SALVATE IL SOLDATO GRILLO ( MA DA SE STESSO) / Da attaccabrighe a teppista. Il cupio dissolvi del leader in tilt alla prima sconfitta

“Grillo, nonostante le tue canagliate, io vorrei che tu, Renzi ed io…”. Ancora potrebbe, questa prima sconfitta di Grillo, mutarsi in valore civile. E forse solo un Epifani dantesco potrebbe aiutare Grillo a salvarsi dal Grillo impazzito che sproloquia persino contro Rodotà, che pure è stato il suo fiore di purezza, il suo Garibaldi o meglio il suo Mazzini, il suo alibi di nobiltà.
Ha avuto la fortuna, Beppe Grillo, di subire un imperioso alt degli elettori quando ancora non tutto è perduto. Ha infatti il tempo di rivedere, correggere e ripensare anche il se stesso tramutato in canaglia. E il segretario del Pd, ora che non ne ha bisogno per sopravvivere, dovrebbe chiamare il furioso attaccabrighe al confronto diretto, senza il corteggiamento trafelato e penoso ai gregari che umiliò Bersani, ma lanciando un ponte di sinistra, un osservatorio, un blog a due piazze, una cosa (“ah, cosa sarà?, che fa muovere il vento”) che sia fatta di dibattiti serrati e anche di quegli sbeffeggiamenti (reciproci, però) che Grillo ha trasformato in scienza della politica.
Si sa che negli animi nobili la sconfitta migliora il carattere, lo ingentilisce. Ma se l’ animo è ignobile, lo inacidisce. E le sgangherate reazioni di Grillo, chiuso nel suo blog virtuale trasformato in bunker reale, esprimono appunto quell’umore che gli inglesi chiamano ‘sour grapes’, uva acida. Con isolenze da teppista, che raccontano meglio dei numeri elettorali, il malessere mentale dello sconfitto che non si rassegna, Grillo malmena dunque Stefano Rodotà che era il suo candidato al Quirinale contro la sinistra. Ora che si è permesso di criticarlo con un’intervista al Corriere, dandogli dei consigli generosi e sensati, Rodotà non è più “un ragazzo di ottanta anni” ma “un ottuagenario sbrinato di fresco” e “miracolato dal web”. E qui c’è per due volte, sia nel plauso giovanilista sia nel disprezzo antisenile, la stessa (rovesciata) volgarità fascistoide di ‘giovinezza giovinezza/primavera di bellezza’ accanto al vaneggiamento del ‘chi non è con me è contro di me’. Era già successo alla Gabanelli, succederà ancora. Oltre la lista delle Quirinarie ci saranno altri amanti strapazzati, anche perché, come dicono in Sicilia, ‘cu di mulu fa cavaddu, u primu cauciu è u so’, chi tratta un mulo come un cavallo, si becca il primo calcio.
“Abbiamo vinto”, dice Grillo negando l’evidenza e aggredendo Renzi (anzi scrive Renzie, come Fonzie, eh eh) e poi Civati, Bersani, Veltroni… E intanto Lombardi e Crimi vanno “a caccia di pezzi di merda” con un linguaggio che, in bocca loro, diventa agghiacciante. I parlamentari si rubano le mail a vicenda, il gruppo sembra destinato a sgretolarsi ma la Lombardi trova la parola giusta: ‘Confermo, sono delle merde. Mer-de!’. Nel delirio della sconfitta ,gli amici, che hanno la faccia dei nemici e viceversa, inchiodano Grillo al suo blog-bunker, sempre più sfigurato nell’ acidità. E l’impolitica diventa impotenza. Solo un fissato può davvero credere di avere perduto per colpa degli altri, del dominio padronale sui mass media, della pochezza degli italiani. Certo, non deve essere facile per lui. Ma per sua fortuna nessuno può chiedergli di dimettersi. Solo di rimettersi.
Per recuperare il suo fascino seduttivo (non su di noi, ovviamente) il perdente deve sempre diventare leggero. E non è un problema di eleganza, ma di sostanza. Solo ammettendo la sconfitta Grillo potrebbe guarire dalla spocchia e capire che non basta più essere il divertimento intellettuale di alcuni vip dello spettacolo e lo sfogatoio plebeo della rabbia italiana. Potrebbe valorizzare le intelligenze dei suoi parlamentari, spronandoli a studiare almeno un po’, smetterla di punire, espellere e controllare, potrebbe consegnarsi finalmente alla politica che è una delle più nobili attività dell’uomo, e proprio per questo degenera in vizio e corruzione. Non lo fa, ma ancora potrebbe.
