NEL GRAN SUQ DEL COLOSSEO

    Il colosseo fuori dal Colosseo è un posto senza legge, dove si mangia, si frega e se fa subito a cazzotti, come ai tempi del Belli,  pe’ schiaffasse in saccoccia li quadrini. Arrivo sul piazzale lastricato a sampietrini con mia moglie,  inglese travestita da turista, <ancient romans?> <really?>, la macchina fotografica a tracolla e gli occhiali da sole. La scena è grottesca, lo ammetto. Io ho il ruolo del sempliciotto e lei ha quello della credulona temeraria che pretende uno stile romano ma real: <could you take a photo of me wearing yourcucullus’?>. La commedia dura una decina di minuti e finisce con qualche sospetto perché c’è aria di rancore accumulato tra legionari e centurioni, ceffi di romanacci che ti spingono o ti accarezzano, <tutti pregiudicati> assicurano i carabinieri, per furto, rapina, ricettazione, estorsione…<Si metta la mano sulla coscienza, siamo in cinque a lavorare>:  dieci euro per una foto con una corona di pelle adornata di sesterzi sulla testa, una tunica rossa attorno al corpo, elmo e daga sguainata: <kill tua wife, e così finish ogni problem>.

    La lingua è la stessa che si parla a Pompei, lingua basica,  associativa e fisiologica, fonemi e sorrisi, la stessa dei pappagalli.  I centurioni, come le guide di Pompei, ammiccano e riproducono suoni, scimmiottano il mondo che gli viene a tiro, pochi elementi di intesa in giapponese e in tedesco, in russo e in inglese:  foto? <We took some, le abbiamo fatte, yesterday> risponde la ragazza e subito il centurione canta  <Yesterday… mo’ belivo in yesterday>. Questa lingua stalker è la lingua infetta del turismo che degenera insieme con le città italiane d’arte , con Roma che diventa folklore improbabile,  gli indigeni assimilati a stereotipi falsi, a patacche: i butteri, gli alpigiani, e siamo tutti funiculì funiculà o pastori sardi, tutti mafiosi e amanti priapeschi se maschi, occhi neri di gelosia se femmine, Etruschi a Volterra e gladiatori romani davanti al Colosseo. Nel 2008 durante il G8 si riunirono anche i presidenti dei vari Parlamenti. Ebbene, la sera a cena il presidente canadese chiese a quello italiano, Gianfranco Fini, quando , in quale epoca, era avvenuta  <la deportazione dei romani>. Aveva infatti visto e parlato e si era pure fatto fotografare con i <descendants of the aborigines>.  Pensava che quei centurioni fossero come gli indiani in America e i Maori in Nuova Zelanda. Fini gli disse: <Certo, le facce inquietanti ce le hanno, ma forse i soldati romani erano meglio>. E difatti un aborigeno basso e di carnagione scura, con sopracciglia e baffi neri ci propone di saltare la fila, <almeno tre ore di fila>: 27 euro al posto di 12. 

