Le notti di Renzi, della Raggi, di Letta…LE ORE PICCOLE DELLA POLITICA

Nessun dorma! Sono bianche le notti della politica italiana, e non solo perché il dimissionario Renzi ha postato all’1,26 del mattino la sua malinconia su Facebook: “Ho chiuso l’alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi. Torno a casa davvero”. Anche la grillina Paolo Muraro ha scelto la notte di ieri per dimettersi da assessore: ore 1,38. E, come vedremo, sono davvero tanti  i  pipistrelli di Palazzo, quelli della notte appunto, che una volta erano gli artisti e i malfattori e oggi invece sono i politici, sindaci e presidenti,  i nuovi signorini delle tenebre che tra mezzanotte e l’alba twittano le foto intime, le proprie considerazione geopolitiche, e ovviamente le più sapide cattiverie contro avversari e nemici.

E cominciamo col dire che,  a modo loro, sia Renzi sia la Muraro sono due irregolari sregolati o, se volete, due sentinelle  e dunque entrambi oscuramente adatti al coprifuoco. Non ti aspetti invece il sonnambulismo del regolare regolato  Enrico Letta che addirittura alle 4,27  ha mandato in rete se stesso mentre gioca al subbuteo. “Cosa di meglio di un impagabile momento vintage?” ha scritto. E nessuno ha capito se, nel tempo rubato al sonno, Letta rimpiange i piccoli giochi della propria adolescenza o il grande gioco del potere. Certo, sia Letta sia Renzi non scelgono la notte per nascondersi ma “per brillare là dove c’è più buio”. Per loro  i social, come l’ascesi mistica,rendono la tenebra luminosissima”.

Tutto il contrario dei grillini che,  abilissimi nella comunicazione nascosta  e  protetta del web, si dimettono nel buio  “per fare della tenebra il  proprio nascondiglio” direbbe, ancora, il mistico Dionigi. E difatti, già prima di Paola Muraro, anche l’assessore Minenna si era dimesso nella notte  tra l’1 e il 2 settembre.  Certo, il buio naturale della notte non è  così denso e complice come quello virtuale del web e della Rete che permette alla folla solitaria degli incappucciati digitali di scatenarsi nell’apocalisse anonima. E però, di notte,  non ci sono i giornalisti, che una volta si alzavano al tramonto e si coricavano all’alba ( “ci alziamo quando voi andate a dormire” era la parola d’ordine) e oggi al contrario si coricano al tramonto e si alzano all’alba  e dunque non inseguono più le notizie che non si vedono.

A parte la leggenda del politico a ciclo continuo alimentata dalla luce  che Mussolini lasciava accesa nello studio di Palazzo Venezia, la verità è che sono cambiate le sane abitudini mattiniere di De Gasperi, di Fanfani, di Andreotti. Solo Moro era lento a carburare, arrivava tardi, diceva di avere la pressione bassa, che è un altro mito italiano, cantato da Gaber: “la luce mi nuoce / ci ho male alle ossa / ho la pressione bassa”. Tutti i capi comunisti, da Togliatti a Berlinguer, cominciavano a lavorare “alla stessa ora dei compagni operai”. Tiravano invece tardi, ma per amor di bisboccia, i socialisti, soprattutto De Michelis e Martelli. E infatti Andreotti, quando non li voleva tra i piedi, fissava prestissimo il Consiglio dei ministri.  Famose in tutto il mondo sono diventate poi le notti piccole di Berlusconi che nella fase del bunga bunga e delle cene eleganti  facilmente si appisolava  durante il giorno. (Ed è indimenticabile la scena di lui che dorme durante la beatificazione di padre Pio, malgrado il frastuono delle campane e lo sguardo fulminante del cardinale Bertone).

Per ben altre ragioni, la sindaca Raggi, che da brava grillina vuol sentirsi libera e selvaggia, scelse la notte – le 2,20 – per licenziare il suo capo di gabinetto Carla Rainieri. E bisogna dare atto alla Raggi di averle provate tutte per  mettersi fuori scena durante il giorno, per non farsi vedere, per rendersi invisibile ai cronisti. Al punto da rifugiarsi sul tetto del Campidoglio dove il cielo è rarefatto, ma dove, come tutti sanno, un bravo reporter portoghese, Federico De Carvahlo l’ha scovata e fotografata.  Con il risultato di rendere visibile anche il suo nascondiglio e dunque di metterla in mostra ancora di più e farla diventare, suo malgrado, come Ernesto Carbone. E’ quello del “ciaone”. Twitta di notte, alle 2, alle 3, alle 4, quando torna a casa dal “Salotto 42”,  in Piazza di Pietra, il locale “pariolo” del Pd, frequentato dalla Boschi, da Bonifazi… . Hanno tutti il tavolo sempre riservato, tutti comunicatori dopo la mezzanotte e forse perché il pensiero breve, che è  la dissoluzione del pensiero sistematico, è pensiero per sua natura notturno, furtivo, ambiguo, come l’addio di Renzi alle due del mattino. Andava o veniva? Addio o arrivederci? Cantavano i Beatles: “You say Yes, I say No. / You say Stop and I say Go./ You say Goodbye, and I say Hello”.

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