Appendino “nasconde” il G7 a Venaria ANCHE TORINO E’ CITTA’ DEL “NO” (come Roma, Livorno, Pomezia, Parma, Gela, Bagheria… )

A Chiara Appendino, che tanto ci era piaciuta quando disse di ispirarsi “al coraggio di fare” di Olivetti, va detto chiaro che non è vero che chi ha paura non ha colpa, come ci ha insegnato il fratello d’Italia Francesco Schettino. Anche la sindaca infatti se l’è svignata dal pericolo e ha confinato il G7 a Venaria, che fu già magnifico nascondiglio per gli amorazzi di Vittorio Emanuele. Ed è strano che la sindaca non capisca che negare a Torino l’occasione del G7 per paura di ripetere la tragedia di piazza San Carlo è il modo peggiore di replicare quell’irragionevolezza di piazza, di confermarla, di comportarsi allo stesso modo. Fu infatti la paura della bomba a diventare bomba, fu il terrorismo per sentito dire a provocare un morto e 1500 feriti tra i tifosi della Juventus. Ecco, fuggendo dal G7 per paura delle violenze degli antagonisti, di nuovo la sindaca sta consegnando Torino alla paura. E inoltre si crede vittima mentre si fa carnefice dando retta ai No global che stanno dentro la sua giunta e la sera si riuniscono alla Cavallerizza, la vecchia scuderia del re trasformata in salotto giacobino dal vicesindaco Guido Montanari: centri sociali e vaffa, “uomini contro” e vecchi rancori neogirotondini
Avrebbe dovuto, invece, quella piazza san Carlo, stimolare la sua lucidità e al tempo stesso il suo fegato se davvero la Appendino fosse stata quella “Madre Coraggio” a 5 stelle che salutammo come il pezzo finalmente pregiato di un nuova classe dirigente. Ci piacque infatti non perché era la grillina laureata alla Bocconi, ma perché era sobria e audace, aveva rifiutato di firmare il contratto capestro con la Casaleggio Associati e andava al lavoro a piedi, non mangiava i giornalisti per vomitarli e teneva a bada, pur senza mai umiliarli, i no-tav, no-global, no-vat, no-ogm, no-inceneritori, no-nucleare, no-glutine, no ai prodotti animali, no agli zuccheri, insomma il grande NO che pure l’aveva votata in vaffa-sintonia elettorale con i borghesi e con gli industriali della bella e civile Torino, che da tempo era tornata ad essere una delle capitali d’Italia, città europea di nuovo al centro della storia del Paese.
Adesso purtroppo di nuovo Torino si è smarrita nella paura, e senza neppure l’attenuante della minaccia islamista. E’ infatti la paura grillina che si fa cedimento a tutte le demagogie trasversali, di destra e di sinistra, compreso “l’abusivismo di necessità” di Di Maio, che è uno strambo concetto perché ipotizza un abusivismo per diletto e racconta un mondo di favelas, l’Italia delle coree milanesi e delle baracche romane che si può vedere solo nei vecchi film: ‘Miracolo a Milano’, ‘I soliti Ignoti’, ‘Brutti sporchi e cattivi’… I grillini che nelle città flirtano con l’abusivismo costiero meridionale e con i ceffi delle occupazioni per ideologia sono i piccoli chimici dell’ignavia, dominati da forze contrarie che immobilizzano il paese e spengono i cervelli. A Torino la sindaca è tirata da due parti: l’Unione industriali e gli antagonisti dell’Askatasuna. Contesa come il bambino di re Salomone, sceglie la rinunzia e la fuga: “preferirei di no”.
Eppure all’inizio anche il bel pancione che addolciva la signora, se mi permettete l’audacia, non era grillino: Chiara era infatti la mamma che non esibiva la maternità in Comune come fece la Raggi con il figlio di sei anni. E, ancora: niente turpiloquio, niente rifugi sui tetti, stabilità, buon senso, niente pellegrinaggio alla Sacra Sindone che sarebbe, in lingua torinese, il bacio a San Gennaro. Attenzione: Luigi Di Maio l’ha schioccato nella sua Napoli non ‘per annettersi’ il santo, come riuscì a suo tempo al comunista e ateo Bassolino, che siglò a baci il compromesso storico partenopeo, ma al contrario ‘per consegnarsi’ al santo (“sono un fedele”) rinnovando così la vecchia tradizione plebea della bizzoca bacchettona che nel sud d’Italia prega i santi per ottenere grazie, favori, miracoli, voti, e surrogare la scienza, la medicina, lo Stato. Al primo posto infatti i circoli dei devoti pregano padre Pio, al quinto san Gennaro e solo al tredicesimo Gesù Cristo.
