Un caso postumo di Oliver Sacks l’addio di Ignazio Marino a Roma MEZZO BUGIARDO, MEZZO SINDACO, MEZZE DIMISSIONI : LA MEZZA POLITICA NELLA TERRA DI MEZZO

Unico caso di indagato che non l’ha saputo dai giornali e anzi ai giornali l’ha nascosto, Ignazio Marino si è fatto cacciare senza neppure la grandezza del bugiardo tutto intero, ma con la meschinità del mezzo bugiardo, del finto fesso. E con una strampalata conferenza stampa d’addio, narcisista e vanitosa, vissuta come un’implosione dell’anima e celebrata in quella sala della Protomoteca che spesso è adibita a camera ardente, l’ex mezzo sindaco ha chiuso la sua era, che è stata l’era della mezza politica a Roma.
Marino infatti non è il Pinocchio ingenuo e malandrino, sparaballe eversivo che nega la verità che conosce, ma è il mezzo bugiardo appunto, il peccatore per omissione che fa finta di niente mentre racconta un se stesso che non esiste e descrive una Roma che era rinata e che ora senza di lui morirà. E ieri si capiva pure che le sue unghie erano finte e che lui stesso non credeva alla persecuzione che denunziava: “mi hanno fermato mentre ero in sala operatoria”. E si poteva anche ridere o magari piangere davanti alla messinscena delle cattive coscienze della politica italiana che sbranano il galantuomo di Roma. Nessuno in Italia prende sul serio l’idea che il modesto Marino sia l’ agnello sacrificale, la vittima predestinata di complotti, tradimenti, big bang, e che le industrie coalizzate con i giornali, eccitate dal sangue democratico di Marino, lo consegnino alla Spectre dei boia. Insomma, c’è qualcosa di così malato in questa indecorosa fine politica che Marino, come un caso postumo di Olivier Sacks, potrebbe pure suscitare pena, una modica quantità di pena, se la sua autodifesa visionaria non suonasse come uno sberleffo alla disgraziatissima città che ha governato così goffamente e così male.
Forse, se Carlo Bonini non avesse su repubblica di ieri mattina smascherato il suo peccato di omissione, Marino sarebbe riuscito, ancora per un po’, a trafficare con il populismo e a resistere nella sua poltroncina di mezzo sindaco di Roma, amico del popolo e nemico dei poteri forti, come quel mattoide che nel teatro di Pirandello “fingeva davvero” di essere Enrico IV, un mezzo falso per metà autentico.
Ma va chiarito che il punto debole non è l’indagine penale di cui Marino è oggetto, ma l’ennesima mezza bugia con la quale l’ha nascosta. Ci sono accusatori implacabili che inseguono scontrini, dettagli, somme, annusano la traccia del vino, trovano carte e prove delle sue mezze colpevolezze … E invece noi, che ci appassioniamo poco alla pieghe giudiziarie della sua sindacatura, restiamo storditi per i fili di fumo e per le fiammelle di zolfanello delle mille mezze bugie con cui il sindaco ha confuso tutto. Per esempio, questo povero perseguitato, che ieri ha detto di essere stato “accoltellato alle spalle” e l’8 ottobre aveva annunziato le sue mezze dimissioni, giovedì sera aveva appunto commesso il suo ultimo peccato di omissione. Si era riimmesso nella carica di sindaco dimenticandosi dell’avviso di garanzia che aveva ricevuto. Lo smemorato temeva che, se fosse stato reso pubblico, non avrebbe più potuto ritirare le famose, mezze dimissioni. I cronisti gli hanno chiesto: perché non ha detto che era indagato? Come il Totò del “domani ti pago”, Marino ha assicurato: “L’avrei detto domani”. Ma domani non è mai oggi, spiega appunto Totò: “Ieri ti ho detto che domani ti pago? E domani ti pago!”.
Nel Catechismo, il mezzo bugiardo è una mezza porzione di peccato che rinvia ai teologi medievali che inventarono il limbo, che è appunto il lembo, vale a dire l´orlo dell’Inferno, mezzo di qua e mezzo di là, come si addice a un avviso di garanzia non negato e non ammesso, ma omesso. “Non per far / ma per non fare ho perduto” dice il Virgilio dantesco del peccato d’omissione relegato lì “ove i lamenti/ non suonan come guai, ma son sospiri”. Il Confiteor, che è il momento del lavacro nella Santa Messa, prevede un battersi per tre volte il petto “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa… per i peccati di parole, opere e omissioni”. L’omissione, a differenza della bugia, può persino essere reato. Sicuramente l’omissis nasconde la vergogna. E in psicanalisi è l’atto mancato.
Nonostante Marino sia uscito di scena e presto sarà dimenticato, resterà comunque nell’antropologia politica questo suo uso mezzo sapiente e mezzo naïf della mezza misura, le mezze brutte figure, il mezzo cretino e il mezzo intelligente, la mezza rivolta nella piazza del Campidoglio mezzo piena di girotondini a metà, sino all’abbandono, ieri pomeriggio, davanti a un notaio intero, di 26 consiglieri, vale a dire mezzo consiglio comunale (più uno).
E chissà se davvero si è finalmente chiusa, sia pure con una mezza sceneggiata, l’era della mezza politica che, anche nell’uso della mezza bugia in forma di omissione, rimanda alla mezze calzette, alla consapevolezza nascosta di essere mezzi uomini come diceva Sciascia, in un inquietante parallelo con quella ‘terra di mezzo’ che è la cifra di una Roma che non vuole scoprirsi e accettarsi come complice. Speriamo di non sentire mai più quell’aria da Medioriente e da sfascio tribale che di nuovo ieri soffiava dalla mezza politica del mezzo bugiardo verso la terra di mezzo, verso er Cecato, er Guercio, er Maialetto,il re di Roma, il Nero, er Pirata, er Cane, il Tanca, er Caccola, Cicorione, Rommel, Forfora, er Miliardario. Non sono uguali, certo, ma mezza politica e terra di mezzo sono le convergenze parallele di Roma.

