MEGLIO NON SCRIVERE
(VELVET) Scrive libri di storia, affascinanti e avvincenti più dei romanzi, ma quando Simon Sebag Montefiore ha scritto un romanzo ne è venuto fuori un polpettone romantico che la dice lunga sulla grandezza e sui limiti della contaminazione dei generi. Quando dunque mi sono imbattuto nel suo lungo Saŝenka, che è stato pubblicato in italiano da Corbaccio, ebbene da quel momento ho messo in dubbio anche i suoi straordinari successi storiografici che sono diventati, ai miei occhi forse troppo sospettosi , un po’ meno interessanti, un po’ meno belli.
Saŝenka, che voleva essere un romanzo storico, è solo il romanzo di uno storico, una intrecciatissima trama che parte da San Pietroburgo nel 1916 e arriva in Inghilterra nel 1994: amore travolgente, spietatezze , tragedie e cuore di mamma… E Rasputin parla così: <Ti educherò, dolce Ape…, hai molto peccato, trasudi l’oscurità di Satana. Ora ti insegnerò amore e redenzione>. E Stalin e Beria, della cui verità storica Sebag Montefiore è considerato custode e sacerdote, qui diventano gli idealtipi del romanzo, in mezzo a frasi come queste: <Il suo cuore ebbe un tremito>, <Gli baciò il viso e le mani, annusò il suo odore maschile di biscotto e di fumo>….
Simon Sebag Montefiore è un grandissimo storico inglese, professore a Cambridge, e i suoi libri, premiatissimi e tradotti in 35 lingue, sono al tempo stesso best sellers e classici. Da una lettera ritrovata in uno sperduto archivio e da un tic fisico fedelmente ricostruito ricava per esempio l’universo della Grande Caterina e del Principe Potemkin. E ogni dettaglio rigorosamente documentato della storia di Gerusalemme diventa ricchezza letteraria. Con un linguaggio sempre efficace e suggestivo ha scritto le più belle e al tempo stesso rigorose biografie di Stalin, ricostruendo, con una dilatazione della realtà tipica della letteratura, l’epoca del piccolo padre dei popoli …
Insomma, la sua storiografia romanzata è magnifica, ma il suo romanzo storico è posticcio, compiaciuto, a tratti ridicolo. E sarà pure il peccato veniale di una straordinaria carriera, ma ci insegna che non bisogna esagerare con la contaminazione e che furbizia e vanità sono sempre in agguato.
Ovviamente il gran nome dell’autore ha fruttato anche al brutto romanzo delle belle recensioni (ruffiane), ma ci sono nell’abuso della contaminazione molti elementi di quella cialtronaggine che in Inghilterra è in fondo marginale mentre, al contrario, in Italia domina e impoverisce l’editoria. Siamo infatti specializzati in attori che scrivono romanzi, in comici e cantanti che compongono saggi di politica, in giornalisti che si esibiscono in libri di storia, filosofia, antropologia e fanno (male) i professori, i quali a loro volta fanno (male) i giornalisti … Il risultato non è solo la pessima letteratura dilagante e tuttavia strapremiata che per l’editoria è una scorciatoia e per il pubblico un veleno. Abbiamo anche i cantanti che non sanno più cantare, i giornalisti che non sanno più fare giornali, i comici che non fanno più ridire….E, alla fine, nessuno sa più fare il suo mestiere.
- Belsito, l’ultimo vero leghista, restituisce oro e diamanti alla ‘Lega ladrona’
- Le intercettazioni IL PREZZO DI RUBY, LA CAIMANA / NELLA ‘MACELLERIA BERLUSCONI’
Caro Merlo,
ho visto che ha una particolare passione per la storia e apprezzo molto i suoi interventi.
Le chiedo un contributo. Vorrei parlare di particolarità italiane e Vaticano.
Personalmente sono convinto che le “stranezze” italiane dipendano dal rapporto tra Stato e Vaticano. Come mai in tutti i paesi occidentali c’è alternanza tra destra e sinistra (con tutte le dovute specificità) e in Italia è un dramma?
Dopo vent’anni di berlusconismo sarebbe stato il tempo della sinistra, invece governo tecnico e “antipolitica”.
Ho letto un bellissimo libro di Ermanno Rea, “La fabbrica dell’obbedienza” e mi sono convinto che queste particolarità, sia sul piano culturale che su quello storico e politico, dipendano dal fatto che il Vaticano è qui e non in altri paesi.
Per brevità non posso dilungarmi e dire tutto quello che penso, ma sarei felice se lei potesse occuparsene e darci qualche spunto.
Ci conto
Francesco Morante