“Soave sia il vento” che se lo porta via ONORE DELLE ARMI PER MONTI SCONFITTO MA IN LODEN

Entra nel Pantheon italiano dei magnifici fallimenti o, se preferite, degli sconfitti vincenti il senatore a vita Mario Monti. Abbandonato da tutti i parlamentari di Scelta Civica torna nel suo ruolo naturale di cavaliere solitario. E scatena i soliti bulletti, non solo del twitter, che si sentono spiritosi chiamando “Sciolta civica” il suo dissolto partito. Si accaniscono sul vinto e irridono quel suo famoso loden — lo stile della dignità — al quale invece l’Italia smemorata deve molto. Monti le ha infatti impedito di cadere più in basso della Grecia, che non aveva la dannazione morale del bunga bunga. E il paese si innamorò del suo loden, non per servilismo, ma perché non ne poteva più del doppiopetto di Caraceni sopra il girocollo nero. E accettò anche il rigore commosso ma super accademico della ministra Fornero per disgusto del folclore e della tavernetta che mettevano in scena Tremonti, Sacconi e Brunetta dandosi a vicenda del cretino.

Abituati a tutte le rovine, non ci scandalizziamo certo del piccolo Olimpo di deità minori, da Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua Buitoni a Pietro Ichino, da Andrea Romano a Irene Tinagli, da Gianluca Susta a Linda Lanzillotta a Stefania Giannini che, cambiando cavallo, danno un tocco in più di malinconica grandezza al tramonto di un leader che cade senza far rumore. Entra nell’aristocrazia dei perdenti un altro di quelli che “non ha portato all’incasso il biglietto vincente della lotteria”, e vuol dire che ha rifiutato la fortuna, non ci ha saputo fare con il potere, al punto da farsi imprigionare — ricordate? — da Pieferdinando Casini che lo trattava come già aveva trattato il suo maestro Forlani. Casini vestì di doroteismo la famosa sobrietà di Monti, ne fece un “Forlani international” con le competenze di economia che nella vecchia Dc erano limitate al parastato. Lo convinse infine che un suo partito avrebbe conquistato la maggioranza assoluta. Ingenuità? Vanità? Ambizione? Si sa che il potere sornione modella i caratteri. Caricato di crisma e carisma anche dal Vaticano di allora, dai soliti sognatori di una destra liberale e dai vedovi della Democrazia cristiana, pensò davvero di riparare i torti che la Politica aveva subito e restituirle l’onore, cacciare la casta dal tempio, erigere fortezze alla virtù. Povero Monti, la “volpe e il lione” hanno imbrogliato e divorato pure lui.

Adesso che è finita, neppure un tremolio di Borsa ha salutato la sua ritrovata solitudine, ed è vero che è ormai abbastanza forte la solidarietà dell’economia e dei partner internazionali ma è anche vero che persino i mercati sanno che Monti ha stropicciato da sé il suo bel loden. Né lo spread ha vibrato per il disastro della sua personale ingegneria partitica. E forse tutto cominciò quando anche lui si consegnò ai ruffianesimi che Bruno Vespa riserva a tutti i potenti. Prima volava solo da Lilli Gruber, che è il massimo dello chic e della sobrietà, soprattutto in collegamento da qualche posto misterioso ma autorevole. Poi si dissipò nel frequentare tutti gli studi televisivi, perdendovi ogni volta un po’ di stile. E in campagna elettorale si mise addirittura a inseguire Berlusconi: da Vespa promise di abbassare le tasse, dalla Bignardi prese in braccio un cagnolino che chiamò Empy … Così il loden risultò sempre più goffo e nessuno credette più al suo “obbedisco per spirito di servizio”. Come gli altri tecnici, saggi, professori ed esperti italiani anche lui si era fatto contagiare dalla televisione come da un’infezione: Monti non era come l’Italia aveva immaginato Monti.

