/// SESSANTA GIORNI DA PERDENTI Entra Di Maio nel Pantheon degli italiani “che non hanno portato all’incasso il biglietto vincente della lotteria”

E’ #andiamoagovernare l’hastag di disperazione di Matteo Salvini. Come se in questi lunghi 60 giorni non fosse accaduto nulla, il capitano leghista fa ancora finta di avere vinto. Con più logica, dall’altra parte torna il vaffa, ma anche questo di disperazione perché è un vaffa allargato, per la prima volta, allo stesso Luigi Di Maio che, secondo la bile social dei grillini, è  stato “disastroso”, ” un falso rivoluzionario” e “un falso statista” che “ha svenduto il Movimento al sistema”.

Eppure tutto cominciò con il voto e l’applauso dei grillini per la berlusconiana Casellati al Senato e con il voto e l’applauso del centrodestra per il grillino Fico alla Camera. “Di lui ci si può fidare” diceva Di Maio di Salvini che a sua volta raccontava: “Ormai al telefono lo sento più di mia madre”. Adesso invece Salvini mostra a Di Maio il due di picche, che non è un emoticon da social, ma il vecchio, popolare simbolo del no e del perdente che, come ha scritto su “Il Punto” Matteo Salvatti, “rilancia la metafora del gioco d’azzardo, degli assi nella manica e del bluff , delle  carte appunto che sono una cosa seria anche quando fanno divertire, anzi proprio perché fanno divertire senza ridere”. Ecco: Di Maio ha perso la partita e la cravatta “moderata” ma vuole subito rifarsi, pretende la rivincita immediata e non come lo sperperatore Aleksej di Dostoevskij, ma come il pokerista che voleva sfiancare di rivincite Terence Hill in “Continuavano a chiamarlo Trinità”: #votosubito è infatti l’hastag di Di Maio che rivela il giocatore compulsivo da spaghetti western.

Entra dunque, anche il grillino Di Maio, nell’aristocrazia dei perdenti italiani, un altro di quelli che “non ha portato all’incasso il biglietto vincente della lotteria”, e non vuol dire che ha rifiutato la fortuna ma che nei suoi 60 giorni non ci ha saputo fare con la politica, che ha troppo trafficato con la casta che avrebbe dovuto cacciare dal tempio, e con le verbosissime spiegazioni in politichese sia in tv e sia nelle ‘cerimonie’ al Quirinale, a Palazzo Madama e alla Camera dove però resterà indimenticabile l’esplorazione a sinistra di Roberto Fico e quel suo annunzio da “Bugiardo incosciente” come canterebbe Mina su testo di Paolo Limiti: “l’esito della mia esplorazione è stato positivo”. E capisco che con la guerra non bisognerebbe scherzare, ma il simpatico Fico quel giorno ricordava il ministro iracheno della Propaganda al tempo di Saddam. Al Sahaf si chiamava, ma era conosciuto come ‘Alì il comico’  (contrapposto ad ‘Alì il chimico’) perché si presentava alla Cnn magnificando come vittorie tutte le sconfitte del regime.

 Appartiene del resto allo stesso genere di gag il grido di Di Maio: “I Partiti hanno pensato solo alle poltrone: è vergognoso!” Ebbene, come ha elencato Edoardo Buffoni di Radio Capital, dal 4 marzo il Movimento 5 stelle si è accaparrato, alla Camera,  il presidente, un vicepresidente, un questore, 4 segretari  e un vicepresidente della Commissione speciale. E al Senato: il vicepresidente, un questore, 4 segretari, e il presidente della commissione speciale.

