Quel “chi?” di Renzi che umilia la sinistra

DUNQUE il Pd che ostenta lo snack Eataly non sta più per “Partito democratico”, ma per “Panino democratico”. E il “Fassina chi?” con cui Renzi ha liquidato il viceministro è rivelatore di un’arroganza pericolosissima.

Di sicuro c’è un sapore di complicità commerciale in quel marchio Eataly esibito sul pranzo a sacco (‘packed lunch’ lo chiama Renzi) durante la pausa (anzi il ‘break’) della riunione della segreteria. E c’è la solita protervia del parvenu della roba Calogero Sedara nel prendere finalmente possesso dei palazzi maltrattando gli antichi proprietari. Qualcuno deve pur dire a Renzi che ci vuole scienza e umanità nello scegliersi il grimaldello con cui sfasciare un vecchio mondo. Così come l’orrendo partito di plastica di Berlusconi umiliò la grande tradizione del moderatismo italiano, ora il partito-salsamenteria e la rottamazione, non più dei dinosauri ma dei dissidenti e dei non plaudenti come Fassina, sta umiliando la storia della sinistra italiana. Per essere più chiari: si capisce che Renzi combatta la vecchia nomenklatura, ma Fassina è nuovo quanto lui. E forse nell’imprinting e nel marchio d’origine, il Berlinguer di quello dovrebbe contare almeno quanto il Fonzie di questo.

E non si era mai vista, neppure ad Arcore, la pubblicità del cibo dell’uomo- marketing, l’amico Oscar Farinetti che sarà pure di sinistra ma è innanzitutto un imprenditore del cibo che deve vendere anche panini. Sono più buoni? Facciamo un concorso? Ci sono mozzarelle che lasciano tra i denti anche un po’ di etica e sfilacci di diritti civili? «È un Rinascimento in salsa tonnata» è stata la folgorante definizione dello scrittore Tomaso Montanari, che non è Roberto Gervaso, e non è neppure il povero Fassina, che ieri si è dimesso.

Siamo in Italia e anche la spocchia ha la sua tradizione e i suoi precedenti. Ebbene nel “Fassina chi?” si riverbera il supponente “Michele chi?” che, pronunziato contro Santoro, negò la stessa evidenza della tv, quella di essere popolare, e ritorna anche il “Craxi chi?” che costò ad Occhetto la sconfitta definitiva.

Rischia davvero, il segretario, di sciupare il cambiamento, sia con gli sbotti di boria, sia con lo stile. È infatti comprensibile che voglia (e debba) farci dimenticare il sigaro di Bersani, dell’uomo solo al comando che si aggrappava a un boccale di birra, e quella odiosa scenografia da apparato, tempi contingentati, verbali, documenti, emendamenti, dipartimenti, un potere fatto di asprezze nascoste e distanze incolmabili. E dobbiamo pure riconoscergli che è necessario anche fuggire dal loden di Monti, dalla posa saccente della sobrietà dei tecnici bagnata dalle lacrime della Fornero. E ancora c’è l’incubo delle cene politiche ad Arcore con la regia del cuoco Michele sino al degrado del bunga bunga e al quadretto dei fidanzatini di Peynet con il cane Dudù tra le braccia.

E però la scenografia giovanilistica di Renzi sta volgendo subito al kitsch, con quei grandi cartoni di cibo griffato e quel dettaglio di piccola onestà ostentata: “abbiamo pagato con i nostri soldi”, “sono costati solo 17 euro”. E anche il tavolo ingombro di cavetti, iPhone e computer Mac, più che a una sessione politica faceva pensare al tavolo nerd di Wikileaks, un “tu vo’ fa’ l’americano” senza più il risarcimento finale dei maccheroni. E c’è pure il nome Renzi sul muro, con la R stilizzata, che aveva già scatenato i sarcasmi dei militanti (“webnauti” nel gergo “easy” del nuovo Pd). Sembrano scopiazzature delle scene di Altman sull’America, dove il presidente- parodia è sempre sponsorizzato, spinto da interessi privati. Viene in mente lo stemma della casa reale sulla senape Colman’s, sul sale marino Maldon, sullo zucchero Tate & Lyle, sul te Twinings, sugli impermeabili Barbour. La formula è: By Appointment to Her Majesty the Queen. Ha ragione Fassina: Renzi si autocelebra e si fa del male rendendo “cool” il panino di Farinetti, anzi «la filosofia Farinetti» corregge lui. Non capisce che così scimmietta il Berlusconi che sponsorizzava il risparmio Mediolanum del suo amico Doris. Tutto può diventare pubblicità, tranne — ci pareva — la segreteria del Partito democratico. E si sa che si comincia con la mozzarella e si finisce con la paccottiglia, le penne biro, le calze, il dentifricio e il piumino Moncler che, ha detto Renzi, “non è più da paninari” così come il giubbotto a chiodo non è più la divisa del bullo ma l’abito del progressista.

