- La Lega e i 5stelle ai ferri (corti) – BISTECCA DAY A TORINO: L’ ORGOGLIO CARNIVORO DI SALVINI NELLA CITTA’ DELLA SINDACA VEGAN FRIENDLY
Più che l’euro, l’immigrazione o la giustizia, sarà la bistecca a intossicare e dividere la Lega carnivora e il Movimento 5 stelle vegetariano. Già oggi a Torino, la città di Chiara Appendino, che è la sindaca “vegan friendly”, un Matteo Salvini al sangue parteciperà al piemontesissimo Bistecca Day – ‘l dì dla cutletta – indetto dalla Coldiretti come, nientemeno, “rivincita della stragrande maggioranza silenziosa degli italiani mangiatori di carne”. Con l’impazienza dell’abbrustolita, la sindaca Appendino, che venne eletta e raccontata come vegana anche da moltissimi giornali stranieri, dopo avere introdotto nelle mense scolastiche la dieta vegetariana si è via via ricomposta in una più generica saggezza nutrizionale, che oggi la mette al riparo dal fondamentalismo animalista nella città – Augusta Taurinorum – che ha il toro per simbolo comunale (c’è anche nello stemma della Juve) perché era appunto abitata dal popolo dei Taurini. E siamo nella regione della fassona, degli agnolotti , della tartare e del brasato, del vitel tonné e del bollito misto con salsa giallo-verde, vale a dire senape grillina e ‘bagnetto’ leghista, a riprova che i colori dei sapori non sono mai innocenti e che il cibo è la continuazione della politica con altri mezzi: “odio il kebab, mangio Gesù” canta il rapper ‘Tosse Grassa'; e Casa Pound ha aperto a Roma un ristorante di cucina autarchica: fettuccine allo Strapaese.
Dunque la Coldiretti , che pure esibisce il giallo-verde nella sua storica bandiera, ci informa che a oggi a Torino, per far meglio rosolare la sindaca vegetariana, “alla maxigrigliata da record, con bracieri, spiedi accesi, tutor della carne, agrichef ” ci sarà anche il ministro dell’Agricoltura Centinaio, che di Salvini è il fidatissimo compagno di merende a base di orsi e caprioli, ogni anno arrostiti sulle braci di Pontida. E che infine, il generale dei Carabinieri Costa, ministro dell’Ambiente e dunque dei Saperi-Sapori, durante questo Meat Pride prometterà che nella virilissima mensa degli italiani “l’Europa non si permetterà più di fare arrivare sottobanco – come ha sparato Salvini in campagna elettorale – le migliaia e migliaia di tonnellate di carni sudamericane gonfie di ormoni”.
L’annuncio così saignant della Coldiretti ha ovviamente spaventato la stessa Coldiretti non appena abbiamo telefonato noi: “ma no, ci sarà anche l’orto, e tanti bimbi in groppa agli asini…” ci ha detto Bruno Rivarossi, direttore regionale , spiegando che oggi all’inaugurazione nei bellissimi giardini di Palazzo Reale ci sarà proprio la sindaca Appendino “perché il Villaggio della Coldiretti non è fatto solo di carne ma di tutti i sapori antichi della tradizione del mondo contadino, e poi frutta, verdura, formaggi, salumi”.
Di sicuro, sulla carne, la Coldiretti gusta la lingua cruda e dura della Lega:” Questa giornata nazionale della carne sarà la prima operazione di verità contro gli allarmismi infondati, le provocazioni e le campagne diffamatorie, in difesa del 95 per cento degli italiani”. Contro i vegetariani, la Lega ha fatto ogni genere di campagna, ed è del mese scorso l’ultima aggressione, raccontata dai giornali, in un ristorante di Milano: “ma che m… mangiate, fate schifo”, e giù botte a due commensali vegani. Per Salvini il cibo vegano non è sexy né maschio, benché esista un’estrema destra vegetariana (a partire da Hitler) oggi rimossa. E ovviamente anche in cucina la Lega è sovranista. Salvini ha pure promesso nuove leggi a favore della caccia che, “nel nome di mio padre, di mio nonno e dei miei bisnonni” vorrebbe sregolare , o se preferite liberalizzare portandola alla sparata continua, al servizio dell’industria dei fucili, dei coltelli, della polvere pirica, delle cartucce, delle tute mimetiche e degli stivaloni, con l’ipocrisia del riequilibrio del sistema florofaunistico e nel mito primordiale dell’uomo e la bestia, mors tua vita mea, l’uomo guerriero che acchiappa gli uccelli per le penne e le donne per i capelli.
