Le lauree in canottiera sono la nostra Farhenheit 451, il rogo dei libri nel Nord dei dané

Nel cerchio magico, plurilaureato al mercato di Gemonio, c’è la vera anti-Italia di Bossi.  E’ dunque un grave errore ridere di quel valzer di diplomi e di lauree comprate, che sono purtroppo la nostra piccola  ‘Fahrenheit 451’  nel cuore del Nord più colto e raffinato, sono il rogo dei libri nelle valli dei dané. E certo si capisce che ora circolino le battute sulla Lega che <chiude per rutto>. E si sprecano le volgarità su Rosy Mauro, la nera che  < sta rovinando il capo>, <la dottoressa ‘Mamma Ebe’> che ha laureato in Svizzera anche il suo giovane compagno, poliziotto ed artista che  cantando <ci hanno ridotto a culi nudi> un po’ si presta alla ferocia della  satira sboccata. Perciò Mamma Ebe promette di riempire l’Italia di sganassoni con le sue grandi mani di fatica, rosse e nodose, il cerchio all’ anulare, mani laureate in Svizzera che è un dettaglio gradasso di Bossi, una pernacchia in più all’Italia dei saperi: ‘non solo regalo la laurea alla mia badante. ma la compro addirittura in Svizzera’, insomma meglio di quella di Mario Monti, meglio di quella della Fornero.

Come si vede, dunque, la degradazione del titolo di studio in patacca da rigattiere nella zona più ricca d’Italia non è il dettaglio pittoresco di una ben più seria sconfitta politica. Al contrario, nel Trota che manda in pensione l’asino e, dopo tre bocciature, il partito gli compra l’agognato e immeritato diploma al mercato nero di chissadove, c’è già la secessione in atto.

Sulle spalle di questo povero figlio, che dal 2010 frequenta a  Londra una misteriosa università  (<in economia> disse a Vanity Fair) pagata dagli italiani sotto forma di rimborsi elettorali,  non c’è solo l’ennesimo aggiornamento del ‘tengo famiglia’ e della logica del cognome che pure spiegano la sua carriera politica.  Ma c’è l’aggressione a quel primato dell’ingegno  che ancora ci identifica  in tutto il mondo, all’Italia che ora cammina sulle gambe di Riccardo Muti e di Renzo Piano, di Umberto Eco e di Carlo Rubbia, a quella che sarà pure diventata una retorica già gravemente minacciata di decadenza, ma che solo la faccia del trota economista a Londra riesce profondamente a umiliare.

Papà Bossi, che lo voleva come delfino ed erede politico,  gli ha negato un’ individualità, lo ha azzerato e senza offrirgli via di scampo lo ha modellato come pataccaro leghista, ancora più pataccaro e leghista di sé,  ha marchiato la sua giovane coscienza con il dio Po e con tutte le altre corbellerie padane sino a fargli presentare, agli esami di maturità, delle tesi su quel Cattaneo che solo papà ha ridotto a piazzista politico e a imbroglione, ma che in realtà è un autore difficile anche per i professori. Il risultato ovvio non è solo la bocciatura, ma anche quella sua faccia apatica su cui si sarebbero esercitati Piero Camporesi  e Arnold Gehelen, la  faccia come modello d’ inconsistenza che sognavano d’incontrare Walter Chiari,  Cochi e Renato e i cabarettisti del Derby, la faccia  su cui si ora si sta crudelmente divertendo l’Italia.

Ebbene, quella faccia andrebbe presa drammaticamente sul serio perché esprime benissimo l’aggressione dell’incultura leghista  all’identità  nazionale, è la faccia-bandiera della competenza degradata ad incompetenza nella provincia nordista  degli Aiazzone dove i libri sono da sempre arredamento.

