Elogio delle social gaffe / GRAZIE TWITTER PERCHE’ SVELI L’ITALIA

GRAZIE Twitter, perché denudi il re. Grazie perché con la tua forma veloce e breve stai svelando l’Italia degli spiritosoni e dei pavoncelli. Grazie perché costringi i nostri piccoli savonarola ad uscire dal nascondiglio del discorso lungo e sedimentato e a mostrare in 140 battute la loro verità di miserabili e di violenti.Grazie social network perché siete la nostra finestra sul cortile- Italia dove, come le lavandaie di una volta, tutti sbraitano contro il prossimo: colleghi, avversari, nemici, amici e mariti persino. Grazie Twitter perché è uno spasso leggere le 140 battute dei giornalisti che si autocelebrano o litigano tra loro scrivendo quel che mai oserebbero sui propri blasonati giornali.
E però sarebbe un errore grave credere che Twitter sia soltanto lo sfogatoio dei più rozzi e pesanti sapori della vita. Il mezzo di comunicazione a cui di più i social network somigliano sono i pizzini di Provenzano, ai quali infatti dobbiamo più verità che alle intercettazioni e alle confessioni dei pentiti. E come i pizzini anche i tweet inchiodano e forse perché erano tweet anche i dieci comandamenti.
E infatti Facebook ha inchiodato Gianlugi Piras il quale, prima di dimettersi dai suoi incarichi nel Pd sardo, aveva tentato la difesa del «ma io volevo dire » che è la vecchia balbuzie degli studenti asini di una volta: “Don Sturzo è nato a Caltanissetta”. “Guardi che è nato a Caltagirone”. “Ah, ecco, io volevo dire…”. E perché non l’ha detto? E se Piras non voleva dire “Isinbayeva, per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza” perché l’ha detto?
È vero che l’invito allo stupro era già stata vomitato dalla leghista Valandro contro la nostra ministra per l’Integrazione, la signora Kyenge. E però, diciamo la verità, lì non c’era stato alcun disvelamento ma, al contrario, una conferma. I leghisti sono razzisti e da troppo tempo ormai esprimono il loro odio con tutti i mezzi, scritti e orali, con il dito medio o, come il vicepresidente del Senato Calderoli, dicendo che la Kyenge “ha le sembianze dell’orango”, o addirittura promulgando leggi terribili contro gli immigrati che ci hanno fatto vergognare di essere italiani.
E invece la parola stupro evocata contro una donna da un giovane del Pd, per giunta impegnato nei diritti civili, è molto più scandalosa anche se meno grave in assoluto. E va da sé che non dimostra che Piras è uno stupratore potenziale, ma che il suo linguaggio, e dunque il suo immaginario punitivo, sono andati a male, forse per contagio leghista o forse per autointossicazione.
Grazie Twitter, dunque, che sei lo scontrino fiscale del linguaggio italiano. Il famoso cinguettio di esordio di Mario Monti, “Un attimo… 100.007 follower. Wow!!” subito accompagnato dall’uso dell’emoticon ci rivelò – ricordate?- che l’allora osannato presidente del Consiglio, il tecnico sobrio e discreto, era già affetto da quella goffa vanità politica che purtroppo lo avrebbe presto sopraffatto.
Il tweet non è un gioco ma è la forma moderna della comunicazione, del pensiero breve che ovviamente può anche avere il respiro lungo. Il tweet è come il telefono portatile, l’iPod, la video clip, la e-mail, il rap, gli slogan pubblicitari, il blob, la cartellonistica, lo zapping, i sondaggi, la tv digitale e interattiva, il chat telematico, gli spot, i frontespizi d’autore, le retrocopertine.