Matteo Renzi va salvato dalla deriva outlet, ma anche dall’abuso di anglicismi da blackberry, i cui ultimi vagiti sono il “job act” e la “civil partnership”. Già ci aveva fatto sorridere la convocazione delle riunioni alle 7.30 a. m., con tutta quella retorica sul mattino che ha l’oro in bocca. Erano questi gli orari andreottiani, tipici dei padroni delle preferenze, Gaspari, Gava e tutta la Dc austera che così fregava i gaudenti nottambuli socialisti, Martelli e De Michelis, i quali andavano a letto quando cominciava la riunione: “coricati presto e levati di buon mattino / se vuoi gabbare il tuo vicino”. Del resto anche la retorica sulla fattività del politico instancabile ha una sua storia in Italia, che ricade su Renzi: dalla luce accesa tutta la notte nell’ufficio di Palazzo Venezia, all’Andreotti che riceveva alle cinque del mattino davanti alla porta della chiesa, al Berlusconi che faceva leggenda delle notti passate in bianco a lavorare per poi addormentarsi durante il giorno, e ci sono pure le macchiette come il liberale Costa, che non era mai “fuori stanza”, sino al fantuttone Brunetta. Anche la bicicletta, infine, che è un mezzo meraviglioso, sta diventando un vezzo di nuovismo, la parodia dell’essere alla mano. Il nuovista pedala, straparla l’inglese (che in realtà non conosce abbastanza) e insulta tutti, ma soprattutto i galantuomini come Fassina.

Se si escludono qualche timido tweet di solidarietà (Chiara Geloni), e l’intervento di Cuperlo, che è stato suo avversario ed esige “il rispetto delle persone”, solo Matteo Orfini ha parlato chiaro, semplice e diretto: “Renzi, sei il segretario del Pd, basta fare il guascone”. Il silenzio degli altri, tutti renziani entusiasti dall’obbedienza pronta, cieca e assoluta, in un solo pomeriggio ha invecchiato il cambiamento. Il conformismo infatti è l’abito più antico del potere, l’ermellino che consacra la regalità provvisoria del vincitore di passaggio.

15 thoughts on “Quel “chi?” di Renzi che umilia la sinistra

  1. Dianella Bardelli

    la vendetta non è una cosa bella ma a volte capita, Fassina trattò ben male Renzi :

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/22/fassina-renzi-un-ex-portaborse-ripete-a-pappagallo-ricette-di-destra/272293/:
    Renzi? Una figura minoritaria nel partito, ripete a pappagallo alcune ricette della destra, è fuori tempo massimo. Ma non credo andrebbe con Berlusconi, è lontano anche dal suo populismo”. Parole molto dure che, all’indirizzo del sindaco di Firenze Matteo Renzi, arrivano dal responsabile economico del suo stesso partito, il Pd, cioè Stefano Fassina. Fassina, intervistato alla Zanzara su Radio 24, va all’attacco: “Secondo le regole che ci sono ora non potrebbe nemmeno candidarsi alle primarie e un partito funziona con delle regole. Ma Bersani vincerà comunque a mani basse, perché fare il premier è qualcosa che non si improvvisa e Renzi non si capisce nemmeno cosa propone. L’unica cosa certa di Renzi è la sua data di nascita”. ”Io a differenza sua – conclude Fassina – ho avuto una lunga esperienza professionale fuori dalla politica. Lui è un ex portaborse, diventato poi sindaco di Firenze per miracolo, per le divisioni interne al Pd fiorentino”.
    tutti gli insulti ricevuti da Renzi dai suoi compagni di partito:
    http://www.linkiesta.it/da-sinistra-tutti-o-quasi-gli-insulti-contro-renzi

  2. Flavius Impestatus

    E’ giovane, lasciamolo sbagliare.
    Importante è che non sbagli con l’Italia che è vecchia, malata e a lungo umiliata da una politica inguardabile.
    Meglio un borioso “mena fendenti” che un educato “posapiano”.

  3. Giovanni

    Quanto astio in questo articolo. Mi sembra esagerato fare di una battuta un paradigma. Comunque vedremo se ha ragione lei. Io spero di no.

  4. virginia dialuce

    Caro Merlo,
    lei è demagogico e lo sai. Renzi ha gli attributi e non si fa mettere i piedi in testa dalle ancelle di Massimo D’Alema. Fassina da parte sua è sempre stato un pusullanime senza vere idee ma solo esecutore della sua “corrente”. Per criticare Renzi cerchi argomenti seri se ne he. Farinetti-Eataly le danno fastidio?Oscar Farinetti è stato un vero compagno, lei non mi risulta. Oggi Da da lavorare a centinaia di giovani, ha rivoluzionato e ridato vita ad una discarica a Roma – ex air terminal di Italia 90 – frutto della corruzione della prima repubblica e abbandonato dopo pochi mesi per compiacere la lobby dei tassisti romani. Lo ha reso un luogo assai produttivo, rivalutando il territorio e facendo vera politica di sinistra. Sempre livore e sempre invidia per chi non mette la testa sotto il piede dei vecchi padroni che hanno portato il PD alla sconfitta. Che meschinità il suo articolo. Sarà dura per Renzi perché il vero nemico è proprio in casa!

