Addio malafemmina

 (Velvet) Arriva la Pasqua che nella memoria italiana è anche la Maddalena, la  prima testimone della Resurrezione, la peccatrice chinata nel soccorrere la Madre. C’è un rapporto forte tra prostituzione e sacralità e la Maddalena è un nostro mito fondativo. Ma è difficile pensare a Ruby e alla Minetti come alle nuove Maddalene ed è impossibile immaginarle come riedizioni della malafemmina, che fu l’avanguardia di tutte le sovversioni nelle quali l’ometto che c’è in ogni italiano sognava di perdersi, l’amore vigliacco ma onesto di Buzzati, le eroine di De André, il “bal tabarin” e la Doran Gray di Totò, la vipera gentile, la maggiorata che fumava mille sigarette mentre Fred faceva il grano col tressette, la lolita innocente e selvaggia.

    Un tempo esisteva il libertinaggio, oggi c’è la contabilità del ragionier Spinelli . Non c’erano le veline senza sapore ma le leonesse dell’amore nel sogno del povero diavolo: la maledetta di Baudelaire, la misteriosa  Zobeida di Vittorini, la gigantessa di Fellini. Entrava, il borghese irreprensibile, in stato di mobilitazione sessuale davanti  allo charme della posa allusiva: bastava che la Mangano, la Schiaffino o la Loren sedessero su un gradino, e poi bikini e twist, la Bardot che seguiva i ritmi afrocubani mentre il giovane Trintignant, umiliato e inebetito, scopriva l’infelicità.   

     Mito maschile della donna perduta e nella quale perdersi,  anche la malafemmina italiana è stata degradata da Berlusconi a ragazza squillo della politica: l’utilitaria, il mutuo, seimila euro, l’appartamentino, un posto di deputato e forse di ministro per lucrare il compenso – “il regalino” – agli italiani. Ricordate le avventure di Marina Ripa di Mena , di Marta Marzotto, gli scandali di Valentina Cortese, le chiacchiere  attorno ad Ornella Vanoni? Erano donne che volevano rifare il mondo attraverso la bellezza. E c’erano, dietro le loro gambe, la Biennale di Venezia, l’Accademia d’Arte, i poeti, Guttuso che disegnava Lucio Magri in sembianze di scimmione. Il libertinaggio era fatto di amori complicati. Quelle erano donne scappate dalle tavole di Crepax, queste dai tavoli di Striscia la notizia.

     Lo scandalo non è che l’uomo compri sesso in un mondo dove tutto è in vendita, dalla grazia di Dio alla libertà di opinione, ma nel pagare  con pezzi di Stato, nell’uso della prostituzione per formare il personale politico e selezionare la classe dirigente. E non è finita: se la prostituzione ha cambiato la politica, la politica ha cambiato la prostituzione. La Maddalena ha perso la densità morale che fu una forza della nostra civiltà e la malafemmina  è diventata una scialba ragazzotta rifatta dal chirurgo ed educata dalla mamma-maitresse a darla via a tariffa. Ve l’ immaginate la bella Otero all’Olgettina?

One thought on “Addio malafemmina

  1. Lidia Fontanet

    Veramente il declino dell’impero è infermabile. La malafemmina di un tempo, come quella Bocca di Rosa, hanno perso ambe due la vocazione iniziatica, gradevole e gratificante. Anzi catartica per mettere l’uomo sulla buona via della virtù dopo gli eccessi. L’hanno scambiata deffinitvamente con altri “valori”.
    Certo che quelle donne imbestialite dall’atrazione fatale, benchè dissimolata indietro al sex-appeal, attaccavano gli uomini invece sedurli, erano proprio distruttrici primigenie come la mantide religiosa, era forse la loro vendetta di fronte ad un mondo di maschi insodisfatti e dominanti, ma in fondo poveracci sempre nella precaria ricerca per riempire la loro neccessità a pagamento, cioé quella che le “malafemmine” non rifiutavano, anche per la loro neccessità di mantenersi vive.
    Però come Lei dice, veramente le cose sono cambiate. Le donne e donnine istrumentalizzate dalle madri ruffiane, non hanno il minore imbarazzo nel chiedere un’altro modo di recompensa. Si mettono in venta anche per catalogo, con un prezzo sotto il dossier fotografico ed un elenco di ipotetiche qualità da sviluppare dai futuribili Pigmalioni poterosi e forti, nei conti correnti o/e nelle opportunità proffesionali benchè siano illusorie. E le madri si vendicano così dai loro anni improdottivi nei quali dovevano sposare qualche volgare ragazzotto senza piu’ futuro di quello della normalità volgare derivata da quella condizione da mariti. Che prima sono belli, flessibili, forti, galantuomini e divertenti, e poi diventano gonfi, rozzi, grassi, calvi, maniatici ed annoianti. Se comunque -dicono alle loro figlie adolescenti- tutti finiscono così prima o poi, è molto di meglio avere il senso pratico abbastanza per prenderli nel momento piu’ rimunerativo, cioé quando hanno lavorato troppo e si sono arricchiti ed arrampicati sulle cime del potere e addirittura sono già stanchi di una vita famigliare regolata e fedele per abitudine e perbenismo. Allora, quelle madri ruffiane, forse incoscentemente si vendicano anche dei mariti, umilliandoli con quelle paternità che gli fa diventare complici della tenebrosa fortuna delle loro figlie. Cioé saranno essi anche legati per vincoli famigliari alle ragazze di compagnia tramite visa o mastercard, che possano sfruttare nei loro momneti di deboleza e neccessità di stimoli piu’ forti di quelli delle loro donne.
    È come il merluzzo o l’angilla che morde la sua coda. Un cerchio piu’ di vizioso, stupido. Ma redditizio.
    La malaffemmina, nella controcultura di Berlusconia, è già un fossile impietrito nei musei della memoria. Peccato che non sia stata sostituita dall’eccellenza femminile, ed invece lo sia da quella galleria spaventosa di precarità al ex-femminile -ex-umano anzi?- scomposta da pezzi di stoffa marcia cuciti sulle lenzuola strazziate della piu’ assoluta delle miserie, cioé quella miseria che essendo estrema, la si prende come elegante e stupenda carriera sociale. Che si sa come e dove comincia e mai come e dove finirà.

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