Più che denunziare, Grillo ha irriso il potere degenerato, ha spernacchiato il Palazzo tronfio e sordo. Non è stato il primo a sbeffeggiare la politica, ma è stato il primo a fare dello sbeffeggiamento una politica. Ed è senza precedenti nella storia d’Italia, salvo forse Giovannino Guareschi, che solo alla fine, come Grillo, se la prese con gli italiani: “Popolo bue, li hai votati? Adesso pedala” (e speriamo che per questo paragone non si offenda, la buonanima). E però solo con Grillo la tradizione dello spernacchiamento, che va da Marziale a Pasquino, da Totò a Dario Fo, ai Guzzanti e, nel suo modo supercilioso di mezzo Landini e mezzo Montanelli, a Marco Travaglio, ha cessato di essere il cibo dell’intrattenimento più o meno intelligente ed è diventato il manifesto di un partito che alla Camera è ancora maggioranza relativa. Ebbene, da questo sbeffeggiamento la politica non tornerà più indietro.
E bisogna riconoscere che in Italia la comicità e la satira hanno una funzione unica al mondo. E basta guardare come Crozza riesce a tirare fuori la parte più vera dei politici, sia pure capovolta. L’altra sera anche la Carfagna, confrontandosi con le battute di Crozza, è stata simpatica e intelligente. E si può discutere se si tratta di un altro segnale della decadenza italiana, se è una fuga o una medicina, ma non si può negare che è questa l’essenza del grillismo e, proprio quando comincia il suo declino, si capisce che non si potrà più fare a meno della forma che lo sberleffo ha dato alla politica.
Dunque è ora di provarci davvero a salvare Grillo da Grillo, magari evitando di esibirsi nella pratica diffusa di bastonare il cane che annega. E non solo perché non è elegante né generosa l’idea, troppo sbrigativa, di potergli dare presto il colpo di grazia, con una spietatezza un po’ ridicola. Ma anche perché è il cane da guardia del legittimo, giustificato malumore italiano e perciò almeno il Pd dovrebbe evitare di cantare una vittoria che potrebbe essere quella di Pirro, o, se preferite, quella di Sansone che morì con tutti i filistei.
Inoltre qui si rischia di buttare via, con l’acqua sporca del livore tribunizio e del vaffa, quel radicalismo sociale che è la giusta punizione della politica diventata affarismo, clientelismo e guadagno illecito, la deriva finale della partitocrazia denunziata da Pannella quarant’anni fa.
Sicuramente gli elettori hanno punito il moralismo di Grillo che è ideologismo eccessivo e grottesco, ma è pur sempre alla morale che il moralismo attiene. Certo è morale andata a male, ma guai a liberarci anche dal bisogno di morale che Grillo aveva intercettato e al quale non riesce a dare un orizzonte diverso da quello drammaticamente perdente del “resterò solo io”, “non abbiamo fretta”, “morirete tutti”,”pezzi di merda”,”traditori”, “venduti”.
Anche la critica alla televisione aveva un suo fondamento. Gli elettori si sono accorti che, non andando Grillo, in tv è arrivato un serraglio di grillologi: giovani giornalisti con l’insulto creativo e zero titoli, professori senza alunni e, al posto dei portavoce e dei portaborse, i portarancore, i professionisti del livore. La critica alla cattiva tv ha prodotto una pessima tv. Ma rimane vero che Grillo aveva intercettato un giustificato della pulp tv fatta di sbranamento e calci in bocca, e di un giornalismo politico fondato sull’eccitazione con il forcone del divo e del mezzodivo.
Forse solo il Pd può fermare questo ‘cupio dissolvi’ e aiutare Grillo a salvarsi e innanzitutto perché non è detto che la sinistra radicale che lo votò torni davvero a casa e che non si prepari invece un postgrillismo che sostituisca alla pratica astiosa dello sbeffeggiamento quella delle maniere spicce nelle fabbriche, nelle strade, nel conflitto sociale, nell’estremismo ambientalista. Non che sia davvero immaginabile un ritorno al terrorismo, come dice il solito Grillo che pensa di compendiare in sé tutto il vissuto e tutto il vivibile, ma può accadere che esplodano, come attorno alla spazzatura e alla Tav, i plebeismi, il luddismo o nuove forme di criminal sindacalismo nel nome (usurpabile) della nuova povertà italiana, contro l’euro, contro l’Europa e contro lo stesso Grillo, visto che la campana del crescente astensionismo suona forte anche per lui.
Epifani, che capisce questo mondo e ha forse la stoffa per governarlo, potrebbe davvero provare a salvare Grillo da Grillo. E senza patti, lontano dal mercato delle commissioni e delle maggioranze, preparare il dopo Letta e il superamento definitivo del berlusconismo, convincendo Grillo, come cantano Dalla e De Gregori ‘a lasciare la bicicletta sul muro e parlar del futuro’ dentro una passione italiana e, con l’animo dei forti, persino una vaghezza di amicizia: “Grillo, io vorrei che tu Renzi ed io / fossimo presi per incantamento. Nonostante le tue canagliate” .

