I POPULISTI UNITI VERSO IL GOVERNO Salvini Di Maio, la diarchia dell’estremismo

Grigio ma compatto, muscolare ma composto, l ‘estremismo italiano si è unito e ha scalato il cielo. Salvini e Di Maio hanno messo insieme le loro vittorie mutilate e, scegliendo con mestiere politicante la berlusconiana Casellati e il grillino Fico, in un Parlamento che si è confermato il luogo topico dei veleni e delle trappole hanno battezzato la diarchia del populismo che governerà l’Italia: “Ormai lo sento ogni giorno, più di mia madre” ha detto Salvini.  E certo si può sorridere – di simpatia o di scherno – davanti agli estremisti, agli squinternati d’assalto, ai campioni delle insolenze, dello sberleffo e dello sbeffeggiamento da canaglia che per prendere il Palazzo si sono vestiti da Prima Comunione.

A guardarli dalla tribuna stampa, tutti in piedi e pulitini, mente si spellavano le mani per l’elezione dell’avvocato Casellati, che è la più berlusconiana dei presidenti che abbia mai avuto il Senato, ci siamo chiesti cosa ne avessero fatto di quel rabbioso malumore che in Italia ha ridotto i blog, la Rete e la politica come i muri di certe latrine, dove ognuno che arriva scrive porcherie. E’ vero che la coppia Casellati-Fico è come schizzata fuori da una fessura, proprio come accadde a sinistra a Pietro Grasso e Laura Boldrini (vite parallele?) ma l’imprevisto trionfo della Casellati non è ancora il canto del cigno del vecchio potere berlusconiano. Con compiacimento, Salvini e Di Maio si sono esibiti in tattiche, astuzie e trucchi per circuire l’ancora pretenzioso signore di Arcore ( e questo potrebbe far piacere anche a noi). Ma il mezzo tradimento è solo un mezzo affrancamento e, comunque la si guardi, adesso la seconda carica dello Stato è una fondatrice di Forza Italia, coautrice delle famigerate leggi ad personam, una dei tanti matrimonialisti che  sono riusciti a umiliare Veronica. Elegante nel suo tallieur, giacca e pantaloni blu, la commossa settantunenne  neopresidente mai avrebbe immaginato di diventare una bandiera dei grillini, che del giustizialismo sono la derivazione più sguaiata. Cattolica da family-day, familista di bella famiglia, sa infatti di essere il simbolo della politica affidata agli avvocati che  è stata una delle più importanti cifre del berlusconismo: commi e ricusazioni per difendere gli interessi del boss, rinvii e articoli bis, emendamenti, “lodi” e norme miracolistiche approvate “contro la giustizia atroce e iniqua”, contro il proprio giudice naturale, contro i magistrati “comunisti e pazzi”.

Ed era molto malinconico contemplare ieri nell’emiciclo sia l’allegria da naufraghi di Renzi e della sua corte – ma cos’avevano tanto da ridere? – sia la tristezza di Pietro Grasso, curvo anche da seduto, e di Vasco Errani che in torvo silenzio gli sedeva accanto. E’ vero che l’eccesso di vittoria, come nelle partite che finiscono 6-0, è la spia della pochezza dell’avversario, ma l’esito esagerato, appunto come nel calcio, evidenzia anche la malattia dello sport e falsifica le reali capacità del vincitore che è portato a credersi Maradona o Carlo Magno. Ieri mattina in Senato tanto il riso nevrotico di Renzi quanto la pomposa cupezza di Grasso ci raccontavano il fallimento di quell’Italia che aveva sognato le mediazioni culturali e i libri, quell’ Italia di sinistra che si era illusa di tirarsi fuori dal pantano attraverso i grandi riferimenti internazionali, da Camus all’America di Obama, da Tocqueville a Marx, da Bobbio ad Habermas. E invece – unico paese dell’Europa avanzata – qui il Castello è stato espugnato dai populismi senza incontrare resistenza.

Forse è per questo che i grillini ora pensano di avere titoli e competenze nell’amministrazione del territorio occupato. E certo è possibile che la politica stia già imprigionando i suoi imprigionatori. Ma è anche possibile che, completate le formalità rassicuranti, presto torneranno – nientemeno che come cultura di governo – i rutti e i vaffa insieme con le scie chimiche, i microchip sotto la pelle, la guerra ai “vaccini inutili”, le ignorantissime lezioni sul tumore da curare “con il limone e la cacca di capra” e su “l’aids che è la più grande bufala del secolo”.