    Ecco: se vuoi capire, segui la pista dei soldi. Il Colosseo è il sito archeologico più remunerativo d’Italia, uno dei più ricchi del mondo. La Sovrintendenza di Roma è, come quella di Pompei, autonoma. Il che vuol dire che, eccezionalmente, il danaro del Colosseo non va all’Erario. Nel 2011 dunque la Sovrintendenza ha ricavato almeno 35 milioni di euro di biglietti. Ebbene, solo l’allora commissario Roberto Cecchi,  attuale sottosegretario del ministro Ornaghi ( in questo caso più Ponzio che mai) seppe ben spendere i soldi anche perché procedeva in deroga alla giungla normativa degli appalti. Rifece l’ ascensore, aprì la porta libitinaria e per la prima volta i relativi sotterranei.  E, dopo 40 anni di chiusura al pubblico, recuperò il terzo anello. Purtroppo oggi  il danaro è di nuovo fermo.Il sindaco Alemanno, che è leghista quando gli conviene, in nome del federalismo fiscale fa il diavolo a quattro perché vuole almeno  una parte del bottino. E dicono che Mario Monti, in risposta a questa velleità, gli abbia scritto un biglietto ricordandogli di fare almeno la sua  parte e cioè garantire il decoro esterno di questa specie di piccolo paese tutto abusivo che è la romanità sparsa per Roma e concentrata soprattutto qui, con la sua pittoresca ma selvaggia illegalità alla quale nessuno è in  grado di sottrarsi. Le roulotte che vendono cibo, per esempio, con il loro minestrone di esseri umani, pakistani e armeni, cingalesi e quella schiuma dell’Asia che non è riuscita a farsi Tigre, tailandesi e filippini,  sono tutti sotto il controllo della famiglia Tredicine, una stirpe di venditori ambulanti, discendenti da nonno Donato che arrivò da Schiavi d’Abruzzo  con un fornello sotto il braccio e un sacco di castagne in spalla. Vendeva caldarroste in via Frattina. I figli sono 4, ma Alfiero ed Ennio hanno litigato con Mario e Dino . Oggi la famiglia controlla in tutta la città la vendita di castagne e i camion ristoro. <Vendere cibo nei camion roulotte senza il loro consenso è praticamente impossibile> dicono le forze dell’ordine.  <Tredicine? E chi è?> mi risponde un cingalese che vende  davanti al Colosseo.  <L’affare è  enorme…,  l’azienda è gestita meglio della Banca d’Italia>. E infatti oggi in romanesco un bazar mobile è una <tredicina>: 2,50 la bottiglietta d’acqua, 5 euro un panino immangiabile, 4 una ciambella, e poi collane di caramelle, lattine, hot dog…Questi ristori da strada,  questa gastronomia da marciapiede è autorizzata dal Comune,  dove siede anche Gennaro Tredicine,  rissoso, fumantino e minaccioso vice capogruppo vicario del Pdl in Municipio e <onorevole>, perché così si fanno chiamare tutti i consiglieri di Roma, spesso protagonisti loro malgrado del sito, più colto che  populista, www.romafaschifo.com.

     Anche l’intervento dei vigili urbani e l’arresto, l’altro ieri, di sei centurioni ammanettati  – guardate il video su youtube – ha qualcosa di pesante e di eccessivo. La violenza esibita non è mai un bello spettacolo anche se non è certo il caso di schierarsi dalla parte degli accattoni che l’onorevole Tredicine vorrebbe addirittura legalizzare istituendo  l’albo dei centurioni, con tanto di patente perché  <davanti alla gens abusiva o si abolisce la gente o la si costringe dentro una norma>.

    Dunque quando arriviamo è tutto un parlottare fitto, rotto da imprecazioni per  <i mancati guadagni> . In via del Corso hanno fermato e frugato pure il solito finto mimo che ogni mattina si traveste da Papa, una lunga tonaca bianca, un cappello da pontefice, cerone sul viso, un ombrello rotto impugnato come tiara. Fa la parodia al camice, al lamitto, al cingolo, alla tola, a quell’indossare Cristo, in persona Christi, su cui Benedetto XVI  ha tenuto dottissime lezioni  di catechesi.

   A Castel Sant’Angelo i centurioni  non sono previsti. Si muovono in squadre e devono rispettare la zona assegnata dal racket. Se dunque vi capita di incontrare un antico romano solitario, vuol dire che sta abusando degli abusivi, i quali sono tutti parenti, come nelle cosche a Corleone.

  E però oggi cercano spazio  anche a Castel Sant’Angelo e dunque vengono affrontati dai mimi, dalle statue viventi: quello che finge di essere la morte e ogni tanto tocca con la falce la nuca di un passante, e quell’altro che fa il Tutankamen anche se di profilo,  sotto la tunica gialla,   non riesce a nascondere la pancia a pera, da vero faraone.  Due legionari e una matrona arrivano  <come i martiri nella fossa dei leoni> sospira uno di loro. Ma la poesia finisce subito: <Qui ci menano>. Parte il primo coro: <Farabutti>. Segue: <Mascalzoni>. E naturalmente: <Dovrebbero mettervi in galera>. Ma su tutto trionfa: <Vaff…>. E, infatti, rinculano i gladiatori perché qualcuno vuole chiamare i vigili.

