La lettera di Gianfranco Amendola a Repubblica e la risposta di Merlo FIUMICINO, IL RUOLO DELLA PROCURA

CON RIFERIMENTO all’articolo di Francesco Merlo “Fiumicino, nell’aeroporto dei veleni che tiene tutti col fiato sospeso” uscito ieri, prego di pubblicare, con la stessa evidenza, le seguenti precisazioni: 1)All’aeroporto di Fiumicino non ci sono porte che devono “essere riaperte” perché non c’è alcuna porta chiusa. Non ci sono sequestri in atto e la Procura non deve decidere, quindi, su alcuna riapertura.
2)Non spetta alla Procura stabilire quali prescrizioni e limiti di sicurezza devono essere adottati all’aeroporto. Questo è compito della Asl e delle autorità sanitarie. Quindi alla Procura non compete alcun giudizio in proposito e non c’è spazio, fortunatamente, per alcuna “giurisprudenza creativa“ da parte dell’Amministrazione Giudiziaria ordinaria.
3) La Procura non ha “lanciato” alcun ultimatum con minaccia di chiusura di aeroporto. Come già detto, spetta alle autorità sanitarie ed ai vigili del fuoco stabilire prescrizioni per la sicurezza dei lavoratori e per la prevenzione incendi, con i relativi termini di adempimento.
4) Se qualche funzionario è stato indagato per abuso in atti di ufficio, chiunque potrà valutare i fatti quando cesserà il segreto istruttorio.
5) Confermo integralmente e con convinzione che le esigenze economiche della produzione e del profitto non possono prevalere sul diritto all’ambiente e alla salute. Lo dice la Costituzione italiana agli artt. 32 e 41. Se questa mia convinzione mi fa sembrare un “politico”, sono pronto ad assumermene ogni responsabilità.
Gianfranco Amendola (Procuratore della Repubblica di Civitavecchia)

GENTILE Procuratore Amendola,
tutte le porte del molo D sono chiuse, come stanno sperimentando i poveri passeggeri, perché lei ne ha “condizionato” ( la parola è sua) il dissequestro “all’ottemperanza delle inadempienze “. E ha ordinato all’autorità di vigilanza (Asl, Istituto Superiore di Sanità eccetera) di “verificare” anche sui tempi, e poi di “riferire” a lei. Capisco che le sottigliezze confortano, ma in lingua italiana c’è molta poca differenza tra “sequestro” e “dissequestro condizionato”: le porte in entrambi casi rimangono chiuse. Non so se è giusto così. Sul rispetto dei diritti costituzionali sono d’accordo con lei: quando si assumono decisioni importanti come quelle del sequestro con l’ordine di non toccare nulla (dal 26 maggio al 19 giugno) e, dopo, del dissequestro condizionato (dal 19 giugno in poi), si assumono sempre comparando diritti costituzionalmente protetti, che non sono solo quelli del profitto che giustamente lei — e io più di lei — mette in secondo piano, ma sono: il lavoro (articoli 1 e 4); la locomozione e il trasporto (articolo 16); la salute (articolo 32). Dubito invece che stabilire la soglia di tollerabilità dell’aria in un aeroporto sia compito delle Asl o dell’Istituto superiore di Sanità. Credo che sia compito della politica, del potere legislativo. E credo che ci sia un vuoto normativo. Ci sono norme che si applicano nelle città e norme che si applicano nei luoghi di lavoro industriale, ma un aeroporto (una stazione, una metropolitana) sono ambienti di vita, di lavoro, o ambienti misti? Solo le norme chiare garantiscono la certezza del diritto. Ecco perché la colpevole assenza della politica, (ministro della Sanità, dei Trasporti, presidente del Consiglio) rischia di trasformare l’emergenza Fiumicino in un laboratorio dove anche la scienza e la giurisprudenza diventano creative.
Francesco Merlo

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