L’ONORE MILITARE E’ IL RISPETTO DEL NEMICO / UN VERO SOLDATO NON PARLA COME PRIEBKE / E il suo avvocato non fa solo l’avvocato, gestisce un simbolo di ieri per gli estremisti dell’Europa di oggi

Forse un grazie agli italiani che lo hanno ignorato e non gliela hanno fatta pagare avrebbe dovuto pronunziarlo anche un soldato, soprattutto un soldato. Ma non è vero che Priebke era un soldato. Ha detto, per esempio, “guai ai vinti” ben sapendo non lo poteva dire, perché ci sono vinti e vinti, e a lui è andata benissimo, prima in totale libertà in Argentina e poi, sino a cento anni, a passeggio per le strade di una delle più belle città del mondo che da vivo lo ha tollerato e, alla fine, attorno al suo feretro, ha lasciato pure che si radunasse una piccola tifoseria di sbaraccati mentali.
Dunque anche questa intervista-testamento rilasciata in una comoda biblioteca prova che la ferocia, che Priebke ha esercitato, a lui è stata risparmiata. Lo avessero preso i partigiani sarebbe stato fucilato: un colpo che sarebbe risuonato 335 volte, e sarebbe stato meglio per tutti, per i preti, i fascisti, gli antifascisti, il sindaco di Albano laziale, il prefetto di Roma …, insomma tutti quelli che non hanno saputo come trattarlo da morto. Da vivo sicuramente l’abbiamo trattato bene (e quindi male?).
Adesso dunque che lo abbiamo visto e sentito ancora parlare sappiamo che anche la retorica del gran soldato è falsa. In questo video Priebke si è travestito infatti da vecchio professore in pensione, imponente come un atleta, non piegato dalla “tragedia intima” delle vittime della sua ferocia che il suo orribile avvocato ha poi mandato in sovraimpressione. Sembrava uno studioso di Priebke e non Priebke, un Erodoto che parla di se stesso in chiave autoptica: “E’ stato terribile, ma non si poteva non farlo”, “i comunisti sapevano che i tedeschi avrebbero reagito”, “era stato scritto sui manifesti del fedmaresciallo Kesselring”, i comunisti insomma se la sono cercata, e intervistatore e intervistato avevano lo stesso codice, quello che chiama “terroristi” i partigiani: Banditen Zone.
E c’è pure l’astuzia di accusare i gap di avere ucciso soprattutto soldati italiani altoatesini e non tedeschi, come se fosse un aggravante per i partigiani di via Rasella, e un’attenuante per la rappresaglia. Il tentativo, come si vede, è quello di rovesciare le responsabilità gettando sugli attentatori, addirittura fratricidi, l’ignominia omicida. Insomma il possente soldato nazista truffava la storia come i peggiori furbetti italiani.
Alle sue spalle, tra i tanti libri, c’era, in bella evidenza, la Treccani che è il libro familiare a chi non ha familiarità con i libri, una scorciatoia, un trucco d’immagine per non fare pensare appunto ai 335 assassinati e al pentimento.
L’ammissione di colpa e la richiesta di perdono, la partecipazione al dolore” non sono state pronunziate ma soltanto scritte, a fine intervista, ed è molto diverso dire delle parole davanti a una telecamera, sapendo di essere guardati anche da chi è stato vittima di quella tragedia, e farle invece scorrere a caratteri digitali. Il pentimento così risulta due volte finto. Mancano il timore e il tremore della voce, manca l’emozione, manca l’anima. E quella parola “condoglianze”, che pronunziata mette in imbarazzo chiunque, perché si articola con un bisbiglio accompagnato da gesti misurati e veloci che sono intermittenze del cuore, scritta è risultata più insignificante dei titoli di coda, più sbrigativa delle avvertenze sugli effetti collaterali dei medicinali.
Ma c’è di più. Il pentimento scritto, che sa di posticcia aggiunta dell’ abile e fanatico avvocato, non è stato mandato in sovraimpressione in onore delle vittime del vecchio nazismo ma a conforto dei seguaci del nuovo nazismo. E’ vero che in Italia sono solo bande di sciamannati, ma i neonazisti sono uno dei pericoli dell’Europa, di nuovo impoverita e spaventata, come dimostrano l’Alba Dorata in Grecia (18 per cento) e lo Iobbik in Ungheria (16 per cento), e anche i nazionalisti xenofobi: lo Sd in Svezia (5,7), i Veri finlandesi (19,1), il Pvv olandese (terza forza politica con 22 seggi) , la Nuova alleanza fiamminga in Belgio (primo partito nelle Fiandre), il Partito del popolo in Danimarca (13 per cento), il Partito del Progresso in Norvegia, che sta trattando un’alleanza di governo con i Conservatori, e ovviamente Marine Le Pen il cui successo in Francia è trionfale.
Solo un pentimento pronunziato da Priebke con gli accenti della verità avrebbe spezzato il legame tra il simbolo del nazismo di ieri e i seguaci del neonazismo e dell’ultranazionalismo di oggi. Quella sovrimpressione finale invece intorbida, tiene alta l’attenzione sul simbolo e sulla retorica miserabile del soldato d’acciaio, dello sguardo vincente del perdente, di chi si sente addosso la storia, quella sciocchezza dell’onore militare di Priebke dritto come un fuso. Vedrete che arriveranno nuove lettere, documenti, postille al testamento, testimonianze sempre più manipolate dall’avvocato suggeritore, altre medaglie-patacca all’onore militare di un assassino efferato.
L’onore militare non consiste nel dire “ne ho ammazzati cinque in più, ma non è questo il problema”. La verità e che persino allora c’era una differenza tra un nazista e un militare, tra la SS Priebke e un vero soldato, come il fallito attentato a Hitler del colonnello von Stauffenberg illustra alla perfezione: l’ operazione Valchiria , sia pure tardivamente, salvò l’onore perduto della Wehrmacht.
L’onore del soldato inglese, americano, francese, italiano…: l’onore militare è il rispetto del nemico. Priebke lo ha avuto solo per stesso.
E chi vede il video-testamento divulgato ieri ne trattiene soprattutto due impressioni: non solo Priebke non conosce il pentimento ma non si rifugia nemmeno nel dubbio e, centenario, rifarebbe tutto, adesso e qui, in nome della disciplina, del mantra dell’obbedienza agli ordini, della cieca fedeltà al Fhürer, sessanta anni dopo la fine della seconda guerra mondiale: un mostro lucidissimo. La seconda impressione di repulsione la offre quell’avvocato, che non difende più un cliente ma lavora per legittimare, tenendo alto il simbolo Priebke, i nazisti del duemila