Ecco perché il cerchio magico che si compra le lauree non è l’evoluzione nordista della vecchia e gloriosa truffa all’italiana. Qui non ci sono Totò e Peppino a Gemonio. E nella signora Bossi, premiata con una scuola privata, la Bosina, per la quale il marito chiede al partito un milione e mezzo di euro, non c’è solo il paese delle mogli, il trionfo della solita economia domestica che è l’ unica scienza finanziaria nazionale, né c’è solo  il tributo del celodurista  spelacchiato all’Italia del matriarcato dove, nonostante la biologia,  è sempre la moglie che ingravida il marito. Certo, la signora Manuela , governando il marito ha  governato l’ intero governo italiano che della Lega è stato lungamente ostaggio, ma in quella scuola privata c’è qualcosa di più e di peggio, qualcosa forse di irreparabile nel mondo del mito sciaguratamente  brianzolizzato  del self made man che ora ricicla danaro illecito, nella fuga dalla condizione operaria verso quella dei piccoli padroni che evadono il fisco, nella  corruzione politica da record che devasta la Lombardia…  La scuola della Bossi è il dileggio finalmente realizzato della cultura che in quel mondo ha una sola funzione: essere dileggiata dall’asino, e dunque comprata ed esibita. E’ la scuola in canottiera, l’antiscuola, non un nuovo modello Montessori ma il raglio al posto delle grammatiche.

Non sarà facile liberare dall’anticultura e svelenire quella parte  dell’ Italia del Nord che con Bossi ha ancora un rapporto di identità corporale, non sarà semplice restaurare nei villaggi della val Brembana l’anima italiana, l’identità nazionale fondata sulle eccellenze dei saperi coltivati e depositati. Non c’è infatti nessuna simpatia canagliesca, non c’è nessuna allegria manigolda nella due lauree – due – che il tesoriere Francesco Belsito, ex autista  ed ex venditore di focacce,  ‘indossa’ sul corpaccione da buttafuori, il tesoriere più pazzo del mondo, il gorilla leghista dottore in  Scienza della comunicazione  (università di Malta,  scrisse  nel sito del governo quando era sottosegretario) e dottore in  Scienze politiche a Londra, dove, non avendo valore legale, si vendono lauree ai cialtroni di tutto il mondo, italiani, libanesi, ucraini…

Attenzione, dunque: questo Bossi non è il terrone padano, il solito terrone capovolto. Qui c’è infatti l’attacco alla scuola che non ha solo alfebetizzato l’Italia ma l’ha unita nell’orgoglio rinascimentale, nell’amore per le eccellenze, da Dante sino a Rita Levi Montalcini. Bossi nella sua vita di pataccaro si è finto medico, ha festeggiato per tre volte la laurea mai conseguita e non dimenticheremo mai che la Gelmini, ministro della Pubblica istruzione, convocò il senato accademico dell’ Università di Varese pretendendo di dare il tocco e la toga alla volgarità  del linguaggio politico, di maritare il Sapere con l’ indecenza grammaticale, di adottare l’ insulto come forma di comunicazione colta: <Voglio proprio vedere chi avrà il coraggio di mettere in dubbio il buon diritto di Umberto Bossi, che è parte della storia di questo paese, a ricevere una laurea honoris causa>.

Battistrada della via culturale alla secessione la Gelmini, appoggiata da un gruppetto di intellettuali disorientati e  rampanti, diffondeva – ricordate? – tutta quella paccottiglia contro i professori meridionali, voleva gli esami in dialetto, fece guerra alla lingua del Manzoni in nome di una improbabile matematica, i numeri contro le lettere, roba che solo adesso, dinanzi al mercato della lauree, assume il suo vero volto di  pernacchia. Il cerchio magico acquista solo lauree vere, non cerca la falsa laurea dei vecchi magliari del sud che, sia pure delittuosamente, esprimevano rispetto e soggezione per i professori che imitavano. Non viola in segreto la legge, ma la raggira alla luce del sole: non il delitto che collide con la norma, ma la patacca che collude con la norma; non il delitto che è grandezza e castigo, ma il valore comprato ed esibito, che è scherno e disprezzo. E’ l’unico vero sputo con cui la Lega ha  davvero sporcato l’Italia.