E tuttavia rimane vero che quando volava in alto l’Italia attaccò a quelle ali le sue ultime speranze, le sue residue ambizioni, la voglia di ripartire verso nuovi approdi. Monti arrivò al capezzale dell’Italia con lo spread che, avendo superato quota 500, era un termometro impazzito e ogni giorno qualche agenzia di rating ci declassava e i commentatori internazionali temevano il contagio ma ridevano del nostro collasso: non ci concedevano neppure la pietà. Ebbene, Monti fu individuato proprio perché, come diceva Guido Carli “i mercati hanno una veduta di breve periodo e sono sensibili all’autorevolezza personale di alcune figure” e “per un governo la fiducia è tutto”. E infatti l’Italia con lui ritrovò un posto nel mondo, si liberò di quella nuvola di sudicio che non rimandava più al valore latino della seduzione ma al disvalore dell’impotenza depravata. Fu questo la famosa sobrietà di Monti: la rivincita della grammatica, della buona educazione, del gusto misurato, della competenza, delle lingue straniere parlate con proprietà, e soprattutto del rigore. Ma non produsse mai quell’equità e quella crescita che pure il rettore della Bocconi aveva promesso.

Non so se ora che ha consumato tutto, tranne lo scranno solitario da senatore a vita, Monti si senta liberato innanzitutto da se stesso o se invece pensi ancora di essere stato derubato della sua vittoria. “Non è vero che mi hanno lasciato, io ero uscito già prima di loro” ha detto ieri sera negando l’evidenza dell’abbandono e recitando una solitudine scelta e non subita. Sicuramente mentre si autoesilia ‘in quel popoloso deserto che chiamano Senato’ non merita la derisione ma l’onore delle armi e forse la più bella aria d’addio per un perdente, quella di Mozart: “Soave sia il vento” che se lo porta via.

3 thoughts on ““Soave sia il vento” che se lo porta via ONORE DELLE ARMI PER MONTI SCONFITTO MA IN LODEN

  1. raffaele

    Concordo in pieno con la sua analisi. Da estimatore di Monti ritengo che il bilancio finale sia positivo senza dubbio. Ha espletato il compito affidatogli , allontanare l’ Italia dal baratro in cui stava precipitando e buon per noi ci è riuscito. Ha ri-dato dignità alla nazione precipitata nella vergogna e nel dileggio. Diciamo che il minimo sindacale l’ha oespletato. Detto questo non dobbiamo nasconderci i limiti del suo operato. Non tutti per colpa sua. Si è attorniato di collaboratori non all’ altezza , ministri fallimentari come Passera o la Fornero o il peggiore ministro degli esteri mai avuto. Ha commesso errori madornali di ingenuità , come da lei sottolineato : l’ andare ad es. in programmi tv dove si è corrosa la sua immagine di grande tecnico sopra le parti.
    Insomma , è stato un buon mediano affidabile. Non un fuoriclasse come ci si aspettava.
    Saluti

  2. Santi Lo Monaco

    Il loden del Senatore Monti iniziò a stropicciarsi e a sporcarsi della peggiore pratica politica del nostro belpaese quando pretese di essere nominato senatore a vita prima di “salire” in politica.
    Quel triste giorno, sul mio certificato di laurea sopra la sua firma appiccicai una stupenda fotografia di Louis Armstrong. Quanta dignità, quanto valore ha un grande musicista rispetto ad un piccolo vanaglorioso uomo.
    Non era questo che ci aveva insegnato. Monti ha tradito se stesso, i suoi studenti, e tutti gli italiani.
    Gli “Scelti Civici” non esistevano e continuano a non esistere.

    1. raffaele

      Giudizio decisamente impietoso e spietatamente tranchant. Che non tiene conto dei risultati innegabilmente ottenuti. Poteva fare meglio ? Io penso di sì. Se solo avesse avuto un pizzico di malizia in più alla Renzi e meno ingenuità da impolitico. E soprattutto se non si fosse circondato da ministri così palesemente non all’ altezza.
      Saluti

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