LA FRODE FISCALE APPLAUDITA DALLA TV DELL’ITALIA MIGLIORE Fazio sembrava Ghedini e Maradona Berlusconi

Fabio Fazio sembrava Ghedini e Maradona Berlusconi. E il pubblico televisivo più colto d’Italia applaudiva il reato di evasione, che offende la disperazione del Paese impoverito, proprio come la corte eversiva del Cavaliere celebra la frode fiscale davanti al tempio di Palazzo Grazioli. E il solito fantuttone Brunetta che, per fede politica, adora le bricconate dei mascalzoni, ora condanna, censura e si indigna perché il briccone è un coccolo del suo nemico Fazio. E sembra già di leggere l’editoriale del “Foglio” che sicuramente arruolerà Maradona e lo santificherà perché ha “convertito” al berlusconismo persino Fazio.
Potenza della televisione che trasforma i delinquenti in eroi e viceversa. Di sicuro l’intervista di Fabio Fazio a Maradona diventerà un classico della mancanza di equilibrio, del rovesciamento di senso, dell’Italia migliore che sarebbe in fondo uguale all’Italia peggiore, dei moralisti che fanno la morale a tutti, tranne a se stessi.
E ripartiamo dunque da Maradona che ha fatto il gesto dell’ombrello a Equitalia “che mi vuole togliere tutto: tié”. Come Berlusconi, pure lui pretende l’impunità. Il reato è, all’ingrosso, lo stesso. Entrambe le condanne sono definitive. E anche la sfrontatezza è la medesima. Maradona si crede al di sopra della legge perché ha la manina di Dio e il pibe de oro; Berlusconi perché è stato eletto dal popolo ed è l’unto del Signore.
Solo nel balbettare le scuse, Maradona è diverso da Berlusconi o forse diversamente berlusconiano. Quello infatti avrebbe dato la colpa ai giornalisti, avrebbe accusato il regista e denunziato un fotomontaggio, avrebbe parlato – spalleggiato da Brunetta – della contaminazione e contiguità di Rete tra Blog, Fazio e Bianca Berlinguer: i soliti comunisti. Maradona invece ha detto che il suo ombrello “non era offensivo, ma satirico” e, poiché si esprime confusamente, si capisce che voleva dire ironico . Ma l’ironia è la smorfia della gentilezza e non si può essere, al tempo stesso, ironici e truculenti, raffinati e volgari, garbati e sgarbati. Maradona, si sa, ha il vizietto dell’avambraccio che “satiricamente” mandò in rete con la manina il gol che nel 1986 eliminò l’Inghilterra dai mondiali.
Diego Maradona non è mai stato un esempio edificante e forse perché la natura è stata troppo generosa con quei suoi piedi che riuscivano a dare un’anima, un corpo e un progetto al pallone. A Napoli frequentava i peggiori ceffi e se non era un affiliato era di sicuro un affine. Eroe della plebe, era spesso drogato. Assediato dai figli illegittimi fu costretto, dopo anni di battaglie, a riconoscerne uno, Diego jr che, volendo diventare a sua volta calciatore, pur ammettendo che “sui campi di calcio, extraterresti come mio padre non se ne vedranno mai più”, si scelse come modello lo juventino Del Piero “perché è istruito, sensibile e intelligente”. Il contrario di papà?
