Il paragone con Craxi e Andreotti offende la storia d’Italia / NELLA SCENEGGIATA CON LA LACRIMA NON C’E’ LA GRANDEZZA DELLA POLITICA, NEPPURE DI QUELLA CRIMINALE

Ieri sera in tv abbiamo rivisto il vecchio attore che per non subire la pena cercava di far pena. Ed è vera pena. È stata infatti una sceneggiata con la lacrima, come il gorgonzola e i fichi. Con un videomessaggio ha mandato in onda il dramma simulato del ricco evasore che si fa povero e vittima e chiede aiuto al popolo che ha frodato. Ricordava lo Stanlio che per malafede piagnucola e si copre la testa con le mani per mitigare la durezza della scoppola di Ollio.

L’amico di Putin e di Gheddafi voleva, poverello, solidarietà perché ha rubato allo Stato, cioè agli italiani a cui si appella per fare la rivoluzione contro i giudici.

E il pop è diventato trash quando Berlusconi, seduto alla sua solita scrivania di rappresentanza, ha portato come prova regina del complotto della magistratura la conferma della stessa sentenza in primo, in secondo grado e in Cassazione. Prima ancora di un arretramento della civiltà c’è un arretramento della logica che fa del Berlusconi piangente un caso unico nella storia. Ieri sera con il video del dolore si è infatti impiccato ai suoi stessi sortilegi: il maestro della telecomunicazione è rimasto schiacciato dalla verità delle immagini, è diventato tutto quello che nei tempi felici esorcizzava, gonfio, acceso e fuori misura, ancora mattatore ma nel baraccone della finta pietà. E infatti non hanno condannato lo statista ma l’omuncolo.

La verità è che anche questa condanna non riesce ad essere drammatica, tutta dentro la piccineria del delinquente comune. Pure il caritatevole rinvio all’italiana della sua cacciata dalla politica non ha la grandiosità dello strazio di Craxi, non c’era lapietasche suscitò Forlani ripreso in tv con la bava alla bocca, neppure la complicità di un intero Stato come nel processo Andreotti, meno che mai la profondità di Gava che al carabiniere che pronunziava la formula di rito, «È lei Gava Antonio?», rispose: «Io ero, guagliò. Io ero».

La frode fiscale non rimanda infatti ai foschi destini di tanti politici italiani, all’oltraggio e alla tragedia di Piazzale Loreto, alla drammatica fuga e alla morte di Bettino ad Hammamet. Berlusconi ha rubato i soldi dello Stato, dunque nel suo Pantheon ci sono solo gli evasori truffatori, quel Felice Riva che fuggì a Beirut, i titolari dei conti segreti nei paradisi fiscali, e poi Callisto Tanzi, Ricucci, Coppola, i furbetti e i furboni, i manigoldi finanziari…. Non giganti sulle cui spalle giganteggia il nano, ma nani che nanizzano i giganti.

E il rinvio, che introduce una morbidezza “tecnica” nel peggio, è una invincibile pulsione italiana. Non è una scappatoia come le prescrizioni, le depenalizzazioni ad personam, i lodi e i legittimi impedimenti, ma è il punto debole più efficace per tentare nuove scappatoie. Sicuramente riduce le asperità, leviga le asprezze e permette alla politica di procedere nell’equivoco ancora per molti mesi.

Non ci sono precedenti nella storia d’Italia di un ex premier “arrestato” in villa. Il Tg1 ha pronunziato la parola “carcerazione”, ma nessuna delle sue mille case somiglia al bunker di Hitler né al Gran Sasso di Mussolini e neppure al modesto rifugio di Hammamet, dimore tragiche dove non giravano le patonze né i camerieri sotto forma di avvocati (e viceversa) e neppure i giornalisti a libro paga. Si capisce insomma che Berlusconi non è prenotato in una saga nibelungica ma in un carnevale estivo.

Ed è la prima volta che il telegiornale della Rai lo definisce ultrasettantenne. Cade dunque anche la finzione dell’eterna giovinezza, il lifting è stato strappato. E se chiedesse l’affidamento ai servizi sociali, come Forlani e come Previti, gli italiani vi troverebbero la barzelletta e tutti si eserciterebbero a immaginarlo assistito da una giovane badante marocchina, una fantesca giudiziaria, insomma un altro dei mille travestimenti orchestrati nella cantinetta: dopo la poliziotta con la manette, dopo la suorina, ecco la lap dance dei servizi sociali.

