CLASSE DIRIGENTE A 5 STELLE: CHI E’ “L’UOMO DEL DESTINO” CHE GRILLO HA MANDATO A SALVARE ROMA (E LA RAGGI). Si chiama Gianni Lemmetti. Ecco la sua storia esemplare

LIDO DI CAMAIORE (LUCCA)
È troppo facile ridere del suo vernacolo e della pittoresca formazione che, per dirla alla grillina, «è fuori dalle officine della politica». Proviamo invece a prenderlo seriamente questo prototipo di classe dirigente a 5 stelle che non riesce a nascere. La storia esemplare di Gianni Lemmetti, che Grillo ha mandato a Roma come un prefetto di ferro, come un mix di Monti e Fornero, è quella italianissima del borghese piccolo piccolo di Lido di Camaiore che nutre e cova l’ira grillina senza neppure saperlo. Gianni, che è nato nel 1969, è l’ex ragazzo timido e mite di famiglia democristiana che, perduto il centro di gravità permanente, rinasce estremista ma, invece di impugnare la pistola come il personaggio di Cerami&Sordi, indossa magliette scurrili per sbeffeggiare, aggredire e ‘cementare’ l’appartenenza a un progetto politico: “Vi stracao (stracaco-ndr) sul petto”. E non solo esibisce sul cuore il disegno della cacca promessa, ma promette anche l’apocalisse biblica nel nome dell’ Ezechiele di Pulp Fiction.
E, certo, se ne potrebbe facilmente ridere se non fosse che Lemmetti è un Ideal Mensch grillino, il prototipo appunto replicabile di una classe dirigente che, proprio perché inventata, è sottoposta agli umori ciclotimici del capo che «giudica e manda secondo che avvinghia». Gianni Lemmetti ha fatto le elementari e poi le medie al Michele Rosi di Lido di Camaiore, dove è nato e dove il suo nome, Lemmetti appunto, è più diffuso delle arselle e degli ombrelloni. Gianni ha quindi studiato Ragioneria e infine a 31 anni si è laureato in economia a Pisa: “102 e lode” dicono i geniali livornesi del Vernacoliere , gli stessi che, cuocendo in salsa renziana il più saputo pensiero contro gli immigrati, lanciano lo slogan: «Aiutiamo Renzi, ma a casa sua».
E tuttavia l’ordinaria banalità di quest’uomo del destino, versione grillina del Mario Draghi che anziché venire da Francoforte arriva dalla Versilia, ha davvero contribuito a risanare l’azienda dei rifiuti (Aamps) del comune di Livorno. E dunque da mesi nella vulgata a 5 stelle, che è il solito impasto di falso e di vero, Lemmetti è raccontato come l’uomo del rigore, il risanatore d’impresa, un Enrico Bondi in bermuda e maglietta lassativa, il pragmatico che non guarda in faccia a nessuno e pensa solo ai conti: «odia le cravatte ma non i numeri». E viene assimilato all’antropologia del rigore ruvido e cisposo anche l’uso abituale dell’insulto ai lavoratori, definiti «questi stronzi», che nel dizionario del turpiloquio grillino sarebbe una parolaccia quasi insignificante e neppure violerebbe la civiltà delle buone maniere se non fosse appunto attribuita alla protesta degli operai. La frase «non mi importa nulla di questi stronzi» applicata al conflitto di classe è, al di delle ragioni e dei torti, il ritorno a Bertolt Brecht: «Non c’è reazionario più implacabile dell’innovatore fallito».
Tanto più che Lemmetti ha partecipato al risanamento del Comune di Livorno ma dopo avere negligentemente lavorato alla contabilità di un famoso locale e avere gestito malamente l’amministrazione della squadra di pallavolo di Viareggio (Svp) dove ha giocato da ragazzo arrivando sino alla serie C. Lemmetti è stato anche, con il fratello Andrea, titolare, lungo la Passeggiata di Viareggio, di un negozio Yamamay di intimo che poi è fallito. E capita a tanti, nel commercio, di essere accusati di ammanchi e di finire dunque in tribunale per 1500 euro come è successo a Lemmetti che lasciò l’incarico di cassiere della discoteca Seven Apples di Focette e fu assolto dopo ben sei anni (da 2006 al 2012).
