Con Fuksas all’Eur dentro la Nuvola che sabato sarà finalmente inaugurata “LA VENDANO SUBITO AI TEDESCHI” Hanno fatto un concorso per cambiarle il nome. “Sai chi ha vinto? Ha vinto Nuvola”

La sua Nuvola verrà finalmente inaugurata sabato prossimo “ ma io – dice Massimiliano Fuksas – vorrei non andarci.” Perché? “ Per me l’incubo comincia ora. Sai cosa vorrei? Vorrei che la vendessero, e subito, ai tedeschi. Loro sì che la farebbero funzionare”. I romani no? “L’hanno chiamata Nuvola perché pensano che sia un gas che il cielo soffia via”. A chi è venuto in mente di chiamarla Nuvola? “Non a me – confessa l’architetto- , per me era The Floating Space. La Nuvola di Fuksas è il nome, direi spontaneo e invincibile, che appunto gli hanno dato i romani. Pensa che hanno indetto un concorso internazionale per trovargli un altro nome. E sai quale nome ha vinto?”. No. “Ha vinto Nuvola”.
Sciascia diceva che ‘quello della nominazione è un grande mistero, ma non privo di metodo’: dunque, – aggiungo – qui c’è pure un che di canzonatorio, il solito ricamo dell’ironia romana. “Può darsi. La parodia è quella che il mio amico Crozza ha chiamato Fuffas, e la fuffa in italiano è la lanugine, una nuvola di polvere”. E ci sono le Nuvole di Aristofane, quelle di Pasolini, fino all’ iCloud della Apple. “ Ma qui la nuvola c’è davvero, protetta dal vetro e dall’ acciaio, un oggetto organico dentro una teca, il caos imprigionato nel razionale. Se la guardi bene la nuvola ha una bocca”.
Dunque i romani hanno aggiunto alla sapienza dello spazio galleggiante, all’utopia dell’architettura lo sfottò per un’opera che pareva irrealizzabile, “imprigionata – ammette Fuksas – nel fallimento della prima impresa e poi dentro mafia capitale, ma anche dentro la follia tutta romana dell’ente Eur Spa, la più insensata società-carrozzone d’Italia, 90 per cento del Tesoro e 10 per cento del Comune, il solo Ente al mondo che gestisce un pezzo di quartiere, stipendi inventati, il solito vecchio nascondimento della disoccupazione e delle clientele, 149 dipendenti che forse sono anch’essi di travertino, la piccola patria degli uscieri e delle segretarie, il centro di spesa del keynesismo straccione”. E però il nuovo amministratore delegato Enrico Pazzali, un milanese con la bella fama di incorruttibile, è arrivato qui l’anno scorso con il compito di liquidarlo, “ma ancora non ha fatto nulla in questa direzione, ha un contratto di tre anni e non mi pare che abbia i poteri del commissario liquidatore”. L’idea, non solo di Fuksas, è che “il quartiere Eur, che è la Roma di marmo, non sia stato amministrato ma soffocato dall’Ente Eur” e che ora “anche la Nuvola possa restarne soffocata”.
Eppure Pazzali e Fuksas concordano sui numeri: “La nuvola può dare a Roma 350 milioni l’anno”. Purché la si usi davvero: perché ti fa paura l’inaugurazione di sabato? “Le inaugurazioni sono circhi mediatici che promettono sempre e non mantengono mai, fragorosi funerali mascherati da battesimi”. Cosa può succedere? “Caro amico, il mio primo disegno è del 2000 ma abbiamo iniziato nel 2006. Poi tutto si è fermato, hanno persino tentato di cacciarmi via, e la Nuvola sembrava destinata al catalogo del ‘non finito italiano’ che minaccia di lasciare indefinito qualsiasi futuro”.
E invece … “E invece la Nuvola è stata sbloccata da Matteo Renzi nel 2015”. E sarà inaugurata sabato prossimo. “Un grande evento in diretta su Rai uno, cantanti, ballerini, 1800 invitati”. Temi che diventi una festa renziana? “ No, Renzi è stato bravo, anzi bravissimo, c’è poco da dire. Ma anche per la sindaca Raggi la Nuvola sarà una festa. E tuttavia, vedi, io che sono di Roma e conosco bene Roma vorrei che tutti si impegnassero, con sobrietà e temperanza, a farla funzionare davvero questa Nuvola di fiberglass cucita su misura da una ditta belga-tedesca, a riempirla di gente, di vita, di artisti, di tibetani e cinesi, di africani e russi, di tedeschi e americani. Senza la vita, in due anni tutto si degraderebbe. Ecco, temo che fra due anni possa iniziare il dibattito su dove trovare i soldi per restaurare la Nuvola di Fuksas”.
E’ vero che visitandola così come stiamo facendo noi, ci si sente piccoli e perduti “tra i vetri ricurvi e i binari di acciaio grigio di Tosoni-Cordioli”, tra le giunture e i tubi: la dimensione dei vuoti e la fluttuazione colpiscono molto più dei dettagli. “Non sopporto la retorica dei dettagli, mi pare un vezzo: estetismi, roba da malati. Guarda questo auditorium vuoto, le poltrone rosse Carla della Frau, le lampade Cloud della Guzzini, il ciliegio americano, 1800 posti: senza persone non esiste, non prende vita. Così vedi solo i dettagli, bellissimi ma inutili; vedi il fuori scena e il fuori campo perché mancano la scena e il campo, vale a dire la vita”.
Già, ‘non è il vuoto che manca’ dice il protagonista di Aspettando Godot. “E ora sali con me e guarda la piazza. Lì comincia lo spazio-congressi. Siamo a cinquanta metri di altezza e sotto non c’è nessuno. Guarda quell’operaio ecuadoregno, io lo conosco, è un omone grande grande. Guarda come la solitudine lo rende minuscolo. Qui entrano sino a novemila congressisti!” E invece, senza gli uomini, i cunicoli e gli alloggiamenti dei fili e delle tubature sembrano il rifugio di Alien con la sua bava paralizzante. E’ il contrario della leggerezza. “ La leggerezza è un’altra parola che la retorica ha svuotato di significato. Calvino, al quale dobbiamo l’idea della leggerezza, sarebbe il primo a ribellarsi”.
