Il Processo da Pasolini a Casaleggio GRILLO GIUDICE PREGIUDICATO REQUIEM PER UNA METAFORA ITALIANA

Muore miseramente nel blog-cestino di Beppe Grillo la carriera di una delle più valorose metafore italiane, il Processo, sia quello politico che Pasolini voleva istruire contro il Palazzo sia quello sportivo che Sergio Zavoli celebrava ogni giorno alla tappa del Giro d’Italia. Mescolando Alcatraz con lo sputo in faccia, Grillo annette a sé anche il Processo del Lunedì di Biscardi, che fu il primo festival nazionale del libero insulto e divenne l’anello di congiunzione tra il bar e il tribunale. E ricorrendo sia agli anonimi accusatori incappucciati del web sia alle celle segrete del castello di Lerici già destinate a Napolitano, a Renzi e al giornalista Tal dei Tali, Grillo riproduce pure il Tribunale del popolo delle Brigate rosse che uccisero Aldo Moro.
Ebbene, l’esito comico della metafora pasoliniana, che riassume gli ultimi quarant’anni della cultura e della sottocultura italiane, gioiose, catartiche, popolaresche e sanguinarie, rende grottesco ma non divertente il Processo che ora Grillo ci promette. E’ vero che, chino sul plastico dove ha imprigionato i pupazzetti che riproducono in effigie i suoi nemici, più che ai terroristi che spararono alla nuca di Moro, Grillo fa pensare a certi bambini sadici che catturano e torturano le mosche e le lucertole. Ma è altrettanto vero che nella sua idea di processo non c’è traccia, neppure sotto forma di orecchiata parodia, del confronto civile e solenne che, regolato dalla legge penale, in democrazia accerta la verità: “Alla fine gli iscritti certificati al M5S potranno votare per la colpevolezza o l’innocenza” scrive travestendo di procedura il suo ghigno.
Insomma questo processo-burla di Grillo non è il cerchio di fuoco di Di Pietro che sognava il governo dei giudici, ma la goliardia del sorvegliare e punire, non il feticcio della legalità del giustizialismo ma il manifesto sciocco del tagliatore di teste da videogioco, la promessa di sostituire la civiltà del Diritto con l’allegra inciviltà dello scaracchio e del dileggio: “Il processo durerà il tempo necessario, almeno un anno, le liste saranno rese pubbliche quanto prima e l’ordine in cui saranno processati gli inquilini del castello sarà deciso in Rete”. E’ dunque garantito almeno un anno di bip, chip, play, pause, score, leaderboard, winner, loser, tie e si capisce che questa Procedura Penale è opera del Cordero di Settimo Vittone, il famoso giureconsulto informatico Gianroberto Casaleggio: cliccate, accusate, sparate, condannate, arrestate e vaffanculo.
Così il blog di Grillo somiglia a quel sinistro appartamento immaginato da Friedrich Dürrenmatt e messo in scena da Ettore Scola dove ogni sera una banda di pensionati frustrati processava qualcuno, e l’imputato innocente Alberto Sordi era convinto che fosse un divertente gioco, “la più bella serata della mia vita”, fino a quando una risata epica di tre minuti non lo accompagnò alla condanna.
Ammesso che quella di Grillo sia davvero arte comica diventata scienza politica, che ci siano dietro uno stile e una composizione da spettacolo iperbolico, di sicuro il contenuto delle sue immaginazioni è morale, e i commenti che le accompagnano traboccano indignazione etica contro i distruttori d’Italia, la casta, i giornalisti che disinformano, i ladri di Stato, i colpevoli di ogni genere: Grillo stana le serpi, scova le colpe e garantisce che il Processo “sarà uno sputo popolare”. E’ infatti lui il giudice di specchiata moralità che, come è noto, deve avere la fedina pulita, altrimenti non si è ammessi nella categoria, e Dio sa quanto ci piacerebbe applicare questo stesso principio ai politici. Una volta al giudice era richiesto anche il certificato di buona condotta, ma Grillo ne sarebbe comunque esentato per meriti rivoluzionari. Pure Robespierre e Danton non tennero una buona condotta, ma tutto si può dire tranne che non fossero all’altezza morale dell’appuntamento che la storia aveva preso con loro. Non è così per Grillo.
Come si sa è stato condannato per l’ omicidio colposo di tre persone che viaggiavano in auto con lui: Renzo Giberti, 45 anni, la moglie Rossana Quartapelle, 34, il figlio Francesco, 9. La Corte di Cassazione individuò “la colpa del Grillo nell’avere proseguito nella marcia, malgrado l’avvistamento della zona ghiacciata, mentre avrebbe avuto tutto lo spazio per arrestare la marcia, scendere, controllare o, quanto meno, proseguire da solo”. Nessuno pretende che a distanza di tanti anni Grillo si volti e si rivolti su quella colpa come su un letto di chiodi, ma la morte di tre persone causata da un comportamento colpevole può restare remota e vaga solo se l’omicida colposo non si avventa con furia sulle (presunte) colpe degli altri con annunzi squillanti e gloriosi di processi sommari. Come si sa, Grillo riuscì ad aprire la portiera e a lanciarsi fuori mentre la Chevrolet precipitava in un burrone. E’ un omicida colposo ma non un assassino, come dice invece Silvio Berlusconi che non si dà pace perché si specchia in Grillo e lo vede uguale a sé: un pregiudicato che diventa suo giudice dimenticando che la via dei processi è stretta, buia e sporca.
E non è finita. Secondo Lello Liguori, l’ottantenne ex proprietario del Covo di Nord Est di Santa Margherita Ligure, il comico, negli anni in cu si esibiva a pagamento, “si faceva dare 70 milioni: dieci in assegno e 60 in nero”. E Pippo Baudo ha aggiunto a Daria Bignardi che faceva la cresta anche alla Rai. Calunnie? Di sicuro farsi pagare in nero è una pratica diffusa nel mondo dello spettacolo: “così fan tutti” diceva Craxi. Ma solo Grillo promette “verifiche fiscali per tutti prima di mandarli affanculo” con tanti bei processi popolari, come se fossimo nell’Egitto di Mubarak, come se fossimo nella Romania di Ceaucescu. Siamo invece in Italia dove abbiamo rispettato con discrezione la colpa di Grillo perché la sensibilità è, come la giustizia, una bilancia che pesa anche i colori e la luce. Ma in democrazia anche colpe molto più piccole dovrebbero gravare come sassi nella coscienza e nella carriera di un “giudice” che manda gli altri a Processo.