12 thoughts on “SALVATE IL SOLDATO GRILLO ( MA DA SE STESSO) / Da attaccabrighe a teppista. Il cupio dissolvi del leader in tilt alla prima sconfitta

  1. volty

    PARENTESI SOFISTICATE

    un blog a due piazze, una cosa (“ah, cosa sarà?, che fa muovere il vento”)

    PD e i blog …. ; ah!, sono compatibili quanto lo sono sono i coccodrilli e le posate.

    (“<Democrazia liquida»? Che sarà? Un brodo nel quale cucinare noi, politici d'antan e strategie compromissorie? Anticipiamoli! Mettiamo un nostro 'cuoco' forte e cuciniamoli! Nuova parola d'ordine: Cuochismo! Cuoco forte per il bene dell'intero brodo – con qualche contropeso da comparsa.")

    Rodotà? — Tutto fa brodo, basta aggiungerci il dado giusto per togliere l'acidità, l'odore di muffa e naftalina. :)

    Basta così, mi sono usurato in un altro blog. :)

  2. Sigrfido

    Noi paghiamo le tasse e tu spari cazzate con i nostri soldi da finanziamento pubblico.

    Ti vengano a rubare in casa, come tu rubi a noi lavoratori!!!

  3. volty

    Caro Merlo, questi stanno maturando: manco le rispondono più, (tranne qualche lavoratore, come questo sopra, al quale lei ruba il pane quotidiano sudato, hihi).

