Le mogli che difendono i mariti ad ogni costo

Verrebbe voglia di interrogare ad una ad una tutte le donne del mondo per sapere quante difenderebbero il proprio uomo contro ogni logica apparente, al di là del dolore più atroce e dell’offesa più volgare, con vigore e con pietà, con virilità femminile, come stanno facendo la signora Strauss Khan  e la mamma di Teramo che ha perso la figlia di 20 mesi per la sbadataggine del marito, padre omicida per disgraziata distrazione. E chissà come avrebbe reagito la moglie superstite di Barbablù davanti alle vesti stracciate e alle carni straziate dal suo sposo, e chissà cosa avrebbe fatto Maria se Giuseppe avesse dimenticato Gesù bambino sotto il sole.

Di sicuro siamo tutti ancora a bocca aperta e non ci raccapezziamo davanti alla dignità della signora francese, a quel suo negare la violenza così evidente del marito, a proteggerne il viziaccio, a derubricare anche lo stupro  in eccesso di testosterone e in marachella sessuale: <quando si avvicina uno stupro, rilassati e goditela> dice Kevin Kline nel film ‘The Extra Man’  (‘Un perfetto gentiluomo’). Davvero è possibile che anche la signora Anne Sinclair la pensi così? E’ possibile che Chiara Sciarrini abbia avuto una sola, iniziale reazione di rabbia e ora ripeta  <mio marito è un buon padre> sul cadavere sezionato della sua Elena, al punto da far pensare che in quella donazione di organi ci sia una qualche forma di risarcimento più per lui che per se stessa, quasi a rassicurarlo che in fondo in fondo non l’ha uccisa del tutto?

A parti invertite, come avrebbero reagito i mariti, quei due mariti? Io penso alla vigliaccheria, che è il nostro istinto immediato,  la chiave che porta alle cose abiette e peggiori, ad aggrapparsi per esempio alle corna dell’onore e a piagnucolare sotto la protezione delle convenzioni oppure, nel caso di Teramo, a recriminare e ad abbandonarsi alla rabbia cieca, come se dimenticare una bambina nell’auto equivalesse a dimenticare la caffettiera sul fuoco o il rubinetto che sgocciola. Le famiglie non si sfasciano  perché la morte spalanca all’improvviso le porte di casa, ma per molto meno, e può arrivare in ogni momento la goccia che fa traboccare il vaso pieno  di rancori e di rimpianti.

Ma è solo il maschio a vedere nella donna che gli invecchia accanto un eterno rimprovero? Se nella commedia leggera c’è ‘casa Vianello’,  nella tragedia pesante di Teramo molti sarebbero diventati stracci inerti, oppure si sarebbero consegnati alla furia, avrebbero trovato nell’omicidio colposo la prova conclamata che le famiglie sono pozzi di odio, e si sarebbero liberati del fardello matrimoniale, coltivando la vendetta con il plauso di tutto il mondo. E magari a Teramo un’altra donna, una moglie diversa da Chiara Sciarrini ora parlerebbe di follia assassina, di atto mancato, di violenza contro di lei, di resa dei conti. E tutta la vulgata psicoanalitica e il facile sociologismo le verrebbero in aiuto.

Anche la signora Sinclair è oggetto di sociologismi. Ma nessuno può sostenere convintamente  che difenda, nel marito importante, il proprio status symbol. E’ infatti la giornalista che tutte le giornaliste vorrebbero essere. Elegante e affascinante fa sempre grandi ascolti, e sa porre con garbo le domande giuste senza mai  diventare caricatura, senza rifugiarsi nel pittoresco, senza ricorrere al gattamortismo di chi si finge debole e indifesa per lucrare consenso.  Ed è la tipica donna che piace alle donne, ruolo complicato da incarnare. Al punto che in Francia è (era?) più amata di Carla Bruni.  Ed è anche ricchissima di suo, ovvero indipendente e dunque incorruttibile. Solo il suo uomo l’ha potuta fermare. Per lui aveva rinunziato alla ribalta televisiva  e per lui adesso si rifiuta di interpretare il ruolo classico e scontato della donna ferita. Quelle sue immagini nel tribunale di New York, con i baci e i sorrisi inviati al marito, hanno fatto indietreggiare la pietà con cui tutti la vorrebbero consolare. Al contrario, esibisce l’orgoglio, addirittura la superbia, per quel mostro che è stato certificato come mostro. Ma su cosa è fondata questa superbia?

