocconcellati, il suo mistero di labirinto. Insomma spiego che sarebbe affascinante ridare un suolo al sottosuolo. Ma non convinco nessuno: “Don’t do that” mi dice addirittura una bella signora brasiliana. Un giapponese cita a memoria la Yourcenar che amava la Nike di Samotracia “proprio perché, acefala, senza braccia e separata dalla sua mano, era meno donna e più vento”. Ma io non credo che il paragone sia pertinente sino in fondo, perché la statua è solo un capolavoro d’arte mentre questo è “anche un pezzo di città” mi dice una coppia di Chicago, Victoria e Andrew Zysberg, di professione librai. Con loro è bella e inaspettata la chiacchierata sulla” macchina urbana”, sulla bellezza del meccanismo rivelato: “era un pezzo di città”. Insomma, anche loro hanno capito che quello non era l’inferno dove nella metà del cinquecento Cellini andava con un negromante per risvegliare i demoni che dal “Culiseo” poi avrebbero invaso tutta Roma, né era il territorio del romanticismo ottocentesco, da Dostoevskij sino a Gide, e neppure lo scavare per scovare dei viaggiatori europei che nelle grotte di Roma e nei meandri oscuri delle sue rovine, monumentalizzate da Piranesi, cercavano la propria formazione sentimentale.
Era invece una macchina urbana che oggi dall’alto si decifra benissimo. Non è un retroscena, non un sotto palco costretto a stare a pancia all’aria, ma è lo svelamento di una fabbrica di spettacolo sempre cangiante, appunto “un pezzo di città” viva che prendeva aria e luce da cento botole, chiuse solo durante lo show. E’ da queste botole che, per mezzo di montacarichi a corde, facevano il loro spettacolare ingresso in scena le bestie, i divi, le star. “Solo la luce elettrica non avevano inventato” scherza la direttrice.
Andando via penso a quel fiume, spietato nemico di Franceschini, che passa pure sotto la Basilica di San Clemente e sbucò persino sotto la via Sannio durante i lavori dell’imprendibile Metropolitana C. Ai colleghi dell’ufficio stampa chiedo se il ministro Franceschini ha visitato i sotterranei: “E’ venuto a salutare quando c’era Obama. Ma non è sceso: i servizi segreti non hanno permesso altri accompagnatori. Non escludo che Franceschini sia venuto, ma da solo, in incognito”.
Esco dunque dal Colosseo sotto il Colosseo e mi sembra di lasciare “un pezzo di città” con il suo fiume sconosciuto, le vie, gli archi, e le sue mille strutture in rovina, ma ordinate. Al contrario il Colosseo fuori dal Colosseo è la solita terra desolata dei finti gladiatori e dei venditori ambulanti di orribili panini, almeno trecento ‘lavoratori’ nel marasma del piazzale lastricato a sampietrini. Con la coda dell’ occhio vedo che due centurioni con la scopa in testa si appartano dietro una Renault et mingunt ad murum. Il Comune che pure li ospita non si cura dei bisogni degli ancient Romans.

11 thoughts on “C’E’ UN FIUME SOTTO IL COLOSSEO, MA DAL TWITTER DI FRANCESCHINI NON SI VEDE / La direttrice:”Quando piove esonda, e farebbe saltare la copertura come un tappo”

  1. Valerio Paolucci

    la Direttrice Rea deve aver improvvisamente cambiato idea perché solo pochi anni fa dichiarava in occasione di una delle 3 (TRE) chiusure precauzionali dei sotterranei avvenute in 30 (TRENTA) anni ” Il rischio, infatti, è che durante le visite guidate i turisti si ritrovino immersi in QUALCHE CENTIMETRO”d’acqua fuoriuscito dalla condotta
    :
    Ed è proprio la condotta dove dovrebbe defluire l’acqua l’ultimo mistero del Colosseo. «Dall’Ottocento vari studiosi hanno tentato di risolvere il problema dell’allagamento, l’antica condotta, inoltre, è stata interrotta durante le lavorazioni della metro B» aggiunge la direttrice della Colosseo che ha annunciato l’avvio di nuovi lavori «insieme all’Associazione Roma Sotterranea». Si è partiti dalle analisi chimiche dell’acqua. «Anche se trasparente potrebbero esserci infiltrazioni da qualche fogna» spiega la Rea che comunque ribadisce: «I possibili allagamenti NON CREANO ALCUN RISCHIO PER IL MONUMENTO».

    http://www.romasotterranea.it/sotterranei-del-colosseo_1367789168.html

    Non è che lo scopo della improvvisa drammatizzazione dei rischi è – tanto per cambiare – attaccare il Governo Renzi ?

