“NON TI WORRY, NOI ARE CRISTIANS” L’ULTIMO ASSALTO AL COLOSSEO DEI FINTI CENTURIONI (IN BORGHESE) Bloccati gli ingressi per mezz’ora, transenne divelte, polizia antisommossa: effetto panico a Roma

Erano più di cento ieri mattina i finti centurioni ‘in borghese’ (si fa per dire) che hanno fatto la guerra vera e hanno bloccato gli ingressi del Colosseo dimostrando di essere energumeni e non allegri figuranti né macchiette come vorrebbero i fatalisti dell’eterno ‘sic transit… Roma Mundi’, quelli che i mascalzoni sono in fondo romanacci pittoreschi, povera gente che ‘adda magnà’.
Insomma a furia di travestirsi da centurioni questi squadroni del piccolo malaffare urbano si sono calati nella parte a riprova che “sempre le maschere dicono il vero” (Foucault). E’infatti la seconda volta in un mese che i finti centurioni e gli urtisti (che fieramente si chiamano così perché ‘urtano’ la gente per vendere michelangeli e cupoloni) caricano e irrompono nel Colosseo come la fanteria pesante di Tito Livio al grido di battaglia “se non magnamo noi/ nun magnate manco voi / e nun magna nemmanco Della Valle”. E chissà che c’entra Della Valle, che ha solo pagato un parziale restauro.
Ieri, gridando pure “non siamo animali”, i legionari-patacca hanno divelto le transenne e bloccato gli ingressi dei turisti per più di mezzora. Protestano contro la sacrosanta ordinanza del commissario Tronca che, senza più preoccuparsi del consenso, finalmente dal Colosseo li ha allontanati tutti. E però con i giornalisti , quando finisce il brutto spettacolo dell’ eccesso e della violenza esibita, la gens abusiva si divide tra abusivi legalizzati, semilegalizzati e quelli ai quali è stato promessa una legalizzazione: “Stamme a sentì, pischello, io sto mezzo a ‘na strada”. E dalle tasche vengono fuori copie di delibere, vorrebbero l’albo dei centurioni, la patente di accattone pasoliniano, dicono che ora il commissario Tronca li ha ghettizzati: “ci hanno mandato lontano dai turisti. E che ce famo la foto col sedere dei romani?”. Del resto è vero che ci sono solo due modi di affrontare qualunque gens abusiva: o si abolisce la gente o la si costringe dentro una norma. Qui ci sono donne che raccontano del latte in polvere “che non posso più comprare”. Ciascuno ha una sua dolente storia personale di impoverimento: “ci hanno dato lo sfratto e, col nonno, semo sei”. La molestia al turista diventa “er lavoro onesto che facevo ogni mattina”. Ma l’ illegalità tollerata e coltivata è il mondo del quasi-diritto, è il paese del pressappoco e della quasità, dove il quasi giusto merita almeno un mezzo risarcimento.
I carabinieri dicono che molti di loro sono pregiudicati, che si muovono in squadre e devono rispettare la zona assegnata dal racket. Dunque se vi capita di incontrare un antico romano solitario, vuol dire che sta abusando degli abusivi, i quali sono tutti parenti, come nelle cosche a Corleone. E’ però rimane vero che per anni al Colosseo i vigili sparsi nel piazzale erano i complici più fidati della teppaglia dei figuranti . Tanto che i centurioni si erano convinti che solo grazie a loro “qui è una fiera, una festa, un’ allegria” . Ne ho incontrati due che per anni ogni mattina, come impeigati, si muovevano dal Laurentino, altri dalla Garbatella e dal Prenestino, soprattutto dalla zona Est ripartiva il sogno dell’ Impero. I loro protettori sono ancora i famigerati Tredicine, e i padrini Casamonica: “Abbiamo diritto alla dignità del lavoro”. C’è stato , quattro anni fa persino un vicesindaco, Mario Cutrufo, che voleva coprire di tende tutto lo spazio e organizzare l’animazione in costume, una specie di Disneyland della Roma antica.
E invece, dopo quattro anni, il reato principale denunziato ieri è interruzione di servizio di pubblica necessità, visto che anche il Colosseo rientra ormai in questa categoria. La pena per i promotori e i capi può arrivare sino a cinque anni di reclusione. La polizia, schierata con i manganelli e con gli scudi, li ha fronteggiati ma non li ha caricati. E tuttavia le sirene dei rinforzi che arrivavano, il trambusto, l’ aria pesante di rancore accumulato e quei ceffi che spingevano, saltavano e assaltavano, insomma tutto l’insieme evocava l’ attentato e dunque per circa un’ora lo spavento di Roma pareva peggio di quello che ha fermato Los Angeles, anche se rimane vero che a Roma anche il panico e la paura sono commedia.