A Teramo una donna offre un esempio di solidarietà  molto alta perché è alimentata dalla sofferenza. E’ il volto inaspettato dell’amore, quello poggiato e completato dal dolore di madre, un amore che  è come la spontaneità del respiro, è quello che rimane. Si tratta di sentimenti purissimi, di una linea d’affetto straordinaria che percorre il triangolo che va dalla mamma alla figlia e ritorna, rafforzato, al padre, al marito che sta scontando la più terribile delle condanne a vita. Nessun tribunale e nessun gendarme potrà infatti punirlo in modo più grave: la morte della figlia è la pena che si è inflitto da solo, la più dura. E adesso solo la moglie può salvarlo.

Più misteriosa è la signora Strauss Khan. Per suo marito è stata scomodata l’antropologia, per lui è stato fatto l’identikit del predatore alfa. Ma anche il leone, che è il re della foresta,  riesce a fare il suo dovere di leone solo perché, a qualche passo di distanza, c’e la leonessa che lo guarda in tralice. La signora Strauss Khan difende il suo leone per solidarietà sessuale? E’ possibile che, sola in tutta la Francia, non sapesse che il marito frequentava club scambisti ed era già stato accusato di violenza e non c’era donna che non dovesse o resistergli o cedergli? E non si accorge che è disperata la battaglia per riabilitarlo, quale che sia la conclusione processuale a New York?

Sono domande alle quali ciascuno può dare una sua risposta perché sono tante le spiegazioni possibili. A me pare giusto segnalare che solo l’universo femminile riserva ancora sentimenti così sorprendenti come quelli della signora di Parigi e della signora di Teramo, vita inesplorata fuori dai luoghi comuni, con una chiarezza e una forza che nessun esame del Dna e nessuna autopsia potranno mai avere, con una potenza che nessuna indagine di giornalista e di magistrato, francesi o americani o abruzzesi che siano, potrà mai eguagliare.

VIDEOCOMMENTO : Le metamorfosi di Strauss Khan

44 thoughts on “Le mogli che difendono i mariti ad ogni costo

  1. Francesco

    Buongiorno,
    scrivo per protestare, sommessamente, beninteso, alcuni lati positivi del testosterone da Lei ultimamente oltremodo vilipeso: il suddetto tonifica il corpo e la mente, sprona ad imprese altrimenti irrealizzabili, è motore circolante di una vitalità necessaria al naturale scorrere delle Cose.
    È vero, origina il fardello del sesso, ahi quanto difficile da gestire e amministrare, ma che fare? privarsene definitivamente per non correre il rischio di eccedere? non scherziamo.
    Intanto non mi pare che il perdono sia solo appannaggio del gentil sesso (“solo l’universo femminile riserva ancora sentimenti così sorprendenti come quelli della signora di Parigi e della signora di Teramo”): per i due casi che Lei menziona, le ricordo il marito del caso di Cogne ed il padre del caso di Novi Ligure, rimasti accanto, rispettivamente, alla moglie ed alla figlia, entrambe condannate per omicidio.
    I due casi da Lei menzionati, poi, sono molto diversi in quanto il primo (Sofitel) sarebbe (presunzione di innocenza) un atto doloso, mentre il secondo (Teramo) è (confessione) un atto colposo.
    Infine, la Sua affermazione sul fardello famigliare potrebbe facilmente essere rovesciata: e se tutti coloro che rimangono attaccati al marito fedifrago o omicida colposo (o alla moglie, o alla figlia, omicida) non lo facessero per superbia o per perdono, bensì semplicemente per rifugiarsi all’interno di un’idea, o di un simulacro, di famiglia per sfuggire al fardello del sesso, talvolta più pesante di quello della famiglia?
    Grazie per la Sua attenzione e cordiali saluti
    F.