Lo avesse intervistato questo suo assennato figliolo, forse sarebbe riuscito a distinguere tra il Maradona che stregava il pallone e il Maradona miserabile della miseria italiana, come ha appunto notato ieri Stefano Fassina. A un pubblico di sinistra il ‘tipo Maradona’ non dovrebbe piacere: per scelta di vita, abitudini, modelli, letture e passioni. E sarà pure sussiegosa, e anche un po’ finta e verniciata di politicamente corretto, ma certamente quella che si riconosce nel programma di Fazio non è l’Italia devota o prona ad una variante del berlusconismo delinquenziale. A nessuno come a quel pubblico dovrebbe essere chiaro che Maradona non è l’Italia che stringe la cinghia, ma quella che salta le code e parcheggia in seconda fila, quella che eleva a pedagogia il fregare il prossimo, quella che “meglio furbi che virtuosi”, quella della prepotenza e non della solidarietà, quella affascinata dai delinquenti, quella che si gira dall’altra parte, quella che non paga le tasse …
Ed è stato folclore penoso anche l’ esibizione, domenica sera, delle amicizie con Chavez e Fidel Castro, bandiere arcaiche e lise a cui la stragrande maggioranza della gente di sinistra in Italia ha voltato le spalle: fanno parte delle teche d’antan come i busti di Stalin, i testi di Galvano della Volpe, i Quaderni piacentini e il Libretto rosso. Cos’è accaduto dunque domenica sera?
E’ chiaro che dialogare con un genio del pallone che è però sregolato in tutto, sino alla delinquenza fiscale, necessita di una misura, di un senno, di una regola. E ci sono delle cose che non si possono perdonare neppure a Maradona, per rispetto di chi paga le tasse e anche il canone televisivo. A meno che non si sostenga che Maradona, che non le paga, è meglio di Fazio che le paga, come la settimana scorsa aveva egli stesso ribadito a Brunetta che lo insolentiva. Come può lo stesso pubblico averli applauditi entrambi? Esigenza di copione?
A meno che non si arrivi al ‘sottosopra’, un po’ in nome del pallone che ci rende tutti tifosi sconclusionati, ma soprattutto in nome dell’audience che ‘stracangia’ Maradona in Renzo Piano e trita alla stessa maniera Cacciari e Celentano: l’indifferenziato televisivo. E’ questa la vera subalternità, la stessa che trasforma il giornalista-nemico di Berlusconi nel giornalista-compare: Maradona non si può contraddire perché non si può maltrattare l’audience.
La verità è che c’è una tecnica televisiva, quella di assecondare a tutti i costi l’ospite, che può fare danni all’etica televisiva. E il pubblico addomesticato non è più né di destra né di sinistra: è un pubblico di manichini. Certo, l’ospite va trattato con educazione, ma non con soggezione, non‘alla Vespa’, che è sempre ben disposto verso il potente, il vip e il divo di turno.
Ripeto: la buona educazione di Fazio è preferibile alla maionese impazzita della demagogia di tante orribili trasmissioni come ‘La Gabbia’ per esempio dove ho visto un giovane giornalista inseguire Giuliano Amato e dargli con spavalderia dell’affamatore perché era stato nominato, dal Capo dello Stato, giudice costituzionale, lui che è professore di Diritto costituzionale. E’ vero: meglio eccedere in salamelecchi che in pernacchie. Ma domenica sera Fazio e Maradona sembravano Bibì e Bobò, e quello non aveva neppure cominciato a difendersi che già Fazio lo aveva messo in salvo. Eppure anche delicatamente si poteva dire a Maradona che le tasse bisogna pagarle e che le sentenze definitive non possono essere ribaltate in una trasmissione tv. Bastava immaginare che al posto di Diego Armando ci fosse ancora Brunetta e ripetergli con fierezza di versare all’erario il 50 per cento dello stipendio e di non avere nessuna condanna per frode fiscale.