Dall’altra parte i grillini impastano la sensibilità vegetariana con il complottismo degli ingredienti anche vegetali: il grano con la muffa, il glifosato, le patate liofilizzate… Se spulciate i disegni di legge presentati dai grillini nella scorsa legislatura trovate, fra stramberie di ogni genere,molti animalismi: il deputato Paolo Bernini, che licenziò il suo assistente parlamentare quando lo scoprì carnivoro, voleva vietare la festa della Madonna delle galline di Salerno, “perché, come scrisse George Bernard Shaw ‘nel nome delle tradizioni si commettono i crimini più feroci’”. E la deputata Chiara Gagnarli propose di proibire l’uso degli animali anche nei circhi. Mentre Loredana Lupo presentò un disegno di legge contro “la zooerastia che sarebbe l’accoppiamento ovvero il compimento di atti sessuali con animali da parte di esseri umani”.
Il filosofo antispecista più alla moda, pubblicato da Einaudi, è Leonardo Caffo che predica “il superamento dell’antropocentrismo e della presunta superiorità dell’umano sulle altre forme di vita”. La guerra di Salvini a tutto questo comincia così: “Mi sembrava una cotoletta normale e invece era seitan, un impasto vegetale a base di glutine di frumento, mi dicono. Per la prima volta l’ho assaggiato. Confesso: è stata anche l’ultima. Non sapeva di niente!!!!! Saluti vegani”.
E’ vero che quella che si apre oggi a Torino sembra la guerra di Gassman- Brancaleone che si aggira tra mattoidi antimoderni di ogni genere, ma lo scontro tra la bistecca di Salvini e il seitan dell’Appendino potrebbe davvero mettere la Lega e i Cinque stella ai ferri (corti).
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- Il razzista Salvini, credendo di essere astuto, lavora per provocare i nostri buoni sentimenti, ma noi non dobbiamo cadere nella sua rozza trappola e farci rubare i pensieri. Insomma, a noi viene facile assimilare i rom ai deboli, agli sfruttati, a tutte le altre vittime dell’umanità. Ma contro l’indignazione i razzisti sono bene attrezzati. Dunque Salvini risponde rinfacciandoci la paura della gente, agita il valore della sicurezza e ci eccita perché vorrebbe che, in risposta al suo razzismo scomposto, noi santificassimo i rom, negassimo qualsiasi rapporto tra campi nomadi e criminalità, tra immigrazione e delitti. E invece non è in difesa dell’accattonaggio né per esaltare la presunta bellezza esotica e imprendibile della zingara Esmeralda che protegge il povero gobbo di Notre-Dame, non è insomma in nome della retorica rovesciata dei miserabili che noi diciamo a Salvini che schedare e perseguitare i rom è un segno di inciviltà razzista. Davvero non merita i nostri buoni sentimenti l’ossessione leghista per la sicurezza. Perché una cosa è il problema e un’altra cosa è l’ossessione. Ebbene, incapace di risolvere il problema che lo ossessiona, Salvini vorrebbe che, per reazione, noi negassimo il problema. Salvini pretende che in Italia ci sia un conflitto tra rigoristi cazzuti (lui) e lassisti rammolliti (noi). Invece noi gli ricordiamo che solo il suo predecessore, il mite Marco Minniti, ha saputo maneggiare con severità e giustizia l’argomento dell’immigrazione irregolare e della criminalità, coniugare la solidarietà con la sicurezza e fermare gli sbarchi, senza sequestrare navi e commettere violenze sui disperati, senza sparate comiziali, senza colpi di teatro razzisti, senza le miserie culturali dei leghisti che – come dimenticarlo? – sono quelli che da sempre chiamano gli immigrati di colore bingo bongo , quelli che già ai tempi di Bossi e Maroni invitavano la Marina “a sparare sulle carrette dei clandestini”, quelli che sono cresciuti elettoralmente denunciando l’Europa “in mano ai massoni, agli ebrei, ai musulmani e alle mafie degli immigrati”. Salvini non c’entra nulla con il dibattito, difficile e importante, tra il rigore e l’accoglienza, tra i diritti e i doveri dell’integrazione. Sempre il razzismo lavora contro la sicurezza , che non è un valore di destra. Ma Salvini non riuscirà a sorprenderci con le sue sparate che diventano ogni giorno più grosse. La storia ci ha purtroppo insegnato che ce ne sarà sempre una peggiore nell’escalation che porta ai lager e ai forni.
………..buzzurri machi e (versus?) buzzurri diversamente-machi. Per dirla con Platone: al peggio non c’è mai fine. Cui Socrate rispose: la fine è alfin giunta.