L’ultimo pasticcio del sindaco di Roma PEDALANDO SUL CURRICULUM

Aveva scelto come nuovo capo dei vigili urbani di Roma un ufficiale dei carabinieri che ha tre lauree ed è dunque ideale per un ufficio studi ma, come ha stabilito l’ avvocatura del Comune costringendolo perciò a dimettersi, non ha sufficienti titoli di comando. E con questo suo ultimo pasticcio, vedremo quanto comico, Ignazio Marino ha esaurito il credito che gli era dovuto perché è di sinistra e perché ha sconfito Alemanno. In un solo colpo infatti il sindaco ha ridicolizzato l’arma dei carabinieri, il corpo dei vigili urbani, il diritto amministrativo, la sapienza giuridica del capo di gabinetto, e per finire anche la parola curriculum sulla quale pedala più che sulla sua stucchevole bicicletta.
Venerdì scorso Marino ha dunque presentato alla stampa il colonnello dei carabinieri Oreste Liporace, scelto “tra 99 curricula” per “la straordinaria preparazione scolastica”. E si capsice che ad un amante dell’America come il sindaco ex chirurgo, che ha operato a Pittsburgh e a Filadelfia , un capo dei vigili urbani con tre lauree, un master, un diploma di consgliere giuridico e un’abilitazione come commercilsita, deve essere sembrato una specie di Clint Eastwood colto, uno sceriffo di pensiero e un professore di azione.
Convinti dunque di avere trovato l’ incrocio tra Norberto Bobbio e il generale Dalla Chiesa, il sindaco e i suoi uffici (tutti plurilaureati?) non si sono accorti che Liporace è colonnello dal gennaio scorso e dunque è dirigente solo da nove mesi e non dai cinque anni richiesti dal relgolamento e specificati dallo stesso Marino nel suo avviso pubblico, nella sua richiesta di curricula, che sono l’ossessione sua e dei grillini.
Ebbene, nonostante tutto, il nostro primo pensiero è stato: non impicchiamo il sindaco ai dettagli e agli eccessi della burocrazia. Tanto più che un ufficiale dei carabinieri poteva davvero essere una buona scelta per mettere ordine nel corpo dei 6300 pizzardoni romani che non sono solo la faccia bonaria di Roma, l’ autorità comprensiva che non fa mai paura, ma sono anche considerati, e magari a torto, come i campioni della piccola corruzione e del ricatto al mondo del commercio e dell’edilizia, sicuramente inefficienti nella gestione del traffico, spesso sbracati… E si capisce che c’ è molto pregiudzio, ma certo è duro immaginare il pizzardone come il piccolo eroe urbano che calma le risse, come la divisa sempre amica, anche se tutto è possibile dopo averli visti arrancare in biclietta dietro la bici del sindaco, fisicamenti co-stretti nel ruolo ancillare di ciclomoschettieri per la foto sui giornali. E vale la pena ricordare che la Panda rossa del sindaco, che abita in centro, è stata fotgrafata nel parcheggio del Senato, dove non doveva più stare.
Comunque è davvero bizzarro pensare a un carabiniere nella pelle di un vigile romano. E basta notare che nel cinema italiano, nonostante le barzellette, il carabiniere è stato reso famoso dall’eleganza di Vittorio De Sica menttre il viglie romano deve tutto alla goffagine di Alberto Sordi. E infatti nel film ‘Pane amore e gelosia’ quando il sindaco di Sorrento annunzia alla cittadinanza che “il maresciallo dei carabinieri in congedo Carotenuto cavaliere Antonio è il nuovo comandante delle guardie municipali”, Vittorio De Sica si tormenta per avere abbandonato la sua bella divisa carica di storia e avere indossato quella ben più modesta del vigile. E si vergogna al punto da farsi alla fine disegnare una uniforme tutta per lui. E quando la sua perpetuta in armi Tina Pica, carabiniera per affinità elettiva, gli da del “vigile!”, si mette a caccia di eufemismi e la corregge: “Metropolitano, prego”.
