LO SPOT ELETTORALE LETTO DA PELU’ Un Mefistofele da parrocchia / nella Sanremo del sindacato

Il buon vecchio Pelù, travestito da Mefistofele di parrocchia, ha ufficialmente desacralizzato la festa del lavoro di piazza San Giovanni: non più Woodstock italiana ma ‘Cantagiro del sindacato’, ‘Sanremo del primo maggio’. Ha infatti letto un messaggio politico elettorale, che era anti Renzi ma poteva essere anti chiunque, da Grillo alla Südtiroler Volkspartei, vendendolo al pubblico del concertone come il pugno chiuso delle Pantere Nere alle Olimpiadi del 1968. Quelle contro il razzismo e lui contro il renzismo: “So che ne pagherò le conseguenze ma non mi importa niente; ero posseduto dal ribelle che è dentro di me”. E va bene che Beppe Grillo è per Pelù quel che la droga pesante e il fuoco furono per Lou Reed e Jimmy Hendrix, ma solo uno strapaesano di 52 anni, ‘tinto’ come Berlusconi e non da cummenda ma – peggio – da teenager, può immaginare David Bowie o Mick Jagger o anche il nostro Vasco Rossi che presentano ai fans, maledetti come loro, il certificato di avvenuta rivolta controfirmato da mammà: “La cartina di tornasole è mia madre: mi ha chiamato e mi ha confermato ‘hai detto tutto bene’“.
La signora Pelù ha ragione e a lei va la simpatia delle mamme del mondo che sono ancora tutte belle, persino ai tempi del ‘punk tuca tuca’ di Raidue. Sicuramente la mamma di Jim Morrison avrebbe preferito un figlio come Pelù, santo ricco e in salute, anche se costretto a estenuarsi nella new age sull’ Arno (“gli inglesi erano troppo borghesi per me”). E persino la signora Rimbaud avrebbe volentieri rinunciato a diventare la generatrice di un grande poeta scellerato e infelice perdutosi nell’inferno in cambio di un cuore di mamma senza rischi come Pelù.
Del resto, l’innocenza di Pelù non ha neppure bisogno dell’attestato materno. E poco importa la polemica sull’Estate Fiorentina dalla quale Renzi lo avrebbe cacciato. Il sapore strapaesano non è questo, il nodo non è l’origine toscanaccia del rancore politico, quale che essa sia. Pelù ha tutto il diritto di essere grillino e antirenziano e le sue idee politiche non sono censurabili da nessuna Vigilanza come ora chiedono i giannizzeri personali di Renzi. Sono invece da capire e persino da studiare la scorciatoia del concertone, la pessima qualità dell’ intervento politico, la presunzione di credersi un Noberto Bobbio che canta, la parodia della ribellione , l’abuso pirotecnico del nome Gelli che è un petardo come un altro perché rimanda a un mistero che non necessita di argomenti e che infatti gli ritorna indietro: “bomba boomerang” è la sua canzone più musicarella.” E’ Pelù che è andato a trovare Gelli “scrivono sull’Unità.it evocando un incongruo incontro del 1995 tra il gran maestro in ritiro e l’ ‘iggy pop’ di Fiesole tutto famiglia, bicicletta e vino buono. Nulla da dire invece sulla consulenza o la direzione artistica delle manifestazioni canore né tanto meno sul ruolo di coach di canto in una trasmissione reality con un divo sperimentato come la Carrà.
Il punto è che il nostro ‘toro matto’ fa, nel suo piccolo, quello che in Italia fanno tutti gli artisti in crisi creativa: l’intervista logico filosofica con un grande editore, il comizio politico, la predica ambientalista, un fuori misura sottoculturale che disorienta e a volte rattrista perché ci coinvolge tutti, anche i migliori di noi nello spacciare vacuità per scienza gramsciana. In questo senso il rocker arruffato è l’epigono di Celentano e l’epilogo dell’intellettuale organico ridotto a cantante organico: da Paolo Spriano a Piero Pelù.
E’ perciò giusto che anche Grillo abbia la sua pop star ufficiale. A giudicare dalle reazioni della rete, Pelù è da oggi il cantante “organico” del Movimento 5 stelle come De Gregori e Venditti lo furono per il Pci, Iva Zanicchi per Berlusconi, DavideVan de Sfroos per la Lega Nord, Vattani per Casa Pound e come Joavanotti lo è per Renzi. D’Altra parte di Grillo Piero Pelù ha l’affanno, l’ aria di chi ha sempre bisogno d’acqua, i pensieri arruffati, il dito medio esibito su Facebook, un rapporto difficile con i capelli che è il marchio della casa: dalle larghe ondulazioni del Beppe la cui testa è un bosco che canta, al disordine di Casaleggio che non riesce a pettinare i propri pensieri ricci. Pelù è invece il Gengis Khan evocato nel “Grillo canta sempre al tramonto”, quello che davanti alla muraglia cinese si toglie l’elmo e libera la chioma guerriera.
E ovviamente non c’era cattedra più prestigiosa del concertone del primo maggio dove i Gang se la presero con Andreotti, Meg malmenò Tony Blair, il comico Rivera si esibì nell’anticlericalismo contro il Papa, un altro iconoclasta, Luca Romagnoli, distribuì preservativi, l’attore Sergio Castellitto, nella tradizione “è primo maggio, ma tengo famiglia”, lesse un brano del libro della moglie, e ai tempi dei girotondi il talk show in diretta veniva interrotto da voci concitate, “c’è Nanni, c’è Nanni”, perché sul palco comiziava Moretti … Povero Pelù, cosa doveva fare, lui che è convinto, fosse pure per rancori personali, che Grillo è di sinistra, il più a sinistra di tutti? Gli hanno insegnato che un artista deve straparlare di politica per riacchiappare il successo con l’idea che davvero sia facile dire cose di sinistra, intelligenti e fuori dal coro.
Ecco, se guardate con attenzione l’esibizione a San Giovanni vi accorgerete che gli applausi non arrivavano mentre Pelù leggeva male il suo temino. Sono invece esplosi abbondanti quando, senza più sbirciare dal foglietto, si è rifugiato nel canovaccio sicuro, “contro la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta” ,che è il generico repertorio delle buone intenzioni, il rito che desantifica e annulla i valori. Su repubblica.it c’è un video dove il benemerito arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro balla in piazza a San Giovanni Gemini invitando tutti con un coro da stadio: ‘chi non salta, mafioso è’. E a me che di Sicilia sono ‘saputo’ è sembrato di vedere ballare pure le coppole.