Abbiamo avuto Poggiolini e il suo puff pieno di danaro, un ministro della Sanità che bruciava le carte compromettenti dentro un pentolone, abbiamo avuto i terribili suicidi di Moroni, di Gardini, di Cagliari, abbiamo avuto la piramide di Panseca e il conto gabbietta del Pci, ma Berlusconi non riesce ad essere drammatico neppure nella solennità della Cassazione. Gli toglieranno il titolo di cavaliere ma resterà cummenda come nelle gag di Bramieri.

Eppure i suoi giornali hanno lungamente insistito nel reclutare tra gli antenati di Berlusconi i tanti protagonisti di quella politica criminale che è stata qualcosa di più grande, di più vasto e anche di più nobile della miserabile frode fiscale. Con il risultato che anche molti antiberlusconiani, vignettisti compresi, sono caduti nella trappola culturale di immaginare Craxi che dall’Aldilà vuole abbracciare il suo compare nell’Aldiquà.

Non è così. Nel caso di Berlusconi non solo la politica non è all’origine del crimine, ma è stata usata per legittimare il crimine, come fabbrica di impunità.

È vero che la storia del nostro Paese è, in gran parte, storia di criminalità politica, una lunghissima battaglia sui delitti e sulle pene, anche nella variante persecutoria. Scriveva il socialista Filippo Turati nel lontano 1882: “È nel delitto, in questa sciagurata materia che l’Italia ha un primato che non è quello sognato da Gioberti”. E nello stesso anno Pasquale Turiello, che militava nella Destra storica: “Mentre le altre nazioni sono rose dal nichilismo o dal socialismo, l’Italia è corrotta dalla terribile infermità del delitto politico”. Ma nessuno può seriamente credere all’autoproclamazione di Berlusconi come continuatore di Crispi e di Giolitti (“il ministro della malavita” lo chiamava Salvemini) o della Dc, che utilizzava il bandito Giuliano nella lotta di classe, e neppure dei protagonisti- vittime di Tangentopoli con i suoi crimini ma anche con le sue ingiustizie. Qui non c’è l’onore perduto della grande tradizione degli espatriati socialisti da Filippo Buonarroti ad Andrea Costa, Garibaldi, Salvemini, i fratelli Rosselli, Nenni… Qui il finale grottesco è la perfezionedell’inizio. E si capisce che davvero Berlusconi preferirebbe che dei forsennati lo trascinassero per strada e gli infliggessero qualche atroce supplizio, sceglierebbe lo scempio della folla invece di questo finalissimo da pirla. Patire, da sconfitto, una violenza, sarebbe il modo più sicuro per purificarsi, per farsi subito rimpiangere, per far credere agli italiani che era meglio tenersela cara quella loro abitudine, quel difetto nazionale, quel Cristo che andava protetto dagli squilibrati comunisti. Mal’Italia si limita a sghignazzare, a ridere, a disprezzare .

La frode fiscale, come del resto l’appropriazione indebita, la prostituzione minorile, la corruzione dei magistratiper impadronirsi della Mondadori, la corruzione del teste Mills…, non hanno nulla a che fare con la politica criminale che è una delle anime profonde di questo Paese di colpevoli che ha bisogno periodicamente di farsi cannibale e di sbranare un campione di colpevolezza. Al contrario Berlusconi ha tolto il senso politico anche al più politico dei delitti perché la compravendita dei parlamentari con denaro contante ha degradato persino il trasformismo in reato comune.

Non è dunque vero che questo è stato il processo del secolo, più spettacolare del processo Andreotti, e la sentenza di condanna, sostanzialmente uguale in ben tre gradi di giudizio, non è stata emessa a colpi di maggioranza parlamentare. Eppure per settimane hanno propalato l’idea che l’assoluzione avrebbe segnato il trionfo di Berlusconi ma solo la sua condanna ne avrebbe provocato l’apoteosi. E hanno cercato in tutte le maniere di trascinare nell’aula del Palazzaccio, e di nuovo sulle strade di Roma, il conflitto politico tra centrodestra e centrosinistra. Il tentativo, ancora e sempre televisivo, è quello di trasformare in un martire il solito campione del chiagne e fotte,il peggio della natura italiana, ora certificata dalla Cassazione. Ecco perché ancora più che giustizia è stata fatta chiarezza.