12 thoughts on “Le lauree in canottiera sono la nostra Farhenheit 451, il rogo dei libri nel Nord dei dané

  1. Maria Teresa Bigozzi Sanguanini

    Caro Merlo, grazie per il suo articolo “Le lauree in canottiera” ho 72 anni e da mio nonno in sù abbiamo comprato soltanto ciò che il frutto del lavoro ci ha permesso di comprare. Questo insegno a mia nipote di 9 anni, sperando per lei in un futuro migliore.

  2. Roger

    Finalmente è caduta un’altra barriera dell’ignoranza ma gli errori che ha fatto l’ultimo gaverno Berlu bisognerebbe correggerli subito prima che creino danni irreversibili, mi riferisco alle frequenze di ultima generazione non dobbiamo sottovalutare i rischi dei nostri giovani con i limiti troppo elevati. Complimenti per la conduzione di primapagina l’ascolto sempre.

  3. Bazzotti Fabrizio

    Ho ascoltato la “fotografia” su mamma Ebe sul sito di Repubblica.

    Un altro suo intervento straordinario per ironia e teso in maniera strabiliante a smascherare le solite ipocrisie.

    Grazie ancora

    1. Domenico Corradini H. Broussard

      non ho niente da aggiungere a ciò che scrive il commentatore Fabrizio Bazzotti

      ha detto tutto

      grazie

  4. andrea

    Tengono duro, invece di andarsene tutti in blocco, sprofondando nella vergogna e nella loro ignoranza becera vogliono restare, rimanere. Bisognerebbe eliminare anche tutte le leggi che hanno fatto.
    Cento mila volte meglio gli extra.com e gli zingari che i cosìdetti padani puri e duri.
    Le leggi sul calcio sono assurde. Gli stadi vuoti! Incredibile. Mi diceva un amico tifoso della Roma che alle trasferte, a Siena si presentavano 4000. quattro mila! Adesso sono andati in 200.
    Hanno svuotato gli stadi per riempire i centri commerciali dei padroncini, per quelli bisogna trovare i soldi, per comprare la paccottiglia cinese e le pizze gommose.
    I tornelli, la tessera del tifoso, il biglietto per residenza sono cose da matti, kafkiane. Razziste pure. E questi a parole dicevano di voler combattere la burocrazia. Cento mila volte meglio i bagarini dei napoletani.
    Ci fanno rimpiangere i bagarini. Il mercato nero. Incredibile!
    Questi sono più stupidi e più ladri dei bagarini. E questo nel calcio, che è sotto gli occhi di tutti. Il calcio svenduto alle pei-tv, rovinato dalla Lega e dalle società, in combutta. I tifosi umilati nei settori ospiti, respinti alle biglietterie. I bambini schedati!
    Questo nel calcio. Chissà negl altri settori! Ci rimane la scuola di Adro come emblema, o la Bosina come simbolo della stagione, della deriva (il Giro della padania, l’ampolla del Po).

  5. emanuele

    Ascoltando la sua foto della Mauro, penso che lei avrebbe forse preferito fare lo scrittore. Se davvero però con un po’ di misericordia volesse levare gli sputi a questa donna, mi sembra che il suo commento vada in direzione contraria… e francamente non mi è piaciuto l’accostamento iniziale alla transessualità della Luxuria: perchè mettere allo stesso piano condotte delinquenziali e orientamenti sessuali, scusi?

  6. alojzije

    Caro Merlo,

    Complimenti per il linguaggio colorato non é pero’ con il veleno anti-leghista che ri ricompatta l’italia. Personalmente penso che l’italia sia già stata sconfitta dalla storia anche se forse parafraso bossi. Il resto sono chiacchiere borboniche….

  7. Chiara Merlo

    …solo attraverso (queste) “venuzze nere” possiamo guarire…parole…usate come acqua viva per sciogliere, fuoco ardente per disinfettare, aria fresca per asciugare le lacrime…e tutto il dolore per quanto è stato distrutto o sporcato…grazie per averle fatte sanguinare.
    Da un altro merlo!
    Chiara Merlo

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