Nonostante la sua aria da straniero, i capelli lunghi e biondi, gli occhi chiari, la barba da vichingo, Lemmetti è nato al Secco, che fu il quartiere-mondo di Lido di Camaiore, delimitato dal mare e dalla ferrovia, dove c’era Bussoladomani di Sergio Bernardini ma anche la più antica chiesa parrocchiale della Versilia, il “Cristo Re”, e poi l’ Ospedale Versilia e la splendida Villa Ariston, appartenuta alla famiglia di Rolando Ricci, dove andavano in vacanza il re, D’Annunzio e Mussolini. Il Secco è insomma uno dei centri perduti di quell’ Italia che vestiva alla marinara e che, decaduto, divenne una piccola periferia dove bisognava sbarcare il lunario ma senza troppi drammi, senza grandi povertà e senza grandi prospettive, nel rimpianto di un’ identità, di una sicurezza e di una felicità. Qui la famiglia Lemmetti è appunto ricordata «modesta, cattolica e felice» com’era tutto il territorio di Lucca, politicamente dominato dalla “staffetta partigiana” Maria Eletta Martini, la signora democristiana che Sergio Mattarella elenca tra le madri della repubblica insieme con Nilde Iotti, Tina Anselmi e Lina Merlin.
Papà Franco Lemmetti abita ancora al Secco. E’ un ragioniere in pensione che si occupava – anche lui – della contabilità di Dini& Denna, un magazzino all’ingrosso di materiali edili. La mamma, una bella signora che la malattia ha purtroppo portato via, si concesse in tarda età un piccolo colpo di testa sentimentale che al Lido fece scalpore. Canta Battiato:“Cerco un centro di gravità permanente / che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente / Over and over again”. Il fratello Andrea, anche lui ragioniere, ha reagito all’ instabilità della vita dipingendosi il corpo con tanti tatuaggi, che è un’altra maniera di esprimere in forma vistosa e inequivocabile il cattivo umore nazionale. I tatuaggi, quando sono troppi, infatti bene illustrano la smania italiana di arrivare all’eccesso, come appunto fa il fratello con il grillismo.
Adulto, Gianni si trasferì a Viareggio, per seguire la moglie, Alessandra Del Bianco, insegnante di matematica al liceo classico, madre dei suoi due figli, un maschio e una femmina, ancora adolescenti. Si separarono male più di dieci anni fa, ed è una disgrazia che, di nuovo, può capitare a tutti. A questo punto c’è nella biografia di Lemmetti, esibita addirittura nel curriculum che presentò all’esame di ammissione nel grillismo, l’errare in Nord Africa e nell’Europa dell’Est che, nella formazione d’epoca, è l’Eden Arabia, sono Le voci di Marrakesh, è l’irrequietezza fisica, l’esotismo prudente, non il conformismo verso New York ma neppure l’avventura della spiritualità in India, in Tibet o nella Terra del Fuoco.
A Viareggio, Lemmetti è fiero di abitare nel quartiere Darsena: “è un darsenotto” dicono qui, compiaciuti di stare nel rione dei rioni, nel centro della nautica e del divertimento, del Carnevale, degli yacht dei Paperoni ma anche della trasgressione e della cronaca nera, la Viareggio che considera la placida Lucca un paese straniero. E infatti Lemmetti di sé ha scritto: «Dopo un po’ di tempo all’estero (Est Europa,Marocco, Lucca) e varie vicissitudini, sono tornato a Viareggio, in Darsena» .
Come si vede la nomina di Lemmetti ha una forza esemplare perché offre una norma, esprime la dottrina dell’uomo qualunque chiamato a salvare la patria. Lemmetti infatti non è una riserva della repubblica con la missione impossibile di risanare Roma, di liberarla dallo spettro del fallimento, quarto e ultimo assessore al Bilancio trasferito da Livorno per meriti e per titoli che valgono solo nel mondo dei grillini. Lemmetti non è Lucio Quinzio Cincinnato che coltivava i campi in attesa che la repubblica lo chiamasse, ma è la soluzione ruspante, la competenza per ora certificata solo dal pressappoco, il tentativo di farcela dell’uomo senza qualità che in fondo è stato, a sorpresa, l’eroe vincente del novecento.