   Al Colosseo, invece, i vigili  sono sparsi nel piazzale, tutti in borghese e si capisce che vorrebbero impartire un’altra lezione di modestia alla teppaglia dei figuranti che si lanciano occhiate inquiete e segni di intesa. Un centurione mi dice che solo grazie a loro <qui è una fiera,  una festa, un’ allegria> . La mattina lui e Giorgia si muovono dal Laurentino, e c’è chi viene dalla Garbatella e chi dal Prenestino,   ma è  dalla zona Est di Roma che riparte il sogno dell’ Impero. E vogliono  l’albo perché, ha detto il consigliere Tredicine, <hanno diritto alla dignità del lavoro>. Del resto tre anni fa il vicesindaco Mario Cutrufo  voleva coprire di tende tutto lo spazio e organizzare l’animazione in costume, una specie di Disneyland della Roma antica.

    E meno male che il Colosseo resiste a tutto, è uno dei ruderi più solidi al mondo. Ma l’estetica del marasma sqaucquarato, il monumento che non è mai baciato dalle luci giuste, l’assedio  delle bancarelle di rosari profumati e di piccoli Berlusconi di gomma, il disordine della truffa con solo 4 custodi per turno, questo carnevale che offende le vestigia, e i tubi Innocenti che chiudono il primo piano come fosse una gabbia per galline …, insomma tutto l’orribile kitsch dimostra l’eternità della pietra  ma l’ oltraggia peggio della demolizione.

    I tubi Innocenti sono inspiegabili se non come grottesco pendant dei legionari panciuti.  Stanno li, provvisori da circa trent’anni, da quando furono montati  contro gli ‘urtisti’, i venditori ambulanti che allora  avevano un tale forza d’urto  –  perciò si chiamavano urtisti  – da penetrare nell’anfiteatro. Da tre anni è pronto il progetto per la cancellata di ferro ma Sovrintendenza e Comune non sono d’accordo sul disegno, sulle proporzioni  armoniche.

    L’imprenditore Diego Della Valle che si è impegnato a finanziare restauro e gestione del  Colosseo (25 milioni) dice di volerne fare un business moderno e una vetrina di definitiva eleganza. Per l’Italia è un esperimento, ed è una grande occasione per lui: da sola vale una vita. Il mondo intero lo aspetta. Il Colosseo è Memoria universale e chiunque dovrebbero entrarvi in  punta di piedi, anche la famiglia Tredicine, il sindaco Alemanno e tutte le loro clientele  di centurioni con le scope in testa.

19 thoughts on “NEL GRAN SUQ DEL COLOSSEO

  1. Marco Di Porto

    Gentile Signor Merlo, ho letto il suo articolo sul “suq Colosseo”, sul quotidiano che leggo tutti i giorni, “La Repubblica”, e non posso esimermi dallo scriverle qualche riga. Posto che non ho elementi per commentare le illegalità che denuncia, ho trovato veramente poco rispettoso il tono di superiorità con cui descrive i centurioni del Colosseo, diversi dei quali ho la fortuna di conoscere personalmente, e che per la maggior parte sono dei poveri cristi che sbarcano il lunario come possono, perché la povera gente non sa più che inventarsi di questi tempi, e perché non tutti hanno la fortuna di poter scrivere per La Repubblica né hanno avuto gli strumenti culturali necessari per fare mestieri certo più prestigiosi e pieni di bon ton.

    Illegalità a parte, che se ci sono vanno sanzionate ovviamente, ho trovato molto “classisti” (scritti con il distacco della persona colta che ha a che fare con dei bifolchi) certi commenti rivolti a queste persone – sia i “centurioni” che gli altri lavoratori del Colosseo di tante nazionalità – che stanno lì e tentano di sbarcare il lunario come possono, uomini di magari quaranta o cinquant’anni che non credo abbiano trovato la ricchezza e la felicità nel vestirsi da buffoni per rimediare qualche decina d’euro. “Ceffi di romanacci che ti spingono o ti accarezzano”, “Un aborigeno basso e di carnagione scura”, “Il minestrone di esseri umani, pakistani e armeni, cingalesi e quella schiuma dell’Asia”, “le clientele di centurioni con la scopa in testa”…

    Pasolini, di cui si discute molto in questi giorni, ne avrebbe parlato con il rispetto e la comprensione che merita la gente povera e ignorante che vive come può, anche magari di espedienti, perché forse la vita non ha offerto molto e ci si arrangia come si può, senza per questo essere additati per forza come dei “brutti ceffi” e pure “quasi tutti pregiudicati” (ne conosco diversi che non lo sono affatto, pregiudicati).