30 thoughts on “Il paragone con Craxi e Andreotti offende la storia d’Italia / NELLA SCENEGGIATA CON LA LACRIMA NON C’E’ LA GRANDEZZA DELLA POLITICA, NEPPURE DI QUELLA CRIMINALE

  1. valerio

    Articolo stupendo e veritiero. Mai parole pensate e scritte hanno illustrato lo psicodramma della politica italiana e dei suoi attori di scarsa professionalità e di etica inesistente.

    Grazie Merlo, per aver cercato di smascherare la farsa messa in atto prima, durante e dopo lo svolgersi di questo processo.

    valerio

  2. volty

    B. E LA SUA MESSA IN RIGA E PIEGA

    L’articolo è, si, profondo e stupendo, visti i limiti di spazio, e visto che non si tratta di un trattato sul passato e sul futuro, ma manca di retroscena che devono essere indovinati, che non possono essere provati, che non possono essere raccontati.
    Per cui tocca raccontare (or meglio far passare per scontato) la storiella per cui ha trionfato la giustizia a furor di giustizia. Giustizia che, alla fine (sic!), vince sempre (sic!) contro ladri e ladruncoli che sottraggono risorse preziose allo stato, risorse che altrimenti lo stato avrebbe destinato al riscatto, al rigore di crescita (e ri-sic!).

    C’è solo da sperare che adesso non continuino ad ammorbare la società sinistra con i «20 anni di B.» quale (pressoché) unico responsabile del decadimento.

    L’unico passaggio che non mi convince è questo:

    L’amico di Putin e di Gheddafi voleva, poverello, solidarietà perché ha rubato allo Stato, cioè agli italiani a cui si appella per fare la rivoluzione contro i giudici.

    L’amico, l’ossia l’uomo dell’occidente, ha potuto stare a galla per vent’anni in quanto non (o poco?) ostacolato dal «democratico occidente» (e lasciamo perdere qualche articoletto qua e là). Altro che Putin!
    .Dopodiché c’è da aggiungere che B. era amico di tanti tanti altri — nessuno, senza amici forti, molto vicini, riesce a condizionare un paese per vent’anni.

  3. Luigi Altea

    Se gli alberi si giudicano dai frutti, ieri l’albero della giustizia ci ha dato un frutto pieno, al quale lei, caro dott. Merlo, col suo bellissimo articolo, ha aggiunto il gusto saporoso della polpa…
    Grazie!

  4. Vito

    Non ha importanza se Berlusconi non fara’ prigione, se ne fara’ un solo annetto in una delle sue stupende ville……..importa che finalmente l’esercito di accattoni dalla verita’ assoluta, quelli che ” Berlusconi ha le tv….ma noi indirizziamo ugualmente coscienze e voti!!” potranno dare sfogo.a tutta la loro vilta’al loro accanimento ai loro giudizi sommari………parlare di Berlusconi delinquente, pedofilo, ingannatore…bugiardoladro

  5. Giuseppe Florio

    Sono un miserabile pubblicista che darebbe 10 anni di vita per poter scrivere almeno una volta un articolo di Francesco Merlo.

  6. Roberto

    Grazie Merlo
    Bell’articolo, anche il PSI però erano abbastanza cialtroni, poca grandezza anche li.
    il idiscorso di craxi in parlamento dopo tangentopoli borioso e vuoto , erano così purtoppo, immagine di sostanza con lo squallidume becero dietro, Beerlusconi non si è curato di nascoonderlo.

    la cosa davvero incredibile e che mi intristisce che il partito giocattolo di Berlusconi è , ad oggi il primo Partito Italiano.

    Siamo messi così in Italia

  7. pinuccia

    Io non credo alla giustizia, lei ha scritto un bel articolo, detto da una perfetta ignorante della politica perchè dal !992 in poi è diventata più sporca che mai. Da quel momento la sinistra è sparita dai palazzi della giustizia. Certo anche prima non era molto presente, ma fecevano finta di indagare. Pinuccia disorientata ed incazzata Buona giornata

    1. Roberto

      Politica sparita da palazzo di giustizia?
      Questa cosa è incomprensibile, perchè dovrebbe esserci?

      politica- sistema giudizario dovrebbero essere separati ( si spera)

