LA STAFFETTA E IL KAMASUTRA POPULISTA

Prima Di Maio andrà sopra e dunque Salvini sotto. Poi passerà sopra Salvini, e dunque sotto si adatterà Di Maio, il quale ha confessato di sapersi “tirare fuori” mentre Salvini annuncia che si metterà “di lato”. Nel kamasutra in versione populista, lo “stallo” e il “ristallo” – assicura Beppe Grillo, che comunque rimarrà “a guardare” –  non significano perdere il tempo nelle zone morte perché, al contrario, l’Immigrazione e l’Europa, le Pensioni e il Reddito di Cittadinanza sono le parti più vive e dunque le più hot ma anche, come abbiamo appreso da uno scoop di Huffington Post, le più segrete ovverossia le più XXX del cont(r)atto. Sicuramente sono quelle che richiedono molta pazienza ,che è amara ma ha i suoi frutti dolci, visto che, nel “De Figuris Coitus Politicorum” giallo verde, i punti da baciare sono gli stessi che si possono mordere.

Il lettore perdonerà questo spirito di patata, ma il kamasutra, che è l’elenco di tutte le posizioni possibili, è stato sin dall’inizio il manuale della Repubblica Italiana, anche se in passato vi si ricorreva per eccesso di politica e oggi invece per assenza di politica. Per esempio, tra le 64 posizioni sinora usate per illustrare gli intrecci e lo scambio di ruoli tra Di Maio e Salvini, c’è la spericolata Staffetta, nell’ipotesi che davvero non sia possibile raggiungere la giusta soddisfazione simultanea, il mitico The Big One. E’ vero che in questa antologia c’è il Comitato di Conciliazione che, immaginato per evitare che il rigore d’armonie acrobatiche diventi caos e orgia,  rimanda più alla intimità e alla filosofia del boudoir che alla democrazia del Consiglio dei ministri. E c’è anche la figura terza per i collezionisti di bizzarrie che sono in genere uomini tristi.

Ma in questo momento vince su tutti la libidinosa staffetta che, anche nel massimo dell’intesa di coppia tra Movimento 5stelle e Lega, è comunque la promessa di una dolce sopraffazione.  Ecco il punto: la posizione a staffetta è solo una fantasia, un fantasma del desiderio che, in questo nostro kamasutra, sta nel capitolo delle acrobazie dissociate e dunque dei vizi solitari.  I due rivali si promettono infatti che il ricambio  non sarà un irridente vaffa, ma solo un complice “fatti più in là”  pronunziato senza aggressività e non subito come pena. E però non esiste un atto notarile che possa convincere un amante a cedere il posto al suo rivale.

Bettino Craxi e Ciriaco De Mita si promisero la staffetta durante un colloquio segretissimo avvenuto – rivelò De Mita – in un convento di suore di clausura sull’Appia Antica. E forse era un luogo di scambi più poetico e galeotto dello studio del commercialista di Di Maio, Stefano Buffagni, in viale Tunisia a Milano, dove la lealtà politica viene trattata  come un rogito ricco di commi e garanzie, note a margine,  ipotesi di penali, con una concezione patrimonialista del kamasutra che nemmeno Berlusconi ha mai avuto. Comunque sia, in quel  lontano 1986 il leader democristiano e quello socialista contrattarono (anche loro), nientemeno, la pari dignità: Craxi avrebbe governato per un anno e poi nel 1987 si sarebbe dovuto dimettere per lasciare il conforto a De Mita. E invece Bettino, che era decisionista ed era soprannominato il cinghialone proprio perché amava le posizioni dominanti, liquidò quella fantasia così: “Gli cederò il posto solo se verrà al mattino in casa mia a servirmi il caffè a letto”.

Mentre Andreotti, con una di quelle battute che facevano ridere mezza Italia e inorridire l’ altra mezza, raccontava a un cronista che la Dc serviva solo caffè  corretti… alla Pisciotta, De Mita si arrabbiò, definì Craxi inaffidabile e provocò la crisi. L l’Italia andò alle elezioni con un governo Fanfani “balneare”, che è l’antica sbracataggine della politica estiva anch’essa tornata di moda. E infine, dopo un  breve governo di Giovanni Goria(226 giorni), De Mita il 13 aprile del 1988 finalmente si accomodò nel cielo in una stanza di Palazzo Chigi perché la voglia di staffetta, una volta accesa, non passa mai.

Dunque la staffetta, contro tutte le apparenze, logora chi subito vi si accomoda,  Di Maio oggi e Craxi allora, come il musicista di Paolo Conte che, alla prese con la verde milonga, si diverte e si estenua finché  “Athaualpa o qualche altro Dio / non ti dica: descansate niño, che continuo io”.

One thought on “LA STAFFETTA E IL KAMASUTRA POPULISTA

  1. Mario

    Il rifiuto di Mattarella a un governo Lega-M5S è un ulteriore segnale dell’impotenza dei partiti politici contro le forze extraparlamentari che da tempo governano l’Italia e molte altre nazioni.

    Mattarella in precedenza ha dato il via libera a un governo con ministri che mentono spudoratamente al paese, come ha fatto Beatrice Lorenzin, con un ministro dell’istruzione senza laurea, con un ministro degli esteri che non sa l’inglese. Mattarella ha però negato l’incarico a un economista al ministero dell’economia. Più chiaro di così.

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