    Scusi per il disturbo, ma il tono del suo articolo mi ha disturbato.

    Cordialmente,
    Marco Di Porto

    1. Andrea

      Sì sì ok il discorso dello sbarcare il lunario etc etc (anche se più di un servizio ha fatto vedere cosa succede quando qualcun’altro tenta di “sbarcare il lunario” ,come dice lei, in zona di questi “poveri cristi”) , ma forse bisognerebbe ricordare che il colosseo non è che perchè sta a roma è proprietà dei romani, è un patrimonio di tutti, e vedere lo schifo immane che ruota attorno a un monumento del genere è avvilente. In italia si potrebbe vivere tutti di rendita con il solo turismo, ma se teniamo le nostre ricchezze come viene tenuta roma (cioè malissimo, non si offenda ma è davvero tenuta come una cloaca ed è anche colpa dei romani stessi oltre che degli incapaci che vi hanno amministrato negli anni) siamo destinati a diventare un paese non del terzo, non del quarto ma del quinto mondo.

  2. iLManigoldo

    Mi trovo d’accordo con lei su tutto tranne che su una cosa: la dicitura “vigili urbani” è morta da tempo, le mansioni e i compiti sul territorio si sono ampliati, diversificati e ingigantiti soprattutto a a Roma dove c’è il “Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale”. POLIZIA. Non sò se rendo l’idea, non esistono solo ‘le pecette’ o le multe che dir si voglia, sarebbe ora che almeno voi giornalisti iniziaste a chiamare le cose con il loro nome. Reddite quae sunt Caesaris Caesari.

    Un umile Istruttore di Polizia Locale.

  3. Filomeno Mottola

    Caro Merlo, vorrei ringraziarla per questo suo scritto , e non solo.
    Ogni volta che lei ci fa toccare con mano il degrado abissale in cui sta sprofondando l’Italia (e non per mancanza di risorse economiche, ma per una sovrabbondanza di incultura, di faciloneria, di strafottenza , di menefreghismo), lei compie un atto d’amore verso la nostra patria comune, e dà un piccolo sollievo a chi come lei vede e soffre, senza poter avere però neppure il dono e l’opportunità di gridare il proprio malessere.
    N.B. Sono stato ultimamente due giorni a Roma ed ho visto cose inenarrabili sulle linee metro (cosa NON è da anni quella stazione Termini ?!, e sugli autobus: nessuno paga, e due corse su due-jella pura -si sono fermate improvvisamente per un guasto non precisato, con relativo cambio, perdita di tempo e fastidi vari ). Buon lavoro !

  4. Franca Bensi

    Sottoscrivo ogni singola parola del suo articolo, abito a poche centinaia di metri dal Colosseo, so per personale esperienza quanta verità ci sia nel suo articolo.

  5. malaroma

    Gentile sig. Merlo,

    la ringrazio per il suo articolo e per avere speso parole così importanti per quello che è una autentica apocalisse del decoro.
    Lei può ben capire che, se il monumento più importante del Mondo è trattato in questa maniera, come sia ridotto il resto della nostra povera città.
    Curioso che ci sia qualcuno che parli di sanzioni. Il degrado, l’abbrutimento, la mancanza di ogni progettualità sono sanzionabili?
    Poi da chi? Dalla “Polizia Municipale di Roma Capitale”, la cui capacità di controllare il territorio è inversamente proporzionale alla roboanza del nome?

    Verrebbe anche da chiedersi quanto lavoro potrebbe generare una vera cultura del servizio turistico (senza truffette, centurioni che tengono famiglia, ambulanti, bancarelle), ma con un sistema integrato dove non esistano “cosche” ma qualità, estetica, controllo del territorio, gare pubbliche per la gestione di tutti i servizi.
    Tutto questo però dovrebbe comportare un’autentica rivoluzione culturale nella gestione di Roma. A partire dai nostri politici e chi cita Pasolini a vanvera.

