L’umiliazione delle scuse ai vigili ROMA, LA RETE GOGNA E L’EVOLUZIONE DEL PIZZARDONE

Il vigile urbano che invece del classico “concilia?” propone “si umilia?” è comicità grottesca prima di essere un drammatico anticipo del populismo al potere. Non è insomma la gogna delle guardie rosse maoiste che attaccavano al petto dei reprobi in ginocchio il cartello con la scritta “sono un imbecille reazionario”. Ma è una ver-gogna, al tempo stesso violenta e ridicola, l’imposizione della mortificazione su YouTube in cambio del certificato capitolino di redenzione.
È vero che da tempo la faccia del pizzardone non è più la faccia bonaria di Sordi Otello Celletti che quando indossava la divisa diceva: “Beh, che è, ve metto paura?”. Ma l’umiliazione del colpevole (presunto) come prezzo del perdono è una novità troppo stramba anche nella Roma degli impuniti, in questa grande Roma trasformata in una sorta di parco giochi plebeo dove i vigili, che sono addestrati appunto per vigilare, vigilano poco e sono quelli degli scioperi corporativi (chi ha dimenticato la storiaccia dei certificati per malattia?).
Non voglio certo dire che i vigili meritino l’oltraggio — figuriamoci — nella Roma del degrado, dei tavolini abusivi, dei mercati illegali, delle auto in tripla fila, della spazzatura, dei bagni dentro le fontane e dei finti gladiatori stalker, ma solo che i video penitenziali, più che alla ferocia della Colonna Infame o all’esibizione a mezz’aria dei disgraziati legati come salami dai birri pontifici ai tempi del Caravaggio, rimandano all’attualissima mala aria della città eterna.
Insomma c’è una complicità ambientale dei vigili con la suburra calcistica e con il plebeismo, con la voglia di estremismo e di godere sghignazzando delle disgrazie altrui, con la morte di Spelacchio e con l’incapacità dell’Ama, con l’inadeguatezza del Campidoglio e con un’idea di giustizia sregolata, rabbiosa e fai da te alla quale partecipa pure l’imputato che, pur di estinguere il reato di oltraggio, che in genere è un insulto ma potrebbe anche essere un gestaccio, una volgare critica, uno schizzo di bile, accetta di farsi a sua volta oltraggiare, di essere esibito, ostentato, dileggiato.
È probabile che già la norma sull’oltraggio sia scritta male perché concede troppa libertà alla parte offesa e non è chiaro quale reato commettano i vigili urbani ricattatori, se violenza privata, estorsione o niente. È invece evidente che al quadretto della demagogia, seguendo il principio che ogni cane da guardia deve avere il suo osso, manca solo che il vigile che si è fatto boia — er boiaccia del Rugantino — venga a sua volta esposto alla ver-gogna, che so?, con le orecchie d’asino o con le terga denudate e magari dagli altri vigili urbani d’Italia che, signori dell’educazione civica, delle strisce pedonali, dei semafori e delle file ordinate, hanno tutto il diritto di sentirsi oltraggiati dal castigamatti degli oltraggiatori.
Tutti come Charles Bronson dunque, tutti giustizieri eccitati e imbruttiti dalla rabbia sociale, gladiatori di Rete, ma con quell’immancabile odore di minestrone che a Roma è tipico di ogni pasticciaccio, tutti nel Giorno der giudizzio del Belli: io sottoscritto… e andando avanti con il rincrescimento, con il pentimento, con l’apprezzamento, con le lodi all’offeso, mangiando sale e cantando il Confiteor “ viene ssù ‘ na filastrocca” spropositata scritta in avvilente burocratese dal vicecomandante boiaccia Massimo Ancillotti, prestampata, ciclostilata e imposta al giovane, alla signora, al vecchietto, “ ffora a cchi tocca” e “ Ddio bbenedetto”. Conclude il Belli apocalittico: “ All’urtimo usscirà ’ na sonajjera /d’Angioli, e ccome si ss’annassi a lletto / smorzeranno li lumi, e bbona sera”.

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