La leggerezza piace al Fuffas di Crozza. “Quello è l’architetto designer milanese. Io somiglio a Crozza com’è. Siamo entrambi calvi. E invece lui si è messo i capelli, indossa la sciarpa, parla di sedie e di lampade. Io ho un carattere sbrigativo, sono romano”
Sei eccessivo ma non allusivo. Hai le sopracciglia a cespuglio come un personaggio di Alan Ford, un vocione da cantiere e vesti di nero come gli esistenzialisti, e come gli architetti degli anni novanta, come Jean Nouvel. Sei più affine alla signora Tersilia, la tua mamma romana di cento anni, che al papà lituano, che ti lasciò orfano a sei anni. La tua parodia si può fare in romanesco, bisognerebbe prenderti in giro per la megalomania, perché sei il re degli antipatici o perché parli troppo di luce. “La luce però non è un dettaglio. Qui i pavimenti di travertino bianco riflettono la luce in alto dove, dal tetto di vetro, arriva la luce diretta che ovviamente cambia secondo il tempo”. Ma c’è anche una miriade di led con sfumature che arrivano al blu e al rosso. Dunque ci sono tre tipi di luci: indiretta,diretta e artificiale. “Il risultato è che dentro la Nuvola, a cinquanta metri di altezza, la luminosità si disperde e si moltiplica. Davvero la luce è tutto. Così come nell’auditorium è tutto l’acustica. E vuoi sapere qual è l’elemento che determina il successo? La fortuna. Noi abbiamo studiato la luce e l’acustica in modo maniacale. Abbiamo riempito libri con i progetti preliminari, ci sono pannelli traforati e altri lisci, abbiamo curvato i vetri, graduato le trasparenze …, c’è una difformità di trattamento dei materiali che cambiano la luce, il suono e l’aria. Ma alla fine c’è un elemento indispensabile di casualità che permette il miracolo. Qui il miracolo c’è. E io non riuscirei mai a rifare un’altra Nuvola”.
E bisogna andarci anche di notte: la Nuvola sembra già aperta mentre diffonde la luce dell’ ottimismo addolcendo il quartiere dove Fellini ambientava i sogni, le colonne del razionalismo fascista, il triste obelisco muscoloso e intarsiato dell’Impero, la ruota morta del luna park fantasma, la chiesa quadrata dei Mostri di Dino Risi, il bellissimo Colosseo quadrato, il palazzetto dello sport di Nervi e Piacentini.
La Nuvola può diventare un nuovo simbolo della ‘questione romana’?
“Dipenderà dal seguito. La Nuvola, l’albergo e il parcheggio assecondano il disegno ortogonale del piano originario dell’Eur di Piacentini, e questo è uno dei motivi per cui vinsi il concorso: il rispetto e il rilancio del contesto, famosa parola che fa urlare i soliti reazionari, quelli che non vogliono costruire, gli immobilisti e i disfattisti. Io sono stato massimalista, e forse lo sono ancora, ma ho sempre voluto costruire”.
E ora Fuksas mi porta nella Lama, un altro sottile palazzo di vetro che diventerà l’albergo della Nuvola, e che dall’altro lato si affaccia su due scheletri di grattacieli di 16 piani che i romani chiamano le torri di Ligini o più propriamente ‘Beirut’, straordinari verbali di disfacimento, documenti dell’ identità guasta dell’Eur. “La Lama che è costata 35 milioni era stata valutata 140 milioni. Ora l’ Ente Eur vuole venderla a 50. Speriamo che sotto non ci siano imbrogli”.
Parliamo di soldi. Quanto è costata la Nuvola? “238, 9 milioni di euro. Il costo con il quale fu aggiudicato l’appalto era di 276”. L’impresa Condotte, che ha un contenzioso di circa 50 milioni con l’Ente Eur, è tuttavia molto orgogliosa di avere contenuto i costi. Ma attorno alla Nuvola ci sono alcune leggende metropolitane. La prima: Fuksas aveva dimenticato di costruire i bagni. La seconda: hanno dovuto deviare il laghetto dell’Eur per raffreddare la Nuvola che d’estate diventa un forno. La terza: la staticità è stata ricalcolata dagli ingegneri di Condotte. “Stupidaggini. Hanno voluto nell’Auditorium due bagni di servizio in più, e li abbiamo fatti. Usiamo l’acqua del laghetto prendendola con le pompe. E’ un risparmio ed è ecologico. Qui c’è il fotovoltaico. E, dentro, la temperatura è sempre uguale, estate e inverno: un altro miracolo. Di sicuro posso dire che l’opera finale è uguale al progetto iniziale. E’ esattamente come l’ho pensato e non ho più voglia di farmi trascinare nelle polemiche né con l’impresa né con l’Ente Eur: sono felice e fiero della Nuvola. Ti ricordi la pubblicità ?’ Ho trovato confini alla mia immaginazione ma alla fine ho visto ciò che ho voluto’”.
La tua parcella è stata di 24 milioni lordi e c’è ancora un contenzioso di un milione. “Nessuno lo dice, ma a parte le tasse e le spese, l’architetto deve pagare gli ingegneri strutturisti e quelli impiantisti, oltre ai dipendenti”. Qualcuno ti rimprovera persino di lavorare ‘troppo’ con tua moglie Doriana.“E’ una lunga storia d’amore professionale. Facciamo tutto insieme. La Nuvola è di Massimiliano e Doriana Fuksas. Siamo necessari l’uno all’altra”. Sei ricco come dicono? “Sono benestante. E non lavoro mai abbastanza”. Sei diventato renziano? “Non voto da cinque anni. Per non sbagliare”. La democrazia non è la scelta del meno peggio? “Non per un massimalista come me”. Al referendum? “Voterò sì. Perché da qualche parte bisogna pure cominciare”. Renzi verrà all’inaugurazione? “Mi ha mandato un sms. Verrà con la moglie. Mi piace l’uso che fa degli sms. E’ veloce e sbrigativo, come me”.