    1. Roberto

      Commento di una profondità notevole il tuo. Visto che tu sei più bravo di Merlo, da te definito un giornalaio fai una cosa per cortesia, scrivi tu un articolo sul tema, lo puoi fare in più commenti.
      Così vedremo finalmente come si scrive un articolo davvero fatto bene sul tema che non sia paraculo.
      Illuminaci con il tuo stile e visione caro lupettoblu. Lo aspettiamo con trepidazione.
      Se non hai intenzione di farlo, potresti evitare di insulate in modo gratutito Merlo con con il suo articolo pubblicato sul sito ci mette la faccia.
      Giusto per capirsi, come rientra nella tua categoria ” Paraculo” una persona che insulta altri mettendo come nome e cognome : lupettoblu?

  8. Emanuele Antonuzzo

    Grande articolo. Caro Merlo, se posso, il prossimo lo faccia sul cosiddetto partito democratico: complice sempre più volontario di un delinquente.

  9. Giorgio N.

    Per essere sontuoso come articolo lo è di sicuro. Chapeau! Ma il passaggio:
    “Non è così. Nel caso di Berlusconi non solo la politica non è all’origine del crimine, ma è stata usata per legittimare il crimine, come fabbrica di impunità.” nasconde una profonda menzogna. Berlusconi da solo non avrebbe potuto usare la politica come fabbrica di impunità… è stato aiutato e sappiamo tutti da chi. Lo stracciarsi le vesti di alcuni figuri del PD suona come un’insulto all’autonomia di giudizio degli italiani che ancora hanno l’ardire di pensare con il proprio cervello. Sullo scranno dell’imputato il giorno della sentenza della Cassazione non sedeva solo Berlusconi, ma un’intera classe politica. La storia darà a costoro il giusto valore e cioè quello di individui che in nome del loro interesse personale hanno consentito ad un omuncolo con la propensione al crimine, di fare il Presidente del Consiglio per più volte nell’arco di 20 anni.

  10. gervasi ferrara santi

    L’articolo è fin troppo rancoroso e banale. Il preteso approfondimento storico-giudiziario, lardellato di inconcludenti paragoni con Craxi, Andreotti, Giolitti e Crispi (fortunatamente la storia d’Italia è abbastanza recente),superficiale e qualunquistico: smaccatamente funzionale all’invettiva rancorosa (v. l’inelegante riferimento agli avvocati/camerieri e viceversa; come se lo scrivere su Repubblica affranchi da qualsiasi forma di servilismo), senza avere neppure il pregio della sottile, e perfida, ironia. Sembra quasi una tardiva rivincita di carattere personale. Ma ciò che difetta, nella mezza pagina riempita di ripetute banalità, è una seria analisi della vicenda e dei riflessi sulla politica e sulla società. Si leggano il fondo di Polito e l’editoriale di Franco su “Corsera” e si apprezzerà la differenza di stile e di contenuti…….Rimane da sapere se l’editoriale in commento fosse gelosamente custodito, come si fa per i “coccodrilli”, nel polveroso cassetto della redazione da vent’anni o se sia stato scritto sulle ali di un incontenibile e mal represso gracchiante entusiasmo ……

    1. volty

      L’articolo non ha pretese di approfondimento storico-giudiziario. L’articolo è descrittivo: si limita a descrivere la visione di Merlo (e di tanti altri), ossia la ingloriosa fine di un omuncolo che recitava gigante nello sceneggiato di sua regia.

      I paragoni (Craxi ecc) sono a prova della tesi che colui non è paragonabile. E su questo fatto, se sono conclusivi o meno, decidono i lettori, in particolare quelli di Repubblica, di Merlo.

      Più che legittimo che gli avvocati-camerieri si sentano vittime di invettiva rancorosa. Non ci ha detto però sul quale giornale uno deve scrivere per non sentirsi servo (o servile).

      Il fondo di Polito tocca il fondo, appunto, quando dice che questa condanna colpisce anche l’immagine del paese. “Corsera” ci tiene a non indispettire troppo l’ex Cavaliere — gliene va di Letta.

      Sul cassetto ha ragione ma non sui tempi: non è lì da 20 anni, è lì da molto di più, trasmesso da generazione in generazione, scritto prima che il caimano nascesse, scritto appena sentita la profezia della sciagura del nascituro che avrebbe colpito lo stivale, sciagura crescente che si avrebbe fatto pagare gli spettacolini, in famiglia, già da pargolo.

