LARDO E PATATE, Il MENU DEL TRASH Asia Argento insulta Giorgia Meloni e Libero racconta Virginia Raggi con una metafora sessuale (E INTANTO I PROFESSORI SE LA PRENDONO CON L’ITALIANO DEGLI STUDENTI)

LARDO e patate è il menu guasto di giornata, la porcheria di parola che sta lordando non l’italiano, ma il dibattito pubblico e giornalistico.

“LA PATATA bollente” è la metafora sessuale di delegittimazione della sindaca Virginia Raggi usata ieri, come titolone di prima pagina, dal quotidiano Libero. Lardosa (“spalle lardose”) è invece l’insulto che Asia Argento ha rivolto a Giorgia Meloni. Lardo e patate dunque, come il piatto triestino di cucina povera, “patate in tecia”: sapori forti e sostanza debole, surrogati di gastronomia, la sapida miseria servita in tavola.
E va detto subito che non sono cibi linguisticamente scandalosi perché la volgarità non scandalizza ma annoia, e proprio mentre conforta con ammiccanti risatine la stupidità e la pigrizia mentale, l’ottusità aggressiva che si spaccia per furbizia. Niente indignazione superciliosa, per carità. Di sicuro, però, i seicento professori universitari che, come l’indimenticabile Aristogitone di Arbore, qualche giorno fa se la sono presa con gli studenti — ovvio muro basso della cultura e dell’alfabetizzazione — hanno ora una ricca occasione per studiare lo stile, il modello e il paradigma del polemos italiano che una volta era un gioco di intelligenze e qui è diventato sguaiataggine e basta. Ho il sospetto che ci sia più di un nesso tra lardo e patate e gli studenti che, secondo i professori che li formano, non sanno usare l’italiano. Di sicuro la realtà sembra rispondere proprio a quei professori con una lezione di linguistica complessa, perché qui non ci sono gli insulti a Meloni e poi a Raggi, ma ci sono anche le solidarietà degli avversari politici della sindaca e soprattutto c’è l’uso che Grillo, Di Maio e la Rete grillina stanno facendo della metafora patata.

Attenzione: l’imputato non è la lingua, che è sempre ricca e dunque impura, ma è il collasso dei valori che nella lingua si trasmette e che spinge un’attrice fragile e radicale come Asia Argento a oltraggiare un’altra donna, Giorgia Meloni, a freddo, fotografandola di nascosto mentre mangia, e definendo “lardosa” la sua schiena, che è una volgarità infantile, tanto gratuita quanto disarmante. L’offesa di Argento, scritta in inglese su Twitter, non riesce ad essere nobilitata né dal richiamo sprezzante a Trump, che è il nuovo automatismo, il nuovo tic linguistico della pigrizia di sinistra, l’ultima scorciatoia del pensiero, né dalla parola “fascista”, dal rimando cioè a una stagione della storia che in genere in Italia mette le ali anche all’insulto più pedestre, meno fantasioso e più sciocco.

Ecco il testo completo che accompagna la foto di Meloni che sta mangiando seduta a un tavolo di ristorante, di tre quarti e di spalle: « Back fat of the rich and shameless. Make Italy great again. # fascist spotted grazing (La schiena lardosa della ricca e svergognata. Facciamo l’Italia grande di nuovo. #fascista colta a brucare al pascolo»). Qui ci sono due aggravanti evidenti e due nascoste. Quelle evidenti sono la politica e l’inglese. È ovviamente legittimo non apprezzare la politica di Meloni, il suo populismo, la sua simpatia per Trump, la rabbia che semina nelle periferie e tra i coatti romani e gli emarginati. Ma che c’entrano con la politica le spalle lardose che sono robaccia da sfogatoio triste e da pattumiera del risentimento?

Forse qualcuno dei 600 professori troverebbe molte somiglianze, magari per contagio, tra questo linguaggio povero ma risentito e quello dei picciotti dell’odio, comici del vaffa, ammaestrati pavlovianamente in Rete. Anche l’inglese qui è un’aggravante perché mostra una scienza di lingua per surrogare la povertà della lingua. È come ostentare un Rolex d’oro o l’unghia lunga del mignolo mentre bevi il caffè. Le aggravanti nascoste sono la recente maternità di Meloni e il lavoro di Asia Argento che in televisione conduce un programma che ogni settimana scova, denunzia, spiega e condanna episodi di violenza proprio contro le donne. Non è ovviamente secondario che Asia Argento abbia chiesto scusa.

Ma chi chiederà scusa a Virginia Raggi, svillaneggiata con il doppio senso triviale, con la malizia sporcacciona?

Perfido e dunque ben più pesante è infatti il titolo di Libero con la metafora sui bollenti spiriti e le passioni che berlusconizzerebbero la sindaca Raggi, la quale, ha spiegato Vittorio Feltri nel suo editoriale — come sempre chiarissimo ed esplicito — trafficherebbe in prestazioni e incarichi politici, tra Cupido ed Eros e Priapo, direbbe Gadda. È probabile che più che attaccare Raggi, Feltri abbia voluto ribadire la normalità di Berlusconi, la vecchia idea che lì ci fu solo privata esuberanza sessuale, un po’ di quel fuoco che ogni tanto brucia tutti, dal gatto in amore alla sindaca di Roma. In realtà non c’è nessuna evidenza che assimili Raggi a Berlusconi. C’è solo la casuale di una polizza — “relazione sentimentale” — e poi ci sono i soliti mille gossip che le attribuiscono mille amori. Accade sempre a tutte le belle donne di potere, è il riflesso condizionato, la vecchia maldicenza che diventa silloge di luoghi comuni, tra sorrisetti salaci e volgari storture per un chiacchiericcio pruriginoso che è alimentato dai grillini stessi, spurga dallo stesso Campidoglio. Davvero nulla a che fare con l’oscenità dei pezzi di Stato con cui l’allora presidente del Consiglio pagava prima i suoi piaceri sessuali a una turba di Olgettine e poi le spese degli imbrogli che da quei piaceri derivavano.
E però, a guardare le reazioni, le solidarietà obbligate e spesso pelose dei nemici e la furbizia degli amici di Raggi, sembra quasi che il titolista di Libero sia il compare di Grillo e Di Maio, che voglia toglierli di impaccio permettendo loro di assimilare i tuberi ai fatti, di attaccare tutto il giornalismo italiano mescolando la patata con la cronaca, le offese sessuali alla Raggi con la fredda precisione del taccuino e del registratore del collega della Stampa Federico Capurso, la volgarità con le critiche argomentate e ragionate che sono il sale e non la feccia della democrazia, sono gli ingredienti della libertà di stampa e non del trash, non del lardo e patate che è un piatto alla Grillo, quello che svillaneggiava Boldrini, è un piatto alla
Salvini … Ecco, la lingua che dovrebbero spiegarci i professori alla Aristogitone, che era quello che si presentava così: “quarant’anni di insegnamento, quarant’anni di disillusioni, quarant’anni di illusioni in mezzo a queste quattro mura scolastiche”.

3 thoughts on “LARDO E PATATE, Il MENU DEL TRASH Asia Argento insulta Giorgia Meloni e Libero racconta Virginia Raggi con una metafora sessuale (E INTANTO I PROFESSORI SE LA PRENDONO CON L’ITALIANO DEGLI STUDENTI)

  1. Matteo Salvatti

    Ha utilizzato due volte il termine surrogare. Ma la mia non è un osservazione, è un atto di affetto: è alle belle donne che ci si può permettere di far notare i nei.

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