  2. Emanuele Greco

    dott. Merlo per favore..lei rimane per me uno dei migliori giornalisti italiani ma non può deludermi scrivendo ieri nell’
    intervista a Rossela Rea ‘la niche di Samotracia’ che alla francese diventa la nicchia. Nike si scrive con il kappa , chi invece traslittera la lettera χ. Visto che lei ne ha la possibilità negata a noi comuni mortali dica per favore al popolo bue che kappa, la lettera di NIKE è il kappa e non la cappa (quella riguarda il camino o i film di cappa e spada). Cordiali saluti
    Emanuele Greco

    1. Francesco Merlo Post author

      Caro professor Greco, la ringrazio e ho corretto. Ma le pongo adesso un problema che riguarda la lettura di un giornale e quella che Montanelli chiamava la nobile cialtroneria del mio mestiere. Ecco il punto: la Nike ha dato il nome ad una grande fabbrica di abbigliamento sportivo che è oggi, in quasi tutte le lingue, molto piú famosa, anche come simbolo, della statua, ed è qui inutile commentare il dato di fatto. Ora, pur sapendo che é una mancanza di rispetto per la convenzione che traslittera le lettere greche, l’errore, che io ho commesso consapelvomente, forse potrebbe servire ad aiutare il lettore a non pronunziare male (Naik) una parola che in italiano( non in francese) si pronunzia Niche. E in italiano le parole si pronunziano come si scrivono. E un errore che serve è ancora un errore? Grazie ancora. Un caro saluto. Francesco Merlo

      1. Emanuele Greco

        Si lo avevo sospettato condividendo le sue idee politiche (la fabbrica di scarpe che sfrutta i minorenni) e destestando quelli che si indignano se non diciamo Naiki! l’altra sera Michelle Hunziker ha detto la Casìna di Plauto (sic!) e ieri Barbara Palombelli ha detto che lo strambo nome Ippazio viene da ippus (Sic!!!) ora, a parte il fatto che sarebbe hippos , Ippazio é ipercorrettismo per Ipazio che è il superlativo relativo di hypsos il cui assoluto è hypsistos (altissimo, epiteto di Zeus e poi di Dio). Mi scusi se mi sto sfogando con lei …non ne ho molte occasioni ed ogni giorno ce ne tocca una ed io mi sento solo un vecchio pedante. La lettura dei suoi articoli e dei trafiletti di Michele Serra sono le poche gioie giornalistiche quotidiane. Mi perdoni il disturbo, cordialmente Emanuele Greco

        1. Carlo

          il sistema idraulico sottostante il Colosseo e’ una cosa Seria. E’ servito come sistema per drenare il terreno paludoso su cui e’ costruito il Colosseo, ma serviva anche per allagare artificialmente la sua arena per svolgere le “battaglie navali” (altro che football). Il fosso di San Clemente e’ descritto in dettaglio al minuto 49:00 di questo video https://www.youtube.com/watch?v=lVDr_lNuXqY

  3. Valerio Paolucci

    Mi scusi dr. Merlo,
    non sono molto pratico di blog ed anzi questa è la prima volta che mi inserisco, ma non pensa che il mio commento meriti una risposta ? Per riassumerlo all’essenziale ed evitarle la noia di rileggerlo ho scritto che la trentennale direttrice del Colosseo da lei citata nel suo articolo solo tre anni fa non vedeva ALCUN RISCHIO DI ALLAGAMENTI TORRENZIALI ed ora sostiene che una eventuale copertura “POTREBBE SALTARE COME UN TAPPO!!!” Le assicuro che nel mondo reale molti romani ed italiani normali come me vedrebbero con favore un pavimento, seppur temporaneo, al Colosseo.
    E siccome non sono neanche troppo stupidi osservano la sistematica derisione da parte delle elite intellettuali di qualsiasi innovazione proposta da questo governo che sta invece almeno provando a cambiare il Paese.
    E non è facile.
    Un caro saluto