      Il livore è tutto suo.

      Io, che mi ritengo estremista di centro, dico che l’articolo è straordinario.

      p.s.
      Sublime la ironia del passaggio dove Merlo gli attribuisce la volontà di essere sbranato piuttosto che subire la fine di pistolotto scarico. Questa ironia è proporzionale alla scorta che vediamo accompagnare B.

  11. gervasi ferrara santi

    L’inizio del suo commento mi conferma nell’idea: è una visione personale del giornalista scritta per i propri lettori (per una volta lo sono stato anch’io e dunque potrò pure commentare) o meglio seguaci. Nel rammentare che il sottoscritto non ha mai servito nessuno, a parte la propria coscienza, esercitando liberamente la libera professione d’avvocato (non meno degna di quella di giornalista e della Sua) con quel senso del rispetto della libertà morale, che, immagino, si possa riconoscere anche a Lei, di cui però conosco solo lo pseudonimo, credo che il giornalista da Lei osannato non abbia bisogno di difese d’ufficio. Ribadisco la mia opinione da lettore seppure occasionale, non frutto di un livore, che non posso nutrire per chi non conosco, bensì di un diritto di critica e di un fastidio nei confronti di un “pezzo” giornalistico che ribadisco essere privo di contenuti, e che ha solo il senso di un peana inneggiato per i soli avversari di B. Il punto non è quello di indicare quale sia il giornale più libero (non alludo certo a quelli di destra, né a quelli sportivi) ma il metodo, tutto manicheo e di antica matrice sinistrorsa, di tacciare il prossimo di servilismo o di poca coscienza, per il solo fatto di avere una opinione politica diversa dalla propria…..o dalla serena linea editoriale di Repubblica..
    P.S. immagino che “estremismo di centro”, se non un ossimoro di sapore moroteo, voglia significare “centrista all’estremo”…..se così è, quali satelliti politici, o partitici, dovrebbero gravitare intorno a questo nucleo, secondo Lei ?

    1. volty

      (per una volta lo sono stato anch’io e dunque potrò pure commentare)

      Ma ci mancherebbe! — Come pure io – sul suo commento.

      Nel rammentare che il sottoscritto non ha mai servito nessuno, a parte la propria coscienza

      La mia domanda retorica verteva sulla libertà (percepita) dei vari giornali(sti) — niente a che vedere con altre professioni, niente a che vedere con la integrità morale Sua o di qualsivoglia altro commentatore.

      bensì di un diritto di critica e di un fastidio nei confronti di un “pezzo” giornalistico che ribadisco essere privo di contenuti,

      In nome del diritto di critica io critico la sua critica dicendo che è priva di spessore. Quali «contenuti» dovrebbe avere a Suo avviso l’articolo (un esempio) per non essere tacciato di “sprovvisto di contenuti”?

      credo che il giornalista da Lei osannato non abbia bisogno di difese d’ufficio.

      Mi perdoni ma io avevo scritto un commento sull’articolo e sul Suo commento.

      e che ha solo il senso di un peana inneggiato per i soli avversari di B.

      Faccia finta che l’articolo è firmato da Polito (o da Panebianco) — onde non proiettare su di esso dei pregiudizi.

      tutto manicheo e di antica matrice sinistrorsa, di tacciare il prossimo di servilismo o di poca coscienza, per il solo fatto di avere una opinione politica diversa dalla propria

      Questa può andare bene per il resto ma non per B., non può andare bene per chi non ha saputo e/o voluto rendere il centro-destro autonomo dalle bizzarrie di B.
      A me pare che Lei confonda le idee di (centro-)destra con la persona di S. B.

      P.S. immagino che “estremismo di centro”, se non un ossimoro di sapore moroteo, voglia significare “centrista all’estremo”…..se così è, quali satelliti politici, o partitici, dovrebbero gravitare intorno a questo nucleo, secondo Lei ?

      «estremista di centro», o «fondamentalista di centro», inteso come una battuta e nel senso che non sono schierato.
      Ci vorrebbe più trasparenza e più libertà per l’iniziativa privata.

