SUOR CRISTINA, SUORA VERA E CANTANTE VERA NEL ROCK FINTO DEI FALSI MALEDETTI

E’ nata una stella italiana più eversiva di Beppe Grillo, una ‘gospel’ ragusana più spiazzante della Mina cremonese di quarant’anni fa, una star ingenua e ambiziosissima che sembra inventata da Papa Francesco per trasformare piazza San Pietro nella nuova Woodstock. Suor Cristina che, dopo tanti anni di suoni importati, è il primo fenomeno musicale italiano immediatamente esportato, ha conquistato infatti il pubblico giovane e scontento che tutti i Grillo e i J-Ax d’Italia vorrebbero sedurre, non i ‘papa boys’ ma i ragazzi incazzati, i senza lavoro ‘choosy’ e ‘bamboccioni’ che, evitando accuratamente Santoro e i suoi famigli, annegano nei ‘talent’ e hanno premiato con il televoto la sola monaca che, nel povero rock nazionale, non è fatta dall’abito.
Cristina non è l’ennesima scimmiottatura di Madonna e di Lady Gaga che trasgrediscono indossando la tonaca di un’orsolina, classico della profanazione sexy che accende i sensi dei vecchi snervati, un numerino di Burlesque nel quale ad Arcore eccelleva la Minetti. E non è neppure la nostra Whoopi Goldberg , l’attrice nera che nel film ‘Sister Act’, inseguita da un boss si nasconde in un convento e, travestita appunto da suora – suor Maria Claretta -, dirige un coro che piace e commuove tutti, anche il Pontefice.
Al contrario, suor Cristina è vera. Anzi, nello show di Raidue , clone povero e “b side” di quell’ X Factor scippato due anni fa da Sky alla Rai, suor Cristina era la sola verità in un mondo di falsi. E così, forse malgrado loro, o forse perché il codice di Raidue non prevede la sporcizia della vita, J-Ax, Piero Pelù e Noemi sembravano diavoli per finta, parodie degli intossicatori di anime. E si capisce che per qualche settimana abbiano sognato di essere autenticati come zolfo puro da quell’intrusione di Dio. E invece è stata lei, la suora timida e minuta,sorridente e felice, a ridare al rock le vertigini attraverso il fascino insolito dell’eversione cattolica: “Nessuno, nessuno, nessuno / può ostacolare quello che provo /Nessuno, nessuno, nessuno /può ostacolare quello che provo per te”. Ecco,questa sua interpretazione diciamo così ‘luminosa’ di No One di Alicia Keys, e in un inglese raro tra i nostri cantanti che pure suonano solo suoni già suonati dagli inglesi, e con il primo piano di quelle scarpe nere da prete povero da far invidia a Bergoglio, insomma questo suo ‘soul’ ha superato i 51 milioni di visualizzazioni su YouTube e il suo nome, insieme a quello di Obama e di Papa Francesco, è il più cliccato su Google.
E ha cantato pure ‘Beautiful that way’, la canzone di Nicola Piovani e Noa, tratta dal film di Roberto Benigni, facendoci credere che davvero quel brano era stato scritto in grazia di Dio: “Smile without a reason why / love, as if you were a child / smile, no matter what they tell you / don’t listen to a word they say. Sorridi, senza una ragione / ama, come fossi un bambino / sorridi, non importa quel che ti dicono/ non ascoltare una sola parola/ perché la vita è bella così”. E nonostante la stupidità di accompagnarla con una claque di vecchie suore che saltavano e battevano i pugni nell’aria e che cercavano di ridurla a fenomeno, a mostro televisivo come quelli esibiti da Chiambretti, dalla D’Urso, dalla Perego, da quasi tutti i talk show, da ‘Quelli che il calcio’ e magnificamente ripresi da ‘Blob’, mai nelle sue scelte suor Cristina ha corso il rischio del ridicolo perché la sua idea di trasportare il rock nel cielo della metafisica e delle virtù teologali è rischiosa ma è legittima e forte. E’ stato invece decisamente velleitario e persino un po’ patetico sperare che i rockettari intonassero con lei il Padre Nostro finale. Va bene l’interpretazione cattolica, e va bene pure immaginare che gli eccitanti peccati vengano cantati come virtuosi fioretti, ma la competizione tra Vasco Rossi e il Papa è troppo ambiziosa e difficile e nessuno scommetterebbe sulla rinascita e sulla redenzione della canzone, sulle suore che sostituiranno quei fetentoni sboccati dei Rolling Stones e dei Pink Floyd. E però è sempre meglio provare ad appropriarsi della musica che scimmiottare i Led Zeppelin affidando “Stairway to heaven” a Piero Pelù.
Il punto è che tutti abbiamo capito che la suora pop non è un prodotto di laboratorio discografico. E che forse la Chiesa di Bergoglio, la Chiesa che Bergoglio sta liberando, potrebbe riuscire in qualche misura comunque imprevedibile, ad entrare in competizione con la musica che eccita i giovani, con il vero rock che esalta il sesso, la rivoluzione e la violenza. Insomma, Cristina Scuccia non è il rock travestito da suora, ma è la suora che ha svestito il rock restituendogli un po’ delle audacie delle origini. Di sicuro gli ha tolto la scimunitaggine del finto maledettismo italiano, dissipato per posa, e ha contrapposto all’ombelico scoperto, agli occhiali da sole in piena notte, alla volgarità dei petti tatuati e agli strilli sgraziati – “Baby baby baby…, io sto rock! Auuuuuhh! ” – una bella voce, che, tanto per cominciare, nel paese dei cantanti stonati è subito pericolosa e rivoluzionaria, non conventuale e da canto gregoriano ma morbida e allegra , uno swing malleabile, un miracolo della natura in una trasmissione dove la veneranda Raffaella Carrà, con il suo ostinato giovanilismo da sala trucco, era la meno truccata di tutti.
“’Mmazza, a suora” direbbe Albertone davanti allo share del 21 per cento e all’audience di Cristina che un miracolo l’ha comunque fatto: ha salvato una Rai che da anni non scopre talenti ma ricicla solo vecchi artisti. E audience è un strana parola traducibile con mille parole imprecise tra le quali c’è pure evangelizzazione. E’ infatti evidente che la suora rock, come le messe pop di moda in Brasile, o ancora la sovrapposizione tra la faccia di Che Guevara e quella di Gesù Cristo che qualche anno fa fu tentata dalla chiesa anglicana, intendono l’audience appunto come evangelizzazione o se preferite reclutamento che è il problema dei problemi di una Chiesa senza sacerdoti e senza suore, senza vocazioni. La sfida di suor Cristina, la sua ‘evangelizzazione spericolata’ comincia ora e sarà di lunga durata: vedremo se i pargoli andranno a Lui a ritmo di rap, di pop e di rock. Di una cosa siamo comunque sicuri. Adesso che hanno capito che la suora è una spezie sufficientemente piccante i programmisti della rai aumenteranno la dose. Giù ieri sera Raiuno ha riproposto Sister Act. Speriamo che suor Cristina sappia difendersi dai quiz a premi e non finisca a presentare o a cantare a Sanremo, che è il sepolcro della canzone.

