Chiedere la Grazia è ammettere la colpa / DA UNTO DEL SIGNORE A MIRACOLATO DI NAPOLITANO?

Da unto del Signore a miracolato di Napolitano? L’istinto gli dice che chiedere la grazia non sarebbe umiltà, ma umiliazione. La furbizia invece gliela suggerisce come ultima spiaggia. In questo dilemma che non è da dramma dostoevskiano ma da espediente truffaldino, Berlusconi degrada anche il nobile istituto della Grazia. I suoi delitti e la sua pretesa estortiva fanno di un valore laico e religioso una merce politica, ‘reificata’ direbbe Marx, una miseria nel mercato dei partiti, un altro privilegio di casta
“Ci sta pensando” dicono i suoi fedelissimi. “La chiederà” annunzia il suo avvocato e viene subito costretto a smentire. Berlusconi infatti la vorrebbe ma solo se mascherata da quarto grado di giudizio, riparazione di un torto, come gli suggeriscono la Santanché e Verdini, Cicchito e Alfano, sia i falchi e sia le colombe che pretendono di gestire la grazia come la presidenza di un ente pubblico, le nomine in un’ impresa a partecipazione statale, la direzione del Tg1, un investimento da sottoporre alla solita contabilità politica.
E però il vecchio impresario di spettacolo, pur acciaccato e mal ridotto, capisce ancora benissimo che, questa volta, neppure il fracasso dei suoi giornali e delle sue tv riuscirebbe a coprire la potenza evocativa della richiesta di grazia del condannato Berlusconi Silvio all’ultimo comunista, al più longevo discendente di Amendola e Togliatti, una Canossa che farebbe il giro del mondo, un po’ come l’immagine della statua di Saddam abbattuta dalla democrazia finalmente vincente.
La grazia, concessa o negata che sia, è un atto unilaterale, gratuito per sua natura, che non può essere deciso da un consiglio di amministrazione bipartisan governato da Enrico Letta e Angelino Alfano. La grazia non è una larga intesa ma al contrario un piccolo grande gesto che il capo dello stato compie con il minimo di pubblicità possibile perché è pudore, è discrezione, è sovranità che si esprime in atti minimi, è forza che compatisce e non punisce. La grazia sostituisce alla violenza della pena l’energia della compassione.
Ecco perché Berlusconi non si decide e ancora non cede a tutti i gregari che hanno comunque bisogno di un capo. Berlusconi non vuole essere il loro capo per concessione, per grazia ricevuta da Napolitano.
Come si vede, chiunque la chieda al suo posto, la domanda di grazia sarebbe per lui una resa politica e un’ammissione di colpa, un riconoscimento della sentenza che, ribadita in tre gradi di giudizio, per qualsiasi altro italiano è la più basilare ovvietà dello Stato di diritto. E invece Berlusconi la denunzia come un ciclopico complotto della magistratura. E dunque non può chiedere la grazia al capo di quella magistratura.
E va da sé che non chiedere la grazia non significa essere innocenti, ma solo non riconoscere il codice che ti ha condannato. Berlusconi non lo riconosce, lo combatte, lo considera una variante della battaglia politica, una continuazione della politica con altri mezzi.
Perciò sfugge a Gianni Letta, si dispera al telefono con Cicchitto, raffredda le divampanti spavalderie del Giornale e di Libero, si rimpicciolisce nell’angolo davanti agli incitamenti di Giuliano Ferrara e alle tenere pressioni della famiglia. Non perché è uno statista ma perché al contrario l’ha combinata così grossa che non ne esce neppure con la grazia, che anzi gli suona come un’altra disgrazia.
D’altra parte in Italia c’e’ una folla di colpevoli che ogni giorno chiede e non ottiene la grazia. Tra loro ci sono delinquenti meno delinquenti di Berlusconi e altri che lo sono di più ,ma che stanno davvero in galera. Solo i giornali della casa si comportano come se Berlusconi stesse per essere rinchiuso ad Alcatraz, come se non fosse stato condannato per un’accertata frode allo Stato, come se non avesse davanti i domiciliari ad Arcore o l’assegnazione ai servizi sociali, come se non gli fosse stata assicurata anche l’agibilità politica mentre sconterà la pena, come se fosse il conte di Montecristo, ingiustamente e vilmente segregato tra i topi, a contatto diretto col bugliolo e i fetori, le cimici, i pidocchi, la barba lunga e il cerone che cola sul lifting disfatto.
C’è infine nella sua tormentata indecisione, nel suo tentennare tra “la chiedo” e “non la chiedo” l’essenza stessa del berlusconismo, la natura profonda di Silvio Berlusconi che non può neppure immaginare di non ottenere quel che chiede, abituato com’è ad avere e a comprare tutto, anche le donne, il consenso e l’obbedienza.
Berlusconi si trova per la prima volta nella condizione di subire un rifiuto.
Non c’è infatti nessun Gianni Letta e nessuna responsabile politica delle larghe intese che possa garantirgli il favore di Napolitano. Anzi, se possiamo azzardare una previsione è molto probabile che Napolitano non ceda, neppure per stanchezza.
E certo non per paura dei soliti esagitati che già lo destinano all’ impeachment. La verità è che Berlusconi vuole la grazia prima ancora di chiederla, a garanzia della stabilità politica. Vuole vincere la partita prima di giocarla. Vuole, come al solito, comprare il risultato.
E più si muove Gianni Letta con la sua felpata agitazione meno probabilità ci sono di ottenere una grazia che diventerebbe non solo la vittoria del ricatto ma anche il trionfo del peggiore politichese di corridoio, di una improponibile diplomazia dell’ impunità che più lavora nell’ombra più toglie grazia all’istituto della Grazia. E sarebbe anche il premio ai giornalisti della casa che si esibiscono in esegesi dottrinaria cavillando come esperti di retorica forense sulla giurisprudenza delle prerogative del capo dello Stato e intanto incitano alle passioni di piazza e alle fiamme dell’anima per difendere non il Dreyfus italiano ma la frode fiscale. E segnerebbe ancora la rinascita dei giustizialisti a quattro un soldo, quelli appunto che minacciano preventivamente il capo dello stato, il giustizialismo demagogico che sogna la grazia a Berlusconi più di Berlusconi stesso.
Rimane la sofferenza che Berlusconi sta esibendo, quella sua maschera di vecchio tormentato, curvo e appesantito dal tempo e dagli stravizi. Ebbene quel suo corpo dolente che chiede grazia da un parte ti chiama alla pietà e dall’ altra ti indurisce. Più vorresti aiutarlo, più ti incupisce e ti inquieta perché nella sua decadenza fisica c’ è tutta la pessima esperienza dell’illegalità al potere, lo sbrindellamento dello Stato degli ultimi venti anni.