      1. gervasi ferrara santi

        i reciproci commenti, quando consistono in scambi di opinioni o punti di vista, sono sempre apprezzati e graditi. Sia il dialogo che il diritto di critica sono sempre costruttivi. Non ritengo sia il caso di replicare pedantemente, per cui mi limito a rispondere sommariamente. Ritengo che l’articolo sia privo di spessore, per il semplice motivo, che a prescindere da un profluvio di vituperi rivolti alla persona (seppure nella sua esperienza di uomo politico), manca una valutazione seria sugli, certamente opinabili, effetti della condanna di B., sulle future strategie dei partiti e del governo e sull’elettorato. Le assicuro che nessun pregiudizio anima il mio commento. Ho apprezzato altri articoli sulla medesima edizione di Repubblica (sia per leggibilità che per validità di argomenti), così come spesso non apprezzo le campagne dei giornali di destra, e dei quali non sono lettore. Io non credo di confondere l’idea politica con il personaggio di turno, anzi sono pienamente d’accordo con Lei sulla valutazione della incapacità di B. di creare una forza od uno schieramento di centrodestra che sia autonomo dalla sua persona. Incapacità che andrebbe anche riconosciuta a maggior ragione ai vari Fini, Casini e Monti. Forse, se così non fosse stato, oggi il fattore B (ossia la sua condanna) sarebbe meno esiziale per il centro-destra e sarebbe stato meglio assorbito. Ma questo è un antico e nuovo problema dei partiti (rectius movimenti) troppo dipendenti dalla leadership personale (lo stesso discorso potrebbe dirsi per Di Pietro, Grillo, e con le dovute proporzioni Monti -ormai a mio parere in caduta libera – e Vendola – che comunque dispone di uno zoccolo duro di immarcescibili nostalgici post-comunisti). Il post Berlusconi costituisce la vera questione da affrontare e risolvere per un centrodestra non strutturato dopo 20 anni. Ciò non toglie che B. abbia, forse – visto che manca la prova del contrario -, affrancato e sdoganato il centro destra, fino alla fine degli anni ’80 diluito nella DC ed in partiti minori, consentendo a questo elettorato di identificarsi in una parte politica. Certamente il sistema elettorale sostanzialmente bipolare ha accentuato differenze e contrasti; il proporzionale attuale invece ci ha riportato a governi di coalizione: indubbiamente la scelta del sistema (e della legge) elettorale determina una diversa visione della politica e delle linee dei partiti. Rimango, infine, dell’idea che da sinistra, anche prima di B, si sia sempre adottato il sistema della demonizzazione dell’avversario e propugnata infondatamente la pretesa di una superiorità morale e culturale del proprio elettore. Sull’ultima Sua considerazione non posso che essere d’accordo: tutto sta a vedere come i principi di libertà d’iniziativa e di trasparenza debbano trovare concreta attuazione.

  12. volty

    Mi limito a far presente che ci sarebbe stata una, ulteriore, inflazione valutativa nel caso anche Merlo si fosse dato alle strategie e all’elettorato orfano del nano-fu-gigante (politico).

    anzi sono pienamente d’accordo con Lei sulla valutazione della incapacità di B. di creare una forza od uno schieramento di centrodestra che sia autonomo dalla sua persona.

    Mi perdoni ma io parlavo della incapacità del centrodestra a rendersi autonoma da B. — una incapacità resa ancor più grave con il passare del tempo e con lo accumulare figuracce.

    (lo stesso discorso potrebbe dirsi per Di Pietro, Grillo, e con le dovute proporzioni Monti -ormai a mio parere in caduta libera – e Vendola – che comunque dispone di uno zoccolo duro di immarcescibili nostalgici post-comunisti)

    Di Pietro si ma Grillo, poiché lì votano gli iscritti, no.
    Sono d’accordo sul condottiero narrativo della parola infinita e le stuole di (finti) ingenui.

    Certamente il sistema elettorale sostanzialmente bipolare ha accentuato differenze e contrasti;

    Dissento nella maniera più assoluta: il sistema bipolare elimina gli estremi, in tutte le realtà, in Italia pareva (pareva, eh!) il contrario per via della strategia messa in piedi da B. ed il suo sistema mediatico.

    Rimango, infine, dell’idea che da sinistra, anche prima di B, si sia sempre adottato il sistema della demonizzazione dell’avversario e propugnata infondatamente la pretesa di una superiorità morale e culturale del proprio elettore.