13 thoughts on “Il Processo da Pasolini a Casaleggio GRILLO GIUDICE PREGIUDICATO REQUIEM PER UNA METAFORA ITALIANA

  1. stefano

    Chi faceva ridere ora fa piangere.
    Votarlo mi pare autoassoluzione da 20 anni di facile non pensiero.
    Non voglio farmi granello di una triste allegra valanga. Con questi 5 volte una stella mi sembra che siamo all’ orgia finale di un film porno.
    Di certo nessuno ci guadagnera’ niente.
    Tranne lui

  2. marietta

    Como dicono i messicani….me quede’ en blanco.Vuol dire che per un momento la mente viene come cancellata,reset.Grillo alla gente comune la lascia atterrita annichilita, le sue estrose e pericolose dichiarazioni lasciano in bianco. I suoi seguaci non solo preoccupano, son de pesadillas .Servono , senza di loro Grillo parlerebbe alla sua tazzina di caffe’.Molti grillini sono da Non e’ mai troppo tardi.Biliosi violenti e spesso machisti,le pagine web ne sono la prova tangibile.Aventureros della politica, oggi gridiamo ,insultiamo,distruggiamo e ridicolizziamo domani Dio ci pensa!Qualcuno dica al milionario Grillo che con l’uscita dell’Italia dall’euro il suo patrimonio si ridurra’ del 50% sicuramente rinsavira’.

  3. Claudio Cagnani

    Certo signori……Grillo è sempre quello ..che disturba…..il più violento……colui che offende……colui che…spaventa i vecchietti…….l’arrogante …l’ignorante………ma mai …..affermare che GRILLO ….è l’effetto….e non la causa di questo sfascio…….coloro che lo criticano i soliti benpensanti………benestanti……… tranquillanti…amanti di una pseudo-democrazia……..che come diceva Pirandello……..è la peggiore……..che ci sia…….la peggior tirannia……….QUELLA MASCHERATA DA LIBERTA’…………..siete..alla frutta ….cari difensori……..della Restaurazione………la storia non potrà invertire il suo corso………….in alto i cuori………

    1. giuseppe 65

      già il fatto che ti puoi permettere di scrivere quello che hai scritto ,azzera il tuo pensiero perchè solo in un paese libero te lo puoi permettere.60 anni fa i nostri parenti hanno dato la loro vita per farci assaporare il profumo della libertà e della democrazia che con le sue distorsioni ti permette comunque di essere libero. troppo comodo non assumersi responsabilità. un popolo che ricorda la storia e un popolo libero un popolo che si affida al messia di turno e un popolo schiavo . 60 anni fa ragazzi di donne con un età media di 30 anni hanno scritto la costituzione che se fosse messa seriamente in pratica farebbe stare il popolo Italiano bene ,ma l’italiano non è ancora maturo per capire il tesoro che ha avuto in dono. aizzare il popolo incazzato non ci vuole niente il difficile è dargli gli strumenti reali e fattibili per poterli soddisfare. se fossero persone serie gli eletti del m5s si dovrebbero sedere in torno ad un tavolo con gli altri eletti dei diversi partit e riscrivere le regole che servono a tutti ,ma questo sarà inpossibile perchè si loro sono marionette nelle mani di due pseudo sognatori che sfruttano il dolore altrui per costruirsi un impero personale . solo una canzone può ipotizzare l’isola che non c’è.ma la realtà e molto diversa. GIUSEPPE 49 anni disoccupato.