Certo, Vittorio De Sica non passava, come legittimamante sarebbe accaduto a Liporace, da un stipendio lordo annuo di circa 70mila euro a uno di 190mila.
Per la verità ci aspettavamo che il sindaco chiedesse scusa e ritirasse la candidtura di Liporace invece di sfidare i vigili urbani e legittimare le loro proteste sindacali, sino alla lettera giustamente indignata che gli hanno indirizzato ben 25 dirigenti. E certo l’Arma dei carabieneri non c’entra nulla, ma è sicuro che c’è stato ‘un richiamino’ ufficioso al colonnello che rimane un carabiniere, anche se aveva chiesto e non ancora ottenuto l’aspettativa dal ministero della difesa. E non si tratta qui di disciplina ma di opportunità e di eleganza militari. Si possono dare infatti le dimissioni anche da cariche non ancora ricoperte, basta dire “ringrazio, ma non mi presto”.
E invece Liporace si è intestardito: “non mi ritiro e che ognuno si prenda le sue reposabilita”. E mettendo a frutto i suoi blasonati diplomi si è applicato nel distinguere tra avviso e bando, ha spiegato che nessuno è parte offesa perché non c’è un secondo classificato visto che non c’è graduatoria, e che non si può dimettere se ancora non l’hanno nominato, anche se per la verità aveva già ordinato la tinteggiatura dell’ufficio dove ha fatto scaricare gli scatoloni del trasloco con le carte, le foto di famiglia e le sue cose più care.
Forse hanno ragione i carabinieri che, a differenza di Marino, sanno leggere i curricula e pensano che l’ abbondanza di dottrina, che è una rara maginficenza se la si sa impiegare, in genere corrisponde ad una mancanza operativa. Liporace ha comandato una compagnia impegnativa a Castellamare di Stabia e poi ha maturato i suoi meriti a Castelgandolfo e negli uffici del ministero della Difea e del comando generale dell’arma. Marino, che davvero non lo conosceva prima, lo aveva scelto tra 99 candidati tra i quali comandanti ed ex comandanti dei vigili urbani di Firenze, Torino, Forlì, il vicequestore Raffaele Clemente, l’ex pubblico ministero Carlo Lasperanza…
E’ dunque tempo di mettere in fila tutti i pasticci di demagogia di Marino, comprese le 75 assunzioni nello staff e nell’ufficio stampa e proprio mentre Rosario Crocetta in Sicilia licenziava i suoi 86 giornalisti. Marino giri pure in bicletta se gli piace prendere aria, ma sia meno goffo nella battaglia contro la minaccia del fallimento economico, cominci a fare qualcosa contro la sporcizia e il degrado del centro storico sempre più pittoresco terzo mondo, contro i finti centurioni e la mafia della cartellonistica abusiva che di nuovo ha invaso Roma come dimostrano ogni giorno le immagini messe in rete da www.romafaschifo.it. E si ricordi della manutenzione ordinaria e della povera gente che sempre più dorme per strada dentro i cartoni. L’inverno sta arrivando anche per lui: dopo aver svelato il sindaco macchietta sullo spalaneve potrebbe innevare di ridicolo anche il sindaco che pedala sui curricula.