    Ricordo anche che, un anno fa, alcuni blog antidegrado scrissero a Della Valle ed Alemanno, denunciando le stesse le criticità esposte nel suo articolo, chiedendo di trasformare l’intero complesso dei Fori Imperiali in un sistema turistico integrato. Forse, se ci avessero risposto, non staremmo ora ad accorarci per quattro signori con una scopa in testa che si fanno definire centurioni in cambio di 10 euro per una foto.

    http://www.romafaschifo.com/2011/08/importante-comunicato-sul-colosseo.html

  6. Claudio

    Sig. Merlo.

    La ringrazio infinitamente per questo sua articolo, che racconta una verità tanto evidente quanto incredibile.

    Viaggio spesso per lavoro ed è una sofferenza vedere come noi, che abbiamo il più grande patrimonio d’Europa, siamo quelli che meno lo rispettano. Secene del genere sono impensabili sotto a una Torre Eiffel, a una Porta di Brandeburgo, anche vicino a una stazione centrale qualsiasi.

    Solo una cosa le appunto: non aver sottolineato che il Colosseo è il simbolo più evidente di questo degrado e trionfo dell’abusivismo, ma in realtà tutta Roma versa nelle medesime condizioni: camion bar e venditori di paccottaglia, ma anche mercatini orrendi con furgoni sgangherati sempre fermi in divieto, al centro come in periferia.

    Questa giunta dice di amare Roma, mentre la saccheggia quotidianamente.

  7. Riccardo

    Articolo da incorniciare.Tutto tristemente vero.
    Altro che caput mundi…

    p.s. tredicine (minuscolo) si chiama Giordano non Gennaro

  8. Giuseppe

    Caro Merlo, condivido pienamente il suo articolo, non è solo la zona del Colosseo e/o il centro ma tutta Roma che è diventata un Suk una bancarella continua a tutte le ore e tutti i santi giorni con camion bar e bancarelle e furgoni che invadono strade e marciapiedi di ogni circoscrizione. Ma se i miei concittidani hanno eletto il paperone dei bancarellari al comune è difficile trovare soluzioni.
    Per non parlare poi della pagliacciata degli antichi romani altra fantastica chicca locale che si vuole anche sanare col mitico patentino: esame di latino? lancio del pilum? formazione in 10 secondi netti della testuggine? mangiare sul triclinium senza sporcarsi di sugo?.
    Proviamo ad immaginare francesi travestiti da sanculotti che si aggirano a Place de la Bastille a Parigi o tedeschi travestiti da nazisti davanti alla cancelleria di Berlino, o marinai britannici del 1800 a Trafalgar square a Londra. Senza sottacere gli atteggiamenti, spesso minacciosi, nei confronti dei malcapitati turisti che sono, spesso, costretti a versare la tangente che decidono loro.

  9. diego

    Gentile Filomeno Mottola,
    in effetti, da cittadino romano, neanche io, quando salgo su un autobus, timbro il biglietto…per il semplice motivo che come la maggioranza degli utenti abituali del servizio di trasporto pubblico romano possiedo un abonamento mensile…(ma molti ce l’hanno annuale che è ancora piu’ conveniente), dunque non riesco ad intuire da quale considerazione lei deduca che a Roma sugli autobus “nessuno paga”…per il resto sono abbastanza d’accordo con lei, la città, soprattutto da quando c’è Alemanno, è letteralmente allo scatafascio (ma prima non è che fosse un paradiso…), nonostante a Roma si paghino le tasse locali piu’ elevate d’Italia e che i romani (nel contesto italico) non figurino certo tra gli evasori piu’ spudorati.
    Cordialmente.