7 thoughts on “L’ONORE MILITARE E’ IL RISPETTO DEL NEMICO / UN VERO SOLDATO NON PARLA COME PRIEBKE / E il suo avvocato non fa solo l’avvocato, gestisce un simbolo di ieri per gli estremisti dell’Europa di oggi

  1. Roberto Falasca

    Cos’è questo arrampicar di specchi Merlo? Si senta fortunato di esser nato in u’epoca in cui persone come lei, prive di valori e squallidi untori con finte morali confezionate su misura dai “vincitori”, possono impunemente condizionare le deboli menti di chi la legge. Nomen omen, rifletta Merlo!
    Roberto Falasca

    P.S. E’ la Convenzione di Ginevra che equipara, giustamente, i partigiani ai banditi della peggior specie. (Se vuoi combattere indossa una divisa).
    Sempre dalla Convenzione di Ginevra legittima la rappresaglia proprio per contrastare atti immorali da parte dei civili. Ne hanno fatto uso nelle zone occupate, tutti gli eserciti del mondo.

  2. Luigi Altea

    Caro dott. Merlo, grazie per questo bellissimo articolo, come sempre profondo e pertinente.
    Io trovo anche sconcertante che i dispotici Numi abbiano consentito a tanto criminale, di morire a cent’anni sul suo letto, di una immeritata morte naturale.

  3. Angelo Libranti

    Francesco Merlo, classe 1951, era destinato a maturare nel 1968 nella stagione giusta per formare la sua sinistra personalità. Probabilmente ha saltato il servizio di leva e non sa nulla, non può sapere, di onore militare, sentimento completamente sconosciuto alla sua cognizione etica. Almeno stesse zitto, no, pontifica di rispetto per il nemico. Caso mai il rispetto verso il nemico viene dopo la battaglia, se si è battuto bene.
    L’onore militare, caro Merlo, è il rispetto dei regolamenti, degli ordini in funzione della gerarchia, la cultura consapevole di aver fatto il proprio dovere, comunque e dovunque, nel supremo interesse della Patria. Si, patria, cos’è’ ? Chiedere alle nuove generazioni. Oggi l’Onore della Patria è come la pelle dei coglioni; si stringe o si allunga secondo la temperatura esterna, in funzione della “Pace”. Pace, quanti delitti si compiono sotto la tua copertura. Attualmente per il mondo ci sono numerose “missioni di pace”, alle quali partecipa pure l’Italia. I morti ammazzati, però, ci sono sempre, per bombardamenti, per agguati, per rappresaglia, e nessuno si pone il problema di “rispettare il nemico”, mentre il soldato che torna a casa è fiero di aver fatto “il proprio dovere”, assolvendo la coscienza dai delitti commessi.
    Le circostanze che produssero i Priebke, i Moranino, i “Giacca” e tanti altri rimasti anonimi, ai quali fa riferimento Merlo, sono un autentico florilegio alla bassa “macelleria messicana”, tanto per usare un termine passato alla storia, solo che a settanta anni di distanza si distinguono i macellai buoni da premiare con la medaglia d’oro ed i macellai cattivi degni dello sputo democratico.
    Che poi Priebke sia stato un macellaio nel senso tecnico del termine, è tutto da dimostrare. Nell’ultimo conflitto mondiale un capitano decideva la sorte di un plotone nel rispetto della consegna ricevuta e non poteva certo decidere l’autorizzazione ad una rappresaglia. Per sua stessa dichiarazione uccise uno o due martiri alle fosse ardeatine, perchè così gli fu ordinato per supportare i soldati che eseguivano l’eccidio, per il resto non si sa nulla. Non frequentava via Tasso, nè fu coinvolto con le bande dei Koch o dei Carità.
    Certamente provocano fastidio certi atteggiamenti supponenti al limite del disprezzo, consideriamo però lo stato d’animo di chi, assolto nel 1948 (a botta calda) perchè “non colpevole” e poi nel 1996 per prescrizione, si è visto poi condannare per tacitare gli ebrei che, con un colpo di mano, non gli permisero di uscire dal Tribunale che lo aveva mandato assolto.
    Questi sono i problemi, caro Merlo, la certezza del diritto, da noi ignorata e che ci procura multe dalla Comunità europea e spernacchiamenti in tutto il mondo.
    Vorrei ricordare che alcune famiglie di vittime delle Fosse Ardeatine hanno mantenuto buoni rapporti con Priebke, considerando la sua, una vicenda di guerra nella quale è difficile separare i buoni dai cattivi e tutti sono accomunati da una sorte crudele.
    Altro discorso chi specula intorno al personaggio, gestendolo ad arte e mostrandolo, lui o la sua immagine, come la madonna pellegrina, non rendendosi conto di non rendere alcun contributo alla storia ed al personaggio stesso.

