E’ l’ argot di una gang, lo slang dei corner boys, dei ragazzi che armati di male intenzioni presiedono gli angoli delle strade. MIMUN chiama «cocuzze» i milioni che gli versa la Rai. Parla del suo stipendio di direttore del Tg1 come nella malavita si parla di un bottino spartito. E si ripromette di «impiccare i traditori». Attenzione: non punirli, non smascherarli e neppure liberasene, ma «impiccarli» appunto, che è l’ annientamento esibito, la punizione esemplare dell’ infame. Mimun vuole l’ eliminazione educativa, una bella lezione per tutti «giornalisti, artisti, programmi», perché «la Rai cosi com’ è non serve a Berlusconi». Ecco: «Perché averla senza averla?». Certo, è un linguaggio che mima il passo cadenzato, ma è anche un linguaggio fuorilegge perché la Rai che dovrebbe essere – e in fondo è stata – la palestra intellettuale di un paese moderno qui diventa, proprio come dice Mimun, «il presidio antiguai» di Berlusconi. E infatti ogni volta che le notizie non vengono manipolate abbastanza «il dottore ringhia». È incredibile questo lessico che corrompe il mondo alfabetizzato dell’ informazione italiana. È vero che ci sono sempre stati i faziosi, giornalisti e dirigenti di parte e di partito, di area e di corrente, ma solo Berlusconi li ha degradati a ‘ warriors’ con un gergo che in queste intercettazioni del 2005 li rivela. È un codice da soldataglia, quel «ringhiare», quel «presidio», quel «fare la guerra», e «combattere» e «impiccare» e «friggere» … sono parole di un gergo anti istituzionale, il gergo dei marginali, il gergo che è linguaggio esoterico, come il latinorum di Manzoni, come l’ inglese dei cretini cognitivi, un segno distintivo, la divisa di una banda che, contro le lettere classiche e moderne, contro i titoli di studio e i titoli professionali, racconta la degenerazione di una professione nobile. È il caso di Bruno Vespa che pure sorprende e irrita la Bergamini perché in una puntata di Porta a Porta, cedendo evidentemente al vecchio e sano istinto professionale che sicuramente possiede, non aveva manipolato le notizie elettorali: «C’ è chi non vuol capire» esplode la Bergamini che in Rai in quegli anni era la sorvegliante, e infatti ha il linguaggio della soprastante, del capo caseggiato, della persona di fiducia del capo. Allora era il suo vero luogotenente in Rai. E infatti Vespa capisce e risponde: «Va bene, basta saperlo» e sembra di sentir sbattere i tacchi subalterni del caporale compiacente. La combriccola, dinanzi alla paura della sconfitta elettorale, progetta di trasformarsi in setta segreta, e allora il fruscio sommesso della conventicola sostituisce lo sferragliare del battaglione: «Che ne pensi se domani…, se estendiamo e ne approfittiamo per fare un piccolo raggruppamento, ho già parlato con Clemente, ora chiamerei anche Fabrizio e Alessio». E infatti «raggruppamento» e persino il mistico «raccoglimento» sono le nuove parole alle quali ricorrono: le tipiche parole del tramare. Il punto è che la guerra potrebbe presto diventare dopoguerra e perciò bisogna mettere a regime i traffici loschi: «raccomandare un direttore generale», «decidere una roba». È il momento della borsa nera delle corrispondenze estere: «Londra e Berlino sarebbero libere». Il soldato Pionati vuole «un paracadute». Si può ancora presidiare la Rai? «Io voglio restare a combattere, ma non vorrei rimanere l’ ultimo dei fessi, quando arrivano i nemici». Ma il vero capolavoro di queste intercettazioni è tutto in quell’ ammiccare al nazismo. Mimun chiama Berlusconi «il Fuhrer»,e alla Bergamini dice: «Tu sei Eva Braun». Poi paragona se stesso e gli altri ai gerarchi nazisti: «Non possiamo fare come quelli che dicevano al Fuhrer (parlo di cose che mi fanno schifo) che la guerra sarebbe vinta e poi le cose vanno male». Berlusconi – Fuhrer è il totem della potenza e della fragilità, e c’ è pure, sotto sotto, la presunzione di suggerire al Fuhrer una soluzione, quella che non trovarono nel bunker, dirgli per esempio che ci sono i russi alle porte di Berlino: «Gli ho mandato un documento molto duro sulle ragioni della sconfittae su cosa fare» sostiene (millanta?) la Bergamini al telefono con Mimun. C’ è l’ idea nascosta di un Fuhrer a lieto fine, ma i gerarchi nazisti avevano con loro e sopra di loro la tragedia della storia, la guerra mondiale, la bomba atomica… questo invece è un nazismo ginnasiale, e poi c’ è quel « dico cose se che mi fanno schifo» di Mimun che sicuramente è antinazista, ci mancherebbe. Eppure è al nazismo che si autoassimila, forse perché non si piace,e quando si specchia si spaventa con tutte quelle sue cucuzze, lui che inventò il panino politico. Sono fatti cosi i direttori dei tg? Quando per la prima volta vennero diffuse alcuni parti di queste intercettazioni del 2005, Bruno Vespa, Clemente Mimun e Fabrizio Del Noce mi querelarono perché scrissi un articolo che si intitolava “I tartufi del giornalismo”. Pensavo ovviamente a Molière e non ai rari e preziosi tuberi. Oggi sostituirei la parola giornalismo.