8 thoughts on “Un caso postumo di Oliver Sacks l’addio di Ignazio Marino a Roma MEZZO BUGIARDO, MEZZO SINDACO, MEZZE DIMISSIONI : LA MEZZA POLITICA NELLA TERRA DI MEZZO

  1. Luigi Altea

    Caro dr. Merlo lei è, come sempre, esageratamente bravo.
    Chissà cosa provano i suoi colleghi quando leggono un suo articolo…
    E chissà come si sarà sentito il povero Marino leggendo, di prima mattina, le sue amabili e argomentate considerazioni su di lui.
    Forse si sarà sentito ‘incaprettare”, e forse avrà avuto un mezzo infarto

  2. giovanni frullano

    Gentilissimo Dr. Merlo,
    La leggo con piacere e gioia da anni e non mi sarei mai aspettato un articolo così esemplare da Lei!
    Mi vengono in mente i tempi del liceo quando ci facevano studiare i sofisti (almeno credo) …
    Si dava loro un argomento e si doveva scrivere una volta pro e una volta contra, l’argomento in sé essendo quasi ininfluente.
    Capisco che le abbiano ordinato di scrivere contro Marino, ma poteva rifiutarsi, o no?
    Come ho già scritto al suo compare di giornale, Michele Serra, lì dalle vostre parti non credo riusciate a
    capire il senso della frase di Georges Bernanos (almeno credo) “preferisco perderli piuttosto che ingannarli, i miei lettori”.
    O qualcosa del genere.
    In ogni caso con tutti i miei amici (certo, siamo un po’ pochini: ho tre amici in tutto) siamo d’accordo nel
    ritenere questa campagna mediatica oscena e (troppo, davvero troppo da destra e da manca) condivisa come un moto di nostalgia per i tempi andati … Evidentemente tutti i giornalisti (o quasi tutti) rimpiangono i tempi di Buzzi, chissà perché poi …
    A conferma di ciò, le parole del giornalaio dove da anni andavo a comprare La Repubblica (horribile dictu!), tra l’altro non proprio un Oscar Wilde né un simpatizzante di sinistra (eufemismo!): “se vede che vonno ricomincia’ a ruba'”.
    Io sto dalla parte di Marino, voi … mica l’ho capito ancora. Chissà che “ce guadambiate” …
    Un cordialissimo saluto e con imperitura stima da un suo (ex)lettore.
    giovanni.

