Non solo fango nella campagna di Libero sulle nove camere riservate e vuote in un hotel di Orbetello. Il ministro degli Interni: uno spreco / FINI, LA CANCELLIERI E L’ESTETICA CAFONA DELLA SCORTA

Gianfranco Fini sta rischiando di impasticciarsi in un dettaglio faraonico da casta che non può essere liquidato solo con il gossip estivo né con l’accanimento politico-giornalistico del quotidiano Libero che ha il dente berlusconiano avvelenato contro di lui e, come sappiamo, con grande facilità sostituisce l’inchiostro con il fango.

La Polizia di Stato paga, infatti, per tutta la bella stagione,  sicuramente sino a settembre e poi si vedrà, nove camere che un albergo di Orbetello, non lontano dalla villa di vacanza di Fini, tiene a esclusiva disposizione dei suoi uomini di scorta, e vuol dire che le stanze vengono comunque pagate, anche se rimangono quasi sempre vuote.

<Sicuramente è uno spreco – mi dice il ministro degli Interni Annamaria Cancellieri – , probabilmente non isolato,  da eliminare e soprattutto da non ripetere. E per me è l’occasione per  rilanciare quella battaglia  che da tempo voglio condurre a testa alta sull’uso e l’abuso delle scorte>.

Il ministro, che ha ordinato una relazione e che ieri ha lungamente discusso di scorte con il capo della polizia Manganelli, non sta esprimendo giudizi su Fini ma sugli uffici del Viminale – i suoi propri uffici – pur riconoscendo che <sono tante le attenuanti quando bisogna garantire la sicurezza e il diritto alle vacanze degli uomini dello Stato, specie nella stagione estiva; ma il regolamento deve cambiare e anche la sensibilità dei singoli deve entrare in sintonia con la sensibilità dei tempi, perché il danaro dei cittadini può e deve essere speso meglio, molto meglio>.

E significa che non è stato Fini a sistemare i suoi uomini di scorta all’Hotel & Relais I Presidi, uno tra i migliori di Orbetello, ma che in Italia c’è un regolamento sfarzoso al servizio del potere che ha mostrato anche in questo caso la sua solita logica asiatica e orientale, da muslim: cooptazione e sottomissione. Dice ancora la Cancellieri: <E se non cambiano le regole, ogni volta la colpa è di nessuno. Ma non esistono le cattive azioni senza autore>.

E però Fini sa tutto questo, vive con gli uomini di scorta,  non può non accorgersi di essere protagonista  di un privilegio (legale). Così degradata, infatti, quella scorta non lo protegge ma lo omaggia. Ed è così che in Italia  ogni scorta diventa la corte del potente di turno, non più luogo e mezzo militare per ‘scorgere’ il pericolo ma ornamento e abbellimento di ‘cortesia’.

Al cronista locale del Tirreno che gli faceva notare l’evidente spreco di tenere vuote ma riservate nove camere di un albergo di lusso che ne ha 51, il portavoce di Fini, Fabrizio Alfano, ieri ha risposto male: <E allora? Tutte le alte cariche dello Stato hanno degli uomini di scorta. Da qualche parte dovranno dormire, le pare?>. Il cronista insisteva notando che basterebbero i conti di qualsiasi casalinga per capire che tutte quelle camere vuote sono un’esagerazione fuori luogo nell’Italia di oggi, tanto più che, con la crisi, è diventato facile trovare posto in albergo persino a ferragosto e persino ad Orbetello. Ma le riposte del portavoce diventavano sempre più infastidite e arroganti. Eppure Il Tirreno non è quel Libero che giustamente Fini percepisce come un mastino e che gli suona come una campana stonata.

Il punto è che il presidente della Camera ha preso in affitto una villa ad Ansedonia e, come si sa, gli spetta il massimo grado di protezione previsto dal regolamento. Ma sinora Fini è andato in villa abbastanza di rado, meno di dieci giorni, e dunque sono rimaste troppo spesso vuote le stanze di quell’ albergo che non è neppure attiguo alla villa.  Forse i poliziotti di scorta potrebbero essere alloggiati in una delle tante foresterie dell’amministrazione dello Stato, o in una caserma, o in un presidio dei vigili del fuoco… Chiedo ad Annamaria Cancellieri come si comporta lei con le sua propria scorta: <Mi preoccupo di informarli in anticipo e di decidere insieme a loro di volta in volta; cerco anche di trovare loro gli alloggi>. Poi mi racconta mille episodi che lascio nella discrezione.

Alla fine dunque il quotidiano Libero usa come trampolino un dettaglio di verità umiliata, di scarsa sensibilità e di mancanza di stile. Ma la verità, pur deformata e sporcata, rimane verità, anche se grottescamente Fini diventa un improbabile Napoleone a spese nostre. Calcolando un conto, da luglio a settembre, di ottantacinquemila euro, il giornale di Belpietro stritola il nemico politico riducendolo non a parvenu senza troppa eleganza ma a un satrapo irresponsabile e, sbranando la sua preda, ne racconta tutta la carriera come quella di uno sbafatore a scrocco, di un parassita di Stato sotto il titolone ‘Grand Hotel Fini’. Bum!