  2. biancamaria folino

    Mi spiace, io invece condanno e a gran voce, il padre quanto la madre quando uccidono. Io sto dalla parte delle vittime e in quanto madre, quando si tratta di bambini….divento una tigre. Fosse stato mio marito….l’avrei fatto fuori con le mie stesse mani….è una questione di istinto. Io non ci riesco, non capisco e non capirò mai, come si fa a spaccare la testa al proprio figlio solo perchè piange e non ti fa dormire magari per un paio di notti (io per inciso non ho dormito per 5 anni tra il primo e il secondo figlio), non capisco come si possa annegare il proprio bimbo nella vasca solo perchè la maternità ti impedisce di diventare modella (delitto di casatenovo). Ma non capisco come si faccia dimenticare una bimba in auto….era già successo a Catania anni fa…ma come fai a fare anche solo due metri senza mai guardare lo specchietto retrovisore? Ma che razza di genitori sono questi? No, grazie io non ci sto, non salvo proprio nessuno. E purtroppo se uno è capace di dimenticarsi il figlio in auto, è capace anche di dimenticarlo…no, io non lo accetto. La mia rabbia e la mia tristezza vanno alla piccola a tutti i piccoli che sono sempre vittime degli adulti e che nessuna legge, e dico nessuna, tutela davvero
    scusate lo sfogo…..e forse il tono un po’ rabbioso :-)
    grazie

    1. Francesco Merlo Post author

      Anche io diventerei una tigre se qualcuno – madre padre parente o estraneo – spaccasse la testa a un bambino perché non lo fa dormire.. Ma la tragedia di Teramo è molto diversa. E uccidere quel papà omicida per distrazione a cosa servirebbe? Lei dice di stare sempre e comunque dalla parte delle vittime. Non è vittima anche lui? Grazie

  3. stefania studer

    Trovo molto interessante questo articolo. Ma mi permetto di sottolineare che i due casi citati mi sembrano poco comparabili se non fosse che stiamo parlando di due donne che difendono il proprio compagno. Gli uomini sotto accusa hanno sbagliato per ragioni diverse. Il papa’ della bambina di Teramo e’ un colpevole perdonato, mentre mister “coniglio caldo” non risulterebbe nemmeno colpevole agli occhi della moglie. Il labile confine tra il perdono e l’autolesionismo e’ questione che riguarda le donne da secoli, basta dare un’occhiata alle storie di “Amore criminale” per capire che sarebbero le donne ad avere bisogno di qualche iniezione di testosterone, signor Francesco, per difendersi meglio da mariti, compagni, fidanzati e conoscenti che sono da sempre i principali responsabili di stupri, aggressioni e omicidi (altroche’ gli extracomunitari). Insomma posso comprendere la signora di Teramo, ma ho difficolta’ a capire la signora Strauss Khan.
    Il papa’ di Teramo paghera’ con il rimorso per tutta la vita la sua distrazione (il multitasking non e’ roba per uomini).
    Invece che motivo avrebbe avuto il ricco mister Khan di stuprare una donna? Forse perche’ stuprare una donna o comprare una escort (che pure era solito fare) sono due cose che non hanno niente a che fare con il sesso, ma solo con la violenza e l’abuso di potere. Mi dispiace, ma questo non e’ accettabile e allora forse la signora Khan per giustificare il marito preferisce pensarlo innocente. Se le accuse verranno provate magari optera’ per considerarlo malato e poi scrivera’ una bella lettera ai giornali e chiedera’ la separazione.

    1. Francesco Merlo Post author

      Sono casi molti diversi. Hanno in comune la virilità femminile, la sorpresa, i forti sentimenti, l’essere casi limite, e, ovviamente, la meraviglia che hanno suscitato le due mogli. Quella della lettera ai giornali con la richiesta di separazione sarebbe un gran finale che riporterebbe tutto dentro la convenzione. Comunque, anche io come lei ho più difficoltà a capire la signora francese. Grazie.

  4. Alberto zamboni

    Accostare il caso di DSK e il caso di Teramo è una acrobazia intellettuale che solo la penna di Merlo, sempre intelligente e profonda, riesce a giustificare. Condivido la conclusione dell’articolo: spesso le donne riescono ad avere pensieri “alti” e “oltre”, a dispetto delle convenzioni e dei loro stessi interessi. Prova ne è la semplicità con cui la signora Chiara ha commentato in una prima dichiarazione l’accaduto dicendo ” facciamo tutti una vita sempre di corsa…”. Io lavoro in un ambiente ad alto rischio (l’aeronautica civile) e per professione studio gli errori e le omissioni, i loro meccanismi cognitivi e sociali. Ebbene, è proprio così: dimenticare una bambina in auto è la stessa concatenazione perversa che ci porta a dimenticare la caffettiera sul fuoco! Difficile da accettare, moralmente parlando. Ma se vogliamo rompere la catena degli errori che porta all’incidente dobbiamo accettare che la morale, in questi casi, non aiuta, e non aiuta nemmeno punire il colpevole. Il cosiddetto multitasking non è adatto a nessuno, uomo o donna che sia e molte delle modalità di lavoro e di vita che siamo costretti ad accettare per “contenere i costi”, per “contratte i tempi”, per “risparmiare risorse” prima o poi rivelano i loro effetti perversi, magari per mano inconsapevole di un padre amoroso…