Di sicuro il cambio d’epoca è avvenuto in Parlamento e in attesa di portare al governo la sua destra dei forconi e delle ruspe, della castrazione chimica, dello sparare a vista, Salvini, che sino a qualche mese fa indossava  la cravatta solo da nudo, ieri al Senato sembrava Calogero Sedara che finalmente si ingoffa nel frac di Don Fabrizio. E Di Maio, che fu commesso alla stadio di Napoli, ieri alla Camera veniva riverito come uno statista dai  commessi in livrea, dai suoi ex colleghi. Non credo che piacerebbe a Brecht, ma Di Maio è il cerimonioso commesso chiamato a guidare una nazione.

E’ vero che in Italia si diventa leader sporcandosi le mani, tradendo l’alleato e uccidendo i padri, come già D’Alema e Renzi e come Salvini prima fece con Bossi e ora sta facendo con Berlusconi, ma è anche vero che sono, Salvini e Di Maio, due alleati di razza incerta, con un rapporto di mutua intesa che li rende uguali, come il cane e il padrone di Thomas Mann. E’ probabile che presto ciascuno sfogherà sull’altro il proprio istinto ambivalente di protezione e di predominio, ovviamente tra le risate dei numerosi cortigiani che si stanno assiepando intorno a loro. La diarchia populista segna il ritorno al potere della vecchissima provincia italiana senza appunto le mediazioni culturali. Presto Di Maio finirà nei presepi napoletani e Salvini nelle tesi di laurea della Bocconi, proprio come accadde a Di Pietro che da  re-magistrato fu celebrato in politica come un eroe, pastore tra angeli e pecore, cattedratico nell’università di Castellanza, persino protagonista di un fumetto pornografico.

Per un po’ anche Di Maio e Salvini governeranno  senza dover fare i conti con niente, né con Lenin  né con Moro, né con Gramsci né con Gentile, né  con la storia né con la vera politica, né con la grammatica né con l’Italiano. Sono l’espressione asintattica del profondo Nord e del profondo Sud, della provincia che è all’arrabbiata, come le penne.

8 thoughts on “I POPULISTI UNITI VERSO IL GOVERNO Salvini Di Maio, la diarchia dell’estremismo

  1. Mario

    Lei si compiace di scrivere articoli piacevoli ed eleganti, di costume. Poi però non assolve al suo dovere di conoscere e informare. Sui “vaccini inutili” e dannosi e su “l’aids che è la più grande bufala del secolo” c’è una letteratura scientifica che andrebbe citata. Lei dirà che è marginale, che non è approvata dalla comunità scientifica. Ma è proprio qui che la questione diventa importante. Anche “le ignorantissime lezioni sul tumore da curare “con il limone e la cacca di capra” sono espressioni che vengono spesso accomunate alle proposte di uno dei più grandi scienziati mondiali, Luigi Di Bella. Ma oggi abbiamo una scienza senza coscienza e una divinità scientifica al servizio del potere, col compiacimento dei nostri migliori giornalisti.

  2. giacomo

    L’artico è una ottima analisi su quanto sta succedendo nella “politica” e fra poco , Zeus ce ne scampi, anche nell’economia- Siamo , probabilmente, in una fase di cambiamenti storici dei quali ci renderemo conto fra anni. Per il resto, l’articolo è , pur con un tono di amarezza, una precisa foto dello stato dell’arte e, come sempre, scritto molto bene.

  3. Angelo Libranti

    L’articolo, come sempre lungo e pomposo, sprizza bile da tutte le parti. Meno male che non ha parlato del ritorno del fascismo, sarebbe stato una farsa. E’ proprio il caso di dire: e “nun ce vo sta” come dicono a Roma.
    La valanga di voti a due nuovi partiti dimostra come siamo giunti a un punto di rottura nella politica italiana e, correggendo, quanto scrissi il 6 Novembre devo ammettere che gli italiani hanno capito, finalmente, cosa hanno combinato a dare fiducia a certa gente e a certi partiti. Meglio tardi che mai.
    Questa volta abbiamo vinto! Speriamo nella resurrezione totale della nostra povera Italia.

  4. volty

    Non condivido le opinioni malauguriose espresse in questo suo articolo. Non avrei neanche commentato se non avessi letto un passaggio che considero una non-opinione:

    «« proprio come accadde a Di Pietro che da re-magistrato fu celebrato in politica come un eroe, »»

    perché ricordo che Di Pietro fu messo su quel trono dalla stampa, e celebrato dalla stessa, il suo giornale compreso, mentre con il m5s e con la lega avvenne l’opposto.

  5. antigrullo

    Come rispondere a mario, nicola, angelo e volty? V A F F A , V A F F A ….. fino alla quinta (ed oltre) potenza.

  6. Angelo Libranti

    il grullo totale invece di argomentare, manda affanculo. Bravo, dietro l’anonimato si può tutto. Sicuramente è uno che sta bene a quattrini. Gli auguro solo di ridursi in povertà e chiedere l’elemosina per strada.

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