E però l’indignazione incendia le praterie di Internet. Con quei suoi mille occhi  che controllano ogni singolo privilegio e ogni abuso feudale, la rete irride Fini  a conferma che  la misura è colma e che, continuando così, molti politici italiani sono destinati alle sassaiole. Persino Vasco Rossi, che nel  teatro di Facebook è un mattatore, ‘posta’ l’ articolo del Tirreno intitolato ‘Un albergo per la scorta di Fini, paga la Camera’. E  ironizza: <Godiamoci un po’ di gossip su come vengono usate le risorse statali alimentate dalle nostre tasse>. Il post, annota il sito del Tirreno, ha avuto 1.315 commenti, 2.769 condivisioni e 5.073 ‘Mi piace ’. E stavano aumentando.

Fini ha querelato Libero e ripete che la gestione, l’organizzazione e l’esecuzione del servizio dipendono dal Viminale, ma forse il presidente della Camera può contribuire a smontare quel regolamento che la Cancellieri sta aggredendo: <Dobbiamo cambiare tutte le regole, rivedere i criteri di attribuzione, riflettere sul numero degli uomini assegnati e sui luoghi dove devono agire>. Anche Fini potrebbe dare il suo piccolo-grande contributo rimodulando le proprie vacanze in modo più controllabile, più civile , più gestibile. Spetta a lui rientrare nel principio di uguaglianza e sottrarsi, senza ovviamente compromettere la sicurezza, ad un regolamento che rischia di trasformare il suo diritto alle vacanze in un privilegio costoso per lo Stato, imbarazzante per la ‘casta’, ingiusto nei confronti dei poliziotti di scorta degradati, loro malgrado, al ruolo di famigli al seguito di una villeggiatura goldoninana. Fini, che nella sua vita ha già attraversato molte trasformazioni che lo hanno tirato fuori da tante ideologie, deve  affrontarne ancora una, forse l’ultima, certamente la decisiva e tirarsi fuori dall’estetica dell’Italia dei cafoni.

 

19 thoughts on “Non solo fango nella campagna di Libero sulle nove camere riservate e vuote in un hotel di Orbetello. Il ministro degli Interni: uno spreco / FINI, LA CANCELLIERI E L’ESTETICA CAFONA DELLA SCORTA

  1. Angelo Libranti

    In quanto a fango, beh, lasciamo perdere. Alcuni numeri di Repubblica danno più informazioni fangose di Novella 2000 e Grand Hotel messe insieme.
    Ognuno fa la sua parte e non è simpatico descrivere solo il fango altrui.
    Ciò non toglie che il Fini resterà negli annali della politica come un caso singolare, se non unico. Trovatosi per un caso fortuito della vita a destra, salì le scale del Fronte della Gioventù in via Sommacampagna, non si sa se accompagnato da qualcuno, o per aver trovato l’indirizzo sulle “Pagine Gialle” Presto si fece conoscere per la sua parlantina sciolta (nessun riferimento alla cacca) e la mancanza di intelligenza. Lo adoperarono, fin da allora, come “uomo immagine” e lo portavano in giro come “la faccia buona” del FdG.
    Era addetto al ciclostile ed a redigere brevi comunicati stampa, per il resto non serviva. Quando si usciva per attaccare i manifesti o presidiare una piazza non c’era mai, tanto da guadagnarsi il nomignolo di “caghetta”
    Poi la scoperta di Almirante, affascinato dai suoi “ray ban”, la cravatta e la voce di usignolo lo fece d’autorità segretario del FdG, nonostante risultasse terzo nelle votazioni.
    Il resto è storia di oggi supportato da una base che non lo stimava. Attraverso colpi di culo e cooptazioni si è trovato a capo di un partito monolitico che in lui vedeva, più che l’uomo politico, l’immagine decente della destra. Poi l’incontro con Berluscon decisivo per le sue future fortune………
    E lascio perdere la sua vita privata, costellata di comportamenti disinvolti, voltafaccia e tradimenti. Ora è peggio di un satrapo orientale.

    1. raffaele

      Beh , almeno gli si vuol dare atto di aver traghettato (parte) di AN dalle secche del neofascismo e da un orribile antisemitismo ?
      O di aver pagato carissimo con campagne di stampa virulentissime la sua opposizione all’ autocrate ?
      “Un po'” di coraggio non gli dovrebbe essere riconosciuto ?

    2. vincenzo cusumano

      Ha sempre curato la sua immagine, il suo doppiopetto, la sua veste di leader, il suo saper essere un fine dicitore, il suo cognato, ma in tanti anni di parlamentare non ha mai mai mai fatto il benché minimo straccio di battaglia politica per la gente.