9 thoughts on “L’ultimo pasticcio del sindaco di Roma PEDALANDO SUL CURRICULUM

    1. Alfonso Di Maio

      E’ sfuggito che il colonnello Liporace ha lasciato la stato maggiore dei CC perché indagato. Il fratello maggiore Pasquale Liporace, funzionario della Finmeccanica ed artefice di molte società, morto nel 2009, è stato il massimo protagonista dei caroselli fiscali della Finmeccanica e socio di fatto di tutte le società di Francesco Paolo Di Martino, usando come prestanome la sua amante Nikoleta Jassova, slovena di Breslavia. L’allora capitano Liporace diede l’avallo perché l’ex dirigente del CESIS Gen. CC Goffredo Mencagli conferisse al Di Martino un NOS riservato perché funzionasse da società subcartaria, ridicolizzata in ben 3 tramissioni di Report di Milena Gabanelli. Pasquale Liporace si è salvato solo per la sua morte, mentre il Di Martino è stato arrestato con OCC del 17.4.13. Del capitano CC della Compagnia dei CC Oreste, pure lui legato ad una amante, si ricordano le scorpacciate a sbafo a Vico Equense presso il ristorante del Bikini. Sono a disposizione per fornire tutta la documentazione ed il nome dei testi.

  1. manuela

    Chi scrive appartiene alla Polizia Locale di Roma Capitale…e forse più di tanti si è sentita coinvolta da questo bellissimo pezzo di realistico giornalismo…o meglio , di giornalismo fatto non di lecchinaggio ed adulazione. Assolutamente veritiera l’immagine del Sindaco marino (che non so perchè mi viene da scrivere in minuscolo) e delle sue ridicole, ignoranti azioni fatte solo d’immagini ingannevoli….la bici, sulla quale si vanta di girare con tanto di scorta (poveri i miei colleghi , io non potrei mai stare al loro posto) era già, sin dall’inizio, il primo sintomo di buffonaggine: giri in bicicletta? sei “ecologico”? ok…allora a che ti serve la scorta??? a salvaguardarti da cosa???? e poi: decidi di andare ad Ostia in piena estate?proclami a gran voce in anticipo che andrai in trenino? ok…allora perché non lo fai in orario mattutino di punta senza avvisare nessuno in modo tale che non ti facciano trovare una carrozza ad hoc (fatalità, ti capitò una carrozza che sul trenino Roma-Ostia non esiste: d’ultima generazione, con aria condizionata e senza cittadini a bordo se non gli appartenenti al tuo staff)… E ancora: signor sindaco…hai violato il diritto amministrativo, il Regolamento del Corpo, hai preso in giro tutti dando una fugace occhiata a quei 99 curricula senza approfondire…ed ora? figuraccia!!!! …per non parlare poi dell’ultima notizia: la tua pandina rossa rossa, parcheggiata in p.zza S. Luigi de’ Francesi nel parco auto riservato al Senato! ma signor sindacoooooo!!! Infine aggiungo: caro sindaco marino (non c’è niente da fare…..forse i tasti del maiuscolo sono guasti….), mi chiedo quando terminerà la tua campagna elettorale ed inizieranno i fatti? o sai solo proclamare a voce alta “venite a me clandestini, la città è vostra, prendetene e saccheggiatene quanto ne volete, tanto a me di Piazza di Spagna e Fontana di Trevi, del Colosseo e Piazza Navona me ne pò fregà de meno, io sono di Genova!!!”…..
    …Insomma possibile mai che la nostra città debba esser finita in mani così poco chiare e pulite, possibile mai che Roma non possa meritare di più? caro Francesco Merlo, se ne avessi la possibilità vorrei spiegarti bene quali e quante competenze ha la la Polizia Locale di Roma (già perché questa è la nostra denominazione, destinati anche a cambiare nome di volta in volta a seconda del gradimento delle classi politiche emergenti) , quali le numerose difficoltà, lacune, pecche ma anche professionalità acquisite…senza che nessuno (cittadini, politici o giornalisti) ne sappia qualcosa in più per poterla apprezzare, difendere e renderle il riconoscimento e la dignità che merita al pari (eh si, è proprio così) dell’Arma ed al di là dei più comuni stereotipi creati da film d’autori eccellenti si, ma anche di tutt’altri tempi…..
    A voi che, con pazienza, avete perso un po’ del vostro tempo a leggere e capire questa mia mail….saluti, Manuela.

  2. volty

    M’è venuta questa:
    Il prescelto fa parte dei fedeli nei secoli,
    chi lo scelse fa parte dei fedeli nei mesi (se ci va bene).
    :)

  3. Alessandro

    Senza entrare nel merito della questione della nomina, il maggior pregiudizio che esce da questo articolo è il suo nei confronti della stucchevole bicicletta, che lei, Merlo, nomina più volte con richiamo dispregiativo. Se lo faccia passare, se vuole entrare nel merito del degrado delle città – di Roma nello specifico. Una delle strade da percorrere per migliorarlo, è proprio quello di liberare le città dal traffico delle auto per restituirle alle persone. La bicicletta è un simbolo, uno dei rimedi, non l’unico rimedio, ovviamente. E l’ostilità che Lei mostra La pone lontana dal comprenderlo. La critica che si può opporre a Marino, in questo senso, è nell’essere ancora alla fase dei proclami, senza ancora avere posto pietre per qualcosa di concreto.