  4. giancarlo palumbo

    Credevo di aver lascito un commento, ovviamente non all’articolo perchè si trattava di un modo per mettermi incontattocon lei. Ripeto: ho scoperto il suo intervento sulla “rabbia” suRepubblica TV e ho condiviso grande parte delle cose da lòei dette e fatte vedere. Sosteneva tra l’altro che i blog sono depositari di rabbia e rancore e le sottoponevo il mio che trova all’indirizzo web, sperando che lei gli desse un’occhiata benevola. Spero che lei lo faccia e mi dia qualche dritta e mi dica di cambiare mestiere…

  5. volty

    giancarlo palumbo 10 giugno 2013 at 16:54

    Credevo di aver lascito un commento,

    Distratto? Cominciamo bene, eh!
    Che farà da grande? «Direttore, scusi, pensavo di aver scritto e consegnato quell’articolo…»?

    ovviamente non all’articolo perchè si trattava di un modo per mettermi incontattocon lei

    Perché «ovviamente»?
    Perché «trattava»? Perché al passato? Non le interessa più?
    Perché non il semplice «bramo la sua cortese attenzione»?
    Signor Palombo, io avrei offerto almeno una pizza (e pure una birra – la merita tutta) a Merlo prima di chiedere la sua preziosa attenzione. Veda lei …!

    ho scoperto il suo intervento sulla “rabbia” suRepubblica TV

    Si, lei ha scoperto uno dei tesori nascosti nella isola della repubblica.tv! :)
    Mentre Colombo scoprì l’America, senza saperlo. Poi Amerigo la vide, questa scoperta, e scoprì che i pellerossa non eran delle Indie di indiani scuri (e facevano molta meno confusione, btw).

    ho condiviso grande parte delle cose da lòei dette e fatte vedere

    Va bene il fatto che condivide gran parte delle dette, non so cosa ci sia da condividere nel video d’urto.

    e le sottoponevo il mio che

    Ancora a parlare al passato, in riferimento al commento che non c’è?

    sperando che lei gli desse un’occhiata benevola

    Lei ha la stoffa di un grande scrittore — detto con infinita benevolenza.
    Questa sua frase può andare bene per il suo idraulico di fiducia. qualora volesse ristrutturare la ritirata, al fine di renderla più accogliente e meditativa.

    Spero che lei lo faccia e mi dia qualche dritta e mi dica di cambiare mestiere…

    Lo faccia? Alla faccia …!
    E … altro … ?
    E che mestiere fa adesso?
    Intende dire quale altro mestiere intraprendere?
    Compilazione di listini prezzi? E a ciascun listino aggiunga un finale “Dessero, le lor signorie, una benevola mancia al cameriere – da girare alla persona compilante”. Caratteri e colori di fantasia, e le mance non mancheranno.

    Mi scusi, Sig. Palumbo, dovrebbe puntare ancor più in alto: provi a contattare la benevolenza a riposo di Eugenio Scalfari – ché ha più tempo.

    E mi scusasse questa scherzosa risposta. La scrivo perché (ritengo che) Merlo non ha tempo per risponderle e perché, anche qualora le rispondesse, non le sarebbe molto utile comunque, in quanto gentile di suo, in quanto la benevolenza richiesta da consigli tutt’altro che utili.

    Spero di esserle stato utile.
    Saluti.
    ==========================================

    Il mondo è bello perché è vario: Merlo scrive bene ma Grillo va/fa bene.
    Uno punge colla penna, l’altro funge da canale dell’inevitabile piena.

    Avessero spluciato i partiti al 1 % di quanto stanno spulciando intorno al M5S …!

  6. giancarlo palumbo

    Potrei accampare scuse per la digitazione e della grammatica affrettate e, – mi scuso – non controllate, ma spesso la “fretta” dà cattivi consigli. Anche lei, credo, ha digitato il mio cognome con la “o” invece che con la “u”. Ma poco importa. Suppongo che lei non stesse lì a fare da homo grammaticus…
    Invece è curioso che lei scriva in nome di Merlo che giudica più benevolo di quanto invece lei sia oggettivamente sprezzante e poco ispirato o, forse, fin troppo ispirato. Che dice va bene il mio italiano? In quanto all’uso dei verbi, prometto che le chiederò ancora qualocsa lo farò indubitalmente al presente, tanto per sottolineare che esista ancora una vocazione a un riposta che sia tale.
    Un’ultima cosa : non è mi è stato “utile”, neanche nel suggeririmi capziosamente – tutta la sua risposta è capziosa! , altro che “scherzosa” – il nome di Scalfari. Pensavo (questa volta l’im-perfetto è d’obbligo) che potessi trovare nella saggezza di un “grande” qualche “utile” consiglio o una benevola occhiata, esattamente come lei, non benevolmente, ha fatto con il mio non-commento….
    P.S. : ha qualcosa contro gli idraulici..le auguro che non si rompa mai un flessibile mentre si sta lavando: si accorgerebbe di come sono grammaticalmente utili!!!