  10. Gianni

    Ciò che si vede attorno al Colosseo è solo uno spicchio di quello che accade nel resto della città. Le bancarelle, per esempio, hanno conquistato ogni spazio cittadino. Dott. Merlo, se volesse fare un altro reportage, esca alla fermata della metropolitana Policlinico e poi, a piedi, si diriga verso l’Umberto I. Si troverà costretto a camminare in uno pertugio, dato che, il già stretto camminamento che porta a uno dei maggiori poli medici d’Italia è una lunga unica ininterrotta bancarella. I pochi parcheggi sono monopolizzati dai furgoni che sostano sino alla terza fila. Si rende conto che quello è il percorso che devono fare i pazienti che si recano al policlinico, persone che magari hanno problemi di deambulazione o che si sottopongono a cure debilitanti? Sui camion bar ha detto tutto Lei – oramai sono ovunque dall’ingresso Vaticano sino a oscurare tutti gli scorci dei parchi monumentali. Ma chi può fare qualcosa in Consiglio Comunale, visto che, come lei ha notato, uno dei rappresentanti di questa famiglia che gestisce tutta la ristorazione ambulante è un potente membro dell’attuale maggioranza capitolina? Il più blando intervento è destinato a restare lettera morta – ancora di più in questo momento, dove il futuro elettorale di Alemanno è molto incerto, e tutti si sono messi in trincea per mantenere le posizioni acquisite. Questo lassismo, abbandono, indifferenza, l’aver lasciato il territorio ai più biechi gruppi di potere da lei così magistralmente descritto, ha invaso tutta la città. I cittadini, quelli che vorrebbero vivere in una Capitale e dimensione d’uomo, sono stati ignorati sino al disprezzo. Peccato per Alemanno, invece dei bancarellari, dei caldarrostari, dei cartellonari (altro reportage che potrebbe raccontare un mondo!) e di tanti altri piccoli e grandi gruppi di potere, avrebbe potuto cercare di allearsi con questi cittadini. Poi, magari, un Sindaco eletto con così tante promesse e speranze di cambiare la città, avrebbe potuto creare un modello di governo cittadino che sarebbe stato il perfetto trampolino di lancio per la politica nazionale, grande ed unica spirazione di Alemanno. Non si fosse notato.

  11. Grahm

    Sono completamente d’accordo con quanto scritto da Francesco Merlo.
    Abito a Roma da sempre, la conosco come le mie tasche, ma ho avuto modo di visitare molte città in tutto il mondo e il paragone è inevitabile.
    Mi dispiace vedere Roma e la sua storia millenaria, il suo patrimonio artistico senza eguali, venire scempiata dai camioncini dei Tredicine, dalle bancarelle abusive, dai graffiti e dalle scritte sui muri e sulle metropolitane, dalle auto in doppia fila, dai “vigili urbani” (o “poliziotti di Roma Capitale”… la sostanza non cambia) inerti di fronte a tutto, da trasporti inefficienti, dal traffico eccessivo…
    E, come se non bastasse, la situazione sembra peggiorare col passare del tempo.
    Non serve andare all’estero per vedere come sfruttare un patrimonio artistico immane: proprio ieri sono tornato da Firenze, dove non andavo da parecchi anni, e ho potuto notare come il centro sia completamente pedonalizzato e risulti notevolmente più pulito ed ordinato di quello di Roma. Auto in doppia fila, sporcizia, graffiti, camioncini… solo qualche pittore che vendeva dipinti vicino Ponte Vecchio e qualche statua umana con le sembianze di sfinge o Dante sotto i portici degli Uffizi. Per il resto, solo molta cura, attenzione e pulizia.
    Ritengo che questo sia dovuto ad un mero fatto culturale. Storicamente, le amministrazioni romane agiscono in modo autoreferenziale, lavorando non per la città ma per soddisfare interessi paralleli, conquistare voti e piazzare qualche amico o parente in qualche posto di rilievo.
    Questa tendenza, con Alemanno, si è accentuata notevolmente, ed è sfociata in proposte assurde come quella di organizzare un gran premio di formula 1 o costruire un parco a tema dedicato all’antica Roma “per attrarre turisti”. Il risultato sarebbe stato quello di costruire inutili “cattedrali nel deserto”, circondate dall’ennesimo centro commerciale e dall’inevitabile selva di palazzine, raggiungibile solo in macchina, in barba a qualunque piano regolatore.
    In questi giorni ci si lamenta che questo paese non cresca: Roma è la città con la maggiore concentrazione di opere d’arte al mondo, basterebbe solo essere un po’ di civiltà per poter competere con – e certamente battere – città gettonate non solo in Europa, ma nel mondo.
    Ma se noi romani continuiamo ad essere inerti la strada continuerà sempre a salire.