6 thoughts on “CLASSE DIRIGENTE A 5 STELLE: CHI E’ “L’UOMO DEL DESTINO” CHE GRILLO HA MANDATO A SALVARE ROMA (E LA RAGGI). Si chiama Gianni Lemmetti. Ecco la sua storia esemplare

  1. Lucia Fox

    Complimenti al giornalista: ha buone chance di fare carriera su Novella 2000. La stampa è l’indice di civiltà del paese. Povera Italia! ! Break a leg. Lucia from England.

  2. Francesca L. Grassi

    Non so cosa potrà fare questo assessore a Roma (Roma non è certo Livorno anche se la povera città toscana è stata violentata da decenni di governi sinistroidi) ma so cosa dovrebbe fare il giornalista di questo articolo. Cercare la protezione di Alfonso Signorini . È l’unico che potrebbe dargli credito. Vergogna, tirare in ballo tutta la famiglia, inclusa la mamma.

  3. volty

    Auguri di cuore all’assessore Lemmetti. Auguri per il bene dei cittadini romani. Mi auguro che articoli come questo non turbino la sua serenità, che egli non si senta in alcun modo da essi intimidito, che quindi non compromettano la sua opera di risanamento.

    Per quanto riguarda le competenze, ci sarebbe da ricordare che la bolla speculativa (2008) fu allestita ed alimentata da espertume d’eccellenza, di curriculum d’alto abbordaggio. E questa ci basta onde non perderci nel richiamare alla memoria altri casi.

    Per il resto ci sarebbe da far presente che l’identikit, del resto della sua famiglia, non solo nulla aggiunge alla conoscenza dei (de)meriti dell’assessore, ma che la toglie a chi lo legge, e, di conseguenza, a chi lo scrive.

    Fior di esperti, di competenti, di progressisti, di accorti, di intellettualmente veggenti, ecc, amici intellettuali di tutti questo espertume meritevole ecc., che hanno lasciato che Roma accumulasse tutti quei debiti ed incrostazioni politico-amministrative, oggi si mettono a misurare meriti i pedigree familiari di chi sta faticando per mettere i conti in ordine. Quindi qui siamo al disordine che da i voti all’ordine.

  4. Giulio

    “Il neo assessore Lemmetti è indagato e non potrebbe firmare il documento con penale da 150 mila euro imposto da Grillo, e che invece riguarda la Raggi. Così il “controllo dal basso” è diventato arma di controllo da remoto della democrazia”. Questo è scritto su un noto quotidiano nazionale. Tutti i grullioti emetti-sentenze, privi di competenza e conoscenza, frustrati dalla loro inconsistenza umana e culturale, smaniano e sbraitano contro chiunque mette a nudo la loro nullità esistenziale.
    Come al solito, Merlo ha sagacemente sottolineato le evidenti contraddizioni del marchio grand hotel.

  5. Angelo Libranti

    Tutto regolare, tutto già visto. Ha cominciato Berlusconi a nominare”ministro” ogni tipo di sciacquetta e di gente di poco conto. Ora, pare, mette in lista anche la sua compagna che, sicuramente, avrà un ministero.
    Le future generazioni avranno materiale da studiare per capire quando siamo scesi in basso in fatto di amministratori politici.

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