  7. volty

    giancarlo palumbo 12 giugno 2013 at 10:58

    Potrei accampare scuse per la digitazione e della grammatica affrettate

    Suvvia! Che c’entra qui la grammatica?

    Ma poco importa. Suppongo che lei non stesse lì a fare da homo grammaticus…

    Sbilenco allergicus – e non lo faccio – è la mia natura.

    Invece è curioso che lei scriva in nome di Merlo

    Non mi risulta di aver scritto qualcosa che possa dar addito a tale interpretazione. Scrissi, maledetta la parentesi e la conseguenziale assenza di congiuntivo, «La scrivo perché (ritengo che) Merlo non ha tempo…»

    Che dice va bene il mio italiano?

    Adesso si!

    Un’ultima cosa : non è mi è stato “utile”

    Non sia ingrato! :) Se non fosse per il mio commento lei avrebbe molto probabilmente lasciato il suo sbilenco commento (scritto in fretta – va bene). Invece così, premurato dalla mia capziosità, ha scritto un bel commento ed ha fatto una bella figura.

    ha qualcosa contro gli idraulici..

    No — è che ritengo che neanche un idraulico si rivolgerebbe in quel modo («occhiata benevola») al dottore. :)

    Caro Palumbo, non sia permaloso, io sono un burlone scherzoso.
    Se vuole le faccio pure le scuse, piene di parole sfuse.

    1. giancarlo palumbo

      Così va bene, e sono pure d’accordo che se lei non mi avesse risposto il gorgo “insensato” della rete avrebbe inghiottito tutto…..
      Non capisco però come lei definirebbe le “occhiate” , (per stare al suo gioco rischiano di diventare occhiaie), ma se io dico “mi rivolse una benevola occhiata” posso tranquillamente pensare che qualcuno mi sta guardando con un sentimento non ostile, che può anche volendo trasformarsi in giudizio o in uno sguardo “deliberante”.
      Un’ultima cosa: ma lei risponde a nome di Merlo e quindi fa quello che si chiama il lavoro sporco , riservandosi Merlo il privilegio dell’enunciazione senza interlocutori? O che altro? Insomma, con chi ho avuto il piacere di parlare (posso dire così?).

  8. volty

    giancarlo palumbo 16 giugno 2013 at 14:55

    Così va bene, e sono pure d’accordo che se lei non mi avesse risposto il gorgo “insensato” della rete avrebbe inghiottito tutto…..

    Non ci sarebbe stato l’inebriante fumo d’arrosto qualora non le avessi garbatamente risposto…
    Io frigo e tosto anche se non son incaricato e preposto.

    Non capisco però come lei definirebbe le “occhiate” , (per stare al suo gioco rischiano di diventare occhiaie), ma se io dico “mi rivolse una benevola occhiata” posso tranquillamente pensare che qualcuno mi sta guardando con un sentimento non ostile, che può anche volendo trasformarsi in giudizio o in uno sguardo “deliberante”.

    La questione della opportunità non sta solo nel «benevola» ma anche nell’«occhiata», nell’insieme. Sono dell’avviso che un’«occhiata», in questo contesto, corrisponda semanticamente ai soliti (della categoria «diminutio canis») «attimino», «momentino», «gelatino».