    1. volty

      «« La critica che si può opporre a Marino, in questo senso, è nell’essere ancora alla fase dei proclami, senza ancora avere posto pietre per qualcosa di concreto. »»

      Provi lei a posare delle pietre stando sempre su una BICICLETTA.
      Posare o PEDALARE – questo è il dilemma e problema.
      :)

  4. Paolo

    L’Oscar Pettinari, borgataro romano, impersonato da Verdone nell’omonino film, avrebbe esclamato

    TROPPO FORTE !!

    L’unica cosa positiva di questo chirurgo mancato nonchè “macaco” è stata quella di mandare a casa Aledanno anche se fu votato solo in quanto candidato del PD.
    Dopo questa ennesima figuraccia farebbe bene a dimettersi.

    Paolo

  5. Angelo Libranti

    Il Marino Ignazio si trova Sindaco di Roma, anzi, di Roma Capitale (che fa più fino), a sua insaputa. Alla vigilia delle elezioni si addormentò e si svegliò, dopo, nel lettone del Marchese del Grillo. “‘Ndo’ cazzo sto” disse guardandosi intorno mentre, al volo, capì di aver vinto un terno al lotto non rendendosi conto dell’onere troppo grande per le sue esili spalle.
    La colpa fu (o il merito secondo altre scuole di pensiero) di Bettini Goffredo, padre padrone dei diessini capitolini, in crisi di astinenza da potere.
    Ignazio non conosce Roma e i suoi problemi ma ha accettato l’impegno con entusiasmo credendo di riposare all’ombra del lavoro altrui. I risultati cominciano a vedersi perchè, lasciato solo, va incontro ad infortuni spiacevoli..
    Roma è una città particolare dove ci sono numerosissime deficienze e dove comandano determinate lobby e chi non si adegua corre il rischio di essere ridimensionato.
    Rutelli volle sfidare la categoria dei “monnezzari”e ne uscì scornato; le strade sono, da sempre, coperte da rifiuti e non c’è Sindaco, di destra o di sinistra, che riesca a far lavorare i netturbini secondo necessità. Discorso a parte i chiusini e le caditoie lungo le strade urbane, perennemente otturate. Screpolature e buche sulla pavimentazione, invece, fanno parte di antiche trascuratezze. L’accattonaggio e la presenza di venditori ambulanti non autorizzati completano il singolare arredo urbano.
    Altra benemerita lobby sono i vigili urbani, volgarmente detti “pizzardoni” ex guardie municipali. Responsabili delle manchevolezze sopra descritte, si distinguono per l’assenza, in caso di bisogno, e non si trovano mai quando c’è un ingorgo nel traffico o si deve liberare una macchina bloccata al parcheggio dai vandali della doppia fila. Numerosi marescialli in rapporto, ai semplici vigili, depongono a favore di una bella carriera e spiegano la loro scarsa presenza sul territorio. In compenso sono tanti i foglietti delle multe posti sotto i tergicristalli.
    Credo ci sia una punta di vigliaccheria in loro; non amano affrontare il cittadino per contestargli un’infrazione, qualsiasi essa sia, e preferiscono infierire in solitaria e senza contraddittorio.
    Ogni tanto qualcuno di loro viene portato al gabbio per concussione e ciò conferma come siano lasciati a se stessi, senza un controllo gerarchico.
    Figuriamoci se il chirurgo Ignazio Marino possa mettere riparo a questo andazzo non avendo, tra l’altro, “l’animus pugnandi” per imporre un suo qualsiasi modo di amministrare. Preferirà vivacchiare lasciando ad altri l’oneroso compito di governare Roma, come hanno già fatto in passato altri sindaci, in attesa quotidiana delle veline dalle “botteghe oscure”.

  6. Angelo Libranti

    Avevo dimenticato la lobby, potentissima, dell’ATAC, anch’essa un’isola felice nella quale è vietato metterci il naso, salvo l’implosione naturalmente.
    Non ce lo vedo l’Ignazio Marino alle prese con tutti questi problemi, molto più grandi della sua, pur simpatica, persona.
    Chi vivrà, vedrà.

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