8 thoughts on “SUOR CRISTINA, SUORA VERA E CANTANTE VERA NEL ROCK FINTO DEI FALSI MALEDETTI

  1. Flavius Impestatus

    Suor Cristina è un prodotto da laboratorio discografico, inaccettabile, inascoltabile, vergognoso, malsano.
    Le anime non devono essere considerate “obiettivi sensibili di marketing”.
    Quando una religione propone la “fede” come un prodotto di consumo, si può tranquillamente dire che sia alla frutta.

  2. marietta

    La Chiesa quell’impresa che da 2000 anni e piu’ vende un prodotto senza mostrarlo.Suor Cristina vuole convincerci attraverso la musica che quel prodotto e’ buono e vale la pena comprarlo.

  3. francesca valensise

    …i suoi articoli sono sempre scritti così bene che rischio di pensarla come lei, anche se non è vero (come in questo caso..)

  4. dario olivastrini

    Suor Cristina

    Suor Cristina, chi è,io non so rispondere ma tanti,troppi ne parlano come a svelare un fenomeno di successo,una rivelazione,che forse aspettavamo o dovevamo aspettare a nostra insaputa ed ecco svelato il nuovo messaggio divino,cattolico,mediatico, insomma la luce dell’apostolato si fa chiara anche ai giovani con mosse e canti all’altezza di un probabile successo. Ha vinto la predica o la canzone, la bravura o l’aureola? Ma, non so e non voglio saper si potrebbe dire ma è comodo,io vorrei, anzi pretenderei da non cattolico capire i meccanismi di questa nuova,forse,evangelizzazione,io non credente mi sento libero di osservare con occhio non ammaestrato da dottrine varie e quindi posso sembrare troppo curioso

  5. Ravecca Massimo

    Essere sempre simili a se stessi e contemporaneamente cambiare in modo continuo è uno degli elementi che contraddistingue il genio. Così dal 1983 la cantante, attrice, ballerina, regista e scrittrice Madonna (Veronica Ciccone), che presenta una straordinaria sincronicità con Madonna (madre di Gesù) che appare o sarebbe apparsa dal 1981 ad oggi a Medjugorje. Secondo i veggenti queste sarebbero le ultime apparizione della Madonna (madre di Gesù). Dopo Madonna (Veronica Ciccone) non c’è ne sarà un altra. In tal senso Lady Gaga (anche lei italoamericana) è una sua epigona anche se probabile erede pur in tono minore. Cfr. ebook /book di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

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