  5. angelo libranti

    Anche a me sembra esagerato, considerando che abbiamo dovuto ingoiare ben altri panini, attendiamo fiduciosi che ci venga servito un pranzo decente a basso costo.
    Eataly, comunque, è carissima.

  6. manuel

    “Sono più buoni? Facciamo un concorso? Ci sono mozzarelle che lasciano tra i denti anche un po’ di etica e sfilacci di diritti civili?”
    A merlo… E lassa perdere. Ma come ti vengono certe battute? perche sono battute, vero?

  7. manuel

    “E non si era mai vista, neppure ad Arcore, la pubblicità del cibo dell’uomo- marketing, l’amico Oscar Farinetti..”
    c’è l’agenzia CGE appostata sotto il portone pronta a scattare appena si muove una formica..
    e poi è renzi a fare pubblicità…
    E’ repubblica a farla, non renzi.

  8. Andrea Surbone

    Non è mia abitudine commentare sui blog ma non posso esimermi: e non tanto per lo scritto di Merlo quanto per i commenti che ha ricevuto.
    Bello e ben scritto il primo, “lasciamo perdere” i secondi.
    Fare politica è anche utilizzare uno stile, di vita come di comunicazione; e chi si propone di rinnovare ha ancor più degli altri il dovere di rinnovare in primis se stesso e il suo atteggiamento: lo stile, insomma.

  9. Mattia

    Sig. Merlo da uno che è editorialista della Repubblica dal 2003 mi aspetterei articoli un po’ più sostanziosi che non quello da lei scritto a pg 4 della Repubblica di domenica ( quello che lei riporta in questa pagina ). Abbiamo capito da un pezzo che a De Benedetti e Scalfari, Renzi non va giù perchè è più difficile manovrarlo rispetto ai D’alema e company. Ma la cellulosa degli alberi non va sprecata con inchiostro qualunque. Renzi non mi suscita grandi entusiasmi ma una pagina di presa in giro simile del segretario PD su Repubblica non si era mai vista. Non tanto per la critica in sè, quanto per il modo, citando paragoni improbabili e un elenco lunghissimo di pretestuosità. Il lettore non è scemo e se i lettori di Repubblica diminuiscono ci sarà un motivo.
    Mediti.

  10. angelo libranti

    De Benedetti è potentissimo, vuoi mettere, i redattori si adeguano.
    Se poi Repubblica va a male ci sarà sempre qualcuno che lo comprerà al doppio del suo valore.
    De Benedetti ha cercato di entrare nella cerchia di Renzi; pare che non abbia riscosso molti entusiasmi.

  11. francesco dal pane

    BARBAPAPA’ DA QUANDO I COMPAGNI L’HANNO MESSO SUI MERIDIANI per il ponderoso “l’uomo (DIO) CHE NON CREDEVA IN dio”, ottimo nei casi di insonnia resistente ai farmaci, ma anche ottimo lassativo, ORDINA E DETTA GLI ARTICOLI CHE I FEDELISSIMI ESEGUONO ALLA LETTERA: 1) MARIONE PIRANHA, LARGO AI GIOVANI prostatici 88 ENNI, EX STALINISTA PENTITO, ANZI EX PENTITO STALINISTA, VORREBBE CHIUDERE IL FATTO PER VILIPENDIO e viene in mente una vecchia canzone di JANNACCI 2) Franceschino MERLO, giovane nato vecchio con in tasca la tessera di partito, fustiga Renzi: gli argomenti non si capiscono, perchè come accade sempre col merlo e i suoi meluzzi seguaci la prosa è deboluccia, LA SINTASSI PEGGIO. Ah ma è la nostalgia canaglia di Dalemoni il cavallo vincente dello Scalfareide Re Sole. Ad maiora!

  12. angelo libranti

    Come sei cattivo. A Scalfari gli è andato per traverso la mancata nomina a senatore a vita; Merlo campa pubblicando articoli “political correct” su Repubblica, cosa vai cercando?
    La qualità degli articoli è ottima, indulge un po’, forse, all’ostentazione della conoscenza dell’Iliade, ma cosa vuoi, ognuno ha le sue fissazioni.

  13. Laura Grazia Miceli

    Ho letto l’articolo in ritardo, ma vorrei aggiungere la perla sgranata ieri sera in TV ad 8 e 1/2 da un onorevole (?) PD che ha osannato Renzi e il suo “convitato” recitando lo slogan caro ai berlusconiani : non si possono ignorare i nove milioni di voti …. E’ vero, non si possono ignorare, anzi devono essere tenuti a mente sempre e continuamente, ma con una opposta visione. E poi…quel ” chi ? “, così trito, rifritto, preso a prestito come tutto quello che si cerca di far passare per nuovo. Siamo senza memoria.

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