IL DON GIOVANNI D’ITALIA

Dissoluto e dissolutore, Matteo Renzi è il don Giovanni d’Italia. Gli danno infatti del seduttore sia Vendola sia Fitto, che sono pugliesi di navigata voluttà. Sempre promessi e mai sposi, questi due gelosissimi Masetto mozartiani, Niki di Terlizzi (Bari) e Raffaele di Maglie (Lecce), lo accusano dunque di sedurre – condurre a sé – persino la sinistra degli antagonisti di Sel, Migliore e Fava alla testa di una folla di sedotti, e addirittura la destra domiciliata in casa Berlusconi: Pascale, Marina, Piersilvio, Confalonieri …
Vendola e Fitto non si somigliano, non si frequentano e probabilmente si detestano. E tuttavia hanno usato le stesse parole morbide dell’amore. Non hanno evocato il solito tradimento, il carro del vincitore, gli Alcibiade che cambiano casacca e identità, gli Arlecchino che servono più padroni, i talenti in vendita e i professionisti a contratto, ma hanno denunziato, da due luna park politici così vicini e così lontani, gli stessi trucchi d’acchiappo: il fascino, l’ipnosi, le lusinghe, i sussurri del diavolo.
Entra dunque per la prima volta nella politica nazionale la categoria della seduzione, non quella berlusconiana che divise l’Italia, ma la larga intesa dell’incantamento che l’unisce, l’edonismo renziano al posto dell’indimenticabile edonismo raeganiano,la superficialità avvolgente del seduttore di Kierkegaard che mai offre il matrimonio ma solo la prepotenza del capriccio, non la responsabilità ma l’abbaglio dei sentimenti.
Don Giovanni non ha comprato deputati e senatori né si è venduto agli industriali, eppure ha fatto suo il rude Marchionne e ha oggi una maggioranza che il povero Letta neppure si sognava, un overbooking parlamentare per dirla in ‘renzenglish’.
E ha incartato i giornali, persino quelli berlusconiani che lo maltrattano come il Celentano imbronciato della carezza in un pugno. Si è introdotto soavemente nell’estetica di Canale 5, adescando le loro Madonne trasformate in sue Leopolde: Barbara D’Urso e Cristina Parodi dopo Maria De Filippi. E alla Rai, senza che nulla don Giovanni abbia concesso a direttori e presidenti che supplicano un appuntamento, ormai gozzanianamente si struggono per lui gli ex berlusconiani e gli ex veltroniani: il Tg1 è un boudoir di bambù intrecciato, il Tg2 muore nel suo nome, il Tg3 lo lavora con l’ago come nelle poesie barocche di Giambattista Marino . E ‘La 7’ è tutta un flirt: persino Santoro ha lasciato Grillo per la mistica renziana, con l’esperimento di Giulia Innocenzi che è il mariadefilppismo con altri mezzi.
E forse pure la inviolata magistratura concede a lui quel che a nessuno ha dato, le intercettazioni, la separazione delle carriere, lo stipendio, la pensione. Sono sacrifici d’amore secondo Vendola e Fitto, gli stessi dei Mandarini di Stato che si sono tagliati i compensi per farsi belli con lui.
Ed è sedotto Oscar Farinetti, che gli ha portato Eataly col piglio di chi consegna Vittorio Veneto al Trono. Don Giovanni ha pure conquistato Flavio Briatore e tutto il Twiga: “L’uomo forte di Berlusconi è lui, è Renzi”.
Certo, il Leporello del nostro don Giovanni è Verdini che – mi raccontano – lo ha persino portato dal sarto toscano che già gli aveva (inutilmente) rivestito Marcello Pera quando divenne presidente del Senato. Leporello è il servo astuto di questa storia d’amore con il Paese, riveste don Giovanni, lo assiste, lo protegge, “madamina il catalogo è questo…”, gli affina gli strumenti della seduzione, che sono quelli della bellezza, dell’affabulazione, della sicurezza di sé, dell’ambizione ostentata, e ancora: supremazia, egemonia, guida dei propri uomini, controllo del Parlamento…. E’ il vecchio carisma della leadership, parola inglese che rimanda al mare perché viene da ‘to lead’, condurre e da ‘ship’, nave… Forse dunque Vendola e Fitto, resi lucidi dai di-battiti del cuore, ci hanno solo spiegato, con un doppio guizzo linguistico ad alta densità, come sta nascendo in Italia una nuova leadership: la seduzione che guida e non comanda, il fascino che ottiene e non chiede… Si sa come finisce male il Don Giovanni. Ma Vendola e Fitto ci saranno ancora quando il fuoco crescerà? Come dice Leporello :”Madama, veramente in questo mondo, conciòssiacosaquandofosseché, il quadro non è tondo”

3 thoughts on “IL DON GIOVANNI D’ITALIA

  1. Angelo Libranti

    Ma quale don Giovanni, Renzi raccoglie le proteste della piccola e media borghesia, alla quale si aggiungono tutti quelli che vogliono un’Italia migliore.
    Non da oggi, gli italiani sono stufi di essere mal governati e di sopportare ruberie ed ingiustizie.
    Negli ultimi tempi hanno già creduto a Berlusconi e, dopo, a Grillo, senza contare le parentesi insignificanti di Prodi, Monti e Letta.
    Ora ci prova questo Renzi che ha il grande vantagio di provenire da sinistra e di avere il culo al riparo da certe opposizioni, anche mediatiche.
    Gli italiani amano sentir parlare chiaro, non credono più ai fumosi discorsi di Vendola, a quelli borboglianti di Prodi, alle dichiarazioni professorali di Monti, a quelle autoreferenziali di Letta, il leader tanto atteso quanto inadeguato ed anche a quelli narcisistici di Berlusconi.
    Normale quindi che intorno ad un giovane coraggioso, deciso e che si fa capire, si coagulino le forze migliori e quelli che corrono incontro al vincitore, naturalmente.
    Resta da sperimentare cosa voglia e possa fare, Renzi, per esaudire le aspettative della maggior parte degli italiani e cosa gli consentiranno di fare i famosi “poteri forti”.

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