LO STRANO CASO DI PAPA’ RENZI SOFFOCATO DA TROPPO AFFETTO

Lo sognano ai servizi sociali, Belpietro&Travaglio, per costruire meglio l’asse ereditario Berlusconi&Renzi. Si leccano i baffi sia la destra sofisticata del Foglio perché “sono sei mesi che diciamo che doveva succedere”, e sia la destra mascherata del Fatto perché “il partito Renzusconi avanza”. Insomma entrambe queste destre pregustano, nella bancarotta fraudolenta imputata a Tiziano Renzi, l’inizio del Terzo Ventennio italiano, con un nuovo “amor nostro” la prima, con un più giovane “caimano” la seconda.

Povero papà Tiziano, dunque, che piace ai ceffi e piace agli sbirri e fa subire al figlio Matteo, molto più dell’avviso di garanzia, il doppio abuso sentimentale dell’amore e dell’odio che, nella politica italiana come nei versi di Catullo, si confondono e si perdono l’uno nell’altro. Da un lato c’è infatti l’appassionata difesa dei berlusconiani che soffocano i Renzi d’abbracci e li ammazzano di bene. “Non la lasceremo solo, presidente” minaccia Alessandro Sallusti sul Giornale sotto il titolone a tutta pagina “Preso in ostaggio il papà di Renzi” che potrebbe essere stato rubato agli anni Settanta, quelli dei commando e del sequestro Moro, o forse alla Secchia Rapita che “fu subito serrata /ne la torre maggior dove ancor stassi / in alto per trofeo posta e legata /con una gran catena ai curvi sassi”. Dall’altro lato a tirare la catena di Tiziano ci sono i prosatori tenebrosi che raccontano le origini di quella società di strillonaggio di giornali (questo era) come fosse l’affare Badalamenti-Dell’Utri che segnò per sempre la mitica Immobiliare San Martino, e poi la Edilnord, la Fininvest, sino a Publitalia, a Forza Italia e infine alla prigione. E infatti la società di strillonaggio dei Renzi si chiamava Chil post “e Tiziano lo sa, Chil vuole dire avvoltoio” nota Il Fatto quotidiano.

Sulle ipotesi di reato indagano i magistrati, e dunque vedremo. Ma il retroterra economico che si intuisce è sicuramente quello delle furbizie familiari di paese. C’è infatti la cessione per due soldi della parte buona della società alla moglie, e c’è pure la vendita del fallimento a un amico forse da fregare o forse da aiutare, un venditore ambulante che si chiama Massone (ecco un’altra malizia dei nomi). E c’è anche la protezione dei contributi e del Tfr di Matteo, il cui piccolo destino era a quei tempi ancora immaginato dentro l’aia del commercio umile: l’omino di burro tra i monelli di Collodi. È dunque comicità inconsapevole definire berlusconianamente quello strillonaggio “il ramo d’azienda”. E quei “48 milioni che nel 1994 a 19 anni” Matteo donò all’impresa di papà e mamma somigliano di più agli zecchini del Gatto e della Volpe che ai denari di Berlusconi. È perciò grottesco notare che Matteo li vinse “alla Ruota della Fortuna due giorni prima – nientemeno, ndr – del celebre discorso di Mike Bongiorno a favore della discesa in campo di Berlusconi”. Sembra poi di seguire la trattativa Stato-Mafia nella mappatura degli spostamenti di quel “furgoncino Pavesi simbolo della campagna elettorale del 2009″. E, attenzione, “c’erano troppi strilloni extracomunitari e, tra questi, il celebre Manuel, un peruviano con 27 cugini (non sono i Salvo, ndr) tutti senza permesso di soggiorno. Prendeva i giornali, li portava alla stazione di Firenze, girava l’angolo e li dava a un extracomunitario irregolare a cui consegnava la casacchina”.

Non fatevi ingannare: l’offesa pesante è amorosa, perché il papà di Renzi diventa così un toscanaccio gaglioffo sapiente di vita, una specie di lupo di Wall Street in versione Valdarno, un Madoff che ha le chiavi della banca di Pontassieve, un Berlusconi allo specchio. La verità è che riemerge dal sottosuolo del Ventennio che stiamo faticosamente archiviando la gioia disperata di ritrovare, per sopravvivere, il nemico-compare, quello che forse un giorno andrà anche lui a spolverare le sedie di Santoro. Ma se l’oltraggio celebra e santifica il diavolone, la difesa è molto più contundente dell’attacco. E cito per tutti Melania Rizzoli: “C’è una similitudine preoccupante con ciò che è accaduto al nostro presidente Berlusconi. Più le personalità politiche emergono e si espongono più le persone attorno a loro vengono colpite. Una ad una sino ad arrivare alla sfera più intima che è quella familiare. Insomma, come dice il titolone di Libero: “Babbo avvisato / Matteo sistemato”. Ecco, manca solo la telefonata di solidarietà di Previti per stracucinare Renzi.