    1. raffaele

      Ridicolaggini gratuitamente offensive nei confronti dell’ articolista.
      Di chi non coglie il linguaggio figurato del termine satrapo ?
      “Dignitario che governava una provincia nell’antico impero persiano
      Figurativo, Chi si comporta autoritariamente, approfittando del proprio potere ”
      Forse il linguaggio “figurato” sfugge all’ illustre critico.

      1. Aldo

        Non c’è niente di figurato nel citare insieme asiatici, orientali e “muslim”, solo una generalizzazione razzista e una pochezza da far cadere le braccia, moto offensiva verso una metà dell’umanità. Roba che uno nella posizione di Merlo dovrebbe evitare.

        1. raffaele

          Devi avere le braccia pesantucce se ti ostini a negare che una satrapia identifica un ben preciso sistema amministrativo “asiatico o orientale” …
          Quindi figurativamente ogni abuso di potere oltre il lecito.
          E’ piuttosto la tua insistenza a sproloquiare di un razzismo inesistente che non ti fa fare bella figura .

          1. Aldo

            Mi spiace per te e per la tua ignoranza, ma le satrapie con i musulmani non c’entrano niente: http://it.wikipedia.org/wiki/Satrapo

            500 anni prima di cristo dei “muslim” non c’era traccia, il che conferma che Merlo ha sparato a caso un’affermazione errata e gratuitamente razzista.

            Lascia che sia Merlo a difendersi dalle critiche, tu non gli fai un gran favore in questo modo

          2. Francesco Merlo Post author

            Gentile signor Aldo, non c’e’ difesa possibile contro l’abuso della parola razzista. Spero che il buon senso di Raffaele, che ringrazio, si faccia strada, magari grazie a un tempo di riflessione, e la aiuti a controllare meglio i suoi cattivi umori o, almeno, a sparare su bersagli piu’ appropriati i suoi schizzi di bile nera. Grazie.

  2. Aldo

    Grazie per avermi accusato di essere bilioso e di non aver risposto alle contestazioni, la metterò insieme al collega Coen, sullo scaffale di quanti offendono i lettori invece di rispondere compiutamente alle critiche

  3. Mattia Bastasi

    Questa cosa del razzismo di Merlo, che risale ai tempi delle alluvioni di Genova e Messina, a me sembra francamente ridicolo. Non devo fare l’avvocato di nessuno, ma non è possibile che nei commenti ogni volta qualcuno accusi Merlo di razzismo con pretese risibili. Ho proprio ora letto un editoriale di Travaglio che recita così: “se i giudici potessero “lavorare insieme” ai politici”; e se la Giustizia fosse un suk arabo dove si contratta, tipo tappetari e vuccumprà”.
    Ora, egregio signor Aldo, non le pare il caso di scrivere anche a Travaglio e di scaricare anche con lui un po’ della sua animosa frustrazione?

    1. raffaele

      Sicuramente leggeremo alti lai contra Travaglio…
      Se Merlo avesse parlato “male” dei bellicosi sionisti gli Aldi avrebbero starnazzato inorriditi?
      Vassapè …

      1. Aldo

        Ma quanti difensori del niente, sappiate che a me Travagli e sionisti non stanno simpatici e nemmeno all’autore del pezzo, che seguo da tempo e che Travaglio lo ha già stangato più di una volta. Grazie anche a voi per aver dimostrato di non aver nulla da ribattere nel merito e di non poter far altro che farsi scudo di gente che si comporta peggio.

        Repubblica è diventata davvero albergo di personaggini poco simpatici, mai visto tanta arroganza di fronte alle critiche legittime

  4. Bruno Zanotti

    Signor Merlo,
    sono un lettore di Repubblica, ma ormai lo faccio con sempre meno piacere.
    Adesso anche Lei si mette ad intingere, gratuitamente, la penna nel fango, citando parole inopportune in quanto dettate, a mio avviso, da sentimento poco nobili come l’invidia o la gelosia.
    Anche Lei vedo che è della famiglia di coloro che si sono ben guardati dal criticare il potente presidente della camera al momento dello scandalo di Montecarlo.
    Ma la verità, pur deformata e sporcata, rimane verità: sono parole Sue! Continui pure a “sporcare” i Suoi scritti per denigrare i concorrenti… e vedrà che faremo la coda per acqustare il suo quotidiano.
    Bruno

    1. raffaele

      A Repubblica , Sig.Bruno, se ne faranno , forse, una ragione …
      Mentre a Libero avranno guadagnato certamente un assiduo Illustre lettore
      :-)

  5. enrico pagano

    sottoscrivo in toto il primo intervento.
    Fini querela Libero che ha scoperto lo spreco di denaro pubbllico e dedica, invece, solo una garbata precisazione a Repubblica che in buona sostanza conferma lo scoop di Belpietro,
    Questo è l’uomo, si fa per dire,
    quanto al razzismo, gli stucchevoli incensatori di Merlo prendano serenamente atto di questo ulteriore svarione.

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