    Sono, più o meno, della stessa idea. Una insopportabile puzza sotto il naso – insopportabile per chi vede arricciarsi i nasetti sinistri. Talvolta i giornalisti di Repubblica sembrano sbarcati dal pianeta dei robot diritti et ultra-onesti…

  13. Gianpiero Borgia

    Certo, come sempre, il pezzo è tanto ben scritto quanto pervaso di un moralismo incondivisibile per un craxiano puro come me, ma si guadagna tutta la mia gratitudine, per come ridisegna correttamente la geografia della relazione tra reati e politica in Italia.

    1. gervasi ferrara santi

      Rispondo brevemente, anche per non ingolfare la pagina di chiose , che, in quanto sinteticamente espresse, possono dare adito ad un ping-pong simpatico, ma restano probabilmente di scarso interesse per altri lettori.
      Lasciamo stare la precisazione, un po’ sofistica, sull’attribuzione di paternità (o iniziativa) della incompiuta operazione di sganciamento di un movimento dal suo leader (avrebbe il centrodestra dovuto affrancarsi dal leader unico, ovvero questi dare una forma ottriata al proprio movimento che permettesse a questo di vivere di vita propria ?): mi perdoni, ma sembra la riproposizione dell’antico e irrisolto dibattito sulla precedenza genetica tra l’uovo e la gallina.
      Il CD è figlio di B o B è frutto dell’orientamento dell’elettorato di Centro Destra?
      Diciamo che l’elettorato di CD, in un dato momento storico si è affidato ad una figura (so che lei preferirebbe il maschile) che ha saputo colmare un vuoto di rappresentanza politica: avrebbe detto, mi pare di ricordare, Bismarck di avvolgere gli avvenimenti sotto il proprio mantello (da Cavaliere nero ne avrà pure uno in guardaroba).
      Forse è fisiologico che i partiti (o i movimenti) che si identificano con il proprio leader unico (B, piaccia o non piaccia, lo è stato per la sua parte politica, tanto da convogliare quasi esclusivamente e personalisticamente su di lui le attenzioni dell’opposizione e di qualche PM) e spesso anche fondatore, ne seguano le sorti.
      Su Grillo non concordo affatto con lei: finché c’è Grillo esisterà, forse, il M5S: dopo di lui il diluvio …..di stelle cadenti o di meteore. O per ragioni gravitazionali la trasformazione in satelliti presso altre costellazioni.
      Sorvoliamo, poi, sulla interpretazione del concetto democrazia all’interno del M5S guidato da questo redivivo Savonarola telematico, anzi, vista la profetica barba, da Ayatollah del web.
      Fintantoché una qualsiasi aggregazione ha come solo elemento di coesione la persona del condottiero, caudillo o tribuno di turno, essa, per ovvie ragioni, dipenderà dal destino dell’uomo del Destino.
      Il bipolarismo o maggioritario, come il proporzionale con premio di maggioranza , attenua per necessità di cose, e di calcolo elettorale (collassi delle armate Brancaleone Uliviste docent), le sfumature (forse è anche giusto così) tra le forze politiche schierate con l’una o l’altra coalizione, attratte verso le coalizioni più forti per opportunismo elettorale. La scelta di campo, inevitabilmente, esaspera le contrapposizioni, e questo a prescindere dall’influsso di B.
      Anzi, come nel calcio, pare che ad ogni competizione elettorale sia decisiva la conquista del centrocampo.
      Sulla presunzione di superiorità morale e culturale della sinistra rimango della mia idea, pur non credendo che i nasini arricciati siano fatti di tre narici. Diciamo che tutti abbiamo due narici e non è più necessaria la tessera del PCI per accreditarsi quali persone di intelletto e di cultura…Non sempre chi è uomo di cultura diventa naturalmente di sinistra: talvolta si diventa di sinistra, naturalmente, per essere uomo di cultura.
      Io non discuto sulla onestà ( e particolarmente su quella personale) dei giornalisti di Repubblica; credo soltanto che, specie negli ultimi vent’anni, questa testata (chissà se per affinità elettive con la proprietà del giornale) si sia schierata apertamente su una posizione politica tipica da giornale di partito, confondendo talvolta -spesso- l’informazione con la propaganda. Certamente questa posizione ha fatto aumentare la tiratura… Ricordo, come si suol dire, a me stesso che Montanelli per amore di indipendenza lasciò il “suo” Giornale (presago degli effetti della discesa in campo dell’editore); Scalfari, viceversa attese la vittoria di Prodi per passare il testimone….ma, dimenticavo, ovviamente Berlusconi è diretto discendente di Nerone, De Benedetti emulo di Lorenzo il Magnifico.
      Buone Ferie.