Certo, fa ridere l’idea che la magistratura italiana di complottardi e sanculotti abbia organizzato la congiura contro papà Tiziano per difendere… le ferie. “Quelle – attacca l’editoriale della Nazione – proprio non doveva toccargliele. Perché sino a quando si parlava di separazione delle carriere, si buttava lì qualche ragionamento sulla riforma della giustizia, si invocava lo smaltimento dell’arretrato dei procedimenti civili, via, passi. Ma le ferie no, sono sacre”.
E tuttavia, al di là di queste sapide lepidezze involontarie, la tesi della “giustizia ad orologeria” è alla fine una trappola politica molto insidiosa nella quale per la verità Renzi non è (ancora) caduto. Tentano infatti di assimilarlo per solidarietà pelosa, lo blindano politicamente perché, in un gioco di specchi deformanti, riflettono Berlusconi in lui, difendono questo per ripulire quello, imbrattano l’uno per tutelare l’altro. Sognano davvero che Renzi e Berlusconi diventino “i nazareni” come ha scritto Giuliano Ferrara in un editoriale-manifesto che esprime in italiano sontuoso la stessa identica tesi che il Fatto urla con slogan fantasiosi. Secondo loro Renzi e Berlusconi si abbracciano in segreto, si amano, sono padre e figlio, “sono dolce e gabbano”, due uomini e un solo partito, e la magistratura – che per gli uni perseguita e per gli altri smaschera – finalmente e per sempre li ha sposati. Povero Renzi, rischia di restare prigioniero degli auguri che gli porgono il Foglio a nome dei detenuti, e il Fatto a nome di secondini.

3 thoughts on “LO STRANO CASO DI PAPA’ RENZI SOFFOCATO DA TROPPO AFFETTO

  1. NATALINO GANGEMI

    Come sempre Francesco lei é un grande.Riesce a cogliere,con ironia e classe,i mali vecchi e nuovi del nostro paese.Su una cosa però non sono daccordo con lei ed é quella che, a mio parere, lei sottovaluta “non é l’affare Badalamenti Dell’Utri”quanto sta emergendo da questa ennessima vicenda che sarà pure di provincia o di paese ma fotografa una situazione di disonestà(sempre se i fatti verranno confermati) che si espande a macchia d’olio.Per dirla come si dice dalle nostre parti(Sicilia) “u gnu pulitu havi a rugna”.Questo non per essere qualunquista ;tutti sporchi o tutti ladri,ma perchè la realta’ delle cose ci conferma ogni giorno che quasi dappertutto regna sovrana l’illegalità.Io mi son fatto convinto che le persone oneste sono pochissime e rappresentano un’eccezione.Spero tanto di sbagliarmi.Altra cosa da non sottovalutare è il fatto che il giovane Renzi,a parole,combatte contro il vecchio e contro le ingiustizie.Dimostri di cessere serio e di conseguenza la prima cosa che deve fare è quella di fare delle leggi che combattono la criminalità e i reati finanziari:falso in bilancio,evasione fiscale,corruzione,truffe ecc ecc.In parole povere delle leggi che finalmente mandino in galera per 10/15 anni tutti coloro ,compreso il padre di Renzi (se la magistartura accerterà dei reati),che rubano ad altri privati,allo stato e quaindi all’intera comunità.

  2. angelo libranti

    Non fa una piega.
    Ho già scritto che, per come vanno le cose in Italia, dal dopoguerra in poi, c’è stato un deterioramento dei costumi nelle imprese pubbliche e private, per cui quasi tutti i politici e gli imprenditori, grossi e piccoli, hanno cadaveri nascosti da qualche parte.
    Sta alla magistratura andarli a cercare per renderli noti.
    L’elenco è sterminato e tocca tutti i partiti ed i governanti più in vista. Secondo necessità del momento si spulcia l’elenco e si tira fuori il nome del reo. Elementare!

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