TRA I RAGAZZI DI CORBYN, IL GOFFO RIBELLE CHE FA RINASCERE L’UTOPIA DELL’INGHILTERRA “ISOLA DEL SOCIALISMO”

Sino a mezzanotte abbiamo brindato «all’Inghilterra socialista» nei pub, che sono le vere piazze di Londra, i suoi mondi più aperti e più simbolici. E qualcuno, magari per conformismo, ma sempre con l’imprinting dell’avventura e della fantasia, si è spinto a dire che «il peggio di Corbyn è sempre meglio del meglio della May». Non c’è infatti nessuna pietà per la vincitrice bastonata: «Theresa May ha perso le elezioni che ha vinto. E Corbyn ha vinto le elezioni che ha perso ». La vittoria dello sconfitto e la sconfitta del vincitore sembrano un’idea troppo contorta per l’empirismo inglese. Ma neppure qui i giovani sono empiristi.
Dunque ho passato la notte di giovedì con un gruppo di studenti universitari, una decina che, via via, sono diventati venti, tutti laburisti. E alle 4 del mattino il brindisi di birra è stato un «cheers alla repubblica popolare d’Inghilterra». C’è stato pure qualche capogiro collettivo, un piccolo e gioioso pandemonio di sudori e di contatti, di festa di strada, di folla ma non di adunata, e non solo perché «è vero, una rimonta non è una vittoria e due sconfitti non fanno un leader», ma perché l’Inghilterra, ferita e impaurita dal terrorismo, è cool, calm and collected (fresca, calma, composta) come la terra saggia e buona del Kent, e al tempo stesso rough, stormy, unruly (agitata, tempestosa, e indomabile) come il mare sconfinato della Land’s End, la punta Ovest della Cornovaglia.
E così i ragazzi hanno preso di peso il più robusto, Paddy, che studia, nientemeno, Matematica Finanziaria, e lo
hanno tirato su come un trofeo. E mentre pioveva hanno cantato: «Here comes the sun / and I say it’s all right». Ho fatto notare che questa canzone era stata scelta da Theresa May per il suo ultimo comizio, a Solihull vicino Birmingham, dove aveva ripetuto la promessa di «sospendere i diritti umani ». «Evidemente è ancora quella dei Beatles la musica dei progetti, delle illusioni e degli azzardi». I Beatles, insomma, si possono usare contro il terrorismo, sia da destra e sia da sinistra, perché sono la colonna sonora dell’ identità aperta dell’ Occidente, del suo cuore e dei suoi eccessi: Lady Madonna contro la mortificazione delle donne, We Can Work it Out contro l’asfissia e la violenza di un terribile mondo arcaico, Hey Jude contro le caverne ideologiche. E appunto Here Comes the Sun, qui arriva il sole, come metafora del socialismo.
Da ieri infatti nella mental map della nuova generazione, alla quale erano state tolte le utopie, l’Inghilterra di Corbyn è la sinistra del mondo. Per il vecchio ribelle marxista antimonarchico di Chippenham, l’elegante città mercato, per questo leader statalista senza
degree hanno votato soprattutto i ragazzi. Sognano appunto l’isola del socialismo, come variante dell’isola del tesoro, come fierezza di essere diversi, necessari al mondo proprio perché unici e migliori, ed è un altro codice apparentemente inattuale e perciò dirompente, sorprendente e scandaloso come la Brexit «che è allo stesso tempo dice Kay – disagio di uscire e disagio di restare, come dappertutto in Europa, anche se cambia la misura del disagio».
E, infatti, almeno sino alle 4 del mattino di giovedì sino a quando cioè lo spoglio elettorale ha decretato – non senza saggezza – la doppia sconfitta della «tory capace ma senza scrupoli» e del laburista «incapace ma pieno di scrupoli», i ragazzi si sono eccitati a rimescolare la geografia, con «i tedeschi della Merkel nel ruolo degli agili e fragili marines della libertà dell’Occidente» e gli americani in quello dei nuovi panzer, «la Wehrmacht del populismo di Trump» dice Kay, che è di mamma ungherese, ha 22 anni, studia Filosofia della Storia e aggiunge che «la bici di Corbyn diventerà quello che negli anni settanta del secolo scorso fu il balcone di Lukács, a Budapest. Vi andavano in pellegrinaggio i marxisti di tutto il mondo. Aveva infatti una vista mozzafiato sul Danubio e sul futuro».
Dunque Londra, che ieri ha completamente cancellato il populismo e il nativismo di Farage e del suo successore Paul Nuttall, nella notte di giovedì è stata la capitale mondiale del socialismo, che non è più antiquariato, il divertimento intellettuale di alcuni professori di Cambridge.