E cominciamo con i jeans, i giubbotti e i cappucci dei finti centurioni in borghese che erano molto meno rassicuranti delle scope in testa, delle calighe ai piedi e dell’armatura che pare la maglia della Roma. E infatti i turisti scappavano quando quelli “semo ancient romans!” giuravano per fermare la paura che invece aumentava: “really?”. Ancora peggio era l’effetto degli urli multilingue di rassicurazione che i legionari lanciavano ai turisti spaventati “aho, non ti worry, qui are cristians”. La lingua stalker del turismo fatta di fonemi e ammiccamenti produceva l’effetto contrario: “no angst Haben, nicht Maometto qui”.
Il 7 dicembre scorso, alla fine di un’altra manifestazione “spontanea e unitaria” (“erano più di 400”, secondo la Sovrintendenza) di centurioni, guide, urtisti e procacciatori, che sarebbero le finte guide, due ragazzoni erano saliti sulle arcate del Colosseo minacciando il suicidio: “me butto de sotto”. E subito per strada una piccola folla si era aggregata. Tutti con il naso all’insù in cerca di turbamenti. Ebbene, quando quella gente si è accorta che si trattava di quelli con la scopa in testa, ha cominciato a dileggiarli: “ e forza, bùttete; sbrìgate che famo notte”.
Le loro disperazioni non fanno piangere, ma le loro strampalatezze fanno ridere. E è il modo che ha Roma di minimizzare, di alimentare l’ umore cinico che “tutto nun è gnente”: le buche e la mafia, i biglietti falsi e la nuvola di Fuksas, le finte malattie dei vigili, la corruzione, la mafioseria di Alemanno, gli scontrini di Marino … E il Colosseo, che quest’anno sfonderà il record dei sei milioni di visitatori con un ricavo di circa cinquanta milioni di euro, ha già subìto tutto il ferro e tutto il fuoco della Storia: i massacri, i vandali e le spoliazioni. Dunque non prende più niente sul serio, meno che mai le legioni dei lazzaroni, non il minaccioso thank fotomontato dell’Isis, e neppure la fantascienza archeologica del ministro Franceschini che vorrebbe ricreare l’arena gladiatoria con un finanziamento di necessità e urgenza di 21 milioni, per cominciare.
E invece non bisognerebbe più ridacchiare: gli urtisti e i finti centurioni, che travestiti da borghesi in sciopero selvaggio sono tre volte falsi, sono oltre il disfacimento estetico e la carnevalata storica che, misurate e governate, si trovano in tutte le città dove la storia alimenta il turismo. Mai in queste forme, però. Non sino a queste punto. Non ci sono finti faraoni che bloccano gli ingressi alle Piramidi rivendicando il salario da antichi egizi. E pensate al Coq, che è per la Francia quel che per noi è Giulio Cesare, immaginate finti Asterix e finti Obelix che prendono d’assedio il parco dell’ Eliseo, la Tour Eiffel e il Louvre.
Ecco: con due ordinanze molto ben scritte e ben motivate solo un commissario poteva davvero abolire completamente il suq fuorilegge delle foto moleste “pè schiaffasse in saccoccia li quadrini. ”. Ieri per tutto il giorno i turisti sono entrati al Colosseo passando tra due ali di poliziotti in tenuta antisommossa che, dispersi i centurioni, soni rimasti lì a proteggerli. Qualche turista faceva allegramente il saluto militare, qualcuno si spingeva più in là: “Hey, policeman, could you have a photo taken with me and my duaghter?”.

2 thoughts on ““NON TI WORRY, NOI ARE CRISTIANS” L’ULTIMO ASSALTO AL COLOSSEO DEI FINTI CENTURIONI (IN BORGHESE) Bloccati gli ingressi per mezz’ora, transenne divelte, polizia antisommossa: effetto panico a Roma

  1. angelo libranti

    Mah, tutto sommato, del degrado di Roma erano la parte meno preoccupante. Costituivano una nota di colore e non mi risulta che molestassero i turisti.

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