6 thoughts on “LA FRODE FISCALE APPLAUDITA DALLA TV DELL’ITALIA MIGLIORE Fazio sembrava Ghedini e Maradona Berlusconi

  1. Maurizio Carpentiere

    “Eppure anche delicatamente si poteva dire a Maradona che le tasse bisogna pagarle e che le sentenze definitive non possono essere ribaltate in una trasmissione tv. Bastava immaginare che al posto di Diego Armando ci fosse ancora Brunetta e ripetergli con fierezza di versare all’erario il 50 per cento dello stipendio e di non avere nessuna condanna per frode fiscale”.
    Sì, in effetti è proprio questo, quello che Fazio avrebbe dovuto e potuto dire! Ma perché l’ha sottolineato a Brunetta e non ha, neanche per un istante, pensato di dirlo a Maradona?
    Il “personaggio” Maradona ( già tale termine sottolinea la contraddittorietà che il soggetto rappresenta, contraddittorietà che Lei ha già descritto ampiamente e in maniera esaustiva) è stato un calciatore, anzi “il calciatore” per antonomasia. La sua statura etica ha avuto come sostrato essenziale i planetari consensi che le sue giocate hanno costantemente ricevuto in tutti gli stadi e in tutte le trasmissioni sportive, e non, dell’intero pianeta. Queste, e solo queste, sono state le condizioni che hanno determinato e consolidato la sua natura etica. La popolarità, conquistata egregiamente all’interno del rettangolo di gioco, ha convinto “il calciatore”, e non lo scienziato o l’intellettuale, che la stessa si potesse trasformare in una condizione di onnipotenza della sua umana esistenza in tutti i rapporti che andavano oltre il campo di gioco. E forse è bastata questa convinzione a renderlo ridicolo e quindi anche immune da ogni responsabilità civile e penale per le sue azioni extracalcistiche. Tutti, in qualsiasi ambiente e circostanza lui presenziasse, si sottoponevano alle sue condizioni, ai suoi capricci, alle sue regole. Egli ha potuto vivere in modo incontrollato la sua sregolata esistenza, almeno fino a quando le sue giocate hanno continuato a esaltare i più banali, ma evidentemente, primari interessi, anche di coloro che successivamente l’hanno perseguito. Credo che nessuno abbia mai pensato che Maradona fosse uno stinco di santo, nessuno né tra il pubblico, né tra i telespettatori di Fazio ( e tra questi sono sicuro che ci sia anche Lei) ha mai solo immaginato che Maradona potesse essere un esempio da seguire, tuttavia, nello stesso periodo in cui con i suoi dribbling deliziava le platee, le sue scorribande quotidiane, anche quelle che si avvicinavano molto, già allora, a quei comportamenti che Lei giustamente definisce “varianti del berlusconismo deliquenziale” . venivano visti come atteggiamenti da applaudire quasi fossero gol realizzati da calcio d’angolo o da centrocampo!
    Di fronte a cotanta onnipotenza, garantita da una proporzionata e adeguata accondiscendenza della società, soprattutto calcistica, ovvero il 60/70% della popolazione italiana appartenente a qualsiasi ceto e classe sociale e culturale, l’unico elemento capace di rompere gli equilibri di questa proporzione non poteva che essere il venir meno delle sue abilità, a causa, non tanto dell’avanzare della sua età anagrafica, bensì della vita sregolata che continuava a condurre.
    Solo la fine del “funambolico calciatore”, ovvero la sua fuoriuscita dal circo calcistico ma non mediatico, ha determinato quello che sarebbe dovuto succedere molti anni prima, ovvero la condanna delle sue azioni fuori dal campo di gioco, azioni che molto spesso andavano oltre il limite della legalità. Non so Lei, ma io non riesco a immaginare Equitalia della Provincia di Napoli perseguire negli anni ‘80 quel Maradona che riempiva gli stadi con 50/60 mila spettatori, soprattutto perché e senza dubbio, tra questi ci sarà stato anche qualche accondiscendente politico e/o amministratore della cosa pubblica che, distratto com’era dalle sue giocate, aveva dimenticato di notificargli o fargli notificare la cartella esattoriale!
    Per il popolo calcistico Maradona è rimasto “il mito”; colui che per un decennio ha realizzato giocate mai viste prima, cose incredibili, solo se non fosse stato possibile vederle. Il suo stile di vita fuori dal campo, per nulla integerrimo, veniva paragonato ai suoi gesti atletici e come tale subiva lo stesso trattamento, ovvero l’idolatria riservata alla singolarità del personaggio, un idolatria che riusciva a tramutare quella che avrebbe dovuto essere una reazione indignata per i suoi comportamenti in una reazione ironica e permissivista.
    Fazio da grande tifoso di calcio qual è, ha mantenuto, come gran parte dei tifosi, l’idea del “mito” Maradona e, insieme, un atteggiamento permissivista verso quel “personaggio” che fuoriesce da quegli schemi e da quelle regole, a cui sono tenuti tutti i comuni mortali! Lo stesso atteggiamento, secondo me, avrà manifestato il pubblico e gran parte dei suoi telespettatori di sinistra.
    Per tutte queste ragioni, Sig. Merlo, Fazio non ha pensato, neanche per un istante, di ribadire quello che opportunamente ha detto a Brunetta, non ne trovava il senso e la ragione, considerando tra l’altro che non vive nemmeno in Italia.
    Valori come giustizia e legalità devono stare alla base di un paese civile e democratico, proprio per questo il nostro non può essere definito tale. Tuttavia, sempre per le stesse ragioni di cui sopra, anche se apparentemente sembrano avere lo stesso peso e la stessa importanza, non possiamo paragonare i reati commessi da un calciatore, che tra l’altro non mi pare abbia mai manifestato l’intenzione di ergersi a modello educativo, con quelli commessi da uno che: continua a produrre reddito in Italia, si considera uno statista, rappresenta uno dei più importanti partiti politici italiani e che, soprattutto, continua ad affermare la volontà di rappresentare un modello educativo per una nazione intera, nonostante il già trascorso ventennio.
    Maradona, e solo Maradona, rappresenta la satira più azzeccata di quel sistema politico, culturale e sociale che il berlusconismo, invece, vorrebbe proporci come esempio serio da seguire!