‘Il grillismo e le sue città’ potrebbe essere il titolo di una storia di luoghi che non si somigliano, non hanno nulla in comune né per geografia né per storia ma che sono tutti governati dal No, dal “non si può fare” del grillismo”: il G7 di Torino viene dopo le Olimpiadi di Roma, lo stadio e le torri di Libeskind. E’ il vaffa che all’opposizione dà senso alla rabbia italiana, ma al governo perde qualsiasi orizzonte sino a diventare vaffa a se stessi, anche quando prende la forma cortese, e dunque torinese, del ‘preferirei di no’, che era – rileggetelo – il modo di dire no di Bartleby, lo scrivano di Melville, il quale “con signorile nonchalance cadaverica” rispondeva ad ogni richiesta: “I would prefer not to”.
La Appendino ha detto no al Fringe Jazz Festival (dal 13 al 17 settembre) che, dopo cinque edizioni di grande successo, è scappato a Firenze. E la bellissima mostra di Manet? “Preferire di no”: è stata fatta a Milano. E la festa per i 25 anni della Lonely Planet in Italia, pubblicata dalla casa editrice piemontese Edt? “Preferirei di no”: è stata trasferita a Bergamo.
Il Bartleby grillino è l’ostinazione del no che diventa no alla vita. Anche la guerra del libro, con il trasloco a Milano della Fiera, alla lunga potrebbe diventare una sconfitta per la città di Einaudi e di Bollati Boringhieri. E’ vero infatti che alla prima edizione il salone di Milano (“Tempo di libri”) è stato un flop e il salone di Torino un successo, ma proprio ieri su questo giornale Ricardo Franco Levi, sia pure nelle forme dialoganti che gli sono proprie, ha ribadito a Simonetta Fiori che la guerra è appena cominciata: “E’ Milano la capitale italiana del libro”.
Torino non è una città in declino, anzi. Nella depressione nazionale, passare da Roma a Torino, e più ancora a Milano, è come passare dal bianco e nero ai colori. Ma il sangue di San Gennaro a Milano è stato l’Expo, e a Torino furono le famose Olimpiadi invernali. Ovviamente le opportunità, grandi o piccole che siano, espongono le città, nel senso che le mettono a rischio. E’ a Torino che furono sconfitte le Br perché Torino ha sempre risposto con la vita a tutte le minacce, e non ha mai ceduto alla paura. La grandezza dell’antifascismo è torinese. E il lingotto che, ai ministri del G7 è stato vietato, era la fabbrica verticale con quella pista per le auto sul tetto che affascinava Le Corbusier. La sua conversione, firmata da Renzo Piano, sarebbe il cuore dello sviluppo e della rigenerazione urbana italiana in un G7 che alla sviluppo è dedicato.
Certo, dire no al G7 della scienza e dell’industria non è come dire no alle Olimpiadi che sarebbero potute diventare il nuovo Giubileo, il piccolo Big Bang della Roma smarrita che si sarebbe ritrovata nell’ universo dello sport, sconvolgendo per cominciare l’arretratezza del sistema dei trasporti e il degrado del manto stradale. Roma poteva diventare più Roma perché le Olimpiadi – lo stiamo vedendo nei progetti di Parigi – accelerano e purificano e puliscono pure le strade. E anche con i bilanci in rosso sarebbero state comunque ricchezza, risorse, opportunità, nuovi posti di lavoro, il riscatto di una città che è la grande bellezza svillaneggiata dal mondo perché Roma, scrisse il New York Times, “solleva nuove domande circa la capacità dell’Italia di riformarsi”.
Ebbene adesso, tra i fallimenti grillini, con Roma, Livorno, Pomezia, Parma, Gela, Bagheria… c’è anche Torino che è la più “Paese” e la meno “strapaese” delle città italiane, e proprio quando tutte le capitali d’occidente non si arrendono alla paura, cercando invece di governarla. E nelle menti degli italiani c’è Genova che, dopo l’alluvione, fischiò il suo Grillo che scappò in moto e tre anni dopo fu cancellato, con uno sbadiglio, dalle elezioni ammnistrative vinte dalla destra berlusconiana e leghista: fu il primo vaffa al vaffa, e nella città dove, prima di essere contestato, il genovese populista arrabbiato andava in giro – bisogna ricordare anche queste immagini – carezzando sulle guance tutti quelli che incontrava: distribuiva coccole.
Corrado Alvaro paragonava Torino a Sa Pietroburgo, città razionale piena di piazze d’armi, perfetta per un G7 perché è ricca di prospettive, via Roma e via Po, il Castello, il Parco del Valentino… e dunque scenografica, con il rango di capitale anche a tavola perché i menu sono sofisticati, e ci sono i grandi vini; e poi le eccellenze industriali, i musei, il caffè, il cioccolato, le librerie antiquarie, le grandi boutique… Il vaffa al G7 e a tutte le occasioni la nasconde e la offende. E la Appendino che, alla maniera di Schettino, se la svigna, degrada se stessa e Torino che torna dunque “piccola città / con gli occhi chiusi a metà” come canta Ligabue della sua Correggio.