    1. Francesco Merlo

      Caro Paolucci, mi dispiace di averla delusa, ma pensavo fosse evidente che questo non è un sito di dialogo con i lettori dei miei articoli. E’ ovvio che tutti quelli che, come lei, generosamente intervengono, meriterebbero risposta, ma io uso questo sito solo come archivio sul web, non lo pubblicizzo, non intervengo quasi mai. Lo faccio solo quando lo ritengo necessario, vuoi per la comprensione del testo, vuoi per buona educazione. Nel merito del suo scritto, io non credo che l’eventuale incoerenza della dottoressa Rea, che stimola il suo spirito polemico, cambi le cose, elimini l’acqua, riduca i costi o riporti il clima agli anni in cui pioveva di meno o forse solo meno intensamente. Ma quello che davvero non capisco del suo messaggio è il riferimento a Renzi, con quel “tanto per cambiare”. Cosa c’entra Renzi con questa storia? Davvero lei pensa che la copertura dell’arena del Colosseo cambierebbe ‘renzianamente’ l’Italia? O ancora che io parli del Colosseo per attaccare Renzi “tanto per cambiare”? O che la direttrice Rea usi strumentalmente il fiume sotterraneo contro il governo? Se questo fosse il senso del suo intervento, allora pur essendo vero che tutti meriterebbero una risposta, ecco… , come direbbe Marzullo, se la dia da solo. Grazie.

  4. Serenella Romeo

    Caro Merlo,
    le sue note sempre appropriate e divertenti restano una delle poche certe gioie che ci riserva questo Paese. Grazie.Borbottare litanie renziane anche fuori contesto, sembra uno degli sport preferiti ormai. Nati in un paese che ha radicata fascinazione per l’uomo al comando del momento, meno per la formazione di gruppi dirigenti rinnovati davvero e preparati, siamo prigionieri di un affannato sgomitare per un posto nel coro osannante. Renzi e le metafore calcistiche che senza tregua infiorano i conversari in pubblico, stringono l’intelligenza nazionale in un soffocante corto circuito. Un virus che non perdona anche sperimentati uomini di cultura a quanto pare. Nel volgo minuto, tuttavia, qualche discernimento di temi e contesto resta vivace e di libero pensiero, così come l’interesse ai fatti e il comprendere leggendo chi ne scrive. Personalmente del teatro mi affascinano i retroscena e così le viscere del tempo scoperte, che lasciano spazio alla fantasia e rimandano noi, come i turisti colti di cui lei parla, ad altre letture e echi. Conviviamo con la nostra storia. Con giudizio, come mi pare anche la dottoressa Rea non escluda, riflettendo e aggiornando per naturale evoluzione il pensiero su pietre e storia cui si dedica da anni, si possono trovare modi non invasivi, non necessariamente permanenti, per fruirne ancor oggi. Ma che ogni forma di umana creazione di bellezza debba per forza avere sempre una utilitaristica destinazione mi pare un istinto di retroguardia. Che c’è di più utile dell’immaginazione in un paese in corsa per il declino?Quanto all’acqua, sotto e sopra scorre su ogni umana stoltezza, nostro malgrado, rivelandone il disastro come ogni landa selvaggiamente cementificata e trascurata nella manutenzione sta raccontandoci, ahimè, giorno per giorno ormai. Continui ad usare questo blog come un suo personale archivio e non l’ennesima forma di dialogo in pubblico . Anche di questo intenzionale argine al cicaleccio continuo le siamo grati. Fa bene a rispondere con estrema parsimonia. Torno perciò al silenzio. Cordialmente.

  5. Valerio Paolucci

    mamma mia cosa ho fatto! sono entrato senza esserne degno in un luogo sacro, dove chi scrive di norma non risponde ai suoi lettori anzi no risponde ma solo sull’uso politicamente corretto della parola Nike. Be’ volevo solo dire da umile lettore che a mio avviso le notizie vanno sempre verificate, lei e’ un intellettuale, ma credo anche un giornalista (proprio come Marzullo, la cui visione le lascio peraltro volentieri)
    Il “fiume” e’ in realta’ un rigagnolo che scorre dentro una conduttura con qualche perdita di nessuna importanza, almeno come dichiarava la d.ssa Rea tre anni fa. Quindi non e’ vero che un’eventuale copertura “salterebbe come un tappo” perche’ allora sarebbe criminale che la venisse consentito – come avviene ancora oggi – l’ingresso dei turisti nel monumento, ivi inclusi i sotterranei. Sono a favore della copertura e penso che il tentativo di ridicolizzarla si inquadri proprio in quell’atteggiamento di benaltrismo e superiorita’ diffuso in Italia tra chi e’ contrario a qualsiasi cambiamento.
    Non so se davvero la direttrice abbia cambiato idea e perche’, ma un giornalista potrebbe forse chiedergliene conto.
    La lascio per ora alla cerchia del suoi adoranti lettori.

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