    1. ezio

      Mi associo agli altri commenti che hanno trovato del tutto pretestuoso l’accostamento tra i due fatti. Che non hanno nulla in comune.
      Di fronte alla perdita di un figlio, comunque avvenuta, si può reagire in molti modi, e saranno tutti, a modo loro, comprensibili. Si può anche perdere la testa. Se una moglie, o un marito, reagiscono come scrive Biancamaria Folino, ci può stare. Come ci può stare che all’interno di un rapporto ci sia spazio per la comprensione, anche di fronte a qualcosa di così profondamente sconvolgente.
      La sofferenza di quel padre non ha certo bisogno della condanna della madre per diventare più terribile. Paradossalmente, potrebbe essere il contrario.
      Niente a che fare con la vicenda di DSK e consorte

        1. ezio

          Caro Prof. Merlo,
          la considero una persona molto intelligente e apprezzo molto, in genere, quanto scrive. La sorpresa nel vedere l’accostamento dei due casi, così profondamente diversi, (impressione che non è stata evidentemente solo mia), da parte di uno accorto come lei, mi porta a dire che, in questo caso, la tesi di fondo del suo argomentare fosse precostituita. In questo senso ho usato l’aggettivo pretestuoso. Che comunque non costituiva l’essenza della mia obiezione. Alla quale, invece, non mi pare di aver avuto risposta.
          grazie,
          Ezio

    2. Francesco Merlo Post author

      Caro Alberto Zamboni, siamo dunque in due a pensare che l’universo femminile è il pozzo dal quale vengono fuori le sorprese e le novità. Speriamo però che non ci prendano per femministi (Dio ce ne scampi). Grazie

  5. Alessandro

    Francesco Merlo, lei rappresenta la mia luce quotidiana! Dovrebbe forse scrivere ad intervalli minori. Ecco, questo le chiedo. Con infinita stima

  6. Franca

    Non lo so. Io vedo nell’atteggiamento della mamma un forzato perdono, che non condivido… questo può arrivare a distanza di mesi, o di anni, o mai, per effetto di un percorso interiore travagliato. Così a caldo, mi sembra dettato dallo shock; oppure da una sensazione di colpa comune. Perchè magari, in una lunga mattina, dalle 8:30 alle 13:30, a questa mamma non è venuto in mente di chiamare il marito, anche solo per sapere se la piccola aveva pianto arrivando all’asilo. Chi tra noi ha figli piccoli sa che è consuetudine, due parole in fretta per dire “tutto bene, l’hai lasciata, chi c’era, piangeva?”. Cose normali. Condivido però in pieno tutto quanto scritto da Merlo; lei ha una penna delicata sempre, anche in questi frangenti. con affetto, franca.

      1. Rita

        Lei vede letteratura contro le mogli? La prego, me ne faccia leggere qualche pezzo… che io in ogni dove non sento altro che magnificare le meravigliose doti di equilibrismo, forza coraggio volontà etc etc. delle mogli, delle madri e delle donne in genere. Ne sono quasi disturbata, pur essendo donna.

        1. Rita

          “A parti invertite, come avrebbero reagito i mariti, quei due mariti? Io penso
          alla vigliaccheria, che è il nostro istinto immediato, la chiave che porta alle cose abiette e peggiori, ad aggrapparsi per esempio alle corna dell’onore e a piagnucolare sotto la protezione delle convenzioni oppure, nel caso di Teramo, a recriminare e ad abbandonarsi alla rabbia cieca, come se dimenticare una bambina nell’auto equivalesse a dimenticare la caffettiera sul fuoco o il rubinetto che sgocciola. ”

          Mi permetta, ma questo pezzo in particolare, che parla di “vigliaccheria d’istinto” a parti invertite è un chiaro esempio di letteratura “a favore”. Lei ha mai letto in un pezzo di giornale, o sentito in un dibattito, l’attribuzione di “vigliaccheria istintuale” alle mogli o alle donne in genere? E com’è possibile che una frase simile che è un macigno lanciato contro i tanti uomini coraggiosi (penso ai pompieri di Chernobyl, a quelli del Giappone, ai tanti che mantengono la famiglia con mille euro al mese facendo i lavori più pericolosi, rischiosi e usuranti) passi inosservata ai più? E’ il macigno dello scandalo, a mio avviso. A “parti invertite” come osserva lei, sarebbero insorti in duecento e forse si sarebbe fatta un’interrogazione parlamentare e qualche decina di manifestazioni di piazza.. anzi per molto meno. ;-)