11 thoughts on “Chiedere la Grazia è ammettere la colpa / DA UNTO DEL SIGNORE A MIRACOLATO DI NAPOLITANO?

  1. Daniela Scocciolini

    Grande Merlo grande Francesco! L’ articolo di oggi è sublime per concetti forma sintassi del pensiero e delle parole. Un epigono di Sallustio Tacito Lucano. La mia stima più grande che nasce da una totale condivisione dei contenuti e da un’ammiraziione sconfinata per la grandiosità tragica della forma.
    Daniela Scocciolini

    Inviato da iPhone
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  2. paolo

    E’ incommensurabile il refrigerio , l’ondata di fresco che i suoi articoli danno al mio intelletto . Le auguro

    una serena giornata di Ferragosto. Paolo

  3. Dino Buzzetti

    Ho apprezzato, come sempre, il Suo articolo, salvo questa affermazione: “la statua di Saddam abbattuta dalla democrazia finalmente vincente”. Ha veramente vinto la democrazia in Iraq ? ha vinto davvero la democrazia, con le autobombe che quasi quotidianamente fanno stragi ? il discorso sarebbe lungo, ma la mia riserva dovrebbe essere sufficientemente chiara.

  4. Laura Grazia Miceli

    In tempi,quali gli attuali, dove viene praticato un subdolo sotterraneo lavaggio del cervello, dove , talvolta, ci si trova a dubitare del Diritto – quando si esprime con labirintici giri di parole e di pensiero, la certezza che si può e si deve trovare una via di uscita per certificare la “agibilità politica” di un cittadino italiano che ha infranto la legge ed è stato condannato in via definitiva – l’analisi che si evince dal suo articolo, è rassicurante. Sì, le nostre certezze scosse dai numerosi chiacchericci di certe trasmissioni tv ( anche le meglio intenzionate) permangono : non siamo “rancorosi”, non siamo “giustizialisti” , come siamo stati definiti, e il fatto che nove milioni di italiani vogliono ripulito il loro leader, ci conferma che la democrazia esiste ed esiste anche una libertà di espressione. Noi apparteniamo all’altra larga fetta di italiani che non vogliono per leader un individuo condannato in via definitiva e siamo lieti di essere riusciti a sopravvivere a questo lavaggio del cervello che vorrebbe un basso scambio per assicurare la continuità di un governo.
    Anche questo ritornello fa parte di un certo tipo di miscelatura di argomenti. Ma questo è un altro discorso. Con la stima di sempr

  5. Laura Grazia Miceli

    In tempi,quali gli attuali, dove viene praticato un subdolo sotterraneo lavaggio del cervello, dove , talvolta, ci si trova a dubitare del Diritto – quando si esprime con labirintici giri di parole e di pensiero, la certezza che si può e si deve trovare una via di uscita per certificare la “agibilità politica” di un cittadino italiano che ha infranto la legge ed è stato condannato in via definitiva – l’analisi che si evince dal suo articolo, è rassicurante. Sì, le nostre certezze scosse dai numerosi chiacchericci di certe trasmissioni tv ( anche le meglio intenzionate) permangono : non siamo “rancorosi”, non siamo “giustizialisti” , come siamo stati definiti, e il fatto che nove milioni di italiani vogliono ripulito il loro leader, ci conferma che la democrazia esiste ed esiste anche una libertà di espressione. Noi apparteniamo all’altra larga fetta di italiani che non vogliono per leader un individuo condannato in via definitiva e siamo lieti di essere riusciti a sopravvivere a questo lavaggio del cervello che vorrebbe un basso scambio per assicurare la continuità di un governo.
    Anche questo ritornello fa parte di un certo tipo di miscelatura di argomenti. Ma questo è un altro discorso. Con la stima di sempre.

  6. giuseppe

    non ci sono parole: grande, fredda e lucida analisi.
    i giornali del cav. o meglio ex cav nonché gli onorevoli PDL continuano con la solita solfa che Berlusconi ha battuto tutti i record del numero di processi da quando nel ’94 decise di scendere in campo.
    penso che i giornalisti veramente liberi debbano , ancora una volta fare chiarezza e ribadire ciò che è causa e cosa è effetto e come si sono svolte cronologicamente le cose.
    cordiali saluti
    peppino

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