Ovviamente ora i primi a capire il magnifico fallimento della vittoria sono proprio i bulletti del web grillino che infatti rumoreggiano di rabbia e ,a prima vista, non condividono neppure l’idea di tornare subito alla elezioni. E forse i risultati del Friuli questo ci fanno presagire: l’Italia, che perdona il furbo che si fa fesso per farci  fessi, è di nuovo pronta a riservare un accanimento speciale all’onesto citrullo  che non ce l’ha fatta. Insomma non ci sarà pietà per il vincitore bastonato, che per ora è soprattuto Di Maio anche se  fu Salvini il primo ad annunciare che l’accordo era fatto: ci sarebbe stato, spiegò, un governo Di Maio con l’appoggio esterno di Berlusconi. E invece Di Maio, mentre le chiedeva “possiamo darci del tu?”, apprese da Casellati i nomi dei ministri che sarebbero entrati nel suo governo: Mara Carfagna e Lucio Malan. “Berlusconi si faccia di lato e permetta il governo delle nuove generazioni” disse ancora cauto Di Maio a Porta Porta, ma subito Di Battista lo redarguì da Perugia: “Mai con il delinquente”. E Berlusconi, che aveva cominciato lodando Di Maio, “devo riconoscere che in tv ci sa fare”, prima bofonchiò “non fatemi parlare” e  infine lo destinò a “pulire i cessi” di Mediaset.

Dunque oggi la dissipazione dei nostri eroi, suonati dalla vittoria, compie  due mesi ed è un compleanno di cattivi umori e senza festa che, secondo il presidente Mattarella, lascia tutti al punto di partenza. In realtà questi 60 giorni di rivoluzione e di cambio d’epoca hanno riportato in vita tutti i fantasmi dell’ ingovernabilità italiana, gli sgambetti e i ribaltini aritmetico-politici, le congiure di palazzo, i due forni democristiani e il doppio gioco socialista, le liti di Craxi e De Mita, la gobba di Andreotti e i baffi di D’ Alema.

E forse non spaventa l’idea che siamo appena all’inizio perché il governo Gentiloni non solo continua a lavorare, ma gode di una bella tregua da rinvio. E il rinvio, che riduce le asperità, leviga le asprezze e permette di procedere nell’ equivoco è stato la sola forma di governo stabile che l’ Italia abbia davvero praticato: la via italiana alla governabilità, la rassicurante normalità  dell’indolenza,  con il record di quel conclave che durò addirittura tre anni. Ecco perché invece di tendersi, l’Italia si rilassa e tra le tante rivoluzione fallite, dai cento giorni di Napoleone ai 33 di Papa Luciani, il Paese della commedia consegna alla storia i primi 60 giorni di Luigi Di Maio. E si distrae con il calcio, che è il centro di tutte le metafore, perché vi ritrova l’epica della sconfitta con la Roma e con la Juve, con gli arbitri e “la var”; e  al teatrino populista preferisce il cinema popolare di Antonio Albanese e Paola Cortellesi che trionfano nelle sale con la seguente battuta: “Lasciamo perde ‘sti regazzini , tanto ‘sta storia dura Come un gatto in tangenziale“.

2 thoughts on “/// SESSANTA GIORNI DA PERDENTI Entra Di Maio nel Pantheon degli italiani “che non hanno portato all’incasso il biglietto vincente della lotteria”

  1. giacomo

    ci sono due grossi responsabili , a mio avviso , dello stato caotico di questo nostro paese: – Berlusconi e Renzi. Ed è su questi che bisognerebbe puntare le penne più puntute.

  2. Andrea

    Signor Merlo,
    la seguo sempre e mi piace molto il suo punto di vista e la sua penna.
    Nel merito, vorrei che mi spiegasse il motivo recondito per cui ancora, in Italia e nel mondo, ci sono taluni che pensano di poter fare la rivoluzione sui banchi del parlamento.
    Questa famosa “base web grillina” (pari solo alla “pancia della gente”) davvero è scontenta che i suoi rappresentanti (Dimaio) abbiano svenduto la loro anima rivoluzionaria? Cosa doveva fare? Stare all’opposizione sempre in attesa del fatidico 50% + 1 e poi instaurare la dittatura? Questo fa pensare che la storia non abbia insegnato nulla. In italia il Pci, condannato all’opposizione per 40 anni, ha potuto governare solo i Comuni e poi, dal 70 le regioni. Ma quale rivoluzione c’è stata?
    Niente, la vedo malissimo per questi ingenuotti. Forse B.Grillo avrebbe fatto meglio a rimanere fuori dalla politica per manovrare da fuori le menti deboli degli italiani. Avrebbe inciso molto di più, secondo me.

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