          1. Francesco Merlo Post author

            Cara signora Rita, le sue osservazioni sono molto pertinenti, ma io per la verità non ho scritto contro gli uomini, figuriamoci. Virilità femminile è un ossimoro che rivendico. In quanto alla letteratura si va – pesco senza ordine in un pozzo senza fondo – da Socrate sino a Flaubert, e poi Boccaccio e Goldoni, e Gide e Sartre, per non parlare dei filosofi tedeschi… Dicevo che parlare bene delle mogli genera sempre sospetto, chissà perché. Lei lo conferma. Grazie.

          2. Rita

            capisco.. io mi riferivo a letteratura più moderna, diciamo degli ultimi quarant’anni. Non sono “sospettosa” in realtà semplicemente annoiata. In quanto al fatto di non parlare male degli uomini chiedo scusa se ho frainteso ma in realtà quel “a parti invertite ” e quel “vigliaccheria istintuale” me l’aveva fatto pensare. Posso chiedere allora a quali soggetti si riferiva? Grazie. Che virilità femminile sia un ossimoro si capiva, ma ancora non ne ho capito il senso. Significa che la virilità è qualità buona e che gli uomini l’hrrà sanno persa? grata se vorrà spiegare meglio.

  7. Rita

    Mi trovo in disaccordo col termine “virilità femminile”… che vuol dire? Associo la virilità alla capacità di prendersi la responsabilità delle cose. Queste due donne non l’hanno fatto. Tralascio il fatto della non comparabilità dei due episodi (ci devo riflettere, ma anch’io al momento non trovo il nesso :-)
    La prima difende il suo status symbol ok, la seconda potrebbe farlo perchè si sente a sua volta in colpa (era incinta quindi presumbilmente non lavorava in quel momento, perchè lasciare che il marito si facesse carico anche di questa incombenza quando lo poteva fare lei?), ma nessuna delle due, nel giustificarlo si pone il problema della propria responsabilità.
    Mi trovo d’accordo col primo commento e ricordo il padre di Erica, ricordo che lui si pose il problema della propria responsabilità, del fatto che quella sera fosse fuori etc. Senza dichiarazioni pubbliche, senza tante parole, si occupò dei propri morti e della figlia che ne era causa. Questa per me è la virilità. Trovo stonata questa attribuzione di virilità femminile, la sento come un’appropriazione indebita. E ancor di più fatta da un uomo. Oltretutti di questi tempi in cui pare che le donne abbiano solo virtù e nessun difetto e gli uomini solo difetti e nessuna virtù. Ognuno si tenga le proprie attitudini.. la virilità non è cosa da donne, secondo me :-)

  8. grazia quadri

    Ho letto solo ora il suo interessante articolo. Leggerla (anche se in …ritardo…) è sempre un piacere.

    Un saluto da Lugano.
    Grazia

  9. Marco Sostegni

    Caro Dott. Merlo,
    quando ci stiamo annoiando ai matrimoni ai quali siamo invitati e si sente “nella buona e nella cattiva sorte…” beh gli esempi delle due donne forse sono esempi di due matrimoni comunque saldi. O che si sfasceranno (spero di no) in futuro. La madre della bambina morta in macchina forse non ha la forza di sommare dolore al dolore, la a signora Strauss Khan forse ha di fronte un marito diverso da quello che ci viene raccontato. Prima si parlava di “matrimonio borghese…”.
    Anch’io mi associo ai complimenti per i suoi articoli.
    Giovani giornalisti: imparate da Francesco Merlo.