14 thoughts on “LO SPOT ELETTORALE LETTO DA PELU’ Un Mefistofele da parrocchia / nella Sanremo del sindacato

  1. vincenzo cutolo

    Grande articolo, di quelli che si leggono con gusto ed amarezza. Con gusto, perché la prosa di Merlo è bellissima, colta, modernamente barocca. Con amarezza, perché lo show sgraziato e stupido del guitto Pelù è ancora il segno di una sterile sguaiataggine da cui l’Italia non riesce a liberarsi. Complimenti!

  2. massimo quatrini

    Ieri ho gustato una stupenda mostra sul “Cinquecento Inquieto” a Conegliano. Ecco oggi nel 2014 fa IMPRESSIONE vedere come isa decadente quantomeno lo stile della politica e degli intrighi (all’epoca almeno produssero opere d’arte ancora oggi mirabili).
    Bellissimo articolo!
    RImane amara la constatazione del totale smarrimento di organizzazioni anche vitali se dinamiche e non istituzionalizzate come “I sindacati”.

  3. Enrico Dabizzi

    Peccato! Davvero! Perché ha ragione Francesco Merlo ma anche Michele Serra sulla sua Amaca di oggi. E allora perché rovinare una bella dimostrazione di energia rock( e lasciamo perdere se il rock e lento o veloce…basta, per favore…) con parole buttate senza pensarci troppo ( in cuor mio lo spero perché Pelù che appoggia M5S mi fa venir voglia di buttarmi in Arno durante una piena…!!!). Comunque bell’articolo. Davvero.

  4. Alessandro

    Francesco merlo non è un giornalista.. .è uno scrittore travestito da giornalista. .. Il suo articolo è grigio, conservatore e aggiungo stomachevole. Non ricordo di aver letto un suo articolo contro altri artisti che divergevano pubblicamente sull’operato del governo(spesso sul palco 1 maggio, come lo stesso Pelù), sarà che lei è di parte? Ma non dovrebbe chiarilo ai lettori? E non dovrebbe rispettare le idee altrui?
    … Ringrazio Pelù e molti altri artisti che nel tempo osano schierarsi contro il “potere”, e spesso sentono sulla propria pelle i denti dei cani da guardia…Caro Piero Pelù sembra che “chi tocca I fili muore “. Dottor Merlo le auguro una buona serata, e spero che ogni tanto spenda qualche minuto per ricordare le motivazioni che l’hanno spinta a fare il giornalista…

  5. Arturo de lisi

    L’articolo rimane colmo di sapere, ma come il potere mussoliniano viene utilizzato per colpire. Colpi all’avversario. La coppola può indossarla il mafioso che minaccia ma anche il giornalista che scrive. Un giornalista ha il dovere di raccontare, di informare ma non di interpretare scendo squadra del cuore. L’articolo esprime attacchi politici e personali per santificare il proprio dire. Quel dire che lascia trasparire fazione politica. Merlo come molti giornalisti ha giustamente una opinione politica ma in questo articolo la esprime con chiara e spregiudicata certezza. Lui tifoso da curva della squadra Pd non perde occasione per scagliare bombe carta su chi come Pelu’ tifa una squadra avversaria. Ma le regole dello sport insegnano che le partite si giocano sul campo e non fuori dagli stadi a colpi bassi di manganello e bombe carta.

