LA NUOVA PRIMAVERA DI PALERMO, CAPITALE ITALIANA DELL’ACCOGLIENZA E DELLA RESISTENZA A RAZZISMI E POPULISMI

PALERMO – A mezzanotte, su una panchina in via di Belmonte, due barbuti si baciano. Li guardiamo un attimo e poi il sindaco Orlando mi racconta di avere riunito insieme immigrati e omosessuali: “Fatemi un favore – ho detto – se non volete essere discriminati, imparate a non discriminare”. Orlando dice che il gay pride, previsto il 22 settembre,”è già cominciato: l’estate sarà de genere“.

Gli racconto che mi sono fatto tagliare i capelli da un eritreo: niente shampoo né macchinetta, solo una spuntatina con le forbici. In attesa sotto un ventilatore, due palermitani sembravano i meno raccomandabili della compagnia. Non avevo mai visto una barberia mista. Il barbiere Fikru, sempre per 5 euro, voleva radermi e pure raddrizzare le ossa.

Solo a Palermo, ma non nei vicoli tortuosi dello spaccio, ho visto stare insieme senegalesi, nigeriani e polacchi. A Londra e a Parigi esistono quartieri dove non c’è più l’Occidente. E invece qui ognuno non è mai per conto proprio: il barbiere mi raccomanda un’impresa di pulizia: “Immaculate cleaners. Il padrone è indiano e le donne rumene”.

“I palermitani sono settecentomila, gli immigrati 80000″ dice Orlando. Solo qui gli africani, che siedono davanti alle porte di casa, giocano a carte con gli italiani discutendo di regole e di numeri. E Palermo inventa un lessico di base, i giorni della settimana, i bisogni fondamentali: Ana wanak wi ? dove è il gabinetto? Si lamentano perché “in strada non c’è viccì ” e la città ogni tanto puzza: il budello che unisce piazza Bologni e via Maqueda si chiama “vicolo del piscio”. Il giornale Mezzocielo , con il titolo “Un bagno culturale” e la firma Maria Luisa Mondello, chiede latrine, ritirate, vespasiani per l’euro-minzione: “e quando scappa, scappa”. Mezzocielo è diretto da Letizia Battaglia e Simona Mafai, che mercoledì ha compiuto 90 anni ed è stata festeggiata da tutta la sinistra con una filologica torta rossa di Cappello:”ha inventato ed esportato la ‘sette veli’ – racconta Roberto Alajmo -, perciò è venerato più di Stanislao che inventò il babà al rhum”.

Nella capitale della cultura si sta esibendo Manifesta, “la biennale nomade di arte contemporanea”.E’ un’ esplosione di oggetti straniati. Per esempio c’è un televisore buttato per terra in una sala del Gattopardo, che ormai è quadro mentale e tic linguistico. Manifesta contamina chiese e case: nell’archivio comunale si agita un burattino; c’è un pavimento di cotto bucato dai limoni. Un californiano ha reinventato foglie e fiori, un altro le pietre. Se l’arte è come una piazza che raduna e fa discutere, Manifesta è una meraviglia per Palermo anche quando espone telefoni per spie e piante artificiali. Tra impostura e genialità, l’arte è il solo luogo in cui il non-senso ha un valore. E però a Palermo non c’è Alberto Sordi perché, scrisse Vitaliano Brancati,”da questa porta sono entrati gli arabi, i cavilli, le sottigliezze, l’io e il non io, la malinconia e i musaici”. Tutti artisti, dunque, persino nel carcere dell’Ucciardone dove i detenuti hanno messo in scena Pio La Torre e applaudito, dopo i film di Franco e Ciccio, I cento passi e Le mani sulla città. Anche in prigione Orlando è “u sinnacu”. Gli offrono dolci “cotti in fragranza” e lo invitano ai concerti dove reinterpretano De Andrè, quello del Miché e del caffè che “sulo n carcere o sanno fa'”. Il Teatro Massimo di Giambrone organizza lezioni di canto, il Biondo di Alajmo lezioni di recitazione, il coro si chiama “Il mio canto libero”. Poi, dice Orlando, “persino lì si apre il dibattito su Palermo. E io che cos’altro posso dire se non che la missione è compiuta? Guardo Sergio Mattarella al Quirinale e lo vedo con la faccia di Piersanti per il quale lavoravo quando fu ucciso. Devo questa Palermo a lui e a tutti gli altri. Per 38 anni ogni mattina ho ripetuto a me stesso: ‘per i compagni morti non basta il lutto / pagherete caro, pagherete tutto’.”

Sulla via Maqueda pedonalizzata la luce dell’estate è un crepuscolo lungo: canti, mimi, venditori, belle donne, intellettuali, turisti, arancini e moussaka. L’integrazione è movida culturale: a Moltivolt “laboratorio di cucina”, 4 euro costa la caponata e 5 il brik tunisino, 7 gli involtini alla palermitana e 7 la doppiaza afgana. E si cammina con il naso all’insù, come a Milano sotto il Bosco Verticale, ma qui lo sky line è un disordine di cupole, terrazze e orli barocchi. Palermo è di nuovo la città degli ingegneri: non più specialisti del sacco edilizio, ora dirigono le ristrutturazioni, le arti e i mestieri dei restauratori e degli storici del colore che si disputano il prezioso soffitto ligneo del Rettorato, dove si racconta l’Iliade, e il verde il blu e il rosso delle sale di Palazzo Butera che il tempo aveva offeso o forse protetto. L’ingegnere Marco Giammona sostiene che l’acquisto dei 9 mila metri quadrati sia costato solo 12 milioni pagati ai 23 nobilissimi proprietari: 120 operai lavorano da tre anni “ad un restauro costato appena 10 milioni” e celebrato come filologico e al tempo stesso creativo con i suoi dettagli da grandezza imperiale.