  10. Angelo Libertini

    Gentile signor Merlo, lei è femminista?
    Se sì,ma anche in caso contrario, mi spiega perchè utilizzare il termine “donna” per indicare la razza umana di sesso femminile ? Perchè invece utilizza per indicare la razza umana maschile utilizza il termine “maschio” ?
    La frase è questa :
    “Ma è solo il maschio a vedere nella donna che gli invecchia accanto un eterno rimprovero?”
    Pongo alla sua attenzione alcune domande ( e a quelle degli eventuali lettori di questo blog) .
    Cosa ne pensa dei doppi standard nell’esercito?
    E’ favorevole alle quote rosa?
    Mi espone una sola legge italiana che sfavorisce le donne?
    E’ favorevole alla non applicazione della legge sull’affido condiviso?
    Cosa ne pensa del coraggio degli UOMINI morti durante le guerre nel mondo?
    Cordiali saluti da un UOMO a un maschio come lei.
    Angelo Libertini ( lettore di Repubblica molto critico ).

  11. Rino DV

    Articoli, prese di posizione, dichiarazioni antimaschili, di dileggio degli uomini e di celebrazione delle donne sono la regola su tutti i media e segnatamente su quelli della c.d. Sinistra, la quale ha sostituito al proletariato il genere femminile come soggetto collettivo di emancipazione sociale planetaria, fingendo di non vedere che si tratta di una opzione smaccatamente interclassista (è un concetto datato, lo so) e fingendo di non vedere infinite altre cose. O forse, non vedendole per davvero. Ad esempio il fatto che anche oggi, come mille anni fa, dove ci sono rischi (civili, penali, finanziari, fisici) e pericoli per la salute e la vita, là ci sono i maschi, non le femmine. Ecco perché i morti sul lavoro sono al 97.4% maschi.
    Nondimeno i maschi sono vigliacchi e le femmine coraggiose. Bene.
    Avanti con la misandria verso un roseo futuro.
    40 anni fa Esther Vilar ha scritto un libretto dal titolo “The manipulated man”. Mi permetto di suggerirne la lettura.

    Rino Della Vecchia

      1. Angelo Libertini

        Lei è femminista?
        Mi cita una sola legge che discrimina le donne in Italia?
        Lei è favorevole al doppio pesismo giuridico tra i due sessi per un medesimo reato?
        Che mi sa dire delle quote rosa?
        Che cosa sa delle agevolazioni per le soldatesse?
        Che ne pensa delle discriminazioni positive?
        Perchè utilizza “maschio” per gli uomini e “donna” per le donne?
        Aspetto le sue risposte.

  12. Sandro

    MADRE DIMENTICA IL FIGLIO IN AUTO
    Il fatto e’ accaduto in Belgio. Una donna porta a scuola i suoi figli piu’ grandi poi va a lavorare ma di dimentica il neonato in automobile. Quando finisce la giornata lavorativa torna in macchina e trova il figlioletto deceduto. Credeva di averlo portato dalla baby sitter, invece lo aveva abbandonato in macchina dal mattino. Sara’ l’autopsia a spiegare le cause del decesso, intanto la magistratura ha aperto una inchiesta.
    autore: redazione
    id: 2599

  13. Sandro

    http://www.romalife.net/roma-mamma-dimentica-il-figlio-sul-bus-874.html
    Roma. Mamma dimentica il figlio sul bus
    15 marzo 2011

    Roma. Scende dal bus senza rendersi di aver lasciato lì, a bordo della vettura, il figlio di 11 anni. E’ accaduto questa mattina ma grazie all’aiuto dell’autista dell’Atac il ragazzino ha rintracciato suo padre.

    La madre è scesa dall’autobus a Roma – il 309 – questa mattina alle 7.20, e si è dimenticata suo figlio a bordo. Accortosi di essere rimasto senza genitore, il ragazzino è sceso alla fermata successiva di via Igino Giordani palesemente impaurito e in lacrime.

    L’autista, che si è accorto della situazione, ha immediatamente avvertito il centro controllo dell’Atac che ha inviato sul posto due ispettori i quali, grazie alla descrizione fornita dall’autista, hanno rintracciato il bambino e hanno chiamato i carabinieri che dopo averlo preso in consegna hanno rintracciato il padre e glielo hanno consegnato.

    Anche la madre, accortasi d’aver lasciato il ragazzino sul bus si era messa in contatto con Atac che le ha confermato d’averlo rintracciato.

  14. Luigi Altea

    Per credere bisogna sperare.
    Evidentemente le due signore hanno una grande speranza che consente loro di credere ai loro, e nei loro, mariti.
    La speranza è davvero la sostanza della fiducia. Sostanza nel senso di “sub stare”, di stare sotto, di sostenere.
    Senza il supporto della speranza la fiducia sarebbe…campata per aria e le due signore augurerebbero la galera per i mariti, con i quali invece sperano di vivere felici e contente.
    Lo so di aver detto una cavolata…ma non saprei spiegarmi diversamente il comportamento delle due signore.
    Io non avrei creduto. Ma io, forse, sono disperato.