    Cordialmente
    Maurizio Carpentiere

  2. Edward Tosques

    Ho letto il Suo articolo su Priebke la settimana scorsa su Repubblica, e pur essendo d’accordo riguardo allo squallore, ottusità e arroganza dell’uomo fino all’ultimo, penso che sia opportuno allargare la visuale agli altri Priebke sotto altre divise, e non per diluire lo sdegno ma anzi per renderlo moralmente più accurato, affilato, oggettivo. Per me è la mediocrità di Priebke che colpisce, la sua pochezza umana, la sua probabilmente autentica incapacità di comprendere l’enormità dei fatti di cui era copartecipe, e quindi di pentirsene veramente. In questo non può che ricordare “la banalità del male” teorizzata da Hannah Arendt a proposito di Eichmann. Mi pare la regola. Vorremmo che gli agenti del Male (con la “M” maiuscola) fossero all’altezza delle loro azioni ma invece quasi la totalità sono giovani arroganti e stupidi che diventano vecchi arroganti e ancora più stupidi nella loro sterile e squallida longevità. Soltanto i grandi personaggi della letteratura mostrano di avere lo spessore della coscienza, come l’Innominato, Stavrogin, Raskolnikov, Macbeth. Invece Harry Truman si vantava di non aver mai perso una notte di sonno per Hiroshima, che ha procurato assai più vittime civili delle Fosse Ardeatine, e lo stesso si può dire di Churchill per il gratuito e insensato firebombing di Dresda e per non aver fatto niente per fermare l’Olocausto, di cui pare fosse a piena conoscenza. Potrei aggiungere tanti altri nomi e massacri alla lista, fino ai nostri giorni con le ecatombe quotidiane di innocenti civili nell’Irak che non fanno neanche più notizia (ultima conseguenza della guerra abborracciata voluta da George Bush, di cui campa cavallo prima che esprimerà un pentimento): tutti, a mio parere, ugualmente definibili come crimini e criminali contro l’umanità. M’interrogo a volte su certi scenari alternativi della storia. Per esempio, cosa sarebbe successo se Stauffenberg fosse riuscito ad assassinare Hitler? Il suo piano era di negoziare una pace “onorevole” con gli americani e gli inglesi, che avrebbe consentito alla Germania di mantenere la sua integrità politica e geografica, nonché continuare la guerra nell’Est. Ma la parte interessante qui è che i criminali di guerra sarebbero stati tutti processati in Germania, dai tedeschi stessi. In questo scenario, del tutto crediibile se il complotto contro Hitler fosse riuscito, cosa sarebbe stato dei vari Priebke e Eichmann e della memoria storica dei loro delitti e dell’Olocausto in generale? Se gli Alleati avessero abboccato, eventualità più che probabile vista l’opportunità che si apriva di far fuori l’URSS, oggi sapremmo ben poco di quelle cose; e i luoghi come Auschwitz, insieme a tutte le loro agghiaccianti reliquie, tutti quei cadaveri macilenti, ciocchi di capelli, occhiali, scarpe, paralumi fatti di pelle umana, ecc., sarebbero stati annullati, non ne sarebbe rimasta traccia, nessun documento, nessun filmato o fotografia, solo illazioni regolarmente smentite in parte o in tutto con scatti d’ira patriottica (come fanno i turchi a proposito del genocidio degli armeni). E i vari Priebke e Eichmann sarebbero vissuti indisturbati fino alla morte naturale, nella loro nativa Germania, con le loro pensioni e magari tante medaglie, onorificenze, ricorrenze celebrative, e posti chiave nel nuovo Regime. Proprio come HarryTruman, Winston Churchill, Lyndon Johnson, Richard Nixon, George Bush e I loro codazzi di amici, soci in affari, generali, sicari, fin giù giù ai soldati semplici che facevano il loro dirty work. Ha detto Robert Burton, autore dell’Anatomia della Malinconia, che è come se si fosse sparsa sulla Storia della polvere di papavero, per cui laddove cade, del tutto casualmente, c’è l’oblio, magari riguardo a cose della prima importanza, e laddove non cade c’è il ricordo, magari di cose totalmente banali. Come appunto la morte di Priebke e tutta la controversia sulla sepoltura di quei resti che marcivano dentro la bara.

  3. Domenico

    Un articolo a dir poco, infondato. Ma per quale astrusa ragione non vi informate come si deve prima di scrivere cose PUBBLICHE? ???? Ma già, dimenticavo che siamo a uno degli ultimi posti al mondo per libertà di stampa e ai primi per incompetenza. Il gesto di Maradona, se fatto in privato può risultare anche goliardico, ma espresso in televisione pubblica diventa volgare e sicuramente condannabile, ma non per quello Maradona deve essere accusato e trattato da evasore, non lo è ancora, e non lo sarà fino a che i giudici non lo condanneranno, visto che c’è un processo in corso dove la tristemente famosa equitalia non ha ancora prodotto le prove originali di avvenuta notifica, e dove in passato per la medesima accusa sono stati prosciolti ferlaino, alemao e careca perché ” il fatto non sussiste ”. Quindi, prima di condannare senza sapere, e prima di scrivere fandonie, INFORMATEVI! !!

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