E tutti ora celebrano Corbyn «sul quale si erano affannati come mosche sulla carne». È l’eroe perdente di queste snap election, elezioni a sorpresa, l’imprevedibile ritorno alla sinistra prima di Blair, «la sinistra-sinistra contro la sinistra di destra». Lo avevano accusato di essere «il compare dei jihadisti », supporter dell’Ira, degli Hezbollah, di Hamas, della Corea del Nord..: «Come si può mandare a Downing Street un uomo che non supererebbe il test di sicurezza dei Servizi Segreti inglesi? » aveva scritto sul Telegraph Richard Dearlove, che di quei servizi è stato il boss. E invece per i ragazzi «Cor-bin», dove bin sta per spazzatura, è diventato, e magari senza meritarlo, il ritorno del romanticismo e dell’utopia; «la grande, inarrestabile voglia di sinistra come luogo del risarcimento ideale e reale».
Eppure, giovedi notte, quando ha parlato in tv, il confuso leader di questa vecchia nuova sinistra che, in sintonia con i ragazzi che hanno votato davvero in massa (72 per cento) è comunque un estremista con vaghe simpatie antisemite, più che un redentore, più che un leader rivoluzionario, sembrava un impacciato, goffo e improbabile Savonarola, un gabibbo del socialismo diremmo noi italiani. E invece i ragazzi lo vedono come «il capitano di una nave corsara nel mare dell’imprevisto, della creatività, del riscatto sociale, della libertà». «Bum!» ho detto io. E solo i capelli bianchi mi hanno salvato dallo stesso buuu che ha salutato l’apparizione in tv di Theresa May: alla quale ormai non perdonano più nulla. Per esempio, solo ora si è scoperto che la sua durezza esibita era «inadeguatezza », che il mezzo sorriso non era timido ma «incattivito e sprezzante»; e chi la celebrava come la nuova Thatcher celebra la Thatcher contro di lei.
Eppure è ovvio che non si dimetta e cerchi di adeguare la politica alla realtà e governare con l’appoggio esterno (proprio così, come nelle alchimie nostre) con i nord irlandesi del Dup (Democratic unionist party), stretta stretta nella sua vittoria risicata. Nonostante la stanchezza di nazione ferita, l’Inghilterra «è in un momento cruciale ha detto May – e ha bisogno di un governo: let’s get to work ». Perciò, veloce nei riti, nello sventolio di bandiere e nei ricambi istituzionali, il governo fra dieci giorni comincerà le trattative europee per la Brexit.
Ne parlo con Jack, il govane avvocato che martedì scorso mi ha guidato nella Londra pachistana e ora mi presenta ai colleghi del suo ufficio. Siamo nei giardini della Royal Courts of Justice, quattro inaspettati angoli di pace e di bellezza nel cuore di Holborn, a due passi dalla London School of Economics. «Corbyn – mi dicono – combina il bisogno di uscire con la voglia di restare ». Parliamo, di fronte a un prato rasato e libero, della burocrazia di Bruxelles che è un eccesso di geometria, come gli arabeschi cromatici dei giardini continentali all’italiana e alla francese. Mi raccontano che le grandi banche e le grandi società di consulenza finanziaria vogliono lasciare Londra: la JP-Morgan Chase sposterà sino a 4000 persone a Dublino, dove ha comprato uffici per 120 milioni di euro. Goldman Sachs e Morgan Stanley stanno valutando cosa trasferire a Francoforte, a Parigi, a Lussemburgo. Theresa May non li garantisce abbastanza? «Chi ha detto che la sinistra di Corbyn è piu vecchia della destra di Theresa May? Forse di nuovo, per ora, c’è solo il modello Macron in Francia, che è un’invenzione, una sintesi, un modo per ripartire ». È questa la saggezza della doppia sconfitta: metà di qua e metà di là, «in attesa di qualcuno che ci riporti in alto mare, nell’Open Sea di Winston Churchill ».

One thought on “TRA I RAGAZZI DI CORBYN, IL GOFFO RIBELLE CHE FA RINASCERE L’UTOPIA DELL’INGHILTERRA “ISOLA DEL SOCIALISMO”

  1. paolo

    Non so se ha moglie,ma se la ha penso che questa ogni tanto debba essere preoccupata. Ha mai preso qualcosa sul serio o il suo e’ un divertissement vetero-goliardico? Ha mai risposto a qualche commento ai suoi articoli.? Probabilmente non li legge neppure….o forse si diverte come un Matt!

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