3 thoughts on “Con Fuksas all’Eur dentro la Nuvola che sabato sarà finalmente inaugurata “LA VENDANO SUBITO AI TEDESCHI” Hanno fatto un concorso per cambiarle il nome. “Sai chi ha vinto? Ha vinto Nuvola”

  1. nerone 50

    Articolo bellissimo e faticoso da scrivere(immagino)
    e da leggere.
    per dirla in dialetto abruzzese ” stucca lu fiate”.
    ma sono quelli che preferisco.
    un saluto

  2. eleonora carrano

    Gentile Francesco Merlo,
    Fuksas recentemente si dice seccato dell’appellativo di “Nuvola”, attribuisce ai romani l’iniziativa “spontanea” della denominazione, ma il mistero del nome Nuvola è presto risolto: nessuna designazione “spontanea e invincibile” da parte dei romani. È lo stesso Fuksas – che nel febbraio 2000 si era appena aggiudicato il concorso per la realizzazione del polo congressuale – ad essersi prestato a questa interpretazione, girando un brutto spot pubblicitario per la Renault.
    https://www.youtube.com/watch?v=ctSLpMSyiBs

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/29/roma-apre-la-nuvola-di-fuksas-in-tempi-di-crisi-che-senso-hanno-opere-come-questa/3131189/#disqus_thread

  3. Angelo Libranti

    Io no. Secondo me non ha un ritmo giornalistico. Un articolo deve essere breve e conciso e non deve stancare il lettore avido di notizie, desideroso di passare ad altro articolo.

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