  12. ivan

    Si parla spesso del centro e non della periferia perchè se non si riesce a far funzionare le cose in centro allora non c’è speranza.
    e vedere Via Veneto e le corsie preferenziali costantemente e quotidianamente occupate da macchine in sosta selvaggia di dipendenti (e affini) dei negozi e hotel del centro spiega perfettamente lo stato di Roma.
    Il Business legale o illegale la fa da padrone. l’amministrazione e la sua Polizia (sempre presente in via Veneto) nel migliore dei casi sono miopi, nel peggiore…

  13. Marco

    Mi può star bene tutto…fino a che non si arriva a della valle ! Della Valle il re delle scarpe ? Cioè gli affari e il denaro nella cultura del post berlusconismo ?

    Comunque le dò ragione, anche io credo in queste privatizzazioni…da quando esistono l’italia è dvenuto il paese più industrializzato… del terzo mondo !

    E come ha detto Lucini «Noi siamo imprenditori e vogliamo fare profitti. Della Valle prima investiva nello sport, ora nel Colosseo. Lo sport non ha più appeal a causa della corruzione e del doping». Verissimo, infatti da quando lo sport è finito in mano al denaro è degenerato. Da quando la grande industriasi è impossessata della moda, soppiantando progressivamente gli artigiani, anche questo ambiente s’è inabissato nella cocaina e nella corruzione. Quanto più certi imprenditori si sono occupati di politica, tanto più il Parlamento è diventato una prateria per le scorribande dei comitati d’affari. Adesso sembra proprio arrivato il momento dei beni culturali: ecco la nuova pista del denaro, del saccheggio, del riciclaggio e della coca? Visto l’andazzo, forse tornerà in auge un vecchio e famoso aforisma di Goebbels: «Quando sento la parola cultura, la mia mano va alla pistola!

  14. gino

    Macchè “sbarcare il lunario”!!! Quelo luogo è off limits per LEGGE e questi sono personaggi che vivono nell’illegalità, come vivono nell’illegalità decine di venditori abusivi , parcheggiatori abusivi, e tutte le categorie di questuanti, nani e ballerine che popolano i viali romani.
    Con questa storia del “Sbarcare il lunario” , “tengo famiglia” e ” devono campà” ,i vigili sono scomparsi e quelli rimasti sono al bar , i banchetti dei mutandari raddoppiati, GLI ZINGARI DECUPLICATI, I CAFONI NON SI CONTANO PIU, la legge è un optional, la monnezza si accumula, i cartelloni abusivi ci oscurano e Roma si trasforma in Calcutta (con rispetto) grazie al “quieto vivere”, perchè tutti devono “sbarcare il lunario ” e per quei quattro voti che i politici invertebrati (il sindaco in primis) sperano di prendere dai commercianti, mutandari e dal resto del circo abusivo e no che umilia Roma tutti i giorni agli ochhi di romani e turisti.
    Abbiamo il sindaco più “nero” della storia di Roma, che, per incapacità sua e dei suoi amici, non riesce a fare rispettare le leggi e neanche le ordinanze che lui stesso firma.

  15. Pasolini?

    A me, il bel pezzo di Francesco Merlo non ha recato disturbo, anzi.
    Quello che invece mi ha infastidito profondamente è la retorica della povertà, incautamente attribuita a Pasolini (il quale ormai è passato alla storia come il santo protettore dei poveri cristi), che è diventata una giustificazione mai argomentata e superficiale, e una diretta emanazione di un clima generale che autorizza all’illegalità. Io credo invece nella solidarietà della povertà, nella possibilità che i “poveri cristi” si rendano conto che condividono la loro condizione con altri “poveri cristi” che scelgono di non diventare “centurioni”. Spero inoltre (religiosamente) che i romani trovino il coraggio di sottrarsi al giogo della loro classe politica pirata, perchè la Roma di oggi (che FA schifo) deve rinascere dalla voglia dei deboli di non farsi del male tra di loro.

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