  4. Gianni Lecca

    Una volta tanto, Merlo che si fa Travaglio. Più elegante, certo, e più arguto (ah, quello stile tardo barocco!) ma altrettanto perfido e corrosivo. E’ chiaro che la metafora Processo, con Grillo iudex definitivamente defunta, è strumentale per srotolare le due secche rivelazioni: Grillo si è arricchito in nero; Grillo ha commesso un triplice omicidio colposo. Niente affatto teofanie. Un po’ tutti, è vero, si sapeva di questi oscuri trascorsi del comico genovese assorto, a età reverenda (ancor più che il cavaliere di 20 anni fa), a salvator di patria. Ma il “come si sa” è perfidamente pleonastico per poi dettagliare le testimonianze sui 6/7 di trascorsa (e prescritta) evasione fiscale, e le modalità dell’incidente (in quanti le sapevano?) definito da Cassazione. E Merlo, quindi, riferendo sull’anagrafe delle vittime, si fa Travaglio e dà ineditamente parola, nero su bianco, alla giurisprudenza. Ma è ancor più perfido. Nella descrizione sommaria di quel balzo (in quanti lo si sapeva?) autosalvifico dalla portiera, alla 007, si intravedono futuri scenari in un’eventuale disfatta o sbiadimento delle 5 stelle: che ognuno salvi la sua. Non c’è traccia sul blog del comico genovese, cui ogni tanto do un’occhiata, segni di “ricevuta” di questo montante sinistro eseguito di controbalzo. Colpo, evidentemente, andato a segno, e accusato in silenzio. E, in fondo, a noi che piacciono le disfide, quella fra un insetto e un uccello, fra un grillo e un merlo, entrambi canterini, sarebbe il top: ci riporterebbe, se non altro, nel mondo delle favole. Tutto comunque lascia credere che il colpaccio non sia stato mortale, da k.o.. Anzi, il Grillo saltellante in tutte le piazze nostrane sta ottimamente e qualche sibilla cumana, potesse parlare, lo farebbe addirittura primo della classe. Uno straordinario plebiscito. Io non ci credo. Sbaglierò. Ma, a vedere come queste fantomatiche 5 stelle hanno brillato dentro e fuori Palazzo, sarebbe già exploit la luce accecante dell’anno scorso. Ma a me piacciono le favole, e l’Italietta di questi ultimi decenni ha fatto di tutto per meritarsi ogni tipo di realtà.

  5. roberto plutarchi

    Francesco Merlo…non si trincera dietro dell’ironia…anzi si avvale pure di una rappresentazione dell’incidente a suo modo di vedere che solo un montatore della tv sa fare……non dice per esempio “queste persone avevano “AVEVANO” deciso di recarsi in un punto ben prestabilito”…..” che beppe grillo non a cercato di sottrarsi alla giustizia, a subito la condanna come le è stata inflitta , e scontata….” allora di che sta parlando…… tutti coloro che si collegano ad Internet sanno come raggiungere le RISPOSTE. Basta cercare (Incidente a Beppe Grillo dinamica ). e così possono documentarsi.
    Mi piacerebbe chiederle sig. Merlo , se nella piattaforma dei 5 stelle non sia possibile vedere chi si è arricchito indegnamente stando in politica e chi si è comportato degnamente, si ricordi le persone degne non avranno mai il timore di essere scoperte di cose NON fatte.
    Sarei inoltre curioso di sapere il perché odiate , non solo BEPPE ma odiate tutte le persone oneste che apparteniamo al 5 stelle, (nelle precedenti elezioni politiche nazionali circa 9 MLN ) FORSE AVETE QUALCOSA DA NASCONDERE ? .
    LA SALUTO Roberto.