Anche Dolce e Gabbana per esempio, che pure hanno tutto il diritto di criticare il Comune di Milano, costretti a misurarsi con il tempo reale e con la scrittura breve, hanno cinguettato: «Comune di Milano, fate schifo» che è uno spasmo lessicale. La scorciatoia della parolaccia infatti non solo non marca la distanza ma al contrario coinvolge emotivamente e rivela chi insulta molto più di chi è insultato.
Come abbiamo sempre scritto, gli insulti volgari di Grillo sul suo blog sono l’esempio peggiore del linguaggio italiano andato a male, ma il web è ovviamente innocente anche se lo ha svelato come il leader del turpiloquio che è una malattia diffusa, un mal di parola tipico di un paese in decadenza. Del resto con un tweet l’allora portavoce del Quirinale Pasquale Cascella ci svelò un Grillo educato che è un’epifania, una rivelazione shocking quanto la parola stupro in bocca al dirigente del Pd: “Alla fine Grillo disse al presidente: non la chiamerò più Morfeo. Non aveva nemmeno l’idea di che pasta fosse Napolitano”.
Grazie Twitter, che misuri gli uomini e li spieghi meglio di un diario. Matteo Renzi, per esempio, è sicuramente una risorsa per la sinistra e per il paese ma questo campione del pensiero sincopato si perde nel modernismo e abusa dell’inglese che è il vizio italiano tipico di chi poi lo parla male. Sembra la Minetti nell’esilarante parodia – anzi parody- che ne fa Virginia Raffaele. Ecco dunque Matt Renzy su Twitter: “ho scritto la e-news”, “l’Italia può diventare la più bella startup”, “in Palazzo Vecchio per presentare il masterplan”, “oggi si lavora sulla smartcity”, “buon thinkingday”, “standby degli spalaneve”, “f-light il festival delle luci di Firenze”, “facciamo un workshop”.
In Italia c’è l’idea che siamo tutti Flaiano e tutti Longanesi i cui famosi aforismi rimangono gli idealtipi del Twitter nazionale. Ne ricordo qui alcuni a casaccio: “Ho poche idee ma confuse”, “tutto quello che non so l’ho imparato a scuola”, “le onorificenze non basta rifiutarle bisogna anche non meritarle”, “ho opinioni che non condivido”, “tengo famiglia”,”l’italiano è un buono a nulla ma capace di tutto”, “veterani si nasce”, “oggi il cretino è specializzato”, “eppure è vero anche il contrario”, “l’intellettuale è un signore che si fa rilegare i libri che non ha letto”.
Ecco, giudicate voi quanto valgono gli epigoni su Twitter.
L’onorevole Boccia per un intervento in Parlamento o per un talk show si sarebbe informato sugli F35. Twitter non gliene ha lasciato il tempo e lo ha dunque liberato al naturale: “In sostanza cara @crialicata non si tratta di fare guerre, con gli elicotteri si spengono incendi, trasportano malati, salvano vite umane”. Ma gli F35 sono caccia e non elicotteri.
Immediate le reazioni sapute, spesso peggiori del tweet di Boccia. Eccone una: “Ma Francesco Boccia è un fenomenoooo… “. Ancora più triste quest’altra perché coinvolge la moglie di Boccia che è ministro dell’Agricoltura: “Per Boccia gli F35 sono degli elicotteri. Speriamo che per la De Girolamo i pomodori non siano ciliegie”.
Certo, gli strafalcioni sono strafalcioni ma i tweet sugli strafalcioni non fanno ridere, non sono ironici e meno che mai sono eleganti. E a volte i tweet valgono più dei retroscena dei giornali. Così Sallusti rinfaccia ad Alfano una finta solidarietà: “Grazie per un comunicato. Le libertà sono cose da ufficio stampa. Mettere la faccia è troppo? Urlare è eccessivo? Bastava telefonata”.
E le liti? Cinguetta Sabina Guzzanti: “Ogni tanto passo su Fiorello, noiosissimo”. Replica Fiorello che pure qualche volta in tv è spiritoso (mai su Twitter): “Rosiconaaa!!!” con tre ‘a’ e tre punti esclamativi che nel linguaggio dei social network è l’ urlo, la sguaiataggine, il rimbalzo dell’insulto che – grazie, Twitter – torna sempre al mittente.