Addomesticata la mafia, Palermo torna quella di Federico II “in netta opposizione all’Italia degli ignoranti, dei populisti e dei razzisti” dice Orlando. Di sicuro i nuovi proprietari di Palazzo Butera, i collezionisti d’arte Francesca e Massimo Valsecchi, mano nella mano per le strade di Palermo, lei eterea e lui verticale e vestito elegantemente male, hanno una storia da cinema ma non sono Burt Lancaster e Claudia Cardinale: nessun pessimismo, lui non vede il mare “oleoso” come Tomasi di Lampedusa ma al contrario effervescente: non la fine del mondo, ma l’ inizio. E infatti Valsecchi vorrebbe ora rigenerare tutta la Kalsa, che è il quartiere più grande: “non mi piace l’arroganza dei principi che eressero il muro tra la città e il mare. Voglio aprire quel muro”. E ci sono in vendita ancora 85mila mq di nobiltà: 2500 euro al mq. “Palermo è exciting, safe e not expensive” dice Orlando. E racconta che quando arriva un barbuto la comunità musulmana lo informa subito: “Lo dissi alla polizia che mi rispose: ma quello è dei nostri, è una barba finta!”.

Il sistema Orlando è un disordinato capolavoro che fa di Palermo “la capitale dell’illuminismo mediterraneo e della resistenza al populismo, insieme con Milano, che è la nostra città europea”. Mentre dunque collezionisti e artisti americani, tedeschi e polacchi, banchieri inglesi e architetti francesi comprano case, esplode il fenomeno del B&B al punto che la Airbnb, la più grande società di B&B, ha firmato un accordo col Comune. E una domenica al mese Orlando riunisce “la nostra Business Company, cento imprenditori ai quali dico: a fra’ che te serve?”. Le riunioni di Giunta le fa per strada, “16 volte in 3 mesi”, e delega accoglienza e integrazione a una fitta rete di associazioni in mano, tranne qualche eccezione come Porco Rosso, a un’energica antropologia cristiana che risolve emergenze, crea comunità e conforto, scova e cova talenti. E bisognerebbe raccontarli uno per uno: il salesiano Enzo Volpe detto Mazinga perché è alto più di due metri, il francescano Mauro Billetta, e poi padre Cosimo Scordato, il missionario laico Biagio Conte che ha inventato i dormitori…Papa Francesco ha mandato a proteggerli un parroco di 56 anni, che stava in una chiesa di Modica: Corrado Lorefice. Lo ha nominato vescovo per loro.

L’esperimento più audace è il quartiere di Danisinni a 200 metri dalla Cattedrale ma sconosciuto ai più: casupole dove si convive con piccioni e polli. E di notte si macellano le pecore. Gli abitanti sono meno di diecimila, disoccupati o carcerati: “in quell’angolo un ragazzo è morto di overdose”. Sotto Danisinni scorre il Papireto. Perciò c’erano il lavatoio e gli orti. Due anni fa gli insegnati e gli studenti di Belle Arti hanno dipinto i muri e poi organizzato scuole, anche per parrucchiere ed estetiste. Ora sul terreno dei malavitosi ci sono gli animali da cortile e il tendone del circo. Il teatro Biondo insegnerà recitazione e il Massimo canto: in piazza andrà in scena L’elisir d’amore. La facoltà di Agraria tiene corsi di botanica, quella di Giurisprudenza fa ‘clinica legale’. Ieri il progetto ha vinto un bando europeo di un milione e 200mila euro. E’ una magia la rivoluzione di Palermo: ognuno fa il proprio mestiere. Secondo Orlando “è cambiata la testa dei palermitani: prima non vedevano, non sentivano e non parlavano; ora si arrabbiano quando qualcuno non vede, non sente e non parla. Penso a quando erano governati dalla mafia e li paragono ai tedeschi che, dopo Hitler, sono diventati migliori”. Hai rovesciato Palermo? Il sindaco si tocca il petto e poi lo stomaco: “Ho il cuore a destra e anche gli organi dell’addome sono invertiti, fegato, colon e tutto il resto… Guarda, vado in giro con la medaglietta:situs viscerum inversus. Ecco cos’è lo scetticismo, è il medico che strilla al tecnico: scemo, gli hai messo il cuore a destra? E quello ‘corregge’ la lastra e mi sposta il cuore”.

 

2 thoughts on “LA NUOVA PRIMAVERA DI PALERMO, CAPITALE ITALIANA DELL’ACCOGLIENZA E DELLA RESISTENZA A RAZZISMI E POPULISMI

  1. Andrea Atrei

    Egregio Dr Merlo,
    a In Onda ha definito Salvini un razzista. Cosa ne pensa di Eugenio Scalfari, che agli inizi degli anni 40 (quando era studente universitario e quindi non un ragazzino sprovveduto) scriveva su un riviste come Difesa della Razza?
    Cordiali saluti
    Andrea Atrei

    1. Barbara

      caro francesco merlo,
      seguo programmi italiani sia per informazione che per mantenere viva la lingua, dato che abito a los angeles da molti anni–le maiuscole le ho perse per strada, non so dove. ho visto il suo intervento su in onda (quei due non sono troppo brillanti, ma almeno non invitano beppe severgnini) e sono stata molto contenta. ha detto tutto quello che avrei detto io–capisco che per lei non significhi niente, ma credo conosca l’agonia di sentire sempre le stesse minchiatelle condite così o cosà. insomma, grazie per essere un portavoce (almeno in questo caso. leggerò alcuni dei suoi scritti e mi farò un’idea più solida).
      saluti!
      barbara

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