  15. Violetta

    Credo che questo misterioso soffio vitale che spinge a quelle donne a capire ed a comprendere al di sopra della ragione e delle emozioni fortisime provocate dai delitti del marito, solo lo si puo’ chiamare amore maiuscolo. Cioè conoscere l’altro da una tale profondità che si è diventati UNO. Non gli si ama perchè sia perfetto, né perchè sia un modello di virtù, ne’per l’importanza della sua carriera o del suo denaro. Nenche per la sua belleza. Lo si ama perchè semplicemente lui è Lui. L’unico possibile, benchè con tutti i suoi diffetti,o forse per tutti i suoi diffetti, chi sa.
    Forse all’inizio del dramma esse hanno pianto, si sono affondate nel dolore piu’ terribile. Nello strazzio della scossa. Se allora non fosse stato l’amore nella loro essenza, a quel punto tutto sarebbe finito lì. Però è sicuro che antrambi due casi, il vero legame sia l’Amore, quel mistero che come dice Lei, Merlo, non si puo’ misurare né scoprire dai bisturì, né dagli scanner, né l’analisi materiale lo potrá mostrare. Sólo i fatti. Solo la superazione del dolore dalla fiducia e dalla speranza. come ho letto qui sopra a Luigi Altea. Solo in quello stato immutabile, in quel centro poteroso di una energia infinita si trovano le forze e la luce abbastanza per schiaride dal cuore quello che per la mente è buio cupo. ” Debes amar el tiempo de los intentos, debes amar la hora que nunca brilla y si no, no pretendas tocar lo cierto, sólo el amor engendra la maravilla, sólo el amor consigue encender lo muerto”, canta Silvio Rodríguez il poeta e musico cubano da una maestria che solo l’esperienza personle permette di raggiugere lungo la vita.
    Mi sento felice di condividere la stessa specie di quelle due donne e di tanti e tanti esseri sconosciuti, eroi amorevoli del silenzio, che fanno possibile che il mondo ancora continui a girare.

  16. Pappagallus Nocturnus Sfoctens

    Complimenti a quella genialoide che se ne esce con la solita caprata/luogocomune femminista del “multitasking che non e`cosa da uomini”. Eh, gia`. Le solite demenzialita`per affermare sotto sotto che l`uomo in quanto maschio e`un idiota e la donna un genio supremo, poverella, sinora oppressa solo a furia di zampate dal nerboruto e scemo compagno. Grazie per i tuoi luoghi comuni, genio di donna che non sei altro. E grazie per fare speculazione sulla tragedia di un padre che ha avuto la pena suprema, la morte di un figlio. Tutti geni, tutti bravi a giudicare, tutti a sentirsi al posto di Dio… e ovviamente una donna che giudica un uomo si prende la briga di essere sempre spietata. Con buona pace della assoluta prevalenza delle donne nei delitti di infanticidio. Come sono multitasking le care signore che lanciano i pargoletti dal balcone! In effetti, la maggior parte di esse si districa fra i propri impegni senza nessun problema. Prima vai dal parrucchiere, poi dall`estetista, poi lanci tuo figlio dal terrazzo perche`rompe i coglioni (se e`un maschietto maglio), poi di corsa dal ginecologo, e via! La vita di una donna moderna e`tutta una girandola. Lucio Petrizzi vive una tragedia per un fatale errore, e paga. Le mammine che accoppano i figli saranno sempre giustificate, specie se il delitto e`gelidamente premeditato: poverine, sono depresse! Poverine, sono angariate! I Petrizzi del mondo pagano sempre, le Franzoni maledette non pagano mai. Eppure meriterebbero il cappio molto, ma molto di piu`. Altro che “depresse.”

  17. GuideCareer2022

    Con il divorzio si pone definitivamente fine a ogni tipo di legame tra i due coniugi, cessano quindi l’ obbligo di convivenza e di fedelta. Per quanto riguarda l’assistenza reciproca, invece, i due soggetti potrebbero essere ancora collegati, grazie all’assegno di divorzio. Se parliamo di separazione ,  il coniuge piu forte, supponiamo il marito, deve versare alla moglie un assegno di mantenimento, affinche lei possa provvedere a se stessa, con lo stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio

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