4 thoughts on “Appendino “nasconde” il G7 a Venaria ANCHE TORINO E’ CITTA’ DEL “NO” (come Roma, Livorno, Pomezia, Parma, Gela, Bagheria… )

  1. Mauro Parilli

    #HanneHildago Sindaco di Parigi.
    Historique! Cent ans après 1924 nous ramenons les Jeux à #Paris. Avec #Paris2024, c’est toute la France qui gagne! #ANousLesJeux #IOCSession

    Perché la Sindaca di Roma Raggi, non ci contatta come fa Parigi per i trasporti, la politica sulla casa, i rifiuti, il Turismo?
    Questo è un tipico caso, sul quale riflettere che io porto come esempio a livello internazionale ed in particolare a Parigi, quando mi chiedono come va in Italia e sorridere come fan tutti. Anne Hildago è una spagnola, naturalizzata francese divenuta Sindaco di Parigi. Una specie di Raggi, del movimento 5 stelle, Sindaca di Roma. La prima, come hanno fatto i suoi predecessori e cosi i Premier come il Governo francese tutto ci seguono da anni. Oltre ai vari incontri internazionali tipo quello di Parigi su Habitat III di cui tra l’altro sono responsabile INTA in Italia, facciamo in media tre incontri tecnici per riposizionare la città, tre volte all’anno. La seconda, la Raggi, l’ho contattata più volte per dargli una mano, per lo sviluppo della città, per i trasporti, per i rifiuti e per creare una sana amministrazione sulle municipalizzate nate in Francia nel 1923, per cui qualcosa ne sappiamo visto che sono divenute i numeri uno nel mondo. Parliamo tra l’altro del Governo francese perché le competenze citate sono quelle, oltre alle mie che se ho contribuito allo sviluppo di molte città come quella di Vienna divenuta numero uno nel mondo come qualità della vita, forse qualcosa ne saprò. I cinque stelle non mi hanno mai risposto, stessa cosa ha fatto la Sindaca Appendino di Torino. Sono nuovi ed io ho simpatia per loro, ma agiscono nello stesso modo degli altri partiti che si rigirano fra di loro per poi litigare e bruciarsi. Sarò grato a chiunque potrà farglielo sapere perché quello che dico toglie quella credibilità che per il ruolo che ho di parte terza indipendente io non vorrei dare. Grazie.
    http://www.forumpachallenge.it/soluzioni/un-nuovo-rinascimento-italiano

  2. volty

    Perché Olivetti, l’uomo della sintesi tra la assistenza e la efficienza, ossia della concretezza socialdemocratica, avrebbe spalancato le porte ad un evento mondano come g7? Un evento che blocca la (o meglio dire: qualsiasi) città per la gioia dell’ego e dei rimborsi dei partecipanti? Devono lavorare? E allora vadano a lavorare in un posto più idoneo per lo scopo. Sono certo che il confinamento nella regga gioverà alla concentrazione dei partecipanti. Non capisco perché si debba sparpagliarli per i centri delle città, se devono lavorare per il bene dei sette? E che cosa guadagnano, le città ospitanti, da un assedio G7? Una città si riscatta quando i suoi cittadini la vivono bene, quando c’è un qualche guadagno. Per il resto non si può ospitare tutti e di tutto. Per ospitare bene, e sempre per il bene della città, bisogna scegliere bene che cosa ospitare.

    Expo? E dove sono finiti i conti dell’Expo? Dove sono i dati sui costi vs guadagni?

    Ci sarebbe pure da dibattere se G7 è utile o soltanto un anacronismo.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>