11 thoughts on “Elogio delle social gaffe / GRAZIE TWITTER PERCHE’ SVELI L’ITALIA

  1. beniamino gigli

    Naturalmente il nostro ammirato autore avrebbe voluto scrivere Licantropo, ma è stato distratto da una telefonata che gli ha interrotto il pezzo.
    Con affetto B.G.

  2. Elena

    “””E se Piras non voleva dire “Isinbayeva, per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza” perché l’ha detto?”””

    Perché NON l’ha detto. Ovvero le sue parole sono state:
    “””“Isinbayeva, per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza. Poi magari domani ci ripenso. Magari mi fraintendono”.”””

    Ha voluto usare una frase per criticare la Isinbayeva che prima aveva detto una cosa e poi, dopo le polemiche accese, l’aveva rettificata dicendo che era stata fraintesa (mi ricorda qualcuno!)

    Questo solo per dovere di cronaca: tutti i giornali, come lei, hanno ripreso il commento troncando le due frasi successive. Se si legge il commento intero, il senso cambia notevolmente.
    Piras non ha certo bisogno di essere difeso da me: ha fatto una colossale cavolata ma se ne è anche assunto tutta la responsabilità.

    Condivido però il giudizio di Luca Bottura: “”avrebbe potuto usare qualunque altra iperbole (il punto era: dico un’enormità, tanto poi posso dire di essere stato frainteso come ha fatto la isimbaeva) ma ha usato la più irricevibile e non negoziabile, appunto lo stupro. resosi conto del disastro, invece di trincerarsi dietro il fraintendimento – alla calderoli, per dire – si è assunto tutte le responsbilità, ha chiesto perdono e si è dimesso da tutto. non cancella l’errore, ma gli restituisce dignità. in questo paese nessuno riconosce i propri disastri e nessuno si dimette mai. “”

  3. volty

    Se si legge il commento intero, il senso cambia notevolmente.

    Il senso cambia in che senso? Qual è il senso dell’intero commento? In che cosa consiste la mutazione del senso?

    Mi astengo dal farle un esempio, analogo …

  4. volty

    Come abbiamo sempre scritto, gli insulti volgari di Grillo sul suo blog sono l’esempio peggiore del linguaggio italiano andato a male,

    Al contrario! Gli insulti, qualora trovati volgari (cioè ad insindacabile giudizio di ciascuno), sono tali in reazione al linguaggio andato a male per colpa dei pedantoni della retorica.
    Il volgare diventa nobile quando contrapposto all’infinita retorica, intorno al nulla, e sul nulla, che rode le ossa.

    <Pasquale Villari – storico e politico>
    «Bisognerà che l’Italia cominci col persuadersi che c’è nel seno della nazione stessa un nemico più potente dell’Austria, ed è la nostra colossale ignoranza, sono le moltitudini analfabete, i burocrati macchine, i professori ignoranti, i politici bambini, i generali incapaci, l’operaio inesperto, l’agricoltore patriarcale e la retorica che ci rode le ossa».

    Scindere, scindere, scindere: quel che si dice da come lo si dice. Vogliamo mettere a confronto quel che viene comunicato dalla volgarità di Grillo e dai pedanti linguaggi di, p.e., D’Alema, D’Arcais … (e mi fermo).

    ma il web è ovviamente innocente anche se lo ha svelato come il leader del turpiloquio che è una malattia diffusa, un mal di parola tipico di un paese in decadenza.

    E a che cosa è dovuta la decadenza? Vedi interi Tg senza imparare qualcosa. Leggi interi giornali per avere la testa ancor più confusa. A sto punto dico che il turpiloquio è una (sana) reazione alla decadenza indotta dalla verbale eccedenza.

  5. katia

    “l’italiano è un buono a nulla ma capace di tutto”
    Questa frase fa paura per la sua veridicità, soprattutto perché sembra che ci siamo tutti incattiviti e spesso il web e i social network sono il megafono dello scherno, della risata derisoria che è sempre una forma di violenza e aggressività.

  6. volty

    Matt Renzy su Twitter: … “buon thinkingday”,

    Lo iRenzy mi ricorda, in particolare con questo suo «thinkingday» of «little thoughts of the little shiny led altar boy», The performance of Formigoni & his altar boys.

    Thinkingday? I “think” and think that it would be nicer to have a thanksgiving day with a nice smiling turkey called iRenzy. :)

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