  6. Federico

    Merlo è un giornalista di Repubblica e dunque segue la linea editoriale del suo giornale, ovvero sparare a zero su Grillo in ogni occasione, con una faziosità stomachevole. Ho smesso di leggere Repubblica da allora.

    Per il PD e Repubblica era più facile quando c’era Berlusconi a tenere unita la sinistra.

  7. GB

    Merlo sei un arlecchino della stampa. Articoli colorati e vivaci ma vuoti di contenuto che solo gli “pseudo” intellettuali di sinistra possono apprezzare. Pelù come ogni altro artista è libero di esprimere la propria opinione indipendentemente dall’appartenenza politica, perchè non lo hai scritto? Forse perché non concepisci, non essendolo, la libertà di espressione a proprie spese senza un sicuro paracadute di natura politica-imprenditoriale?

    1. Francesco Merlo

      Signor GB lei mi chiede: “Pelù come ogni altro artista è libero di esprimere la propria opinione indipendentemente dall’appartenenza politica, perchè non lo hai scritto?”
      Ma io, caro sigbnor GB, l’ho scritto. Ecco il brano tratto dal mio articolo che lei insulta senza avere letto: “Pelù ha tutto il diritto di essere grillino e antirenziano e le sue idee politiche non sono censurabili da nessuna Vigilanza come ora chiedono i giannizzeri personali di Renzi. Sono invece da capire e persino da studiare la scorciatoia del concertone, la pessima qualità dell’ intervento politico, la presunzione di credersi un Noberto Bobbio che canta, la parodia della ribellione , l’abuso pirotecnico del nome Gelli che è un petardo come un altro perché rimanda a un mistero che non necessita di argomenti e che infatti gli ritorna indietro: ‘bomba boomerang’ è la sua canzone più musicarella.”

  8. Alfredo Cenini

    Mi pare un articolo scritto ad arte, in tutti i sensi. Credo serva per tranquillizzare tutti coloro che ancora sperano in quelle stesse persone che ci hanno menato per il naso facendo gli interessi dei loro partiti e non del paese. Di questo passo non si va da nessuna parte.

  9. Antonio

    Apprezzo molto la sua scrittura e, nello specifico, condivido le sue osservazioni su Pelù e sul grillismo.
    Mi permetta di “contraccambiare” con una delle brevi riflessioni satiriche che di tanto in tanto mi azzardo a scrivere:

    Manifesti elettorali

    Rappresentando artatamente se stessi nei manifesti elettorali, i candidati peggiori non possono sfuggire alla loro reale natura, con un esito involontario comico che a volte è travolgente. Molti di loro nella foto del manifesto ci guardano fissamente, con alcune dita della mano appoggiate al mento, in segno di riflessione, l’occhio benevolo ma un po’ opaco, il sorriso assorto di chi sta già ponderando sui nostri casi. Sembrano l’emblema della stabile saggezza e della serenità costruttiva, ma se fate caso al doppio mento, al rossore marcato delle gote, alla lucidità soporosa degli occhi vi rendete conto che sono reduci da una grande abbuffata e, non pentiti di questo, se ne stanno lì, sonnacchiosi, aspettando la digestione, con una mansuetudine che, più che una virtù, è la meccanica dotazione genetica del predatore che per il momento non può sferrare il suo attacco mortale.

  10. Rothan

    Ma Francesco Merlo non è lo stesso che qualche annetto fa esaltava( e si esaltava) per Adelmone “Sugar”Fornaciari che in Sardegna, in preda alle visioni alcoliche, improvvisava durante un concerto un comizietto contro il pubblico di ricconi, “reo” di non cantare le sue canzoni? Fatemi capire, un artista è un eroe nazionale se insulta gente che ha pagato profumatamente per andarlo a vedere e diventa un povero grullo se invece muove delle critiche provocatorie ad un presidente del consiglio( forse il peggiore che ci sia stato in Italia)? Ma io dico, ce ne fossero di persone come Piero….

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