  14. Angelo Libranti

    Ritemprato il fisico con l’aria tersa del Sublacense e lo spirito con frequenti visite al Monastero di San Benedetto, torno alla tastiera per riprendere commenti e polemiche, che poi sono il sale della vita.
    Dopo aver cestinato centinaia di messaggi postali mi dedico al blog di Merlo, il simpaticone dalla penna forbita che fa della faziosità l’unico scopo della sua vita, anzi della sua professione, perchè non dimentichiamo che, stante a libro paga di De Benedetti, deve compiacere il padrone.
    Letto il titolo, l’articolo era prevedibile e qualcuno ha commentato, giustamente, trattarsi di un coccodrillo, riesumato alla bisogna.
    Va bene; il PD è contento, la sinistra tutta pure e De Benedetti continua a fare i cazzi suoi al riparo da guai giudiziari ai quali, invece, vengono sottoposti periodicamente solo personaggi e politici del centro (non tutti) e della destra.
    Un breve accenno al “conto gabbietta” non salva Merlo dalla faziosità accertata, perchè non spiega bene cosa rappresentava il “conto”, cassaforte del PCI e dei suoi massimi esponenti, il cui gestore Primo Greganti, fiduciario del partito rosso, restò sostanzialmente libero e fu creduto sulla parola quando dichiarò trattarsi di “affari personali” gestiti in proprio.
    Che Berlusconi sia uno statista ho seri dubbi, la categoria langue aspettando validi personaggi; l’ultimo credo sia stato Craxi, del quale fra le righe si legge una vaga rivalutazione. Per trovarne altri occorre risalire molto in alto nel tempo, penso a Pella o Einaudi per esempio, forse Fanfani, oltre a de Gasperi naturalmente.
    Berlusconi non si “impadronì della Mondadori”; Merlo dovrebbe sapere che Cristina Mondadori firmò un patto di futura vendita a favore di De Benedetti, subito dopo si pentì per l’atteggiamento arrogante dello “svizzero”, non ancora padrone delle azioni di maggioranza. Successivamente vendette a Berlusconi a condizioni migliori e la cosa si poteva risolvere facilmente con una penale a carico della figlia di Arnoldo, invece De Benedetti ritenne di intentare un’azione giudiziaria, con tutto il casino che ne è seguito, compreso la presunta corruzione di un giudice su tre, la quale costituisce l’ennesimo episodio di giustizia pilotata.
    Merlo dovrebbe conoscere pure la classifica stilata il 27.3.2013 da World Economic Forum, dove la magistratura italiana risulta al 19° posto sui 27 Stati dell’Unione Europea, come credibilità delle sentenze, dietro (tanto per capirsi) al Portogallo, Lettonia, Spagna, Cipro e Malta.
    Altro che “è stata fatta chiarezza” caro Merlo, conosci il significato di “chiarezza”? inoltre la percezione degli italiani sull’imparzialità dei giudici è giunta a valori minimi, tanto è vero che Berlusconi nonostante tante accuse, gode sempre vasti consensi.
    Hanno voglia i togati a definirlo “delinquente” e “ladro” di soldi pubblici.
    Al riguardo ricordo, uno per tutti, il tesoretto trovato all’estero accumulato da Gianni Agnelli, frutto di evasioni fiscali, scoperto durante la lite familiare fra Margherita ed il resto della famiglia. Non è successo niente e pochi giornali ne hanno scritto. Così va il mondo, anzi l’Italia repubblicana nata dalla Resistenza.
    Le considerazioni personali su Berlusconi le lascio tutte, compreso l’elmetto peloso e la frode fiscale; vorrei solo conoscere un imprenditore in Italia che non abbia scheletri negli armadi di casa e che non abbia una vita privata discutibile. Vorrei sapere anche quanti personaggi, pubblici e no, abbiano avuto tante contestazione di reati dalla magistratura del proprio Paese.
    Berlusconi non è la causa, ma l’effetto di una politica disastrosa, faziosa e ladrona, a partire dal 2 Giugno 1946, data dalla quale, con artifici ed illegalità, è nata la Repubblica. Dalla Resistenza. E si è visto.

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