  3. Enzo Semroda

    E’ inquietante, c’è qualcosa dell’Heimlich freudiano in questa faccenda, certo che è cominciato dalla trascrizione dei matrimoni gay avvenuti all’estero contrapponendosi all’Ufficio Territoriale del Governo, e quindi al Ministero dell’Interno, che, come dire, controlla o dovrebbe controllare e vigilare sugli atti dell’ufficio anagrafe e dello stato civile. Insomma, siamo nella via del mezzo, ha ragione Merlo, nel metterlo tra mezzo cretino e mezzo intelligente, e nel domani di Totò, che, in certe contrade dell’Italia più greca che romana, corrisponderebbe a quello che, sin da bambini, se ne ebbe titolo e denominazione come ‘u ‘mbronë, l’ombrone; e vai a vedere lo fa fuori, lo tronca,no?, quello che amministrò la regione del fiume Ombrone! Per la teoria del “domani”, nella terra dell’ombrone,che, s’è capito, sta più sotto del fiume Ombrone, c’era il modo dire: “A dumànë a dumànë…in c…’u pigliàmë!”
    La “ë” è più muta che semimuta. A metà!
    Nel fargli il 26 come numero del mandarlo a casa, c’è ancora altro Heimlich, ha una certa simbologia nascosta, da mezza terra: è, per intenderci, il 6, il 9 capovolto, e il 29 non solo nella smorfia sanno tutti a cosa afferisce. Col notaio in mezzo, la voltura del 26, mezzo (consiglio) + 1! Lasciamo stare l’aula consiliare Giulio Cesare e Bruto , c’è qualcosa di inquietante, ma forse è più Heimlich ancora perché non è del tutto, l’intero, Heimlich: è mezzo-Heimlich, che, come fa?, “a dumànë a dumànë semp mìnz…’u pigliàmë!”
    La “ë” è più muta che semimuta. A menz , a metà!
    Nella lingua di Freud, questo nostro mezzo-Heimlich sarebbe: Hälfte-Heimlich, che è come il segreto di Pulcinella: mezzo segreto.

  4. angelo libranti

    E’ vero che i media hanno dato addosso a questo mezzo politico e mezzo chirurgo, ma Santo Iddio ci ha messo molto di suo crogiolandosi fra dichiarazioni avventate e negazioni impossibili con un comportamento singolarmente paradossale.
    Non so, alla fine mi riesce simpatico e penso a cosa farà ora che ha perso il lavoro senza una contropartita, perchè di questo si tratta; abbarbicato alla poltrona quale unica fontedi reddito, ora deve iscriversiall’ufficio di collocamento.
    Che Dio gliela mandi buona.

  5. Emanuele Antonuzzo

    Non ho nessuna simpatia per Marino politico, è stato un sindaco certamente maldestro, ma il modo con il quale è stato mandato a casa da parte del PD di Renzi e del giornale la Repubblica ricorda le peggiori purghe fasciste. Leggo Francesco Merlo da anni, spesso ne condivido le analisi e soprattutto ne apprezzo la prosa, ma questa volta credo abbia ceduto agli ordini di gionale/partito. Quanto ai mezzi uomini, Sciascia metteva ancora più giù i ruffiani: quelli che si accodano al potere anche se è rappresentato da uno spregiudicato conta balle. Un’ultima nota, Marino avrebbe perso il contatto con la città di Roma, lo dice Orfini altro illustre studente fuori corso tanto caro a Merlo? Ma allora perchè lo stesso “forte” PD, che fa fuori Marino, lascia in carica Crocetta in Sicilia, dove i big del partito non vedono l’ora di dare assalto a quello che è rimasto da spolpare del potere isolano, che ha perso no il contatto con i siciliani ma è diventato un governatore gassoso? Ritorni alla sua onesta intelletuale caro Merlo, in Italia c’è un emergenza democartica che ha creato l’attuale presidente del consiglio su mandato di chi? E con la complicità anche di repubblica.

  6. Felix

    E su quel borioso personaggetto di De luca nulla da dire? Repubblica ha deciso che llo sceriffo pistola (senza arma) è intoccabile? Marino, dimessosi senza avviso di garanzia, doveva dire : scontrini? Io parte lesa. Funerale casamonica: io parte lesa…

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