    1. giuseppe 65

      La cosa più disarmante del duo Grillo Casaleggio e proprio a mio parere IL NON VOLER ASSUMERSI IN PRIMA PERSONA LA RESPONSABILITA’.Troppo comodo dire io non ho e non avrò mai un incarico istituzionale(parole dette da beppe grillo)oppure supporre un ruolo da ministro e Smentirlo dopo poche ore. sul fatto che nel partito 5 stelle (per favore non chiamiamolo più movimento perchè un offesa all’inteligenza dell’essere umano.ma e il medesimo atteggiamento del duo grillo casaleggio .dove ci si trincera nel uno vale uno e in questo modo tutti si auto assolvono dalle sparate senza senso che molto spesso si fanno contro chiunque salvo poi dire e il pensierpo personale di tizio o caio,DI MAIO VICE PRESIDENTE DELLA CAMERA SU EX PRESIDENTE DELLASARDEGNA SORUne è la prova provata.Avvolte si gioca spesso sull’ignoranza (NEL SENSO CHE SI IGNORA O CHE NON SI CONOSCANO IL SIGNIFICATO )della maggior parte dei cittadini ,giocare sulle emozioni o sui problemi delle persone e sempre pericoloso perchè quando uno è disperato si attacca a qualsiasi cosa pensando di riuscire a risolvere il problem. Infondo siamo onesti con noi stessi, gli eletti dei5 stelle sono uguali a tutti gli altri eletti.Purtroppo siamo in una repubblica PARLAMENTARE DOVE GLI ELETTI A LORO VOLTA ELEGGONO IL CAPO DEL GOVRTNO E FINCHE’ CI SONOMAGGIORANZE TUTTO E LECITO ,POTREMMO AVERE IN TEORIA 5 GOVERNI IN 5 ANNI L’IMPORTANTE E’ CHE SCADUTI I 5 ANNI IL POPOLO POSSA SCEGLIERE I SUOI RAPPRESENTANTI E QUESTA E DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA.E vero 9 milioni di italiani hanno dato uum mandato ai 5 stelle non gli hanno detto distruggete il paese , il voler non confrontarsi e chiedere la maggioranza assoluta vuol dire a mio parere iniziare a progettare una dittatura.un popolo che ricorda la storia e un popolo pensante e si dimostra intelligente un popolo che si affida ad un messia e un popolo schiavo .

    2. Gianni Lecca

      Caro Roberto, grazie al tuo intervento mi son precipitato su internet ed ho scorso tutti i link (si dice così?) sul ridondante incidente di Grillo. Ma in nessuno ho trovato qualcosa che, neppure di una virgola, si differenzi dalla sommaria descrizione riportata dall’articolo di Merlo (che, sia chiaro, non credo abbisogni di non richiesti suoi patrocinatori: ma la verità, innanzitutto). Intanto, il tuo cognome, ma al singolare, mi ha fatto venire in mente un tale che tanto tempo fa si divertiva a contrapporre le biografie di due personaggi di fama: caratteri, pregi, difetti. E come un lampo mi son ricordato di zio Luciano. Zio Luciano, da un decennio buonanima, a fine anni ’70 andò con la sua auto a sbattere in pieno su una Prinz sbucata all’improvviso da uno stop. L’urto non fu tremendo, ma il maldestro conducente finì incastrato e forse la botta forse lo spavento restò esanime al volante. Risultato: trauma cranico e braccio sinistro fratturato. Roba da un paio di mesi di cure. Ma per zio Luciano, che pure il codice strada lo assolveva, fu un colpo terribile. Non trovava pace, notti insonni, tornava di continuo sull’incidente che forse poteva evitare, sulle fiamme ossidriche dei vigili che stentavano ad estrarre quel capo insanguinato riverso sul volante. Potevo ammazzarlo, come un cane, diceva di continuo. Senso di colpa, una paura del diavolo al volante della sua R4, semimutismo relazionale, esaurimento nervoso galoppante. Ecco, se mio zio Luciano fosse stato personaggio famoso, tanto da avere gli onori di internet se al tempo internet ci fosse stata, mi piacerebbe, come quel tale di una volta, paragonarlo al comico genovese. Vite parallele, appunto. Sui rispettivi cozzi, sulle rispettive reazioni, sui reciproci sensi di colpa e di discolpa. Un braccio fratturato da una parte, tre vite in un burrone dall’altra. E sottolineare i successivi riverberi biografici. Zio Luciano fra ubbie e psicodramma, il comico della lanterna tranquillamente con “te la do io l’America”, evasione fiscale alla Berlusconi e, ultimamente, ululante don Chisciotte contro il malcostume italico (che, sia chiaro, vergognosamente imperversa). Caro Roberto, non tirar fuori quindi sentimenti forti come l’odio che sono alibi al proprio recinto di purezza, durezza e onestà. Chi si crede odiato, odia. Eppoi, per quanto mi riguarda, ancorché non grillino o, se preferisci, delle 5 stelle, non ho proprio nulla da nascondere. Semmai qualcosa da nascondere risulta nel tuo intervento: per ben due volte hai nascosto la ”h” alla “a” mentre Beppe non si sottraeva alla giustizia e subiva la condanna. La mia paura è che anche con questo tipo di furti, di occultamenti, previa magari una trentina di clic di computer, si possa accedere a legiferare al popolo italiano. Paura, non odio. Un caro saluto.

      1. Gianni Lecca

        Non interverrò più, lo giuro. Ma l’intervento di cui sopra era a risposta a Roberto Plutarchi che saluto ancora cordialmente.

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