  4. Francesco Isola

    La IV convenzione di Ginevra del 1949 recita all’Art. 33:
    Nessuna persona protetta può essere punita per un’infrazione che non ha commesso personalmente. Le pene collettive, come pure qualsiasi misura d’intimidazione o di terrorismo, sono vietate.
    È proibito il saccheggio.
    Sono proibite le misure di rappresaglia nei confronti delle persone protette e dei loro beni.

    Vorrei sapere dal commentatore a quale convenzione si riferisce, che consente (o consentiva) di fucilare civili inermi, non colpevoli di niente.

    1. volty

      ;«« La IV convenzione di Ginevra del 1949 recita all’Art. 33: »»>

      «« Vorrei sapere dal commentatore a quale convenzione si riferisce, che consente (o consentiva) di fucilare civili inermi, non colpevoli di niente. »»

      Qualcosa mi dice che Libranti non si riferisca alla V convenzione di Atene del 2030, con la quale, se tutto va per il meglio (crisi finanziarie, greci e quant’altro), sarà proibito non comperare gelato ai bambini.

      « Da vecchio soldato, e sia pure di un Esercito molto diverso dal Suo, so benissimo che Lei non poteva fare nulla di diverso da ciò che ha fatto. […] Il processo si dovrebbe fare alle aberrazioni dei totalitarismi e a certe leggi di guerra che imponevano la rappresaglia. Certo: lei, Priebke, poteva non eseguire l’ordine, e in pratica suicidarsi. Questo avrebbe fatto di lei un martire. Invece, quell’ordine lo eseguì. Ma questo non fa di lei un criminale. »
      (Indro Montanelli, da una lettera dell’aprile 1996 [13])

      Mi dica adesso, lei, a quali leggi di guerra, di quale convenzione, si riferisce, con questa, Montanelli?

      p.s.
      Le do un aiutino: non si riferiva a quella del ’49 poiché parla di dei tristi fatti che precedono l’anno ’49.

    2. volty

      ;«« La IV convenzione di Ginevra del 1949 recita all’Art. 33: »»

      «« Vorrei sapere dal commentatore a quale convenzione si riferisce, che consente (o consentiva) di fucilare civili inermi, non colpevoli di niente. »»

      Qualcosa mi dice che Libranti non si riferisca alla V convenzione di Atene del 2030, con la quale, se tutto va per il meglio (crisi finanziarie, greci e quant’altro), sarà proibito non comperare gelato ai bambini.

      « Da vecchio soldato, e sia pure di un Esercito molto diverso dal Suo, so benissimo che Lei non poteva fare nulla di diverso da ciò che ha fatto. […] Il processo si dovrebbe fare alle aberrazioni dei totalitarismi e a certe leggi di guerra che imponevano la rappresaglia. Certo: lei, Priebke, poteva non eseguire l’ordine, e in pratica suicidarsi. Questo avrebbe fatto di lei un martire. Invece, quell’ordine lo eseguì. Ma questo non fa di lei un criminale. »
      (Indro Montanelli, da una lettera dell’aprile 1996 [13])

      Mi dica adesso, lei, a quali leggi di guerra, di quale convenzione, si riferisce, con questa, Montanelli?

      p.s.
      Le do un aiutino: non si riferiva a quella del ’49 poiché parla di dei tristi fatti che precedono l’anno ’49.

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