    Una «benevola occhiata», da dare p.e. alla propria casa mentre si è via, la si può chiedere alla propria vicina di casa. Tanto più se si tratta di una di quelle vicine che la casa te la “adocchiano” comunque, continuamente e spontaneamente, anche quando non ti aggrada — dal sorgere della possibilità di scorgere fino al tramonto del barlume, dal sorgere dal letto fino al tramonto imposto da cotanta fatica, dopodiché si passa al sonoro reale misto a quello onirico, si passa all’origliata soffusa. Attn. però che in questo caso (vicina troppo vicina) sarebbe più garbato e sensato chiederle una «occhiatina».

    Fossi in lei, avessi voluto quel ch’io ravviso voleva lei, avrei scritto una cosa così, ±:
    «Caro Dott. Merlo. Pongo alla sua preziosa e cortese attenzione dei miei scritti che trova all’indirizzo … . Le pongo i miei distinti saluti nella speranza che lei trovi del tempo, magari tra una martellata a Grillo e una degustazione paradisiaca del frutto di Pachino, a visionare i valutare i miei scritti, o, in alternativa, nonché ancor meglio, limitarsi a dare un’occhiata e farmi dei complimenti.»

    Un’ultima cosa: ma lei risponde a nome di Merlo e quindi fa quello che si chiama il lavoro sporco ,

    O già risposto a questa.
    Non rispondo né in nome né in vece di Merlo.
    Non è elegante tirare Merlo per la giacca (o i pantaloni).
    Io non faccio (nessun) il lavoro sporco.

    riservandosi Merlo il privilegio dell’enunciazione senza interlocutori?

    Questa non la capisco. Lei non commentò nel merito (del post) e, comunque, chi scrive non ha l’obbligo di rispondere.

    Guardi che Merlo è assai impegnato. Merlo fa tv (beh, repubblica.tv), scrive, legge… Merlo picchia (su) Grillo – una cosa tutt’altro che facile. :)

    Merlo appartiene ad una di quelle generazioni abbituate a riflettere, per cui fa fatica navigare in questa odierna dialettica di pensieri lampo espressi con lo ausilio di tastiere & mouse prêt-à-porter wi-fi-izzati per potersi spostare e ritirare liberamente nella propria casa, wi-fi che (per ora) non trasmette gli odori.

    O che altro? Insomma, con chi ho avuto il piacere di parlare (posso dire così?).

    Incognito ergo boom. :)

    Magnanimo offrii le mie umili scuse
    fui pronto rinunciar alle mie burleche muse

    p.s.
    fa caldo, fa molto caldo
    mi rinfresco co’ questo scrivere spavaldo

  9. giancarlo palumbo

    Un p.s. relativo alla fenomenologia dell’idraulico: pare che il lemma derivi dal greco e che significhi “fluente nell’acqua” e che abbia dimistichezza con il logos; quindi attenti a non esibire troppo il complesso di superiorità verso categorie che, a dispetto di quanto crediamo o non crediamo, possono in qualunque momento sorprenderci… (vedi il caso dettato dal bel libro L’eleganza del riccio!).
    In ogni caso, non per acquiescenza e per ridare valore all’idea (speranzosa) che ci sia un interlocutore nell’ “odierna dialettica” (suona un po’ brutta!), ecco la mia richiesta:
    «Caro Dott. Merlo. Pongo alla sua preziosa e cortese attenzione dei miei scritti che trova all’indirizzo … . Le pongo i miei distinti saluti nella speranza che lei trovi del tempo, magari tra una martellata a Grillo e una degustazione paradisiaca del frutto di Pachino, a visionare i valutare i miei scritti, o, in alternativa, nonché ancor meglio, limitarsi a dare un’occhiata e farmi dei complimenti.»

  10. volty

    MUCH OF A MUCHNESS

    One of the most unpalatable itanglish penning I’ve come across recently. A blog as a take-away beauty, just like a pizza-shop. «Each other’s» spaghetti brotherhood..

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